36 results on '"Signorelli, Leila"'
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2. Rethinking and evaluating the role of historical buildings in the preservation of fragile artworks: the case study of the Gallerie dell’Accademia in Venice
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Lucero-Gómez, Paola, Balliana, Eleonora, Farinelli, Virginia, Salvini, Silvia, Signorelli, Leila, and Zendri, Elisabetta
- Published
- 2022
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3. Digital microclimate simulation models to support innovative management and preventive conservation processes in cultural sites
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Pretelli, Marco, primary, Signorelli, Leila, additional, and De Vivo, Maria Antonietta, additional
- Published
- 2023
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4. Villa La Petraia (Florence) UNESCO World Heritage
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Fabbri, Kristian, Signorelli, Leila, Pretelli, Marco, Magnani, Cinzia, Pretelli, Marco, editor, and Fabbri, Kristian, editor
- Published
- 2018
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5. The Investigation
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Signorelli, Leila, Pretelli, Marco, editor, and Fabbri, Kristian, editor
- Published
- 2018
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6. Planning the Past I: Giulio Ulisse Arata; Urban Renewal in Emilia Romagna
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Pozzi, Elena, primary, Pretelli, Marco, additional, and Signorelli, Leila, additional
- Published
- 2019
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7. The Investigation
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Signorelli, Leila, primary
- Published
- 2017
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8. Villa La Petraia (Florence) UNESCO World Heritage
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Fabbri, Kristian, primary, Signorelli, Leila, additional, Pretelli, Marco, additional, and Magnani, Cinzia, additional
- Published
- 2017
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9. L’eredità dell’architettura fascista, tra ideologia e conservazione. Il caso dell’ex Casa del Fascio e dell’Ospitalità di Predappio = Legacy of Fascist Architecture. Ideology and Conservation: the case of the former Casa del Fascio e dell’Ospitalità in Predappio
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Antonucci, Micaela, Signorelli, Leila, Antonucci, Micaela, and Signorelli, Leila
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Architettura fascista in Italia ,Case del Fascio ,Restauro del moderno - Abstract
La Casa del Fascio e dell’Ospitalità di Predappio rappresenta un caso esemplare di una tipologia edilizia che, più di altre, ha materializzato la “propaganda architettonica” del Partito Nazionale Fascista in Italia tra le due guerre. Il progetto del forlivese Arnaldo Fuzzi (1891-1974) doveva costituire il manifesto del progresso tecnologico e della modernità del regime – ma, al contrario, diverrà la flagrante espressione dell’impreparazione e dell’incapacità di gestione dell’apparato fascista. Il suo destino nel dopoguerra è stato segnato dall’abbandono e dal declino: in primo luogo per il fatto di essere una delle architetture più simbolicamente emblematiche del Fascismo, ma anche per l’incapacità di trovare una nuova destinazione d’uso adeguata, divenendo così un “monumento morto”. Nel 2010 il riconoscimento come “bene di interesse culturale” ha dato un nuovo impulso alla conservazione di questa architettura, come documento di una “difficile” eredità del passato recente. Il presente contributo intreccia ricerca storica, esigenze di tutela e metodologia operativa, illustrando il processo che ha accompagnato la definizione del progetto di restauro e rifunzionalizzazione (2019-2020) dell’ex Casa del Fascio e dell’Ospitalità. Le scelte di intervento si sono indirizzate verso la ricerca di un equilibrio tra la conservazione degli elementi identitari dell’edificio, anche quelli di più difficile ri-lettura, e il necessario adeguamento alle esigenze attuali, adottando un approccio che non può che essere multidisciplinare e coordinato. The Casa del Fascio e dell'Ospitalità of Predappio is a significant case study of an iconic building that, more than others, has materialized the "architectural propaganda" of the Fascist regime in Italy between the two World Wars. The project by Arnaldo Fuzzi (1891-1974) was supposed to be the manifesto of the architectural and technological progress of the Fascist regime, but it will become instead an expression of the failure of its management skills. In the post-war period, this building fell into a state of neglect, due both to the fact that it was one of the most symbolic architecture of the regime and to the inability to find an adequate re-use -- becoming a sort of "dead monument". In 2010 the former Casa del Fascio was appointed a “listed building” giving a boost to the preservation of this architecture as a document of a “difficult heritage”. The present contribution matches historical research and preservation, explaining the path that leads up to the current restoration project (2019-2020). The intervention methodology searches for a balance between the preservation of the building’s identity and the necessary adaptation to the current needs, choosing a multidisciplinary and coordinated approach.
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- 2021
10. OGR – OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI DI TORINO Patrimonio industriale come fucina di creatività e innovazione
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Signorelli Leila, Mariotti Chiara, and Signorelli Leila, Mariotti Chiara
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Patrimonio industriale, riuso e conservazione, industria culturale e creativa, OGR – Officine Grandi Riparazioni, Torino, Turin - Abstract
The case of Officine Grandi Riparazioni (OGR) in Turin is a virtuous example of reuse and enhancement of industrial heritage triggered by the experimentation of new processes of economic development in which the role and function of culture and creative activities become increasingly crucial in the value chain of local productions. This paper retraces phases, players and meanings of this process, focusing on the cultural mechanism of ‘restarting’ OGR from a train repair factory to a creativity and innovation hotbed. Le Officine Grandi Riparazioni (OGR) di Torino sono un esempio virtuoso di riuso e valorizzazione del patrimonio industriale innescato a partire dalla sperimentazione di nuovi processi di sviluppo economico in cui il ruolo e la funzione della cultura e delle attività creative diventano sempre più importanti e decisivi nella catena del valore delle produzioni locali. Il contributo ripercorre le fasi, gli attori e i significati di questo processo, focalizzandosi sul meccanismo culturale di ‘rimessa in funzione’ delle OGR da officine di riparazione dei treni a fucina di creatività e innovazione.
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- 2020
11. Investire nell’industria culturale creativa: il Lighting Design come strategia di valorizzazione dei beni culturali
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Signorelli Leila and Signorelli Leila
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Creative Cultural Industry, lightscape, lightdesign, cultural heritage, enhancement - Abstract
Lighting design is considered a branch of Creative Cultural Industry, which sees culture as a true eco- nomic infrastructure. The case studies presented are linked by the fact that these initiatives start from proposals that intertwine urban features with environmental features and with monumental aspects; artistic events are based on permanent interventions that intend to replace existing urban lighting with better performing, low-consumption technologies. The paper collects and reflects on some recent experiences – national and international, such as Lyon, Chicago, Florence, and Bergamo – sketching out an overview where the conservative demands of the discipline are connected to a framework where methods of financing, benefits, strengths and risks of the application of this technology to cultural heritage emerge, taking into account the specificity of the different cultural contexts. Furthermore, the paper investigates how lighting design in all its forms fosters the enhancement of historic cities through an interpretation that is capable of revealing new meanings.
