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La ricerca mette in luce caratteri e specificit� del fenomeno del self-initiated project in relazione alle pratiche di graphic design sul territorio italiano. Per self-initiated project si intendono tutti quei progetti e artefatti comunicativi che i designer producono, grazie soprattutto alla disponibilit� dei mezzi di produzione consentita dal digitale, indipendentemente dall?esistenza una committenza specifica. La ricerca si concentra su alcuni aspetti, in particolare come questi progetti siano stati inizialmente mezzo di espressione di una forma autoriale di progettazione e come nel tempo propositi simili abbiano lasciato spazio a altre applicazioni per le pratiche self-initiated quali la formazione, la definizione di un proprio linguaggio riconoscibile, la ricerca di lavoro. Dall?analisi della letteratura esistente sull?argomento emerge la necessit� di rileggere questo fenomeno dal punto di vista storico, pur trattandosi di una storia relativamente recente, e metterlo in relazione con la condizione contemporanea della professione del progettista grafico.� La ricerca si sviluppa ripercorrendo esperienze progettuali e discorsi critici sul fenomeno, a partire dagli anni della cosiddetta rivoluzione digitale, arrivando fino alla contemporaneit�. Si ritiene importante approfondire questo fenomeno per capire come un ambito professionale inizialmente marginale e dedicato a episodi di progettazione puntuali e sperimentali sia in realt� diventato strumento fondamentale della formazione e della pratica lavorativa dei progettisti grafici contemporanei.� Obbiettivo del progetto di tesi � stato dunque approfondire la storia e la condizione contemporanea del progetto self-initiated nel panorama del graphic design italiano al fine di comprenderne punti di forza e criticit� e per poter immaginare una possibile evoluzione di un aspetto cos� diffuso del progettare.

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Sulla base di questo assunto, abbiamo studiato le prestazioni della comunità imprenditoriale nella città di Maringá, Paraná, sulla base dell'organizzazione del Consiglio per lo Sviluppo Economico - Codem, regolato dalla legge municipale nel 1996, dove un'élite strategica, reclutata dall'Associazione commerciale locale esercita il controllo istituzionale e negozia politicamente con il governo, rendendo la sua azione una forza che produce impatti considerevoli sulle variabili sociali ed economiche del comune dallo sviluppo di programmi di sviluppo politico chiamati Maringá 2020, Maringá 2030 e Maringá 2047. Questi programmi sono stati sviluppati a dalle tecniche di gestione aziendale diventando un modello da seguire per l'Esecutivo dal 1997 ad oggi. Questo modello di eccellenza nella gestione fa da contrappunto alla gestione pubblica e ha finito per lasciare altri attori che non fanno parte dell'élite dominante, come i movimenti sociali e il ramo legislativo, fuori dalle discussioni sullo sviluppo economico locale. La tesi che cerchiamo di sviluppare è che a Maringá è stata stabilita una forma di dominio manageriale, dando priorità agli interessi dell'élite imprenditoriale rispetto ad altri progetti cittadini, cercando di annullare il conflitto attraverso il consenso istituzionale. Per raggiungere i nostri obiettivi di analisi abbiamo utilizzato la teoria sociologica sviluppata da Luc Boltanski, Laurent Thévenot e Ève Chiapello che considerano i modelli di giustificazione e legittimazione delle azioni dell'élite imprenditoriale basati sulla Teoria delle cités, la cui matrice analitica funge da riferimento per costruire una tabella con i principali valori, profili e dispositivi che sono in gioco, nelle situazioni in cui vengono svolte le azioni collettive degli imprenditori, visto che sono strutturate in rete e mirano, a giudizio degli stessi imprenditori, alla loro espansione e ai benefici per il bene della società civile organizzata. Così, in questa tesi chiamiamo la cité per i Progetti come quella che si struttura in un nuovo rapporto tra la città e gli strumenti di gestione, il più vario possibile, in un ciclo scandito dal tempo del mercato, che impedisce investimenti critici di altri attori sociale, poiché le politiche pubbliche per lo sviluppo economico e sociale sono basate su logiche di business e competitive. Abbiamo anche sviluppato un apparato critico, basato sul pensiero sociale di Boltanski, che decostruisce questa logica evidenziando le asimmetrie della dominazione manageriale. Sebbene la ricerca sia strutturata in un caso di