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Sara Soncini, Le metamorfosi di Sarah Kane: 4.48 Psychosis sulle scene italiane (Pisa, Pisa University Press, 2020, 144 pp. ISBN 978-883339-3735) di Mariacristina Cavecchi, Altre Modernità, N. 25 (2021): Muro/Muri Forme e rappresentazioni del muro fra lingue, letterature e arti visive

Come un Sommo Gourmet, William Shakespeare è attento ai temi dell’alimentazione e pronto a combinare gli ingredienti del pianto e del riso, della commedia e della tragedia con i sapori più piccanti dell’eros e delle sue molte tavole imbandite. Basti pensare alle allegre crapule di Falstaff, il grasso cinghiale divorato dai triumviri di Antony and Cleopatra, il ricco ma fugace banchetto che appena s’intravede in The Tempest, oltre alle numerose altre scene in cui il cibo è metafora importante e portante dei molteplici sensi del testo. Nella cucina del bardo si sono inoltre formati autori che in modo cannibalesco hanno attinto a piene mani a ingredienti e sapori per cucinare testi inediti, succulenti o rivoltanti. Dai lecca-lecca dei burlesque ottocenteschi, passando per il grano dei Coriolanus di Bertold Brecht e Günter Grass, gli ingredienti shakespeariani lievitano misteriosamente e in modi sorprendenti nella dieta mediterranea di Franco Zeffirelli e Kenneth Branagh oltre che negli allegri brindisi del Falstaff verdiano.

Nota al testo: le citazioni dai testi, primari e secondari, sono sempre state tradotte in italiano; nei casi in cui ciò è parso in conflitto con il tipo di analisi svolta dall’autore, tuttavia, si è optato per la conservazione della lingua originale. L’idea di ExpoShakespeare. Il Sommo Gourmet, il cibo e i cannibali nasce nell’alveo di un più ampio progetto di ricerca ideato e curato da Margaret Rose e Mariacristina Cavecchi, ExpoShakespeare. Food for the City. La fortunata coincidenza tra il...

Quello tra cibo e teatro shakespeariano è un legame molto stretto di cui si è scritto già molto e di cui si sa ancora troppo poco. Un legame sancito innanzitutto dal fatto ineludibile che a teatro gli spettatori mangiavano. Un rapporto sui reperti biologici rinvenuti a Londra nel terreno attorno alla zona dove sorgeva il Rose Theatre, sulla riva sud del Tamigi, conferma che durante gli spettacoli l’eterogeneo pubblico elisabettiano mangiava, proprio come facciamo noi oggi quando andiamo al ci...

Come un Sommo Gourmet, William Shakespeare è attento ai temi dell’alimentazione e pronto a combinare gli ingredienti del pianto e del riso, della commedia e della tragedia con i sapori più piccanti dell’eros e delle sue molte tavole imbandite. Basti pensare alle allegre crapule di Falstaff, il grasso cinghiale divorato dai triumviri di Antony and Cleopatra, il ricco ma fugace banchetto che appena s’intravede in The Tempest, oltre alle numerose altre scene in cui il cibo è metafora importante e portante dei molteplici sensi del testo. Nella cucina del bardo si sono inoltre formati autori che in modo cannibalesco hanno attinto a piene mani a ingredienti e sapori per cucinare testi inediti, succulenti o rivoltanti. Dai lecca-lecca dei burlesque ottocenteschi, passando per il grano dei Coriolanus di Bertold Brecht e Günter Grass, gli ingredienti shakespeariani lievitano misteriosamente e in modi sorprendenti nella dieta mediterranea di Franco Zeffirelli e Kenneth Branagh oltre che negli allegri brindisi del Falstaff verdiano