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- 2020
12. DEPOSITI MUSEALI ALL’INTERNO DI EDIFICI STORICI E MICROCLIMA INDOOR. LA EX-CHIESA DELLA CROCE ALLA GIUDECCA
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Signorelli Leila, De Vivo Maria Antonietta, and Signorelli Leila, De Vivo Maria Antonietta
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HIM (Historic Indoor Microclimate), historical buildings, storage facilities of museums, condensation on cold surfaces - Abstract
La ex Chiesa della Croce alla Giudecca – edificio all’apparenza semplice, che cela una storia particolarmente ricca e stratificata – è stata assegnata dall’Agenzia del Demanio alle Gallerie dell’Accademia di Venezia nel corso del 2018 per custodire parte dei depositi di opere d’arte non esposte nella sede museale. La ex Chiesa presenta forme rinascimentali ed era luogo di culto della comunità femminile benedettina. A seguito della soppressione napoleonica, fu destinata a casa di Lavoro. Un’aula unica che si apre in sequenza dopo il coro pensile ligneo caratterizza l’interno, che mostra una spazialità favorevole alla nuova destinazione d’uso, con una terminazione absidata e copertura lignea, alla quale è legato un affresco di origine seicentesca. La movimentazione delle opere verso la Croce è stata eseguita nell’autunno del 2018, prevalentemente si tratta di tele e di gessi, acclimatati alle condizioni presenti all’interno del deposito precedente (chiesa di San Gregorio nei pressi della Salute), dove, parimenti all’attuale deposito, la componente impiantistica relativa alla climatizzazione risultava da implementare. Nel contributo si presentano i primi risultati della ricerca che De Vivo sta conducendo per la SSIBAP, che rientra in una convenzione più ampia che le Gallerie dell’Accademia di Venezia hanno stretto con l’Università IUAV. Il percorso di indagine, che contempla il rilievo geometrico/fotogrammetrico, un’approfondita ricerca storico-costruttiva in collaborazione con il museo e una parte di monitoraggio microclimatico della sede, muove dall’assunto che per trovare soluzioni microclimatiche idonee per la conservazione delle opere d’arte (contenuto) si debba approfondire la conoscenza dell’edificio storico (contenitore, anch’esso riconosciuto come bene culturale). I monitoraggi, iniziati a giugno 2019, allo stato attuale risultano in corso, questo al fine di avere un quadro sufficientemente esaustivo anche delle condizioni autunnali e invernali per permettere di proporre un progetto conservativo che contempli ampi aspetti tecnici e storici del caso studio. L’approccio alla questione progettuale si rifà al concetto di HIM (Historic Indoor Microclimate), cioè la comprensione di quali condizioni della “vita” dell’architettura influenzassero il microclima nel suo passato – o, meglio, in uno dei suoi passati –, per trovare soluzioni altamente compatibili con la materia storica, espresse attraverso l’integrazione di tecnologia e modalità d’uso. Nella più banale, pur vera, considerazione che Venezia ha un rapporto e un’interazione con l’acqua più che continuo proprio fondativo ed endemico, il focus del paper è indagare, attraverso la comparazione dei dati di UR e T ambiente con quelli della temperatura superficiale della parte nord, il fenomeno della condensazione sulle superfici fredde, dunque l’attivazione di meccanismi di degrado del caso studio di cui l’acqua è causa nelle sue varie forme, delineando alcune ipotesi interventuali sulla base delle ricerche effettuate e della normativa vigente in materia. The former Church of Croce on the island of Giudecca was assigned by the State Property Administration (Demanio) to Gallerie dell'Accademia di Venezia throughout 2018, to enshrine part of the deposits of works of art not exhibited in the Museum. The specialization thesis, whose first results are presented in this paper, is connected to the concept of HIM (Historic Indoor Microclimate), which is the understanding of which conditions of the "life" of architecture influenced the microclimate in its past - or, better still, in one of its pasts -. The investigation path - which included the geometric/photogrammetric survey, an in-depth historical-constructive research in collaboration with the Museum and a part of the microclimatic monitoring in site - starts from the assumption that, to find suitable microclimatic solutions for the works of art (the content), it is necessary to deepen the knowledge of the historical building (the container, also recognized as cultural heritage). Water, in its various forms, activates various degradation mechanisms; Venice has a relationship and interaction with water, far more than continuous, founding and endemic. The focus of the paper is to investigate the phenomenon of condensation on cold surfaces, through the comparison of relative humidity and air temperature ambient data with the surface temperature of the northern wall. The aim of the contribution is also to outline some interventional hypotheses on the basis of effective research and current legislation, finding solutions highly compatible with historical matter, expressed through the integration of technology and methods of use.
- Published
- 2020
13. Anamnesi degli interventi pregressi e manutenzione odierna. Il caso della vasca in calcestruzzo nella Scuola Vecchia della Misericordia a Venezia = History of past interventions and current maintenance. The case of the concrete tank in the Old School of Misericordia in Venice
- Author
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De Vivo, Maria Antonietta, Signorelli, Leila, and Trovo', Francesco
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Vasche in calcestruzzo armato ,Difesa dalle Acque Alte ,Venezia ,Venezia, Vasche in calcestruzzo armato, Scuola Vecchia della Misericordia, Difesa dalle Acque Alte, Vulnerabilità sismica, Cambiamenti climatici ,Scuola Vecchia della Misericordia ,Cambiamenti climatici ,Vulnerabilità sismica - Published
- 2021
14. Wiederaufbau: Josef Wiedemann e la conservazione viva dell’esistente
- Author
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Signorelli Leila and Signorelli Leila
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Wiederaufabau, Josef Wiedemann, München, Ricostruzione, Restauro - Abstract
Josef Wiedemann (1910-2001), architetto nato e attivo a Monaco di Baviera, attraverso le sue opere di ricostruzione, definisce nel corso del secondo dopoguerra un metodo operativo che emerge nel panorama della Wiedeaufbau tedesca, avendo sempre chiaro l’obiettivo di restituire gli edifici alla città come architetture “narranti”. Professore dal 1955 di Denkmalpflege und Sakralbauten alla Technische Hochschule München, alla professione intreccia la carriera accademica. Nel volume quattro casi scelti tracciano il paradigma del suo intervento sui monumenti feriti dalla guerra: Odeon, Alte Akademie, Siegestor e Glyptothek. La sua chiave interpretativa, nel segno del suo maestro Hans Döllgast (1891-1974), lo porta a mettere a punto un metodo progettuale che intende lasciare decifrabili le diverse “vite” dell'edificio: il monumento prima della guerra; la condizione di rovina dopo i bombardamenti; l’opera restaurata, che rinasce come architettura del proprio tempo. Una conservazione “viva” dell’esistente. World War II introduced into reality a brutality that marked a deep change in the idea of memory and of preservation as well: before that was quite difficult to imagine how it would have dis- figured the face of German cities. In West Germany, Bavaria develops since 1945 a specific way of reconstruction, showing a constant balance between innovation and tradition: the works of the architect Josef Wiedemann (1910-2001) in the historic centre of Munich represents a considerable example. The architect is responsible for the reconstruction of some significant buildings in Munich, addressing them as a fundamental theme in the history and identity of the Bavarian people, but above all as an opportunity to define a method of intervention on the ruins of war. Wiedemann is inspired by the teaching of Hans Döllgast and he tracks a new original way marked by a deep capacity for technical planning and an attention to the requirements to be observed in contemporary architecture. Starting from his writings and his architectural works, one can detect a coherent way of intervention, starting from the knowledge of the building’s history, tracing the evolution from the “original” state to the one of ruin, developing a project which produces a synthesis between the past and the future. The architect, in the vision of Wiedemann, is called to a task of great responsibility, which means to project an intervention on a building that shows the signs of its travel through time, especially through war. Four case studies selected among the works of reconstruction of the architect demonstrate his operating method: the Odeon (1951-1952), a work of Leo von Klenze, in which the re-composition of the courtyard embodies the synthesis of the “living preservation” concept; the Alte Akademie (1951-1955), a building to- tally damaged where the architect investigates the opportunity of copying an ancient destructed building; the Siegestor (1956-1958), a neoclassical urban gate which is re-interpreted as a peace memorial; the Glyptothek (1961-1972), his last Wiederaufbau, a museum where the lives of the building are recognizable “listening” to the matter. In particular, these works of restoration are expressions of the material culture that seems to characterize the work of Wiedemann in relation to the theme of ruins and their almost physical «aura», that could not be divided from its material manifestation. In the method that will be progressively carried out working on the “body” of the monuments wounded by the war, is perceptible the interest and influence of the Italian debate on restoration. Wiedemann fixes some principles: the restoration project is focused on the present, the connecting point between past and future, and in the research for a dialogue with the ancient part, that go along with its construction techniques and its becoming through time. As he states in his speech Goldener Saal «Every work of art is an expression of its time, so the critics are right – but this also includes the preservation of monuments»1. The project finds solutions step by step, making the architecture congenial to the changing needs, setting a new balance between breakup and continuity, old and new, tradition and innovation, as Wiedemann would say a “living preservation” of heritage. The investigation on Wiedemann’s work of reconstruction could be a key for interpreting the actual debate in Germany, which continues to have a great importance on the one hand for the theoretical thinking on restoration, on the other, for the idea of preservation of heritage. The coexistence of old and new is a cornerstone of the work of Hans Döllgast first and of Josef Wiedemann then and it returns in some recent works on the ruins of World War II in Germany, which take as reference the post-war experiences of the Federal Republic, i.e. the reconstruction of the Neues Museum (2003-2009) by David Chipperfield in Berlin and that of St. Kolumba (2003-2007) by Peter Zumthor in Cologne.