studio locale, i progetti gestiti dall'élite strategica di Maringá sono stati replicati in diversi altri comuni del Brasile, sempre con lo stesso sfondo: azione imprenditoriale e dominio del management. O empresariado é um ator político, devidamente situado em um ambiente institucional e que interfere, de acordo com os padrões de justificação de sua ação coletiva, na vida política das cidades. Com base nesse pressuposto, estudamos a atuação do empresariado na cidade de Maringá, Paraná, a partir da organização do Conselho de Desenvolvimento Econômico - Codem, regulado por lei municipal em 1996, onde uma elite estratégica, recrutada na Associação Comercial local exerce o controle institucional e negocia politicamente com o poder público, fazendo de sua ação uma força produtora de consideráveis impactos nas variáveis sociais e econômicas do município a partir da elaboração de agendas políticas de desenvolvimento denominadas de Maringá 2020, Maringá 2030 e Maringá 2047. Essas agendas foram desenvolvidas a partir de técnicas de gestão empresarial passando a ser um modelo a ser seguido pelo Executivo de 1997 até os dias atuais. Este modelo de excelência na gestão é um contraponto à gestão pública e acabou alijando das discussões sobre o desenvolvimento econômico local outros atores que não fazem parte da elite dirigente, como por exemplo os movimentos sociais e o poder Legislativo. A tese que procuramos desenvolver é que em Maringá se estabeleceu uma forma de dominação gestionária, priorizando os interesses da elite empresarial em detrimento de outros projetos de cidade, buscando anular o conflito por meio do consenso institucional. Para a consecução dos nossos objetivos de análise utilizamos a teoria sociológica elaborada por Luc Boltanski, Laurent Thévenot e Ève Chiapello que consideram os modelos de justificação e legitimação das ações da elite empresarial baseada na Teoria das cités, cuja matriz analítica serve de referência para se construir um quadro com os principais valores, perfis e dispositivos que estão em jogo, nas situações em que se realizam as ações coletivas do empresariado, considerando que elas se estruturam em rede e visam, na opinião dos próprios empresários, à sua ampliação e aos benefícios para o bem da sociedade civil organizada. Desse modo, denominamos nesta tese a cité por Projetos como aquela que está estruturada em uma nova relação entre a cidade e as ferramentas de gestão, as mais variadas quanto possível, em ciclo marcado pelo tempo do mercado, o que impede investimentos críticos de outros atores sociais, uma vez que as políticas públicas de desenvolvimento econômico e social estão assentadas na lógica empresarial e concorrencial. Desenvolvemos ainda um aparato crítico, baseado no pensamento social de Boltanski, que desconstrói essa lógica apontando as assimetrias da dominação gestionária. Embora a pesquisa se estruture em um estudo de caso local, os projetos geridos pela elite estratégica de Maringá foram replicados em diversos outros municípios do Brasil tendo sempre o mesmo pano de fundo: a ação empresarial e a dominação gestionária. The business community is a political actor, properly situated in an institutional environment and that interferes, according to the justification standards of its collective action, in the political life of cities. Based on this assumption, we studied the performance of the business community in the city of Maringá, Paraná, founded on the organization of the Economic Development Council - Codem, regulated by municipal law in 1996, where a strategic elite, recruited from the local Commercial Association, exercises institutional control and politically negotiates with the government, making its action a force that produces considerable impacts on the social and economic variables of the municipality from the development of political development agendas called Maringá 2020, Maringá 2030 and Maringá 2047. These agendas were developed from business management techniques becoming a model to be followed by the Executive Branch from 1997 to the present day. This model of excellence in management is a counterpoint to public management and ended up leaving other actors who are not part of the ruling elite, such as social movements and the Legislative Branch, out of the discussions about local economic development. The thesis that we seek to develop is that in Maringá a form of managerial domination was established, prioritizing the interests of the business elite over other city projects, seeking to cancel the conflict through institutional