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BACKGROUND A group of diplegic cerebral palsied (CP) children presents six precise signs that can be easily observed during clinical examinations, physiotherapy sessions and everyday activities. These signs are: startle reaction, upper limbs in startle position, averted-eye gaze, grimaces, eye blinking and posture freezing. METHODS In a population of 32 diplegic CP children (aged 1-8 years) perceptual signs were retrospectively identified through videos to verify their stability in the same child over time. RESULTS Startle reaction, upper limb in startle position and posture freezing were the most frequently observed signs and the easiest to recognize with the highest agreement in both observations (P

Objective: To assess the risk factors associated with R1 resection in patients undergoing OLS and LLS for CRLMs. Background: The clinical impact of R1 resection in liver surgery for CRLMs has been continuously appraised, but R1 risk factors have not been clearly defined yet. Methods: A cohort study of patients who underwent OLS and LLS for CRLMs in 9 European high-volume referral centers was performed. A multivariate analysis and the receiver operating characteristic curves were used to investigate the risk factors for R1 resection. A model predicting the likelihood of R1 resection was developed. Results: Overall, 3387 consecutive liver resections for CRLMs were included. OLS was performed in 1792 cases whereas LLS in 1595; the R1 resection rate was 14% and 14.2%, respectively. The risk factors for R1 resection were: the type of resection (nonanatomic and anatomic/nonanatomic), the number of nodules and the size of tumor. In the LLS group only, blood loss was a risk factor, whereas the Pringle maneuver had a protective effect. The predictive size of tumor for R1 resection was >45 mm in OLS and >30 mm in LLS, > 2 lesions was significative in both groups and blood loss >350 cc in LLS. The model was able to predict R1 resection in OLS (area under curve 0.712; 95% confidence interval 0.665 – 0.739) and in LLS (area under curve 0.724; 95% confidence interval 0.671 – 0.745). Conclusions: The study describes the risk factors for R1 resection after liver surgery for CRLMs, which may be used to plan better the perioperative strategies to reduce the incidence of R1 resection during OLS and LLS.

Human immunodeficiency virus type-1 (HIV) infection of the central nervous system promotes neuronal injury and apoptosis that culminate in HIV-associated neurocognitive disorders (HAND). Viral proteins, such as transactivator of transcription (Tat), have emerged as leading candidates to explain HIV-mediated neurotoxicity, though the mechanism remains unclear. To determine the effects of Tat, rat cortical neurons were exposed to nanomolar concentrations of Tat for various time points. Within a few hours, Tat induced the production of reactive oxygen species (ROS), and other indices of mitochondrial destabilization. In addition, we observed a significant induction of DNA double-strand breaks (DSBs) by Tat. We next investigated the neuroprotective activity of the pituitary adenylate cyclase-activating polypeptide 27 (PACAP27) against these cardinal features of Tat-induced neurodegeneration. PACAP27 (100 nM) inhibited all Tat-mediated toxic effects including DNA DSBs. Importantly, PACAP27 prevented the induction of neuronal loss induced by Tat. The neuroprotective effect of PACAP27 is correlated with its ability to release the anti-apoptotic chemokine CCL5. Our data support a mechanism of Tat neurotoxicity in which Tat induces mitochondrial destabilization, thus increasing the release of ROS, which causes DNA DSBs leading to cell death. PACAP27, through CCL5, mitigates the effects of Tat-induced neuronal dysfunction, suggesting that PACAP27 could be a new strategy for an adjunct therapy against HIV-associated neurocognitive disorders.

In questo capitolo affronteremo i temi basilari necessari per comprendere la complessa organizzazione della funzione cammino: dal percorso organizzativo della funzione, ai meccanismi neurofisiologici sottesi; dalla biomeccanica e cinesiologia della stazione eretta e della deambulzione proprie del soggetto sano, alle numerose alterazioni biomeccaniche e cinesiologiche tipiche della patologia.

