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Dominique-Vivant Denon e François Cacault furono a Napoli come segretari d’ambasciata e incaricati d’affari negli anni Ottanta del Settecento, anni di particolare fervore intellettuale e impegno riformatore. Di questo fervore non v’è quasi traccia nelle lettere a Vergennes di Denon, che si esprime generalmente in toni sprezzanti nei confronti non solo della corte e del governo, ma anche della cultura napoletana. Nelle sue lettere a Pierre-Michel Hennin, invece, Cacault è molto attento non solo alla cultura antiquaria – prediletta dal suo corrispondente – ma anche agli scrittori di economia impegnati in progetti di riforme per lo sviluppo del proprio paese. Si tratta di fonti diverse in momenti diversi, ma anche di diverse sensibilità personali, significative della varietà di apporti della ‘diplomazia dei libri’ in un centro nevralgico della cultura europea e del mondo mediterraneo. Dominique-Vivant Denon and François Cacault were in Naples as french diplomats in the 1780s, years of particular intellectual fervor and commitment to reform. There is almost no trace of this fervor in Denon’s letters to Vergennes, who generally expresses himself contemptuously towards not only the court and the government, but also towards neapolitan culture. In his letters to Pierre-Michel Hennin, on the other hand, Cacault is very attentive not only to antiquarian culture - favored by his correspondent - but also to writers on economics engaged in reform projects for the development of thier their country. Different sources at different times, but also different personal sensibilities, significant of the variety of contributions of the 'diplomacy of books' in a crucial place of European culture and of the Mediterranean world.

Riprendendo i contributi presentati alla luce del dibattito attuale, largamente orientato in senso interdisciplinare, si focalizzano alcuni punti. Anzitutto la fluidità della figura dell’ambasciatore che, nella prima età moderna, poteva anche essere un letterato e che spesso era una personalità eminente per cultura, attratta dalla riscoperta dell’antico, dalle lingue classiche, dai saperi naturalistici. Ne discendeva l’agency di questi ‘diplomatici’, circondati da segretari, traduttori, copisti, volta alla ricerca di libri e manoscritti e l’importanza delle loro biblioteche tendenzialmente diversificate, ma che nel tempo diventano anche strumenti di lavoro. Se un libro poteva essere un prezioso dono diplomatico, gli ambasciatori contribuivano alla circolazione culturale anche favorendo la pubblicazione di testi e intervenendo nel processo editoriale. Si sottolineano, infine, le discontinuità tra prima e tarda età moderna, quando l’accelerazione del processo di professionalizzazione della diplomazia e l’irruzione di temi inediti nel dibattito politico si riverberano anche nel rapporto tra diplomatici e libri. Reflecting on the papers in relation to the current discussion, which is largely interdisciplinary, a number of points are highlighted. First of all, the fluidity of the figure of the ambassador who, in the early modern age, could also be a man of letters and was often an eminent cultural personality, fascinated by the rediscovery of antiquity, classical languages and naturalistic knowledge. Hence the agency of these 'diplomats', surrounded by secretaries, translators, copyists, in search of books and manuscripts, and the importance of their libraries, which were generally diversified and over time became working tools. If a book could be a precious diplomatic gift, ambassadors also contributed to the cultural circulation by promoting the publication of texts and intervening in the editorial process. Finally, the discontinuities between the early and late modern age are underlined, when the quicker professionalization of diplomacy and the irruption of new themes in the political debate also affected the relationship between diplomats and books.