consensus. To achieve our analysis objectives we used the sociological theory developed by Luc Boltanski, Laurent Thévenot and Ève Chiapello who consider the models of justification and legitimization of the actions of the business elite based on the Theory of cités, whose analytical matrix serves as a reference to build a table with the main values, profiles and devices that are at stake, in the situations in which the collective actions of the business community are carried out, considering that they are structured in a network and aim, in the opinion of the businesspersons themselves, for their expansion and the benefits for the good of organized civil society. Thus, in this thesis, we define the cité as Projects as one that is structured in a new relationship between the city and the management tools, as varied as possible, in a cycle marked by the time of the market, which prevents critical investments from other actors social, since public policies for economic and social development are founded on business and competitive logic. We have also developed a critical apparatus, based on Boltanski's social thinking, which deconstructs this logic by pointing out the asymmetries of managerial domination. Although the research is structured in a local case study, the projects managed by the strategic elite of Maringá have been replicated in several other municipalities in Brazil, always with the same background: business action and managerial domination.

L'articolo nasce dalla necessità di trovare una rinnovata chiave interpretativa univoca sul concetto di innovazione sociale negli approcci territoriali, osservando le diverse declinazioni di ricerca e prospettive metodologico/disciplinari. A tal fine, l'analisi proposta nel contributo è basata su una systematic review: da un lato considerandola presenza della keyword innovazione sociale abbinata a i concetti di imprenditorialità, inclusione e co-produzione; dall'altro la presenza o meno di una prospettiva territoriale o urbana. L'obiettivo dell'articolo è fornire un'analisi su quali aspetti comuni sono presenti nell'attuale panorama accademico, cercando nuove direzioni verso cui i diversi approcci necessitano una attenta applicazione ad importanti questioni territoriali.

Purpose This paper aims to address risks inherent in business model innovation. The authors make the case that entrepreneurs and managers, in relying on sources of innovation when designing business models, need to pay heed to these hidden risks – or tripwires – that can prevent the venture from efficiently, effectively and profitably scaling. The authors provide a guiding framework to help entrepreneurs and managers identify four distinct tripwires in their business model underlying the sources of innovation. Design/methodology/approach The authors build a systematic framework of the four tripwires – structure, scaling, systems and strategy – underlying offer-driven, customer-driven, finance-driven and resource-driven business model innovations. By relying on academic research, the authors’ scholarly work on organizational decline, innovation and corporate turnaround and the authors combined experiences and observations in industry, this study makes explicit and highlights problem areas in the business model, providing examples of representative companies to illustrate the challenges and consequences of failing to identify and manage its tripwires. Findings The authors demonstrate that awareness and attention to the tripwires underlying sources of innovation can mitigate a business model’s future challenges. Business model innovations can and often do conceal hazards that become apparent only as a venture begins to grow. As such, it is essential that entrepreneurs and managers attend to these potential problem areas in the early stages of designing their business models. In bringing awareness to innovation-related tripwires, the authors offer a risk-management “patch” for managers and entrepreneurs when developing their business models. Originality/value Business model innovation is a powerful tool to help in identifying growth opportunities. Yet in launching, scaling or transforming their business models, entrepreneurs and managers can encounter unforeseen challenges. While sources of innovation in the business model prioritize the discovery of growth opportunities, this has often come at the expense of the potential risks underlying them. The authors provide a means to identify four distinct tripwires that may be triggered when implementing business model innovations.