Shakespeare is a pivotal and much staged playwright by theatre companies of prisoners in Italy, even though the practice of theatre in prison in Italy has a much shorter tradition than in the Anglo-Saxon world. Among the many Shakespearean plays, "The Tempest" is a favourite, being obviously able to shine a new light on the themes of revenge, freedom and forgiveness that are central issues in a prison context. Undeniably, in Italy, productions of "The Tempest" in prison have deeply instilled new life into the staging of the Elizabethan playwright. The list includes different kinds of experiences ranging from drama therapy, where the process towards rehabilitation and reintegration is more important than the finished aesthetic product, to productions by theatre directors who are primarily concerned with the artistic medium of the theatre and its aesthetic qualities. A survey of Shakespeare theatrical practice in Italian prisons can help investigate and understand not only the aesthetic but also the political, social and economic consequences of the function of prison nowadays, and provides the first step towards an analysis of Shakespeare practice in Italian prisons in a broader context. By comparison with other European countries, we may also discover that some Italian experiences, such as Fabio Cavalli's work in Rome at the Rebibbia prison, or Armando Punzo's with the "Fortress Company" in Volterra are unique and they deserve more attention., Altre Modernità, 2017: NUMERO SPECIALE: Will forever young! Shakespeare & Contemporary Culture

Editoriale/Editorial, Altre Modernità, 2017: NUMERO SPECIALE: Will forever young! Shakespeare & Contemporary Culture

My essay focuses on Michael Frayn’s Copenhagen (1998), a science play about «the epistemology of intention», in which the three historical figures of the Danish physicist Niels Bohr, his wife Margrethe, and the German physicist Werner Heisenberg try to relive Heisenberg’s famous and mysterious visit to the Bohrs in occupied Denmark in autumn of 1941. My analysis highlights the strategies used to combine form and content and argues that the play succeeded in heating the debate in the international scientific community on the role of the two physicists in the development of atomic weapons.

In un frammento pubblicato il 10 dicembre 1810 nei suoi «Berliner Abendblätter», Heinrich von Kleist sosteneva che “gli uomini si potrebbero dividere in due categorie: quelli che si intendono di metafore e quelli che si intendono di formule”. A due secoli di distanza, questo volume prende a prestito la coppia kleistiana “formula e metafora” per indagare le sorti dello scienziato come personaggio nelle letterature e culture di una contemporaneità intesa nel senso più ampio possibile. Lo scienziato – benefattore o criminale, saggio o irresponsabile, opportunista o pazzo, freddo calcolatore o debole strumento del potere, personaggio comico o tragico, drammatico o grottesco – è uno dei protagonisti della cultura contemporanea. Che si tratti di personalità storiche o di figure d’invenzione, alimentate da prototipi letterari e da stereotipi di varia matrice, uomini di scienza popolano le più varie opere di finzione da fine Ottocento a oggi: il volume ne indaga ventisei esempi, spaziando fra letteratura, teatro e cinema nei mondi di lingua francese, inglese, italiana, polacca, russa, spagnola, svedese e tedesca. Le molteplici declinazioni del personaggio-scienziato sono lo specchio più o meno deformato di eventi e problemi che hanno alimentato l’inesausto interrogarsi dell’intellettuale moderno sul rapporto fra scienza, arte e società. Al contempo, esse rivelano nelle loro radici il perdurare di antiche e moderne figurazioni mitologico-letterarie, trasformate da scrittori e artisti per interpretare consapevolmente il passato e il presente.

Among the spaces inhabited and crossed by spies and spy stories, that of the museum is certainly one of the most intriguing. This essay analyses different spy figures who, for very different reasons and in very different contexts (both real and fictitious), have related with museums: Sir Anthony Blunt, the connoisseurs working in disguise for KGB in Alan Bennett’s play A Question of Attribution (1988), and the Russian secret agents working in an operation’s room hidden in the basement of the Hermitage museum in St. Petersburg in the spy story Op-Center. Mirror Image (1981) by Tom Clancy and Steve Pieczenik, written by Jeff Rovin. There are many reasons for this fortunate marriage between museums and espionage. First of all, the fact that museums prioritize the visual experience make them a very pregnant metaphor for espionage activity, based on observation and control and on tools such as binoculars, magnifying glasses and miniature cameras. Secondly, like the world of espionage, museums are places of danger and ambush, where nothing is what it seems and where it is difficult to make out real from fake. Furthermore, the methods of investigations of the spy are very similar to the art of connoisseurship of the art historian., Altre Modernità, No 11 (2014): Spionaggi