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- 2019
15. ROCK. Co-design workshops and self-built transformation of public space in Bologna with students and professionals. Urban regeneration of Piazza Scaravilli. The Utopia Concreta experience
- Author
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Coppe, Giacomo, Gheduzzi, Simone, Mercuri, Riccardo, Nanni, Mario, Pasquale, Francesco, Robazza, Paolo, Tognoli, Cecilia, Lama, Pamela, Volta, Francesco, Gulinello, Francesco, Giaffreda, Davide, Trentin, Annalisa, Corvino, Valentino, Orlandi, Serena, Bonora, Filippo, Boulanger, Saveria Olga Murielle, Signorelli, Leila, Massari, Martina, Aricò, Giuseppe, Pussetti, Chiara, Monticelli, Rita, Trimarchi, Michele, Francesca, Martina, Gioia, Rosaria, Alessandrini, Roberta, Baccarini, Bianca, Baldisserri, Federica, Bartoletti, Lisa, Burattoni, Mara, Coleandro, Giada, Colitti, Simona, Curci, Felice, Dall'Osso, Giorgio, Della Pasqua, Martina, Enti, Beatrice, Fantini, Eleonora, Fogolla, Ilaria, Franchini, Ilaria, Gambini, Matteo, Gentile, Roberta, Iezzi, Angela, Liverani, Caterina, Lo Gullo, Maria Luisa, Maffi, Veronica, Mancini, Isotta, Manelli, Matteo, Masi, Margherita, Mastronardi, Daniela, Mauri, Eleonora, Medici, Daria, Morelli, Giovanni, Nannini, Maite, Naspolani, Rebecca, Pignatelli, Lorenzo, Pullini, Francesca, Raffaelli, Francesca, Rogani, Caterina, Sasdelli, Ilaria, Savini, Eleonora, Scagliarini, Olivia, Solli, Anna, Sponza, Chiara, Tinti, Stefano, Trebbi, Eleonora, Zaganelli, Federico, Zattoni, Alice, Longo, Danila, Leoni, Giovanni, Boeri, Andrea, Borghi, Vando, Borsari, Andrea, Coppe, Giacomo, Gheduzzi, Simone, Mercuri, Riccardo, Nanni, Mario, Pasquale, Francesco, Robazza, Paolo, Tognoli, Cecilia, Lama, Pamela, Volta, Francesco, Gulinello, Francesco, Giaffreda, Davide, Trentin, Annalisa, Corvino, Valentino, Orlandi, Serena, Bonora, Filippo, Boulanger, Saveria Olga Murielle, Signorelli, Leila, Massari, Martina, Aricò, Giuseppe, Pussetti, Chiara, Monticelli, Rita, Trimarchi, Michele, Francesca, Martina, Gioia, Rosaria, Alessandrini, Roberta, Baccarini, Bianca, Baldisserri, Federica, Bartoletti, Lisa, Burattoni, Mara, Coleandro, Giada, Colitti, Simona, Curci, Felice, Dall'Osso, Giorgio, Della Pasqua, Martina, Enti, Beatrice, Fantini, Eleonora, Fogolla, Ilaria, Franchini, Ilaria, Gambini, Matteo, Gentile, Roberta, Iezzi, Angela, Liverani, Caterina, Lo Gullo, Maria Luisa, Maffi, Veronica, Mancini, Isotta, Manelli, Matteo, Masi, Margherita, Mastronardi, Daniela, Mauri, Eleonora, Medici, Daria, Morelli, Giovanni, Nannini, Maite, Naspolani, Rebecca, Pignatelli, Lorenzo, Pullini, Francesca, Raffaelli, Francesca, Rogani, Caterina, Sasdelli, Ilaria, Savini, Eleonora, Scagliarini, Olivia, Solli, Anna, Sponza, Chiara, Tinti, Stefano, Trebbi, Eleonora, Zaganelli, Federico, Zattoni, Alice, Longo, Danila, Leoni, Giovanni, Boeri, Andrea, Borghi, Vando, and Borsari, Andrea
- Abstract
The dataset contains the presentation and preparatory materials presented within the co-design workshop, ROCK Talks and self-built transformation of public space “Utopia Concreta”, held in 2018 in Bologna. Specifically, the dataset includes the project of urban regeneration of Piazza Scaravilli based on the previous “Malerbe” experience, co-developed by students and professionals during this workshop. Data collected in this dataset contain project proposals developed in a ROCK Talks and self-built transformation of public space with University of Bologna architecture and design students, University of Bologna researchers, and Municipality of Bologna. Data can be used by both university researchers (as methodology to be replicated in similar workshops) or by city staff to take inspiration for projects to be realized in similar parts of the city.
- Published
- 2020
16. Architetture di Giulio Romano in restauro. Prime note sulle scoperte nel cortile di palazzo Stati Cenci Maccarani a Roma.
- Author
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ANTONUCCI, MICAELA, CAJANO, ELVIRA, PENNINI, MARINA, and SIGNORELLI, LEILA
- Subjects
PRESERVATION of architecture ,CURTAIN walls ,SIXTEENTH century ,MURAL art ,MONUMENTS ,CRITICAL analysis - Abstract
Copyright of Materiali e Strutture is the property of Edizioni Quasar di Severino Tognon s.r.l. and its content may not be copied or emailed to multiple sites or posted to a listserv without the copyright holder's express written permission. However, users may print, download, or email articles for individual use. This abstract may be abridged. No warranty is given about the accuracy of the copy. Users should refer to the original published version of the material for the full abstract. (Copyright applies to all Abstracts.)
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- 2022
17. Strategie di valorizzazione per la fortezza di Peschiera del Garda nella candidatura UNESCO ‘Le opere di difesa veneziane tra il XV e il XVII secolo’ (Enhancement strategies for Peschiera del Garda’s fortress in the World Heritage List Nomination ‘Venetian works of defence between 15th and 17th centuries’)
- Author
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Signorelli Leila, Pretelli Marco, Aldo Aveta, Bianca Gioia Marino, Raffaele Amore, Signorelli, Leila, and Pretelli, Marco
- Subjects
Turismo Culturale ,Peschiera del Garda ,Valorizzazione ,Sito Seriale Transnazionale ,Patrimonio UNESCO ,Piano di Gestione - Abstract
La recente esperienza di candidatura per l’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO del sito seriale transnazionale “Le opere di difesa veneziane tra il XV e il XVII secolo” è un caso significativo di messa in atto di una valorizzazione del paesaggio culturale strategica che investe trasversalmente alcuni dei territori segnati nei secoli passati dalla dominazione della Serenissima. La proposta – verificata e trasmessa nel febbraio 2016 agli uffici centrali per la valutazione – è stata diretta da Bergamo, comune capofila, e include gli stati di Italia, Croazia e Montenegro. Tra le città italiane coinvolte, oltre a Bergamo: Venezia, Palmanova e Peschiera del Garda; per quest’ultima gli scriventi sono stati incaricati come consulenti tecnici per la redazione del Dossier di candidatura e del Piano di Gestione. Peschiera del Garda è stata inclusa per i caratteri di peculiarità e lo stato di conservazione che ne determinano la sua eccezionalità; può essere definita una fortezza “d’acqua dolce” in virtù della sua conformazione geomorfologica, che la vede sorgere nel punto in cui il fiume Mincio esce dal lago di Garda per intraprendere il suo corso fino al Po. La cinta bastionata pentagonale caratterizza in modo determinante il paesaggio: il disegno originario della fortezza è ancora leggibile, grazie alla tutela attuata a più livelli e alla difesa naturale data dall’acqua, che ha evitato attraverso i secoli l’aggressione dei fianchi da parte dell’edilizia. Il grande invaso tra il sistema fluviale e lacustre ne permette la visione, la lettura e la comprensione. La candidatura si aggiunge come ulteriore garanzia di valorizzazione e rafforza l’asse di sviluppo del territorio verso un turismo culturale e sostenibile. Il contributo intende illustrare le scelte di gestione e fruizione del bene attraverso il Piano di Gestione nelle specificità del caso di Peschiera, aprendo puntualmente un confronto con le altre componenti su temi trasversali, per riflettere sulle potenzialità di una possibile (auspicabile) iscrizione del sito nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO . The recent experience of nomination for inscription on the UN- ESCO World Heritage List of the transnational serial site ‘Venetian Works of defence between 15th and 17th centuries’ is a significant case of strategic enhancement of cultural landscape which invests some of the territories marked in past centuries by Venetian rule. The site includes components chosen for their representative expression of the defensive system, extending from Italy (Bergamo, Peschiera del Garda, Palmanova e Venezia), passing through Croa- tia (Zadar, Šibenik, Kor ula) to the Bay of Kotor in Montenegro. A Memorandum of Understanding between all the public owners involved ensures a good level of collaboration toward the opportunity of the inscription on the WHL List. The Authors have been appointed by the component of Peschiera del Garda as tech- nical consultants for the preparation of the Dossier and the Management Plan. Peschiera has been included in the serial system for its peculiar value: the fortress rises from the waters in the point where Mincio River leaves Lake Garda. The pentagonal walls characterize deeply the landscape of the city: thanks to the natural defence of water, which avoided the aggression of buildings, the original design of the fortress is still readable. The site is listed and protected at several levels for its cultural and landscape values. The nomination is an additional guarantee and it strength- ens the axis of development towards a cultural and sustainable tourism. The Management Plan has been balanced to be shared with the other components in a common aim of enhancement, in- tended as a systemic approach between landscape protection and best practices of enhancement (conservation, tourism, cultural initiatives). The network projects provides small, medium and long term activities, among which: informative twinning and educational itineraries for school-age children; a shared Plan on Sus- tainable tourism of the Venetian fortresses; travelling exhibition; a website and a portal map; the organisation of technical work- shops on the Venetian defence works to plan the conservation of this heritage. The component of Peschiera tried to channel its ef- forts towards three main projects. The first concerns the bastioned walls of Peschiera as an ‘Open-Air Museum’, aiming to recover environmental criticalities and to strengthen the accessibility. Another project covers the second stage of the organisation of the gardens of the Serenissima and gardens of the historical building (Querini Bastion). The last one consists in some publications concerning the outstanding of universal values of the site of Peschiera, adding the creation of a corner in the civic library for specific consultation.