L'articolo indaga la storia del primo piroscafo del Mediterraneo, il Ferdinando I, costruito a Napoli nel 1818. In particolare, dopo aver delineato le condizioni della marina mercantile nel Mezzogiorno della Restaurazione, si sofferma sull'imprenditore francese titolare della privativa per l'introduzione della navigazione a vapore nelle Due Sicilie (Pierre Andriel), sulle vicende della società in accomandita costituitasi allo scopo, e sul ruolo svolto dal governo napoletano. Dall'analisi emergono il carattere avventuriero del promotore, il disimpegno degli azionisti e il sostanziale disinteresse del governo napoletano, elementi che, pur rendendo tanto più notevole la buona prova del Ferdinando I, impedirono a un'impresa pioneristica di consolidarsi e trasformarsi in un fattore di modernizzazione.

Diversi studi hanno dimostrato che gli imprenditori o aspiranti imprenditori immigrati hanno specifiche difficoltà ed esigenze nella creazione e sviluppo di attività imprenditoriali. Pertanto, alcune istituzioni – sia pubbliche sia private – hanno avviato iniziative a supporto della creazione e della crescita delle imprese di immigrati. Ad oggi, tuttavia, sia le politiche pubbliche a supporto della nascita e crescita dell’imprenditorialità immigrata che le complementari iniziative private rimangono ancora parzialmente inesplorate. Con il presente contributo si intende contribuire alla comprensione di tali iniziative attraverso una analisi svolta sulle principali iniziative di supporto agli imprenditori immigrati sul territorio italiano. Il lavoro propone una classificazione di tali iniziative sulla base delle tre dimensioni: (1) le competenze e risorse fornite agli imprenditori immigrati; (2) la specificità del bisogno dell’imprenditore; (3) il meccanismo alla base dello sviluppo di competenze e risorse.

This paper is concerned with the family as one of the key entrepreneurial and capitalist agents in the colonisation of Australia. Private enterprise has long been understood to be one of the prime factors in this history and Scottish families were particularly active. My case study is the Learmonth family who hailed from the Falkirk area in Stirlingshire, 44 km west of Edinburgh. Their story exemplifies the imbrication of family identity in its dynastic character with the opportunities afforded by the colonial expansion of the British empire and how this was figured in built works. Of significance for the paper is an understanding of what was at stake in Scotland for the Learmonth family and its lineage and how Thomas Learmonth, youngest of four sons, and his sons used colonial acquisitions to embellish their family status and identity at home. Ercildoun, the famous sheep station they established near Ballarat in Victoria was the final achievement of their Australian sojourn and it propelled them from the margins of Scottish life to somewhere much nearer its centre. The paper will show how they, as pastoralists and breeders of the “pure Australian merino” operated in the colonial enterprise-driven and global modality of economic migration that drove the expansion of the Port Phillip District of New South Wales in the 1830s and 1840s. Der vorliegende Beitrag befasst sich mit der Familie als eine der zentralen unternehmerischen und kapitalistischen Kräfte bei der Kolonisierung Australiens. Schon lange gilt das private Unternehmertum als ein vorrangiger Faktor dieser Geschichte, zu dem schottische Familien besonders aktiv beitrugen. Mein Fallbeispiel betrifft die Familie Learmonth aus der Nähe von Falkirk in Stirlingshire, 44 km westlich von Edinburgh. Die Geschichte dieser Familie beleuchtet exemplarisch die enge Verschränkung dynastisch geprägter Familienidentitäten mit den sich bei der kolonialen Erweiterung des britischen Empire eröffnenden Möglichkeiten und den daraus resultierenden Bauformen. Dem Beitrag geht darum, die Anliegen der Learmonths in Schottland, ihre Abstammung und die Art und Weise zu verstehen, in der Thomas Learmonth, der jüngste der vier Söhne, wie auch seine eigenen Söhne, die kolonialen Errungenschaften für die Aufwertung von Status und Identität ihrer Familie in der Heimat nutzen. Ercildoun, die berühmte Schafzucht, die sie in der Nähe von Ballarat in Victoria aufbauten, bildete den Schlussstein ihrer Zeit in Australien und beförderte sie vom Rand der schottischen Gesellschaft auf einen weitaus wichtigeren Rang. Der Artikel zeigt ihr Vorgehen als Halter und Züchter des „reinen australischen Merinoschafs“ im Kontext der unternehmerisch motivierten weltweiten Wirtschaftsmigration der Kolonialzeit, die in den 1830er und 1840er Jahren die Erweiterung des Port