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International audience; Il Cantico del gallo silvestre è la riscrittura manifesta di unmito eziologico, presente in diversi culti antichi: il mito del tarnegòlbar. Leopardi stesso cita peraltro la sua principale fonte –il Lexicon Chaldaicum Talmudicum et Rabbinicum dell’ebraistaJohann Buxtorf (Basilea, 1640) – ma quasi per meglio liberarsenee, anziché riscrivere un mito preesistente, crearne uno proprio.Il mito del gallo silvestre diventa così, a tutti gli effetti, unmito leopardiano. Come afferma Ceronetti a proposito di questotesto, “Leopardi piega i simboli che adotta ad altri significati”,ovvero sceglie un mito prettamente religioso, al contempocosmogonico e apocalittico, che sovverte: il gallo gigante dellatradizione annuncia in fine in questa operetta l’annientamentodi ogni cosa. Tale rovesciamento del mito presuppone a nostroavviso un principio di dualità che percorre l’insieme del testo, adiversi livelli, e che era intrinseco al mito originario del tarnègolbar. Un principio di dualità che seguiremo quale filo conduttoreattraverso il testo per decifrare il Cantico, partendo dal suo rapportoalle fonti.

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Questa tesi di laurea magistrale si pone come obiettivo quello di provare a ricostruire la figura del “Colombo” leopardiano attraverso quattro testi chiave: la Storia dell’astronomia, il Saggio sopra gli errori popolari degli antichi, la canzone Ad Angelo Mai e l’operetta morale Dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro Gutierrez. Nel primo capitolo si fanno dei brevi cenni biobibliografici al personaggio storico di Cristoforo Colombo, si ripercorre la costruzione del mito “controverso” di Colombo e si presentano alcuni esempi di trasposizioni letterarie. Nel secondo capitolo si elencano le principali fonti sul tema dell’America, individuate dagli studiosi all’interno della biblioteca di Recanati. Si accenna ad altre fonti probabili ma non attestate, tra cui le Historie del S. D. Fernando Colombo, opera del figlio dell’Ammiraglio. Nel terzo capitolo si approfondisce la rappresentazione di Colombo in ognuno dei quattro testi leopardiani citati, se ne indicano le principali fonti individuate dalla critica e se ne espongono diverse chiavi di lettura. In Ad Angelo Mai, in particolare, Colombo, nuovo Ulisse, ha ridotto il mondo in «breve carta» e l’«arido vero» ha spazzato via il «caro immaginar». Nel quarto capitolo si propone un modulo didattico dedicato al “Colombo” leopardiano, pensato per la scuola secondaria di secondo grado. Si affrontano i testi di cui si è parlato nei capitoli precedenti, corredati di introduzione, di note, di un’analisi del testo e di attività di comprensione, approfondimento e confronto.Si presentano, infine, alcune letture critiche. The main purpose of this master thesis is to try to reconstruct the figure of Leopardi’s Columbus through four main works - Storia dell’astronomia, Saggio sopra gli errori popolari degli antichi, Ad Angelo Mai, and Dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro Gutierrez. In the first chapter, a few references to the biography and bibliography of Christopher Columbus are presented, then the build of the controversial myth of Columbus is briefly examined, along with a few examples of his literary representation. In the second chapter, Leopardi’s main sources on the theme of America within his library in Recanati are listed, as pointed out by literary experts. A few more probable yet not verified sources are mentioned, including Historie del S. D. Fernando Colombo by Columbus’ son. In the third chapter, the representation of Columbus in each of the four aforementioned texts is analyzed. For each of the texts, the main sources identified by critics are presented, together with possible interpretations. In the canzone Ad Angelo Mai, in particular, the character of Columbus, a new Ulysess, had downsized the world, reducing it into «breve carta», while the «arido vero» moved away by the «caro immaginar». In the fourth chapter, a didactic proposal on Leopardi’s Columbus for Italian high school is introduced. The texts discussed in the previous chapters are presented with an introduction, notes, study references and comprehension, in-depth analysys, and literary comparison activities. A few more critical interpretations are offered, as well, to the students.