- Published
- 2017
18. L'eredità dell'architettura fascista, tra ideologia e conservazione. Il caso dell'ex Casa del Fascio e dell'Ospitalità di Predappio.
- Author
-
Antonucci, Micalela and Signorelli, Leila
- Abstract
The Casa del Fascio e dell'Ospitalità of Predappio is a significant case study of an iconic building that, more than others, has materialized the "architectural propaganda" of the fascist regime in Italy between the two World Wars. The project by Arnaldo Fuzzi (1891-1974) was supposed to be the manifesto of the architectural and technological progress of the Fascist regime, but it will become instead an expression of the failure of its management skills. In the post-war period, this building fell into a state of neglect, due both to the fact that it was one of the most symbolic architectureS of the regime and to the inability to find an adequate re-use - becoming a sort of "dead monument". In 2010 the former Casa del Fascio was appointed a "listed building" giving a boost to the preservation of this architecture as a document of a "difficult heritage". The present contribution matches historical research and preservation, explaining the path that leads up to the current restoration project (2019-2020). The intervention methodology searches for a balance between the preservation of the building identity and the necessary adaptation to the current needs, choosing a multidisciplinary and coordinated approach. [ABSTRACT FROM AUTHOR]
- Published
- 2021
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19. Il consolidamento dei calcestruzzi armati storici: contaminazioni e ibridazioni di esperienze tra nuove frontiere del restauro e tradizionali orizzonti della conservazione
- Author
-
FAVARETTO, GIULIA, PRETELLI, MARCO, SIGNORELLI, LEILA, G. Biscontin, G. Driussi, G. Favaretto, M. Pretelli, and L. Signorelli
- Subjects
XX century architecture, Reinforced concrete, Restoration, Reinforcement, Contamination - Abstract
Pure, linear, intact: that is how XX century architecture appears at the end of the construction and that is how books and magazines captured it, giving to posterity the image of buildings not yet “contaminated” – or better, almost “not contaminable” – by the action of time. Highly contrasting with this image is the aspect shown by these reinforced concrete buildings after their confront/clash with time. Therefore, placing the transmission to the future of these buildings as main purpose of contemporary intervention and considering their frailty as an endemic characteristic, restoration has to be able to find some useful tools to their preservation. Through the illustration of some interventions carried out on reinforced concrete structures of XX century architecture, the paper intends to reflect on the possibilities of “contamination”, on the one hand, from the sector of the restoration of the cultural heritage and, on the other hand, towards the wider field of the intervention on the built heritage in general. The aim is to verify if some virtuous aspects of reinforcement projects finalised to the conservation of the built heritage can improve the approach of the interventions on reinforced concrete structures. The certainty is that a critical and conscious approach – coherently related to the singular cases – can bring to a tangible qualitative increment of the results, both in static and aesthetic terms, contributing to extend the new frontiers of restoration in the substantial respect of the traditional horizons of conservation.
- Published
- 2017
20. Il valore del patrimonio, l'identità del 'paesaggio', l'attrattività culturale: studi per la valorizzazione dell'architettura razionalista a 'Forlì città del Novecento'
- Author
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FAVARETTO, GIULIA, PRETELLI, MARCO, SIGNORELLI, LEILA, G. Belli, F. Capano, M.I. Pascariello, G. Favaretto, M. Pretelli, and L. Signorelli
- Subjects
Patrimonio, Attrattività culturale, Valorizzazione, Architettura razionalista, Forlì città del Novecento - Abstract
L’ampio e articolato patrimonio di architettura razionalista che contraddistingue la città di Forlì costituisce uno dei principali elementi identitari del territorio, grazie al cui valore culturale è oggi possibile parlare di “Forlì città del Novecento”. A partire da tale riconoscimento, il presente contributo intende focalizzare la propria attenzione sugli studi che il Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna sta svolgendo in collaborazione con la rotta culturale europea ATRIUM, ponendo in evidenza la metodologia di tali ricerche, gli esiti finora raggiunti e gli obiettivi proposti. Obiettivi che possono dirsi tutti racchiusi nel più ampio alveo della valorizzazione del patrimonio culturale, laddove per valorizzazione si intendono le operazioni di potenziamento della fruizione e avanzamento della conoscenza, finalizzate tanto alla ricostruzione di una vicenda storica che per decenni è stata condannata ad un oblio forzato quanto alla conservazione di tale patrimonio. Ma per valorizzazione si può intendere anche altro o, meglio, aggiuntive attività che possono contribuire ulteriormente e proficuamente agli scopi sopraindicati. Tra queste attività vi sono sicuramente quelle legate al turismo culturale ed è proprio in quest’ottica che si muovono le ambizioni di tipo economico-fruitivo del progetto: la promozione di nuove forme di turismo attivate attraverso la proposizione di nuovi modi di “vedere” la storia può infatti potenziare, in una spirale virtuosa, l’attrattività culturale di una città – quella di Forlì – unica al mondo per il valore del proprio patrimonio e, dunque, per l’identità del proprio “paesaggio”.
- Published
- 2017
21. L'esportazione dell'esperienza italiana nell'oltremare: studi per la tutela di un patrimonio architettonico
- Author
-
PRETELLI, MARCO, FAVARETTO, GIULIA, SIGNORELLI, LEILA, U. Tramonti, M. Pretelli, G. Favaretto, and L. Signorelli
- Subjects
Exportation, Romagna, Overseas, Preservation, Architectural heritage - Abstract
There were at least 125 “new cities” constructed between 1922 and 1943 in Italy: a period in which architecture was given the task of accompanying and narrating the conquests of the regime. Unbridled and relentless, the building programme promoted by the Fascist regime did not limit itself to the “cities of the Duce” but went further: not only spreading to other urban centres of Italy but also going beyond national boundaries and occupying new territories overseas. This paper provides a survey of this field, outlines a work involving both the analysis and the preservation of the architectural heritage overseas and develops the theme of the transfer of experiences to the Dodecanese, Ethiopia and Albania by designers who, in the years of the Fascist regime, also worked in Romagna. These included, on the one hand, local figures such as Arnaldo Fuzzi from Forlì, Guido Savini from Rimini and Giuseppe Vaccaro from Bologna and, on the other, technicians from Rome such as Florestano Di Fausto, Cesare Valle and Cesare Bazzani. These were engineers and architects who left an indelible mark on these territories and who, in so doing, left a new challenge to the contemporary world: that of the transmission of this architectural heritage to the future.