Phillip Distrikts in New South Wales vorantrieb. Este artículo trata la familia como uno de los actores clave de la iniciativa empresarial y del capitalismo que colonizan Australia. La empresa privada ha sido considerada desde hace tiempo como uno de los factores esenciales en esta historia y las familias escocesas han sido particularmente activas en este papel. Este estudio trata de los Learmonth, originarios de la región de Falkirk en Stirlingshire, a poco más de cuarenta kilómetros al oeste de Edimburgo. Su historia ilustra la imbricación de la identidad familiar en su carácter dinástico con las oportunidades ofrecidas por la expansión colonial del Imperio británico y la forma en la que esta se ha traducido en las construcciones. La comprensión de lo que estaba en juego en Escocia para los Learmonth y su descendencia, y de cómo Thomas Learmonth, el más joven de los cuatro hijos, y más tarde sus propios hijos, utilizaron sus bienes coloniales para reforzar el estatus social y la identidad de la familia en Escocia es muy significativa. Ercildoun, la célebre ganadería que establecen cerca de Ballarat, en el estado de Victoria, fue su última realización en Australia, realización que les catapulta de la periferia de la sociedad escocesa a su mismo centro. Nos proponemos mostrar aquí cómo, en tanto que ganaderos de puros merinos australianos, actuaron en el seno del mecanismo colonial determinado por la empresa y la globalización de la migración económica que condujo a la expansión del distrito de Port Phillip en Nueva Gales del Sur a lo largo de los años 1830 y 1840. Cet article traite de la famille comme un des acteurs clés de l’entrepreneuriat et du capitalisme qui ont fait la colonisation de l’Australie. L’entreprise privée a longtemps été vue comme un des facteurs essentiels dans cette histoire et les familles écossaises ont été particulièrement actives dans ce rôle. L’étude porte sur les Learmonth, originaires de la région de Falkirk dans le Stirlingshire, à quelque 44kms à l’ouest d’Édimbourg. Leur histoire illustre l’imbrication de l’identité familiale dans son caractère dynastique avec les opportunités offertes par l’expansion coloniale de l’Empire britannique et la façon dont cela s’est traduit dans les constructions. La compréhension de ce qui était en jeu en Écosse pour les Learmonth et leur descendance, et de comment Thomas Learmonth, le plus jeune des quatre fils, puis ses propres fils, ont utilisé leurs biens coloniaux pour renforcer le statut social et l’identité de la famille en Écosse est tout à fait significative. Ercildoun, le célèbre élevage ovin qu’ils ont établi près de Ballarat dans l’État de Victoria, fut leur ultime réalisation en Australie, réalisation qui les a propulsés de la périphérie de la société écossaise vers son centre. L’article montre comment, en tant qu’éleveurs du pur mérinos australien, ils ont agi au sein du mécanisme colonial déterminé par l’entreprise et la globalisation de la migration économique qui a conduit à l’expansion du district de Port Phillip en Nouvelle-Galles du Sud au cours des années 1830 et 1840. Questo articolo tratta della famiglia come uno dei principali motori della creazione d’impresa e del capitalismo nel contesto della colonizzazione dell'Australia. L'impresa privata è stata a lungo considerata come uno dei fattori principali di questa storia e le famiglie scozzesi sono state particolarmente attive in questo campo. Il mio caso studio è la famiglia Learmonth, che proveniva dall'area Falkirk dello Stirlingshire, 44 km a ovest di Edimburgo. La loro storia mostra chiaramente la sovrapposizione di un'identità familiare a carattere dinastico con le opportunità offerte dall'espansione coloniale dell'Impero britannico, nonché il modo in cui tale fenomeno si manifesta nelle opere costruite. È importante ai fini dello studio evidenziare ciò che era in gioco in Scozia per la famiglia Learmonth e per la loro casata. Thomas Learmonth, il più giovane di quattro fratelli, ed i suoi figli si sono serviti delle acquisizioni coloniali per migliorare la loro situazione familiare e la loro notorietà in patria. Ercildoun, il famoso allevamento di ovini che insediarono vicino a Ballarat nello stato di Victoria, rappresentò il traguardo della loro permanenza in Australia e grazie ad esso la famiglia guadagnò una posizione di rilievo negli ambienti scozzesi. Il documento mostrerà come questi pastori e allevatori del "puro merino australiano" operassero nell’ambito della migrazione economica mondiale e coloniale guidata dall'impresa, all’origine dell'espansione del distretto di Port Phillip nel Nuovo Galles del Sud negli anni 1830 e 1840.

