Sentiamo spesso parlare di crisi e disagio adolescenziali. Tuttavia, molti ritengono che tali dimensioni siano intrinseche alla società occidentale, nella quale i giovani hanno dovuto imparare a stare. Il disagio può essere così inteso come condizione appresa e, quindi, oggetto di studio pedagogico. Esso può diventare un “modo di essere” che ha delle importanti ripercussioni sulla salute mentale degli adolescenti, poiché mette in crisi la loro possibilità di desiderare e, dunque, il loro futuro. Lo scopo di questo studio è comprendere come la scuola possa prevenire il disagio e promuovere la salute mentale degli adolescenti. Pertanto, nel primo capitolo abbiamo analizzato le principali teorie sull’adolescenza, focalizzando gradualmente l’attenzione dalla “adolescenza” al “fare esperienza di adolescenza”. Nel secondo capitolo abbiamo esplicitato la nostra postura teorica rispetto alla salute mentale e al disagio; abbiamo poi proposto delle riflessioni sul legame tra l’educazione e i costrutti di promozione e prevenzione. Nel terzo capitolo abbiamo riportato i principali risultati della nostra scoping review inerente alle caratteristiche degli interventi di promozione della salute mentale e di prevenzione del disagio degli adolescenti svolti a scuola, a oggi documentati in letteratura. Alla luce di tutto questo, ci siamo chiesti: è possibile oggi fare prevenzione del disagio mentale nella scuola italiana? Si sta diffondendo in tale contesto l’idea di una prevenzione intesa come “elaborazione pedagogica dell’esperienza”, che va oltre i modelli della prevenzione di tipo informativo (o addirittura moralistico)? Che ruolo hanno i docenti in questo tipo di attività? Quanto si sentono responsabili e in grado di attuarle? A partire dal quadro delineato, nella seconda parte della tesi abbiamo presentato i risultati di una ricerca qualitativa, basata sul metodo fenomenologico-ermeneutico, riguardante la promozione della salute mentale e la prevenzione del disagio nell, We often receive messages about adolescent crises and discomfort. However, many believe these dimensions are intrinsic to Western societies, where young people have had to learn to live in. We can thus conceive discomfort as a learned condition and, therefore, an object of pedagogical science. Discomfort can become a "way of being" that substantially affects adolescents' mental health since it undermines their ability to desire and, therefore, to plan their future. This study aims to understand how the school can prevent distress and promote adolescents' mental health. Therefore, in the first chapter, we analyzed the leading theories on adolescence, gradually focusing attention from "adolescence" to "the experience of adolescence." In the second chapter, we explained our theoretical position on mental health and discomfort; we then proposed some reflections on the connections between pedagogical work and health promotion and prevention constructs. In the third chapter, we reported the main results of our scoping review concerning the characteristics of the interventions aimed at promoting adolescents' mental health and preventing discomfort at school, as documented in the literature. According to these theoretical considerations, we focused our research questions: is it possible to prevent mental discomfort in Italian schools? In this context, is the idea of prevention conceived as a "pedagogical elaboration of the experience"? Is prevention gone beyond informative (or even moralistic) models? What role do teachers have in this type of preventive activity? To what extent do they feel responsible and able to implement those actions? Starting from the framework outlined in the second part of this study, we expose the results of our qualitative research, based on the phenomenological-hermeneutic method, which was aimed at deepening the topics of mental health promotion and prevention of discomfort in the Italian school. Through purposeful sampling and snowballing strat