- Published
- 2017
22. HIM (HISTORICAL INDOOR MICROCLIMATE): A NEW CONTRIBUTION TO PRESERVATION OF HERITAGE BUILDINGS
- Author
-
PRETELLI, MARCO, FABBRI, KRISTIAN, SIGNORELLI, LEILA, Marco, Pretelli, Kristian, Fabbri, and Leila, Signorelli
- Subjects
historic microclimate, heritage building, enhancement - Abstract
Il microclima dell'architettura storica rappresenta un campo di indagine ancora poco esplorato, sia con riferimento all'ampio campo di edifici storici ancora non studiati, sia alla possibilità di estendere nel tempo, impiegando strumenti di simulazione elettronica, il monitoraggio. La introduzione dello studio dello 'Historic Indoor Microclimate tende esattamente a raggiungere una conoscenza diacronica del microclima, caratteristico di ciascuna singola architettura, con l'obiettivo di usare le conoscenze riferite al passato per definire strategie di conservazione basate in primis sulla definizione di microclimi compatibili per la conservazione nel futuro. Il contributo sviluppa questi argomenti a partire da alcuni monitoraggi effettuati.
- Published
- 2016
23. Architettura Razionalista a Forlì. La conoscenza per il progetto di restauro
- Author
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PRETELLI, MARCO, SIGNORELLI, LEILA, FAVARETTO, GIULIA, M. Pretelli, L. Signorelli, and G. Favaretto
- Subjects
Rationalist architecture, Forlì, Knowledge, Project, Restoration - Abstract
In recent years, the City of Forlì has initiated, in part with funding provided under the European cultural route project ATRIUM (Architecture of Totalitarian Regimes of the XX Century in Urban Management), a phase of reflection that could lead to noteworthy results, in operating terms, for the sizeable heritage left in this city of the Romagna region by the twenty-year period of Italy’s fascist regime. The objective of the program is to give due recognition and value to the rationalist architecture of Forlì, which has been treated for decades with an attitude that amounted to abandonment, on account of the curse of memory placed on the fascist regime and almost everything it produced in the way of architecture and art. In a recent restoration effort closely tied to the ATRIUM initiative, the “Casa del Balilla” – former headquarters of a fascist youth organisation that was later known as the G.I.L., or Gioventù Italiana del Littorio (Cesare Valle, 1933-1935) – served as a guinea pig project for consideration of the problems that typically arise with this category of structures, bringing to light how the absence of in-depth knowledge – of the materials, technologies and structural systems used, the original plant-engineering equipment installed etc. – can result in noteworthy losses of matter and, therefore, history. Apart from this shortcoming, further drawbacks include the limited time available for the planning and performance of the work, due to the scheduling of the funding programs, plus the occasional lack of effective oversight from the Office of the Superintendent of Cultural Resources. In order to move ahead with the program of initiatives for the city’s rationalist architectural heritage, the local university has proposed to the municipal government an operating agreement whose primary focus is a preliminary study and analysis of these structures, seeing that only by gathering in-depth knowledge prior to the start of the planning process can effective support be provided to the operators involved in the various stages of further planning and operation to follow. To this end, it was proposed that, in addition to the anamnesis carried out in preparation for the restoration of the former G.I.L. headquarters, an effort that can lead to an understanding of the errors committed in the past, attention be focussed on a pair of architectural assets on which projects of restoration, or simply maintenance, are likely to be performed over the next few years: the Santarelli Nursery School (Guido Savini, 1934-1937) and the Aeronautical College of the G.I.L. (Cesare Valle, 1934-1941). In the essay, the authors review the experimental work currently underway, illustrating why they hold that such explorations can make a key contribution to the process of preserving and actively upgrading this valuable yet fragile architectural legacy.
- Published
- 2016
24. Rationalist Architecture in Romagna, Italy. Towards Better Preservation
- Author
-
FAVARETTO, GIULIA, PRETELLI, MARCO, SIGNORELLI, LEILA, A. Tostõe, Z. Ferreira, G. Favaretto, M. Pretelli, and L. Signorelli
- Subjects
Rationalist Architecture, Santarelli Kindergarten in Forlì, Casa del Fascio in Predappio, Tradition and Innovation, Preservation - Abstract
The Santarelli Kindergarten in Forlì and the Casa del Fascio in Predappio, both significant examples of Fascist regime architectures of the 1930s, are comparable for their times of realisation and the year of their inauguration. Beyond their chronology they are inherently linked by many reasons, including their experimental technologies. Indeed the two buildings can be compared both for a common design tension between tradition and innovation and for their construction frailties, deficiencies and failures. On the one hand, the kindergarten in Forlì, a measured building for the “city of the Duce”, employed traditional technologies to resolve its construction failures; it continued to be used for its original function until 2012. On the other hand, the Casa del Fascio constitutes an iconic and monumental building of the Fascist regime era, built for a town which, from periphery status, aimed at becoming a centre. The Casa pursued technological innovation with more perseverance than the Forlì kindergarten but, in the post-war era, fell victim to ideological rejection and a state of physical abandonment. By comparing these two architectures, the paper intends to analyse their affinities and contrasts as well as their shared construction deficiencies and failures. Since both buildings present problems caused by constructive experimentation, the results of the interventions attempting to address these will also be illustrated. The paper intends to delineate an investigation in fieri of this heritage of undeniable patrimonial value while touching on some characterising aspects (including experimental technologies and the theoretical and operational problems of preservation). The objective is, on the one hand, to diffuse a better knowledge of these buildings and, on the other hand, to provide professionals with better restoration tools, capable of guaranteeing the preservation of these frail Modern architectures.
- Published
- 2016
25. Non è un'architettura per vecchi. Della negazione del tempo nei restauri alla Weissenhofsiedlung di Stuttgart
- Author
-
FAVARETTO, GIULIA, SIGNORELLI, LEILA, Faccio P., G. Favaretto, and L. Signorelli
- Subjects
Le Corbusier, Weissenhofsiedlung, Stuttgart, Restauro, Architettura del XX secolo - Abstract
Il rapporto tra autorialità e restauro è il tema messo in luce nella sezione della mostra riguardante le case progettate da Le Corbusier con Pierre Jeanneret su invito di Mies Van der Rohe per l’esposizione Die Wohnung alla Weissenhofsiedlung di Stuttgart (1927). Ai materiali esposti si assegnava il compito di innescare un ragionamento sul passaggio del tempo – dimensione propria dell’architettura dal segno ineludibile – e sulle diverse mani che, oltre a quelle dell’autore, hanno agito e interagito con queste opere, fin dalle prime vicende progettuali. Osservando il loro percorso, il divenire di tali manufatti sembra tuttavia essere stato negato: un tempo ingannevolmente ciclico, dove si tende a forzare una coincidenza tra stato originario e attuale, poco si addice al senso stesso di “monumento” e di “memoria”. L’operazione di confronto critico tra elaborati di progetto, documentazione di cantiere, immagini storiche e fotografie attuali ha permesso di evidenziare che pure i progetti d’autore devono fare i conti con la realtà di cantiere, che le immagini risalenti all’inaugurazione documentano «un tratto così fugace nella vita di edifici rapidamente trasformati dal tempo e dall’uso» e che, per l’opera di Le Corbusier così come per qualsiasi oggetto di tutela che definiamo monumento, ogni attimo significativo dell’esistenza dell’edificio costituisce un contributo, stratificato nella sua fisicità, offerto alla storia.
- Published
- 2016
26. 'Eresia' o assenza di 'credo'? Il restauro delle architetture del totalitarismo: l'intervento alla Casa del Balilla di Forlì
- Author
-
FAVARETTO, GIULIA, PRETELLI, MARCO, SIGNORELLI, LEILA, G. Biscontin, G. Driussi, G. Favaretto, M. Pretelli, and L. Signorelli
- Subjects
Heresy/Orthodoxy, Restoration, XX Century Architecture, Architecture of Totalitarian Regimes, Casa del Balilla in Forlì - Abstract
The two opposites Heresy and Orthodoxy, referred to the existing attitudes in restoration, can open the discussion to various observations. The present paper focuses on the analysis of an intervention on a rationalist building in Forlì in which it is hard to identify the theoretical principles leading the project. The paper concerns the intervention at the ex-Casa del Balilla. It constitutes a relevant passage of a larger process aiming to develop the modern architectural heritage of this city, symbol of the Italian rationalism movement between the two wars. However, the law in force, applied a-critically and a-dialectically, imposed the only orthodoxy in this intervention. On the contrary, the absence of a clear methodological orientation led to interventions that were increasingly heterodox – and sometimes lacking of any “creed” – as they were translated into operational apparatus, deceiving the requests of conservation. Therefore, this project is a complex framework, further complicated by the fact that the object of restoration concerns a controversial historical period – the Italy’s fascist era – and, even nowadays, a shared recognition of the values of these architectures, bearers of an already refused heresy, appears difficult. Through the description – in alphabetical order – of some interventions realised at the ex-Casa del Balilla in Forlì (2009-2015), the paper presents the heresies produced by this restoration, admirable for purpose but contestable for methodology.