La tesi ha come oggetto di studio le politiche comunali di supporto all’imprenditorialità. In particolare, mette a confronto le politiche promosse dalle città di Milano e Barcellona e le esperienze di giovani fino a trentacinque anni di età. Il quadro interpretativo attinge, da un lato, agli studi sulle politiche e la governance urbana di impronta neo-Marxiana e neo-Weberiana e, dall’altro, alla letteratura socioeconomica e alla documentazione istituzionale teoricamente rilevante sull’imprenditorialità anche nella cornice degli studi sulla riorganizzazione del welfare. Da questa letteratura sono emersi due macro-approcci analitici. Il primo mette in evidenza la convergenza verso modelli di governance e di welfare neoliberali improntati alle esigenze del mercato e della competitività a discapito della coesione sociale. Un trend di cui le politiche per l’imprenditorialità sembrano costituire un esempio paradigmatico. Il secondo, mette a fuoco le peculiarità della città Europea e la tenuta del compromesso tra crescita e inclusione sociale che la caratterizzerebbe, sostenendo la tesi opposta della differenza tra le città e della divergenza rispetto alle logiche neoliberali. In questo quadro, la ricerca ha messo al centro dell’analisi le differenze locali, il ruolo dei governi urbani e la loro capacità di governare le trasformazioni socioeconomiche e politiche in corso, e inoltre gli effetti in termini di redistribuzione di rischi e opportunità tra i destinatari delle azioni. Per farlo, si è avvalsa di un approccio interpretativo, una metodologia basata sullo studio di caso e sulla tecnica dell’intervista, e un’analisi comparativa, che mette al centro dello studio le differenze e i relativi fattori di influenza. Dopo aver situato l’oggetto di studio all’interno delle condizioni socioeconomiche e istituzionali che caratterizzano i due contesti, e sulla base dei risultati emersi, la tesi mette a fuoco, innanzitutto, l’eterogeneità che caratterizza le diverse dimensioni di policy. Queste includono idee e valori, problemi, obiettivi, misure e strumenti, nonché le esperienze dei giovani beneficiari intervistati. Infine, mette in evidenza il modo in cui orientamenti politici, paradigmi di policy locali, eredità istituzionali e sistemi di governance interagiscono per dare forma a specifici e differenti approcci alle politiche di supporto all’imprenditorialità nelle due città, e come queste influenzano la capacità di governare i cambiamenti e alternare la distribuzione dei rischi e delle opportunità tra i partecipanti. The thesis deals with municipal entrepreneurship support policies (MESPs) through a comparison between the actions undertaken in this field by the municipalities of Milan and Barcelona and the experiences of young people up to thirty-five years of age. The theoretical framework has brought together the neo-Marxian and neo-Weberian approaches to urban policies and governance, and the socio-economic literature and theoretically valuable institutional documentation on entrepreneurship, also in the framework of welfare changes. Two analytical macro approaches emerged from this literature. The first highlights the convergence towards neoliberal governance and welfare models, oriented towards market and competitiveness at the expense of social cohesion. A trend of which the policies for entrepreneurship seem to constitute a paradigmatic example. The second one focuses on the peculiarities of the European city and on the compromise between growth and social inclusion that would characterise it, supporting the opposite thesis of the persistent difference between cities and of the divergence from the neoliberal logic. Against this background, the research focused on local differences and the role of municipal governments and their capacity to govern socio-economic and political changes. Besides, attention has been paid to the experiences of young people and policy outcomes in terms of redistribution of risks and opportunities. The analysis avails itself of an interpretative approach, a methodology based on the case study and the technique of the interview, and a comparative logic, which puts the differences and the related factors of influence at the centre of the study. After having placed MESPs within the socio-economic and institutional conditions of the two contexts, and given research findings, the thesis focused on the heterogeneity characterising different dimensions of MESPs. These include ideas and values, problems, objectives, measures and tools and outcomes. It highlighted how politics, institutional legacies, localised policy paradigms and governance arrangements interplay to shape specific and diverse local approaches to MESPs, thus affecting the capacity of city governments to govern socio-economic changes and to alter the unequal distribution of risks and opportunities for participants.