Fortemente radicato nell���immaginario romantico, il tema carcerario conosce in Leopardi una declinazione tutta peculiare. Muovendo, in particolare, da un appunto dello Zibaldone sul confinamento di Filottete nell���isola di Lemno (Zib. 4282), il contributo si propone di mostrare come Leopardi, incline ad autorappresentarsi nei panni del prigioniero e/o dell���anacoreta, si avvalga di alcune topiche polarit�� dello spazio chiuso, significativamente ricorrenti nella coeva letteratura italiana ed europea (da Manzoni a Byron, da Stendhal a Hugo) ��� quali immobilit��/azione, buio/luce, interno/esterno ���, ai fini della sua indagine sullo statuto antropologico della modernit��. Alimentato tanto da una feconda rielaborazione delle coordinate platonico-cristiane (si pensi alla vita-carcere nel Dialogo di Plotino e Porfirio), quanto dalla vigile osservazione dei tempi correnti ��� come dimostra, per esempio, l���annotazione sui penitenziari negli Stati Uniti in Zib. 4045 ���, il motivo della carcerazione ruota infatti prevalentemente attorno a due nuclei, distinti ma correlati: da una parte, la ���caduta��� del genere umano e gli effetti annichilenti dell���incivilimento; dall���altra, il possibile conforto che, paradossalmente, proprio l���isolamento e la restrizione possono offrire all���uomo moderno corrotto e alterato., Between, Vol 11 No 22 (2021): Enclosed spaces. Prison, asylums, seclusions

Il 26 marzo del 1826 Leopardi definiva le Operette morali come «l’opera più cara ai miei occhi» a dimostrazione del fatto che, fin dalle prime intenzioni, aveva concepito i dialoghi 'alla maniera di Luciano' non come una banale rielaborazione delle disquisizioni filosofiche dello Zibaldone ma piuttosto come un progetto letterario coerente e sistematico. Le Operette morali sono state in effetti allestite come un vero e proprio repertorio di miti reinventati allo scopo di demistificare i miti della modernità. Attraverso l’analisi di alcune operette, in cui le tracce del mito sono palesemente rivelate, si è giunti alla formulazione dell’ipotesi secondo la quale Leopardi abbia sapientemente celato un mito rivisitato anche nel Dialogo della Natura e di un Islandese: qui in particolare si indagano le interferenze con la materia del ciclo edipico - la tragedia di Edipo in correlazione con le peripezie dell'Islandese, gli irrisolvibili quesiti della Sfinge con l'enigmatico corso della Natura., Medea, V. 5, N. 1 (2019): FIGURE DELL'UMANO: storie, memorie, miti

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L'opera appartiene al sottogenere delle Interviste impossibili - ed è dedicata al personaggio dell'Islandese tratto dalle Operette morali di Giacomo Leopardi., Medea, V. 4, N. 1 (2018): IMMAGINARE MONDI: l'alieno e l'altrove