- Published
- 2016
27. Asilo Santarelli di Forlì e Casa del Fascio di Predappio. Cantieri del razionalismo a confronto
- Author
-
FAVARETTO, GIULIA, PRETELLI, MARCO, SIGNORELLI, LEILA, A. Catalano, C. Sansone, G. Favaretto, M. Pretelli, and L. Signorelli
- Subjects
Santarelli Kindergarten in Forlì, Casa del Fascio in Predappio, XX century architecture, tradition and innovation, reinforced concrete - Abstract
The Santarelli Kindergarten in Forlì and the Casa del Fascio in Predappio are two architectures of the 1930s built in Romagna during the period of the Fascist regime. Beyond their chronological factor, they are comparable for many reasons: the first, a building dedicated to the childhood education, distances itself from traditional architecture with more fear; the second, a monumental icon of the regime realised in a peripheral town, pursues modernity with more perseverance. The paper intends to make a comparison between the construction systems of the two buildings, linked by the use – not yet completely rationalised – of the reinforced concrete that, although was about to become an ordinary construction technique, still tried refuge in the tradition. The two architectures are symbol of a technological experimentation that highlights frailties and construction limits of the attempt to project the image of their own local reality in line with the national architecture.
- Published
- 2016
28. La copia e il modello: il tempo e l’opera d’arte
- Author
-
signorelli leila and Signorelli, Leila
- Subjects
Copia, Ripristino, Restauro, Piazza storica - Abstract
L'esecuzione di copie è fatto da sempre connaturato al processo di produzione dell'opera d'arte: l'apprendistato degli artisti nelle accademie e nelle botteghe avveniva attraverso la pratica dello studio e della riproduzione di opere antiche, cercando di avvicinarsi il più possibile alla perfezione dei maestri. I bassorilievi stessi della fontana di Cesare Spighi traevano la loro ispirazione dal pulpito donatelliano della Cattedrale di Prato, di cui si registra sul finire del XIX secolo una proliferazione di calchi a scopo di studio nell'ambiente fiorentino. L'uso della copia in architettura non si presenta però con le medesime modalità; essa pare affermarsi dal XIX secolo con l'emergere dell'eclettismo, quando si studiano gli stili del passato per riproporli nell'architettura. Ma, nell'ultimo secolo, la "clonazione" dei monumenti pare essere divenuta quasi l'unica risposta possibile per colmare il vuoto lasciato da eventi catastrofici che hanno coinvolto monumenti considerati un simbolo per la storia e l'identità di un popolo. A copy isn't really a copy: the demostration is carried on through some of the most famous cases of copy (San Marco Bell Tower, La Fenice Theatre in Venice, Galli Theatre in Rimini, Ponte Santa Trinita in Florence), where are clear the differences between the original model and the copy. Also the fountain in Vittorio Emanuele square designed by Cesare Spighi won't be the same if we rebuild it today, it would lack authenticity: we could place it where the orginal one was, but we can't pretend to have in front of us the fountain "as it was"; materials, times, technologies, intentions are changed.
- Published
- 2011
29. (Im)Memoriale : ex Ospedale Psichiatrico di Rovigo. VOL III
- Author
-
Sorbo, Emanuela, Signorelli, Leila, Chiuso, Marco, and Rimondi, Eva
- Published
- 2015
30. The living preservation of heritage. History, project and restoration in Josef Wiedemann's work
- Author
-
Signorelli, Leila
- Subjects
ICAR/19 Restauro - Abstract
La tesi analizza, nel quadro del secondo dopoguerra, quattro casi studio scelti tra le opere di ricostruzione dell’architetto Josef Wiedemann (1910-2001) nel centro di Monaco di Baviera: Odeon (1951-1952), Alte Akademie (1951-1955), Siegestor (1956-1958) e Glyptothek (1961-1972). L’architetto si occupa di opere simbolo della città di Monaco, affrontando la loro ricostruzione come un tema fondante per la storia e l’identità del popolo bavarese, ma soprattutto come un’occasione per definire un metodo d’intervento sulle rovine della guerra. Il suo lavoro è caratterizzato infatti per la ricerca costante di una sintesi tra interesse per la conservazione dell’antico e apertura al nuovo; ispirandosi all’insegnamento del maestro Hans Döllgast, Wiedemann traccia una nuova originale strada per l’intervento sull’antico, segnata da una profonda capacità tecnico-progettuale e dall'attenzione alle nuove esigenze a cui deve rispondere un’architettura contemporanea. Partendo dai suoi scritti e dalle sue opere, si può rilevare un percorso coerente che, partendo dalla conoscenza della storia dell'edificio, ripercorrendone l’evoluzione dallo stato che potremmo definire “originario” allo stato di rovina, giunge a produrre nel progetto realizzato una sintesi tra il passato e il futuro. L'architetto, nella visione di Wiedemann, è chiamato a un compito di grande responsabilità: conoscere per progettare (o ri-progettare) un edificio che porta impressi su di sé i segni della propria storia. Nel metodo che viene messo progressivamente a punto operando nel corpo vivo dei monumenti feriti dalla guerra, è percepibile fino a distinguerlo chiaramente l’interesse e l’influenza del dibattito italiano sul restauro. La conservazione “viva” dell'esistente, così come viene definita da Wiedemann stesso, si declina in modo diverso per ogni caso particolare, approdando a risultati differenti tra loro, ma che hanno in comune alcuni principi fondamentali: conoscere, ricordare, conservare e innovare., The thesis analyzes within the framework of the Second World War four case studies selected among the works of reconstruction of the architect Josef Wiedemann (1910-2001) in the center of Munich: Odeon (1951-1952), Alte Akademie (1951-1955), Siegestor (1956-1958) e Glyptothek (1961-1972). The architect is responsible for the recontruction of some significant buildings in Munich, addressing them as a fundamental theme in the history and identity of the Bavarian people, but above all as an opportunity to define a method of intervention on the ruins of war. His work is characterized by the constant investigation for a synthesis between the need of the preservation of heritage and the innovation; Wiedemann is inspired by the teaching of Hans Döllgast and he tracks a new original way for the intervention on heritage, marked by a deep capacity for technical planning and attention to the requirements to be observed in contemporary architecture. Starting from his writings and his works, one can detect a coherent way of intervention, starting from the knowledge of the building's history, tracing the evolution from the "original" state to the ruin: the architectural project produces a synthesis between the past and the future. The architect, in the vision of Wiedemann, is called to a task of great responsibility: to project an intervention on a building that bears the signs of its story. In the method that will be progressively carried out working on the “body” of the monuments wounded by the war, is perceptible the interest and influence of the Italian debate on restoration. The “living preservation” of historic building – as it's defined by Wiedemann himself – comes in different ways for each particular case, arriving at different results between them, but they have in common some basic principles: to know, to remember, and keep innovating, Forschungsgegenstände der Thesis sind vier Bauwerke in der Innenstadt von München, die von Wiedemann während der Nachkriegszeit wiederaufgebaut worden sind: Odeon (1951-1952), Alte Akademie (1951-1955), Siegestor (1956-1958) e Glyptothek (1961-1972). Der Architekt kümmert sich besonders um diese für München symbolischen Denkmäler, da er zum einen die Rekostruktion als unerlässislichen Schritt zur Wiederherstellung der Identität der Stadt und des bayerischen Volkes ansieht, und zum anderen nutzt er die Gelegenheit, um eine Methode für den Umgang mit Ruinen aus dem Krieg festzulegen. Seine Arbeit ist durch die kontinuierliche Suche einer Syntese zwischen der Bewahrung des Alten und einer gleichzeitigen Öffnung dem Neuen gegenüber gekennzeichnet. Wiedemann inspiriert sich an den Lehren Hans Döllgasts und schlägt einen neuen originellen Weg im Umgang mit dem Antiken ein, welcher durch eine fundierte Kompetenz im Bezug auf technische Entwürfe sowie die Berücksichtigung der neuen Herausforderungen, denen eine moderne Architektur gerecht werden muss, geprägt ist. Bei der Methode, welche schrittweise bei der Restaurierung am “lebenden Körper” der im Krieg verletzten Denkmäler in die Tat umgesetzt wurde, lassen sich eindeutig das Interesse und der Einfluss der italienische Debatte über die Restaurierung belegen. In den Schriften von Wiedemann, welche großteils gegen Ende seiner aktiven Schaffensphase verfasst wurden, als sein Werk bereits große Anerkennung innerhalb der akademischen Welt Europas fand, findet sich die Bestätigung dafür, dass er sich tatsächlich auf die italienische Debatte bezieht, denn in Italien sieht er das richtungsgebende Land in Bezug auf die Erhaltung des historischen architektonischen Erbes. Er zitiert vielfach die Carta di Venezia als maßgebliche Richtlinie für den Umgang mit dem Kulturerbe. Die explizite Bezugnahme auf dieses Dokument und die zahlreichen Italien-Reisen binden sein “Tun” an die Gründungsväter der italienische Restaurierung, indem er die Bemühungen und Ansätze von Cesare Brandi, Ambrogio Annoni, Roberto Pane, Piero Gazzola und Renato Bonelli teilt.