Il progetto INSO promosso dall'Istituto, è finanziato dal Ministero dell'Interno-Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione, nell'ambito del bando "Collaborazioni internazionali e cooperazione ed assistenza ai Paesi terzi in materia di immigrazione ed asilo" attraverso il quale, si sostengono delle azioni dirette ad affrontare le cause profonde delle migrazioni.L'obiettivo generale del progetto, è stato quello di promuovere lo sviluppo socio-economico del Sudan potenziando l'acquisizione di competenze, sostenendo la crescita professionale dell'individuo e la sua integrazione nel mercato del lavoro. Il progetto contribuisce a rafforzare la formazione universitaria, quale fattore cruciale del cambiamento demografico in una società in transizione (in seguito all'annunciata fine delle limitazioni economiche, commerciali e finanziarie). Il percorso formativo ha visto la partecipazione di circa 150 partecipanti tra studenti delle università sudanesi, professori universitari e funzionari del Ministero dell'Educazione Superiore e della Ricerca Scientifica del Sudan.Il progetto INSO è stato condotto dall'IRISS-CNR (capofila) in partenariato con il Centro Servizio di Ateneo per l'Apprendimento Permanente (CAP) dell'Università di Bari, il Comboni College of Science and Technology (CCST) a Khartoum ed il Ministero dell'Educazione Superiore e della Ricerca Scientifica della Repubblica del Sudan (MOHE). Inoltre, attraverso la concessione del patrocinio, sono coinvolte l'Ambasciata d'Italia a Khartoum (Sudan) e l'Ambasciata della Repubblica del Sudan a Roma. Al termine del progetto alla luce degli ottimi risultati raggiunti in termini di competenze acquisite dai partecipanti, l'IRISS CNR ha richiesto una proroga di progetto all'Ente finanziatore finalizzato alla pianificazione esecutiva e realizzazione di un Incubatore che promuovesse la nascita di microimprese nel settore dell'ICT tra i partecipanti al corso. Il Rapporto finale del progetto illustra in maniera sintetica tutte le fase del progetto e ha una sezione finale finale (in inglese) di progettazione esecutiva dell'Incubare cosi come è stato realizzato.