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« Sombre amant de la mort », lo definiva De Musset : non si può ignorare quanto sia centrale la questione della morte nell’opera di Leopardi, eppure né di amore, né di aspirazione si tratterà mai. Se nella poesia come nelle prose leopardiane ogni cosa, « Ogni più lieto/Giorno di nostra età primo s'invola » e poi « Sottentra il morbo, e la vecchiezza, e l'ombra/Della gelida morte » (Ultimo canto di Saffo), tale tensione consisterà sempre in un aborrito, disprezzato moto, ineluttabile come il passare tempo : per Leopardi, « la massima parte del vivere è un appassire », perché la morte verso cui tende ogni cosa finisce coll’impregnare ogni cosa.Tuttavia – ed è l’idea sulla quale vorremmo soffermarci – i personnaggi leopardiani, sul punto di morire, non sono mai deboli. Se Leopardi li rappresenta come esseri in tensione verso la morte, li dota anche di una qualità primordiale, che li contraddistingue quali veri e propri alter ego dell’autore : la forza di volontà. Di fronte alla morte gli esseri leopardiani non sono mai ridotti allo stato di oggetti. Sono protagonisti, viventi. Sono resistenti. Se manifestano in tutta la sua violenza la fragilità dell’essere, implicato negli « eterni giri » cosmici, dimostrano anche una capacità a non piegare il capo, come la ginestra, e a scegliere la morte come modalità di protesta, come forma suprema di opposizione all’ordine delle cose : esseri in resistenza, sino alla fine, sono quelli rappresentati da Leopardi nell’atto stesso di cantare, nel volume dei Canti con Bruto minore e L’ultimo canto di Saffo e in quello delle Operette morali con il coro dei morti di Ruysch o con il Cantico del gallo silvestre.Nel Mito di Sisifo, Camus scriveva: «Vi è un solo problema filosofico veramente serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta (…) vedo che molti muoiono perché reputano che la vita non valga la pena di essere vissuta, e ne vedo altri che si fanno paradossalmente uccidere per le idee o le illusioni che costituiscono per loro una ragione di vita, ciò che si chiama ragione di vivere è anche un’eccellente ragione di morire».

Tanto en las anotaciones de su Zibaldone cuanto en las Operette morali, Leopardi caracteriza la poesía moderna como una poesía esencialmente filosófica. Asimismo, sostiene que él ya no se considera un poeta, sino un "filósofo de profesión", lo cual no se trata solamente de una autopercepción, ya que en la década de 1820 le sería ofrecida una cátedra en Berlín. Este artículo estudia la preeminencia del discurso filosófico sobre el discurso poético en Leopardi, poniendo el foco en dos aspectos: por un lado, se procura contextualizar el pensamiento de Leopardi en el arco de la filosofía decimonónica, señalando sus vínculos con Hegel, quien en la década del ´20 dicta sus cursos sobre la estética; por otro lado, se analiza el modo en que el rechazo de los valores humanísticos vincula a Leopardi con la atmósfera cultural contemporánea. Fil: Perez Carrasco, Mariano. Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas; Argentina. Universidad de Buenos Aires; Argentina

È nota la forte referenzialità del leopardiano Cantico del gallo silvestre, vera e propria ri-creazione del mito del Tarnegòl bar, che nasce da una citazione del Lexicon del Buxtorf. Leopardi esplora come una serie di dualità i molteplici segni avvolti nella figura sincretica del gallo cosmico, ben conscio delle influenze che vi sono condensate (il suo cantico sarebbe scritto “in lingua tra caldea, targumica, rabbinica, cabalistica e talmudica”).Partendo dall’evoluzione della figura del Parodars dei gathas dell’Avesta, che riaffiora in diversi testi sacri (vedi Rosa Ronzitti), vorremmo mostrare in quale misura la scrittura leopardiana del Cantico consista in un contropiede coerente con lo spirito delle Operette morali, ma indissociabile dai significati intrinseci al mito originario: un’operazione di inversione del segno che sovverte il gallo cosmogonico in figura apocalittica.

In the Canticle of the Wild Cock, Giacomo Leopardi draws his inspirations from a myth which is related with different worships, the tarnegòl bar : in his reinterpretation, the mythic animal, giant rooster touching the sky and the ground and announcing, by its chant, the end of the darkness and the daybreak. To our knowledge, this myth's representations are extremely rare, but we can find its traces in drawing and in painting with Giorgio De Chirico and Marc Chagall's works. So we'll study tarnegòl bar's representations in those three artists, their symbolic values and the changings they suggest from this original myth., Dans son Cantico del gallo silvestre, Giacomo Leopardi s'inspire d'un mythe lié à différents cultes, celui du Tarnegòl bar : dans sa réinterprétation, il donne la parole à cet animal mythique, coq géant touchant ciel et terre qui annonce, par son chant, la fin des ténèbres et la naissance du jour. Les représentations de ce mythe sont, à notre connaissance, extrêmement rares, mais on retrouve ses traces dans le dessin et la peinture avec les productions de Giorgio De Chirico et Marc Chagall. Nous étudierons donc les représentations du Tarnegòl bar chez ces trois artistes, leurs valeurs symboliques et les variations qu'ils proposent à partir de ce mythe originel.