- Published
- 2014
31. Die lebendige Erhaltung des Vorhandenen. Die Geschichte, der Entwurf und die Restaurierung im Werk von Josef Wiedemann
- Author
-
Signorelli, Leila <1984>
- Subjects
ICAR/19 Restauro - Abstract
La tesi analizza, nel quadro del secondo dopoguerra, quattro casi studio scelti tra le opere di ricostruzione dell’architetto Josef Wiedemann (1910-2001) nel centro di Monaco di Baviera: Odeon (1951-1952), Alte Akademie (1951-1955), Siegestor (1956-1958) e Glyptothek (1961-1972). L’architetto si occupa di opere simbolo della città di Monaco, affrontando la loro ricostruzione come un tema fondante per la storia e l’identità del popolo bavarese, ma soprattutto come un’occasione per definire un metodo d’intervento sulle rovine della guerra. Il suo lavoro è caratterizzato infatti per la ricerca costante di una sintesi tra interesse per la conservazione dell’antico e apertura al nuovo; ispirandosi all’insegnamento del maestro Hans Döllgast, Wiedemann traccia una nuova originale strada per l’intervento sull’antico, segnata da una profonda capacità tecnico-progettuale e dall'attenzione alle nuove esigenze a cui deve rispondere un’architettura contemporanea. Partendo dai suoi scritti e dalle sue opere, si può rilevare un percorso coerente che, partendo dalla conoscenza della storia dell'edificio, ripercorrendone l’evoluzione dallo stato che potremmo definire “originario” allo stato di rovina, giunge a produrre nel progetto realizzato una sintesi tra il passato e il futuro. L'architetto, nella visione di Wiedemann, è chiamato a un compito di grande responsabilità: conoscere per progettare (o ri-progettare) un edificio che porta impressi su di sé i segni della propria storia. Nel metodo che viene messo progressivamente a punto operando nel corpo vivo dei monumenti feriti dalla guerra, è percepibile fino a distinguerlo chiaramente l’interesse e l’influenza del dibattito italiano sul restauro. La conservazione “viva” dell'esistente, così come viene definita da Wiedemann stesso, si declina in modo diverso per ogni caso particolare, approdando a risultati differenti tra loro, ma che hanno in comune alcuni principi fondamentali: conoscere, ricordare, conservare e innovare., The thesis analyzes within the framework of the Second World War four case studies selected among the works of reconstruction of the architect Josef Wiedemann (1910-2001) in the center of Munich: Odeon (1951-1952), Alte Akademie (1951-1955), Siegestor (1956-1958) e Glyptothek (1961-1972). The architect is responsible for the recontruction of some significant buildings in Munich, addressing them as a fundamental theme in the history and identity of the Bavarian people, but above all as an opportunity to define a method of intervention on the ruins of war. His work is characterized by the constant investigation for a synthesis between the need of the preservation of heritage and the innovation; Wiedemann is inspired by the teaching of Hans Döllgast and he tracks a new original way for the intervention on heritage, marked by a deep capacity for technical planning and attention to the requirements to be observed in contemporary architecture. Starting from his writings and his works, one can detect a coherent way of intervention, starting from the knowledge of the building's history, tracing the evolution from the "original" state to the ruin: the architectural project produces a synthesis between the past and the future. The architect, in the vision of Wiedemann, is called to a task of great responsibility: to project an intervention on a building that bears the signs of its story. In the method that will be progressively carried out working on the “body” of the monuments wounded by the war, is perceptible the interest and influence of the Italian debate on restoration. The “living preservation” of historic building – as it's defined by Wiedemann himself – comes in different ways for each particular case, arriving at different results between them, but they have in common some basic principles: to know, to remember, and keep innovating, Forschungsgegenstände der Thesis sind vier Bauwerke in der Innenstadt von München, die von Wiedemann während der Nachkriegszeit wiederaufgebaut worden sind: Odeon (1951-1952), Alte Akademie (1951-1955), Siegestor (1956-1958) e Glyptothek (1961-1972). Der Architekt kümmert sich besonders um diese für München symbolischen Denkmäler, da er zum einen die Rekostruktion als unerlässislichen Schritt zur Wiederherstellung der Identität der Stadt und des bayerischen Volkes ansieht, und zum anderen nutzt er die Gelegenheit, um eine Methode für den Umgang mit Ruinen aus dem Krieg festzulegen. Seine Arbeit ist durch die kontinuierliche Suche einer Syntese zwischen der Bewahrung des Alten und einer gleichzeitigen Öffnung dem Neuen gegenüber gekennzeichnet. Wiedemann inspiriert sich an den Lehren Hans Döllgasts und schlägt einen neuen originellen Weg im Umgang mit dem Antiken ein, welcher durch eine fundierte Kompetenz im Bezug auf technische Entwürfe sowie die Berücksichtigung der neuen Herausforderungen, denen eine moderne Architektur gerecht werden muss, geprägt ist. Bei der Methode, welche schrittweise bei der Restaurierung am “lebenden Körper” der im Krieg verletzten Denkmäler in die Tat umgesetzt wurde, lassen sich eindeutig das Interesse und der Einfluss der italienische Debatte über die Restaurierung belegen. In den Schriften von Wiedemann, welche großteils gegen Ende seiner aktiven Schaffensphase verfasst wurden, als sein Werk bereits große Anerkennung innerhalb der akademischen Welt Europas fand, findet sich die Bestätigung dafür, dass er sich tatsächlich auf die italienische Debatte bezieht, denn in Italien sieht er das richtungsgebende Land in Bezug auf die Erhaltung des historischen architektonischen Erbes. Er zitiert vielfach die Carta di Venezia als maßgebliche Richtlinie für den Umgang mit dem Kulturerbe. Die explizite Bezugnahme auf dieses Dokument und die zahlreichen Italien-Reisen binden sein “Tun” an die Gründungsväter der italienische Restaurierung, indem er die Bemühungen und Ansätze von Cesare Brandi, Ambrogio Annoni, Roberto Pane, Piero Gazzola und Renato Bonelli teilt.
