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In this paper we propose a reflection on the intertwining of mind, body, and words in ancient Greek thought, with specific reference to Gorgias and Aristotle. In particular, we believe that it was the reflection developed within rhetoric – though not the only one – that played a central role in the first articulation of the conceptual framework where the relationship between soul and body, in a very peculiar and specific way, takes place. There are at least two salient features of this rhetorical perspective, which will be investigated here with specific reference, as mentioned, to Gorgias and Aristotle: the insistence on the close interrelationship between body and soul, an interrelationship highlighted starting from the emotional sphere in which it shows itself in the most explicit manner and never resolved in terms of a pure and simple subordination of one to the other; the role that logos, by virtue of its nature and characteristics, plays as point of intersection of somatic and psychic dimension of human experience.

Argomento del saggio è il complesso fenomeno conosciuto come “rivendicazione” o “riappropriazione semantica”. Con questa espressione si intende il processo grazie al quale un termine dispregiativo (slur) viene rivendicato dal gruppo target (o da alcuni suoi membri) perdendo così l’originaria carica aggressiva fino a poter acquisire anche connotazioni positive in grado di esprimere orgoglio e/o rafforzare il senso di appartenenza al gruppo. Attraverso un confronto tra le principali posizioni presenti nel dibattito su questo tema, vengono messi in luce i vantaggi e i potenziali rischi di questa interessante strategia di “bonifica” del linguaggio d’odio. The topic of the essay is the complex phenomenon known as "appropriation," or "reclamation", i.e. the process by which a slur is used by targeted groups for non-derogatory purposes, also in order to express pride and solidarity within the group. Through a comparison of the main positions present in the debate on this issue, the advantages, and potential risks of this interesting strategy of defense against hate speech are highlighted.

Handwriting requires the mastery of multiple skills, including motor skills. In the calligraphic phase, the motor development has reached an adequate development and this pro-duces a more precise writing act. This paper focuses on a qualitative-quantitative research ac-tivity, which involved third graders; the comparison between control and experimental classes showed improvements in many aspects and in particular spelling improvements.

Proust’s legacy is a paradoxical one. In the Recherche, the need to overcome the «moi social» is theorized so that a «moi créateur» can be given, and yet, from the post-war period to the present day, legions of readers and interpreters have made every effort to trace the «moi créateur» back to the «moi social», from the work and its content to the author and his biographical events. Thus, a double, conflicting legacy emerges: that of the Recherche, which urges us to read within ourselves with the tools contained in the novel, and that of Marcel Proust, which, malgré lui, feeds the voyeuristic and fetishist cult of «Proustism». That the latter leads us astray is clearly demonstrated by the philosophical thesis contained in the essay on Sainte-Beuve’s method from which the Recherche itself originates, i.e. the thesis that the work only has value if it succeeds in restoring life in its profound meaning, to be sought beneath the surface of existence, drawing out truths that shine in the confrontation between the present and the past.

La questione che il volume di Giancarlo Gaeta (In attesa del Regno. Il Cristianesimo alla svolta dei tempi, Quodlibet, 2022) pone esplicitamente nella postilla finale, ma che in realtà attraversa – seppur in modi diversi – tutti i saggi in esso raccolti, è al tempo stesso provocatoria e cruciale: cosa resta oggi, a duemila anni dalla sua comparsa, del cristianesimo? Nelle pagine che seguono, proveremo a rispondere indirettamente a questa domanda, partendo da alcune brevi riflessioni che riguarderanno un’altra questione – quella riguardante la crisi del cristianesimo – che in un certo senso precede quella del “cosa resta” e che ad essa inevitabilmen te si connette. Più precisamente, cercheremo di incrociare il tema della crisi con il tema della natura del cristianesimo, perché mi pare essi siano in qualche modo indissolubilmente legati, come proverò a mostrare.

È vero che il “senno del poi” chiarisce, a posteriori, molte cose. Eppure, recuperando la Nota introduttiva a L’industria del romanzo, datata gennaio 1981, colpisce il fatto di riconoscervi già enunciate con chiarezza alcune delle cifre peculiari che hanno caratterizzato l’intero percorso critico di Alberto Cadioli. In quella Nota Cadioli manifesta la vocazione ad indagare la letteratura come luogo di intersezione tra chi crea il testo, chi lo produce e chi lo riceve: «il discorso deve quindi...

The question that lies at the heart of this short essay concerns the effects of laughter on the relationship between the right to freedom of expression, on the one hand, and the potential exercise of verbal violence on the other. In short, the question we ask is whether the presence of laughter increases the spectrum of freedom of expression by reducing that of verbal violence, or, on the contrary, whether the very element of laughter does not laughter does not, on the contrary, determine a multiplication of violence in certain discursive situations.

Nei due report LCA (Life Cycle Assessment) dei due edifici, uno costruito mediante l’utilizzo del legno, e l’altro con il laterocemento, sono stati individuati i materiali, le fasi e le attività del ciclo di vita che maggiormente contribuiscono agli indicatori d’impatto riferiti ai servizi analizzati. Alcune variabili non sono modificabili direttamente ma è possibile identificare eventuali variabili che possano modificare i valori degli indicatori precedentemente misurati. Qui di seguito, si analizzano gli impatti della costruzione dell’edificio in laterocemento messi a confronto con gli impatti derivanti dalla costruzione dell’edificio con tecnologia in legno.

L’impiego di una tecnologia costruttiva in legno, con pannelli CLT o a fibre incrociate o con pareti in platform-frame, consente di realizzare strutture leggere, particolarmente indicate nel caso di sopraelevazioni o nel caso di costruzione su terreni con ridotta capacità portante. Queste tecnologie necessitano tuttavia di un’attenta progettazione della durabilità strutturale attraverso dettagli costruttivi, nodi e pacchetti che tutelino le condizioni termoigrometriche degli elementi nel tempo, coinvolgendo quindi professionalità trasversali a quella computazionale. Inoltre, l’edilizia rappresenta uno dei settori a maggior impatto ambientale, secondo varie fonti di letteratura in termini di emissioni nella fase di approvvigionamento di materie prime e costruzione si stima che il settore emetta circa il 15% di tutte le emissioni mondiali; in termini di emissioni nella fase di uso, si stima una responsabilità pari al 40% di tutte le emissioni emesse a livello globale. È anche per questo che analizzare gli impatti ambientali degli edifici ha sempre più grande rilevanza, anche alla luce dell’approccio di architettura bio-eco-sostenibile dichiarato nel decreto 23 giugno 2022, nuovi Criteri ambientali minimi per l’affidamento del servizio di progettazione ed esecuzione dei lavori di interventi edilizi.

This contribution focuses on the analysis of the iconography of the kings represented with the spear. An iconography of the sovereign seen as a warrior, wielding a weapon which, from the archaic Greek age, passing through the early Middle Ages and the Renaissance age, becomes emblematic in the depiction of monarchs. The spear, moreover, is the weapon used by the archetype of the universal sovereign par excellence, that is Alexander the Great. In this brief examination, comparatively, we will consider how, from the late imperial age up to Titian's famous portrait of Charles V on horseback, Alexander the Great, in this case the famous statue of the king at the battle of Granico, a work (lost) by the Sicionian sculptor Lisippo, will constitute, a model in the iconography of the sovereigns.&nbsp