Work personalization within cognitive capitalism (Alessandrini 2013) demands universities to certify competences that can promote new forms of employability (Boffo, Federighi, Torlone 2015), connected to global network innovation (Steiner et al. 2013). Personal entrepreneurship becomes the heuristic promoter of career changes (Federighi, Torlone 2013). This enables individuals to ask new questions, to provide innovative solutions, and to create endeavours that can extend the current limits of knowledge, or define new ones (Costa 2014). Methodology: The research analysed variables and, by doing so, strengthened entrepreneurial competence (Morselli, Costa 2015; Costa, Strano 2016) from an enabling perspective, involving more than one hundred people going through a career change (Sen 2000). Based on a mixed method (Ponce, Pagán-Maldonado 2015) the research was developed over four phases: 1) Self-assessment (Pittaway, Edwards 2012) of entrepreneurial attitudes; 2) Recognition (Federighi 2014) of emerging competences from global innovation networks; 3) Reflective thinking (Mortari 2003) and switching in terms of awareness (Mezirow 2003); 4) Capability (Sen 2006) of opportunities and resources for the instigation of entrepreneurial action (Costa Strano 2016). Results: The data observed show that during career changes the development of competences is positively linked to age, education, and experience, above all when combined with enabling processes. As for entrepreneurship, training contexts in the service industry prove strategic, even if still too focused solely on the technical-informative dimension. Furthermore, the results show that entrepreneurial training (Pittaway, Edwards 2012) becomes competence that can promote action starting from resources/opportunities in various career changes (Costa 2014)

La lavorazione del merletto ha una presenza antica nelle comunità umane. Sono le donne, di ogni epoca o ceto sociale che, essendo tenute alla cura della casa e delle persone, esercitano da sempre questo mestiere. L’arte delle merlettaie in Italia, secondo la documentazione di cui si dispone, la si fa risalire al XV secolo, nella zona delle Fiandre, e successivamente si è diffusa in tutta Europa. A Gorizia nel 1672 nasce la prima scuola nel Monastero delle Orsoline che diventa il centro delle professioni femminili. Nel corso del tempo la scuola si trasforma da ente religioso a istituto succursale della scuola del merletto di Vienna, a scuola statale e infine regionale. Attualmente è l’unica scuola italiana con un riconoscimento regionale. Per offrire uno sbocco commerciale alle opere delle allieve e per iniziare una nuova fase di espansione e di commercializzazione dei prodotti realizzati è stata istituita la Fondazione Scuola Merletti di Gorizia. In futuro la trasformazione in una vera realtà produttiva implicherà un percorso basato su precise scelte strategiche e operative che riguardano principalmente l’assunzione di un chiaro indirizzo imprenditoriale da parte degli allievi e dei docenti (per l’avvio di start up o di cooperative sociali), una pianificazione economico-finanziaria e lo sviluppo di una rete territoriale di diverse organizzazioni e istituzioni per il sostegno al progetto. Lace making has an ancient presence in human communities. Women of every age and social class, having to take care of the home and family, have always engaged in this occupation. The art of lace makers in Italy, according to the documentation available, dates back to the fifteenth century in Flanders, and subsequently spread throughout Europe. In Gorizia in 1672, the first school was founded in the Ursuline Monastery, which became the center of the female professions. Over time, the school transformed from a religious institution to an institute – a branch of the Vienna-based lace school – to a state school and finally a regional school. Currently it is the only Italian school with regional recognition. In order to offer a commercial outlet to the works of the students and to start a new phase of expansion and marketing of the products made, the Merletti School Foundation of Gorizia has been established. In the future, transformation into a true production entity will imply a path, based on precise strategic and operational choices, that mainly will concern the adoption of a clear entrepreneurial direction by students and teachers (for the implementation of startups or social cooperatives), economic-financial planning and the development of a territorial network of various organizations and institutions to support the project.

Il contributo si propone di esplorare il modo in cui i giovani lavoratori autonomi vivono il lo ro lavoro guardando a come “ciò che li circonda” contribuisce (o meno) a facilitare il rapporto quotidiano tra il professionista e il suo lavoro, fornendo aiuti, risorse e supporto. In questa prospettiva, dopo aver presentato le principali caratteristiche di una ricerca qualitativa condotta tra i giovani lavoratori emiliano-romagnoli e gli obiettivi del contributo, l’articolo concentra sulla presentazione dei primi risultati emergenti dall’analisi delle rappresentazioni che i giovani intervistati hanno del ruolo della propria rete personale e professionale nei propri percorsi lavorativi. Le conclusioni riflettono sulle implicazioni che i risultati emergenti hanno sulla percezione che i giovani lavoratori autonomi hanno di sé stessi e della propria posizione nell’intersecarsi dei due campi di azione, mostrando come l’interiorizzazione della retorica individualista porti spesso gli intervistati a leggere come protagonismo ciò che è, in realtà, solitudine.