Cette étude propose d’observer les échanges éditoriaux franco-italiens en matière de féminisme et de genre à l’aune de l’activité de traduction vers le français des livres édités dans les maisons d’éditions et les collections spécialisées en Italie. L’attention portée sur les activités de traduction permet, d’une part, de dresser un panorama de l’édition spécialisée sur le féminisme, les femmes et le genre en Italie et, d’autre part, d’évaluer la part de l’édition spécialisée dans les échanges culturels par le transfert de ces textes. Alors que la publication d’un livre dans une structure spécialisée confère au texte une grille de lecture ou renforce son message militant, le transfert d’un texte d’une langue à l’autre ne se réalise pas toujours entre structures homologues. Toutefois, par leur politique de traduction, les structures spécialisées ont contribué à favoriser la circulation transnationale de la pensée féministe, dans une alternative à l’anglais, par l’exportation de textes variés. Le développement d’une offre nouvelle – inédite, traduite ou redécouverte, locale ou venue d’ailleurs – témoigne de l’émulation éditoriale suscitée par l’ouverture d’un marché depuis le pôle militant et sur lequel se sont ensuite insérés les éditeurs les mieux installés. La nostra indagine propone di osservare gli scambi editoriali franco-italiani nell’ambito del femminismo e del genere, partendo dall’attività di traduzione verso il francese di libri pubblicati da case editrici e collane specializzate in Italia. Concentrare lo sguardo sulle attività di traduzione permette da una parte di tracciare una mappa dell’editoria specializzata nel campo del femminismo, delle donne e del genere in Italia e dall’altra parte di valutare il peso dell’editoria specializzata negli scambi culturali attraverso il percorso dei testi. Mentre la pubblicazione di un libro in una struttura specializzata conferisce al testo un quadro interpretativo particolare o rinforza il messaggio militante, il passaggio da una lingua all’altra non si realizza sistematicamente tra strutture similari. Tuttavia, tramite la loro politica di traduzione, le case editrici specializzate hanno contribuito a favorire la circolazione trasnazionale del pensiero femminista, con un’alternativa all’inglese, tramite l’esportazione di vari testi. Lo sviluppo di una nuova offerta – inedita, tradotta o riscoperta, locale ou proveniente da altre zone – è la manifestazione dell’emulazione editoriale provocata dall’apertura di un mercato nato nel polo militante, e nel quale si sono poi inseriti le case editrici più salde. This paper analyses French and Italian exchanges on the subjects of feminism and gender in the light of French translations of books originally published by specialised publishing houses and collections in Italy. The focus on translation firstly provides a panoramic perspective on feminism, women and gender in Italy and also assesses how specialised publishing affects cultural exchanges through the transfer of these texts. Whilst the publication of a book in a specialised house provides a framework for interpreting it or reinforces its militant message, the transfer from one language to another does not always involve homologous structures. Nonetheless, through their translation, policies, specialised publishers helped to promote the transnational circulation of feminist thought, in languages other than English, through the export of various texts. The development of a new offer—previously unpublished, translated, or rediscovered, of local origin or from elsewhere—reflects the editorial rivalry generated by the opening up of a new market from the activist core, a market which was later populated by better positioned publishers.

Il saggio intreccia finzione narrativa e biblioteche reali. Prendendo come spunto occasionale due romanzi, La bibliothèque des amants di André Miquel e Firmino di Sam Savage, analizza gli elementi architettonici e relazionali che in una biblioteca generano atmosfere respingenti o accoglienti, alla luce dell’estetica delle atmosfere del filosofo Gernot Böhme. The essay focuses on libraries, weaving fiction and reality. Taking two novels as an occasional cue, La bibliothèque des amants by André Miquel and Firmino by Sam Savage, the paper analyzes the architectural and relational elements that in a library generate repelling or welcoming atmospheres, in the light of the aesthetics of the atmospheres of the philosopher Gernot Böhme.

L'esame dettagliato dell'Inventario librario presente nella guardaroba di Lucrezia Borgia consente di ricostruire in modo aggiornato e compiuto il profilo intellettuale e la dimensione cortigiana e spirituale di Lucrezia Borgia, che fra le sue letture conservava manoscritti e preziosi incunaboli, dalla poesia in volgare alle "Epistole" di santa Caterina da Siena nell'edizione di Aldo Manuzio. Immancabile è poi il corredo di libri spirituali in sontuose legature, specchio del suo programma politico e nel contempo riflesso della sua dimensione pubblica, proiettata nella corte di Ferrara, tra le più raffinate d'Europa.