- Published
- 2014
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32. Discurso inspirado en Bateson. El Patrimonio, el Físico Ambiental y el Restaurador
- Author
-
Pretelli, Marco, primary, Fabbri, Kristian, primary, and Signorelli, Leila, primary
- Published
- 2015
- Full Text
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33. La conservazione viva dell'esistente. Storia, progetto e restauro nell'opera di Josef Wiedemann
- Author
-
Leoni, Giovanni, Signorelli, Leila <1984>, Leoni, Giovanni, and Signorelli, Leila <1984>
- Abstract
La tesi analizza, nel quadro del secondo dopoguerra, quattro casi studio scelti tra le opere di ricostruzione dell’architetto Josef Wiedemann (1910-2001) nel centro di Monaco di Baviera: Odeon (1951-1952), Alte Akademie (1951-1955), Siegestor (1956-1958) e Glyptothek (1961-1972). L’architetto si occupa di opere simbolo della città di Monaco, affrontando la loro ricostruzione come un tema fondante per la storia e l’identità del popolo bavarese, ma soprattutto come un’occasione per definire un metodo d’intervento sulle rovine della guerra. Il suo lavoro è caratterizzato infatti per la ricerca costante di una sintesi tra interesse per la conservazione dell’antico e apertura al nuovo; ispirandosi all’insegnamento del maestro Hans Döllgast, Wiedemann traccia una nuova originale strada per l’intervento sull’antico, segnata da una profonda capacità tecnico-progettuale e dall'attenzione alle nuove esigenze a cui deve rispondere un’architettura contemporanea. Partendo dai suoi scritti e dalle sue opere, si può rilevare un percorso coerente che, partendo dalla conoscenza della storia dell'edificio, ripercorrendone l’evoluzione dallo stato che potremmo definire “originario” allo stato di rovina, giunge a produrre nel progetto realizzato una sintesi tra il passato e il futuro. L'architetto, nella visione di Wiedemann, è chiamato a un compito di grande responsabilità: conoscere per progettare (o ri-progettare) un edificio che porta impressi su di sé i segni della propria storia. Nel metodo che viene messo progressivamente a punto operando nel corpo vivo dei monumenti feriti dalla guerra, è percepibile fino a distinguerlo chiaramente l’interesse e l’influenza del dibattito italiano sul restauro. La conservazione “viva” dell'esistente, così come viene definita da Wiedemann stesso, si declina in modo diverso per ogni caso particolare, approdando a risultati differenti tra loro, ma che hanno in comune alcuni principi fondamentali: conoscere, ricordare, conservare e innovare., The thesis analyzes within the framework of the Second World War four case studies selected among the works of reconstruction of the architect Josef Wiedemann (1910-2001) in the center of Munich: Odeon (1951-1952), Alte Akademie (1951-1955), Siegestor (1956-1958) e Glyptothek (1961-1972). The architect is responsible for the recontruction of some significant buildings in Munich, addressing them as a fundamental theme in the history and identity of the Bavarian people, but above all as an opportunity to define a method of intervention on the ruins of war. His work is characterized by the constant investigation for a synthesis between the need of the preservation of heritage and the innovation; Wiedemann is inspired by the teaching of Hans Döllgast and he tracks a new original way for the intervention on heritage, marked by a deep capacity for technical planning and attention to the requirements to be observed in contemporary architecture. Starting from his writings and his works, one can detect a coherent way of intervention, starting from the knowledge of the building's history, tracing the evolution from the "original" state to the ruin: the architectural project produces a synthesis between the past and the future. The architect, in the vision of Wiedemann, is called to a task of great responsibility: to project an intervention on a building that bears the signs of its story. In the method that will be progressively carried out working on the “body” of the monuments wounded by the war, is perceptible the interest and influence of the Italian debate on restoration. The “living preservation” of historic building – as it's defined by Wiedemann himself – comes in different ways for each particular case, arriving at different results between them, but they have in common some basic principles: to know, to remember, and keep innovating, Forschungsgegenstände der Thesis sind vier Bauwerke in der Innenstadt von München, die von Wiedemann während der Nachkriegszeit wiederaufgebaut worden sind: Odeon (1951-1952), Alte Akademie (1951-1955), Siegestor (1956-1958) e Glyptothek (1961-1972). Der Architekt kümmert sich besonders um diese für München symbolischen Denkmäler, da er zum einen die Rekostruktion als unerlässislichen Schritt zur Wiederherstellung der Identität der Stadt und des bayerischen Volkes ansieht, und zum anderen nutzt er die Gelegenheit, um eine Methode für den Umgang mit Ruinen aus dem Krieg festzulegen. Seine Arbeit ist durch die kontinuierliche Suche einer Syntese zwischen der Bewahrung des Alten und einer gleichzeitigen Öffnung dem Neuen gegenüber gekennzeichnet. Wiedemann inspiriert sich an den Lehren Hans Döllgasts und schlägt einen neuen originellen Weg im Umgang mit dem Antiken ein, welcher durch eine fundierte Kompetenz im Bezug auf technische Entwürfe sowie die Berücksichtigung der neuen Herausforderungen, denen eine moderne Architektur gerecht werden muss, geprägt ist. Bei der Methode, welche schrittweise bei der Restaurierung am “lebenden Körper” der im Krieg verletzten Denkmäler in die Tat umgesetzt wurde, lassen sich eindeutig das Interesse und der Einfluss der italienische Debatte über die Restaurierung belegen. In den Schriften von Wiedemann, welche großteils gegen Ende seiner aktiven Schaffensphase verfasst wurden, als sein Werk bereits große Anerkennung innerhalb der akademischen Welt Europas fand, findet sich die Bestätigung dafür, dass er sich tatsächlich auf die italienische Debatte bezieht, denn in Italien sieht er das richtungsgebende Land in Bezug auf die Erhaltung des historischen architektonischen Erbes. Er zitiert vielfach die Carta di Venezia als maßgebliche Richtlinie für den Umgang mit dem Kulturerbe. Die explizite Bezugnahme auf dieses Dokument und die zahlreichen Italien-Reisen binden sein “Tun” an die Gründungsväter der italienische Restaurierung, indem er
- Published
- 2014
34. D 1.1 Initial survey of the experiences and technology state of the art
- Author
-
Cortis Daniele, Castelli Lisa, Giambi Francesca, Massi Mirko, Amico Nicola, Niccolucci Ginevra, Favaretto Giulia, Longo Danila, Orlandi Serena, Pretelli Marco, Roversi Rossella, Signorelli Leila, Ugolini Andrea, and Fernie Kate
- Abstract
This report describes the results of Task T1.1 concerning European experiences and best practices in Conservation, Preservation and Valorisation of monuments and sites, and of Task T1.3 concerning the state of the art in relevant technologies.
- Published
- 2022
- Full Text
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35. Discurso inspirado en Bateson. El Patrimonio, el Físico Ambiental y el Restaurador
- Author
-
Marco Pretelli, Leila Signorelli, Kristian Fabbri, Pretelli, Marco, Fabbri, Kristian, and Signorelli, Leila
- Subjects
Embryology ,Conocimiento ,Edificio histórico ,Cell Biology ,Anatomy ,Patrimonio cultural ,Developmental Biology - Abstract
La cultura del restauro e quella della gestione degli impianti e dell'energia non parlano la medesima lingua e, spesso, hanno difficoltà di dialogo; il contributo, utilizzando uno degli espedienti classici della letteratura scientifica ottocentesca, il "dialoghetto", immagina una conversazione tra un fisico ambientale, un restauratore e un edificio del Patrimonio.
- Published
- 2015
36. Improving the Accessibility of Cultural Sites During Pandemic Through Microclimate Control. The Case of CapsulART Applied to the MANN Museum in Naples.
- Author
-
Pretelli M, Signorelli L, and De Vivo MA
- Subjects
- Humans, Microclimate, Museums, Pandemics, COVID-19 epidemiology, Environmental Pollutants
- Abstract
The use of cultural sites has been profoundly altered by the recent pandemic events with relevant consequences on the cultural heritage industry. While before the CoVid-19 pandemic access to Cultural Sites used to involve a simplified form of control, in the transitional period between the pandemic and the post-pandemic, additional steps are required. The research aims to combine seemingly distant aspects: counteracting the spread of contagion and reorganising the admission processes to institutes of culture, such as museums. Based on the literature, it has been shown that the parameters determining air quality (temperature, relative humidity, concentration of pollutants, dust, CO2, etc.) influence the state of conservation of works of art, while their interaction with the spread of the epidemic has been slightly investigated. The research seeks to find innovative technological solutions to allow access and safe visits to the greatest possible number of users. A conscious design, therefore, must be put in place to allow everyone to enjoy works of art, exhibitions and shows. This is how the concept of universal design is declined here, introducing the concept of 'safe environment accessibility'. The first results of a research carried out on the microclimate and the air quality inside Tyrannicides Hall at the National Archaeological Museum of Naples (MANN) will be presented. A device called 'CapsulART' is designed to be placed at the entrance of a specific room, which acts as a filter and as a decompression chamber to lower the level of pollutants present on people's clothes and shoe soles. Through a reduction in temperature, parameters that may increase the ease of contagion (e.g. sweating) should be decreased.
- Published
- 2022
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