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Paola Italia pubblica la seconda serie di Appunti leopardiani tratti dai quaderni depositati presso l'Archivio Contemporaneo A. Bonsanti del Gabinetto Vieusseux di Firenze dedicati alla lettura svolta da Gadda durante la formazione filosofica all'Accademia di Scienze e Lettere, delle Operette Morali, dal volume posseduto dal fratello di Gadda, Enrico. Nel profondo impatto che la lettura dei testi leopardiani hanno avuto sul pensiero filosofico dell'ingegnere vengono messe in risalto anche le aporie del suo sistema e le critiche gaddiane, offrendo così un quadro più approfondito delle radici e della formazione del suo pensiero filosofico.

Il testo è la base drammaturgica del cabaret filosofico “Leopardi”, diretto da chi scrive per il Teatro Stabile di Torino, in collaborazione con il Teatro Due di Parma e l’Unione Musicale torinese e debuttato al Teatro Vittoria di Torino il 9 novembre del 2005. Si tratta di un assemblaggio scenico di frammenti di opere leopardiane montati sempre da chi scrive sullo scheletro del “Discorso sullo stato presente dei costumi degli italiani”. Ironica mappa del pensiero etico e politico di Leopardi, il copione giustappone ai nuclei portanti del breve saggio che il grande poeta recanatese dedica intorno alla metà degli anni Venti del XIX secolo alla spietata analisi dei mores italici, citazioni da: il “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”, “Le ricordanze”, “L’uccello”, “La storia del genere umano”, il “Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere”, “La sera del dì di festa”, “La ginestra o il fiore del deserto”, il “Dialogo di un folletto e di uno gnomo”, “Il tramonto della luna”, “Alla luna” ed infine dal “Dialogo di Tristano e di un amico”.

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Il lavoro tematizza la operetta morale Dialogo della Moda e della Morte e ne propone una lettura e interpretazione di tipo postmoderno.

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Ancora su Leopardi e i presocratici: Eraclito EVA VIANI ife Se le Operette morali, come nota Francesco De Sanctis, sono intessute di miti e invenzioni che Leopardi agilmente estrae dal ricco arsenale della sua erudizione, * sara consentito tentare di identificare taluni di questi repechages. Il Dialogo della Natura e di un Islandese, operetta per altro tutta intrisa di memorie offi:endo letterarie, filosofiche e della tradizione sapienziale classica, 2 si avvale di efficacia, una serie di immagini e raffigurazioni di rara cosi un terreno privilegiato per questo tipo di operazioni. A tale scopo risulta particolarmente interessante l'epilogo, quello scherzo ' che conclude l'avventura dell'Islandese: Mentre stavano gessero in questi e simili ragionamenti e due si leoni, cosi rifiniti e maceri dall'inedia, forza di mangiarsi l'Islandese; ristoro, come fecero; tennero in vita per quel giorno. Ma fama che sopraggiun- che appena ebbero e presone un poco di sono alcuni che negano questo caso, e narrano che un fierissimo vento, levatosi mentre che l'Islandese parlava, lo stese a terra, e sopra gli edifico un superbissimo mausoleo di sabbia: sotto il quale colui disseccato perfettamente, e fu poi ritrovato da certi viaggiatori, e divenuto una bella collocato nel mummia, di museo non so quale citta di Europa. i Epilogo di una fuga attraverso filosofia dell'esistenza, * la luoghi topici e i miti di si una secolare morte dell'Islandese configura come