Nella paralisi cerebrale infantile (PCI), l’effetto combinato della motricita patologica, delle alterazioni primitive di muscolo, altri tessuti molli e strutture ossee e della crescita somatica, modifica progressivamente le tensioni e le lunghezze muscolari, il range articolare e la geometria dello scheletro (Ferrari, 1997). Il SNC sviluppa le funzioni adattive tenendo conto e lasciandosi influenzare dalle caratteristiche reologiche dell’apparato locomotore (componenti bottom up) che a sua volta ha contribuito direttamente a modificare nel corso dell’attivita volontaria e involontaria. Pensiamo per esempio al tono muscolare, alle sincinesie, agli spasmi e alle crisi convulsive. Le ortesi si inseriscono in questo rapporto di interazione reciproca fra SNC e apparato locomotore e agiscono sia come strumenti di “facilitazione periferica” sia come strumenti di “facilitazione centrale”; in quest’ultimo ruolo possono influenzare favorevolmente le scelte operative del sistema nervoso (Ferrari, 1997). Le ortesi1 e gli ausili2 sono, assieme all’esercizio terapeutico, ai farmaci (sistemici, distrettuali, topici) e alla chirurgia funzionale, gli strumenti di cui disponiamo per la riabilitazione delle funzioni posturali, locomotorie e manipolative nella PCI. Attraverso l’utilizzo integrato di questi mezzi possiamo agire sulla funzione motoria per renderla il piu possibile vantaggiosa per quel determinato bambino, idonea allo scopo che egli intende raggiungere e adeguata al contesto (ambiente, societa, cultura) in cui verra esercitata: in altri termini adattiva.

L’osservazione e la valutazione delle capacita e dei difetti del bambino con PCI rappresentano un elemento fondamentale per definire la prognosi relativa all’acquisizione della funzione esplorata e per impostare un idoneo trattamento rieducativo1.

Dal punto di vista percettivo, il controllo posturale dipende dall’integrazione delle informazioni che derivano da tre differenti sistemi: propriocettivo (o somatosensoriale), vestibolare e visivo. Questi tre sistemi esercitano la loro influenza sul controllo della postura, come si evidenzia nella Tabella 7.1, attraverso differenti range di frequenza.

Una metodologia di approccio al bambino con PCI si puo realizzare mediante una pianificazione in fasi che, nella nostra esperienza clinica sono rappresentate da: 1. osservazione del bambino; 2. valutazione della funzione motoria e interpretazione dei segni clinici; 3. definizione del progetto fisioterapico; 4. riconoscimento dello spazio di modificabilita; 5. individuazione degli obiettivi del trattamento; 6. progettazione e pianificazione degli esercizi fisioterapici; 7. verifica del cambiamento; 8. abilitazione dei familiari.

Le ortesi1 e gli ausili2, cosi come la fisioterapia, i farmaci e la chirurgia funzionale sono gli strumenti terapeutici di cui disponiamo per la costruzione del progetto riabilitativo che ha come fine la conquista della massima autonomia. L’ausilio permette l’adattamento della persona all’ambiente (Andrich, 1988), e la sua scelta dipendera dalle necessita del bambino, dall’ambiente fisico e sociale in cui vive e dalla compliance dei caregiver. Nell’ambito specifico della postura seduta, consideriamo ortesi i corsetti e i gusci, mentre consideriamo ausili i sistemi di postura, le carrozzine, i seggioloni polifunzionali e in generale tutti i dispositivi, gli accorgimenti e le idee che consentono al bambino disabile di fare cose per lui altrimenti impossibili (Boccardi e Lissoni, 1984).

In questo capitolo presenteremo alcuni casi clinici con lo scopo di ripercorrere i passaggi fondamentali necessari alla valutazione prognostica attraverso l’identificazione e l’interpretazione dei segni clinici. Questa metodologia consente di comprendere l’organizzazione motoria del bambino non solo in termini di quantita e qualita, ma anche di vincoli, di liberta di scelta, di strategie alternative. Solo dopo aver inquadrato clinicamente e prognosticamente il paziente e possibile individuare obiettivi adeguati e costruire proposte di trattamento rieducativo coerenti.

Prima di affrontare l’analisi delle abilita funzionali motorie, e importante considerare attentamente in che modo la funzione visiva, cognitiva, comunicativa e relazionale possano favorire od ostacolare il controllo della postura e la realizzazione del gesto. Solo per ragioni di coerenza espositiva tralasceremo questi aspetti per procedere con l’oggetto dell’osservazione fisioterapica: lo sviluppo percettivo-motorio da intendersi come: 1. iniziativa motoria e investimento nella funzione; 2. organizzazione posturo-cinetica; 3. capacita percettiva; 4. costruzione di strategie funzionali e loro utilizzo spontaneo.

Il bambino con paralisi cerebrale infantile (PCI) presenta una lesione del sistema nervoso centrale (SNC) che costituisce una condizione inemendabile. Egli dispone di una funzione motoria alterata che rappresenta per lui il solo mezzo, anche se limitato, per cercare e trovare soluzioni di contatto e di interazione con l’ambiente. L’alterazione della sua funzione motoria coinvolge da subito anche la modalita di percepire e di percepirsi.

La riabilitazione del bambino in Italia e nata e si e sviluppata nel secondo dopoguerra, nel momento in cui si e dovuto affrontare il problema dell’integrazione sociale e lavorativa dei mutilati e degli invalidi di guerra.