Medieval and Renaissance manuscripts were collected in North America from about 1820. Four key sources of them can be identified: 1. Ancestral ownership of books brought by early settlers; 2. Acquisitions by missionaries and scholars; 3. Mementos acquired by elites on European Grand Tours; 4. Purchases by bibliophiles from international sales catalogues, domestic booksellers, and auctions of imported volumes. Examples of such manuscripts are identified in this article, and their early owners are recognized as pioneering collectors. A small but profitable commerce in manuscripts emerged in major cities, chiefly New York, where the firm of Daniel Appleton held an early monopoly. Appleton’s had acquired two chests of illuminated manuscripts in Paris. Selling was a challenge, however. Since medieval and Renaissance manuscripts in the New World were unreadable books because of language and script, enterprising booksellers were forced to develop innovative ways to sell them. Appleton’s, for example, used “placement advertising” to sell its manuscripts, publishing articles on medieval topics that mentioned or evoked manuscripts. Two ways of marketing manuscripts came to predominate by the middle of the nineteenth century. The book dealer Joseph Sabin promoted “artifactual reading.” He emphasized the materiality of manuscripts, their possession by fanatic monks, their esoteric rarity, and the possibility of owning the lifetime work of a sensitive, if unschooled, artist. Sabin detailed his ideas in the auction catalogues he authored. George P. Philes, by contrast, published a newsletter called Philobiblion, in which he debunked Sabin’s manuscript mythologies. His marketing was bibliographical. Manuscripts, Philes suggested, were not rare, nor the life-works of religious, nor objects of mystical veneration. He marketed elite collectors who considered themselves New World aristocrats. Philes got his novel ideas from Archives du Bibliophile, a Paris journal published by Anatole Claudin. Philes translated many of its articles and even sold manuscripts that had been offered in Archives. This effort was a rare instance of influence by the Paris booktrade on the New York market. Des manuscrits du Moyen Âge et de la Renaissance se trouvaient en Amérique du Nord dans les années 1820. On peut identifier quatre types d’origine : 1. la propriété ancestrale de livres anciens apportés par les premiers colons ; 2. des acquisitions par des missionnaires et des érudits ; 3. des souvenirs acquis par les élites lors de leur « Grand Tour » d’Europe; 4. des achats par les bibliophiles dans les catalogues de vente internationaux, auprès de libraires nationaux et des ventes aux enchères de volumes importés. Des exemples de tels manuscrits sont identifiés dans cet article, et leurs premiers propriétaires y sont considérés comme des collectionneurs pionniers. Un commerce de manuscrits, modeste mais rentable, a vu le jour dans les grandes villes, principalement à New York, où la firme de Daniel Appleton a détenu un premier monopole. Appleton’s avait acquis deux coffres de manuscrits enluminés à Paris. La vente fut cependant un défi. Étant donné que les manuscrits médiévaux et de la Renaissance dans le Nouveau Monde étaient des livres illisibles en raison de la langue et de l’écriture, les libraires entreprenants ont été contraints de développer des moyens innovants pour les vendre. Par exemple, Appleton a utilisé la « Placement Adverstising » pour vendre ses manuscrits, publiant des articles sur des sujets médiévaux qui mentionnaient ou évoquaient des manuscrits. Deux modes de commercialisation de manuscrits ont prédominé au milieu du xixe siècle. Le libraire Joseph Sabin a promu la « lecture artefactuelle ». Il a mis en avant la matérialité des manuscrits, leurs premiers propriétaires – des moines fanatiques – , la rareté de leur caractère ésotérique , et la possibilité de faire l’acquisition des œuvres complètes fabriquées par des artistes sensibles, bien que sans éducation. Sabin a détaillé ses idées dans les catalogues de ventes aux enchères qu'il a rédigés. George P. Philes, en revanche, a publié un bulletin appelé « Philobiblion » et mis en place un marketing bibliographique. Dans ce bulletin, il a démystifié les mythologies manuscrites de Sabin : les manuscrits n’étaient pas rares, ils ne contenaient pas des œuvres uniques de religieux, et n’étaient pas des objets de vénération mystique. Philes a fait commerce avec des collectionneurs d'élite qui se considéraient comme des aristocrates du Nouveau Monde. Il a emprunté ses idées aux «Archives du Bibliophile», une revue parisienne publiée par Anatole Claudin, dont il a traduit bon nombre de ses articles. Il a même vendu des manuscrits qui avaient été offerts aux « Archives ». Cet collaboration est un rare exemple d'influence du libraire parisien sur le marché de New York.

L’intervento si propone di analizzare i ritratti dei famigliari che Michele Mari inserisce nei suoi scritti, non prima di averli sottoposti a un travestimento letterario e di averli apparentati a personaggi di libri e film noti., The article aims to analyze portraits of family members who Michele Mari inserts in his works, not without having subjected them to a literary disguise, relating them to well-known characters from books and movies.

Il contributo illustra l'attività dell'arcivescovo di Ravenna Giulio Feltrio Della Rovere dispiegata a Ravenna in obbedienza alle linee stabilite dalla Controriforma. in particolare se ne indaga l'operosa raccolta di libri per il Seminario e il Capitolo del Duomo, nel clima di generale rinnovamento cui partecipano anche gli interventi avviati dall'abate Pietro Bagnoli abate del monastero Classense.