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Un nuovo approccio culturale al cibo
- Publication Year :
- 2005
- Publisher :
- Università La Sapienza, 2005.
-
Abstract
- Il cibo è una sostanza liminale tra la natura e la cultura (Atkinson, 1983), per cui è chiaramente inevitabile oggi un approccio scientifico ad esso (Mansfield e McGinn, 1993). “L’uomo prepara il cibo più per abitudini gastronomiche condizionate da fattori culturali, scientifici, economici, sociali e politici che per il semplice bisogno di nutrirsi” (Baldassini, cit, p. 47). Infatti oggi il concetto di salute non si riferisce precipuamente all’assenza di malattia, ma si allarga a definire, più in generale, uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale. Un tale approccio privilegia il concetto di un sé pienamente cosciente, pensante, riflessivo; un sé che compra, prepara e mangia il cibo con un’elevata consapevolezza della sua storia e della sua preparazione (Lupton, 1999, p.143), quindi l’azione di incorporare alimenti non costituisce una sfida solo per la salute e la vita di colui che mangia, ma definisce il posto dell’individuo in un sistema culturale (Fischler, 1988). Anche Bordieu (1983, p.198) parla della capacità di scelta del cibo, come di un “capitale culturale”; egli dice che l’approccio estetico alla tavola è fortemente collegato sia al livello economico che al capitale culturale, è una dimostrazione di “rango sociale”. James ha dichiarato che “la fine degli anni 80 sarà sicuramente ricordata come quel momento in cui la preoccupazione sui potenziali effetti deleteri di alcuni cibi sul nostro corpo si è spostata dai laboratori di microbiologia all’arena pubblica” (1990). Attualmente l’approccio al cibo è visto in maniera positiva e più che i divieti appaiono frequenti i consigli e i suggerimenti (claims), mostranti i vantaggi in termini salutistici e psicologici che derivano dall’assunzione di determinate vivande. “Di recente, stanno aumentando le evidenze scientifiche che supportano le prove di come alcuni cibi o loro componenti abbiano effetti fisiologici e psicologici positivi: sono i cosiddetti alimenti funzionali. “Un alimento può essere considerato funzionale se dimostra in maniera soddisfacente di avere effetti positivi su una o più funzioni dell’organismo, che vadano oltre gli effetti nutrizionali normali, in modo tale che sia rilevante per il miglioramento dello stato di salute e di benessere e/o per la riduzione del rischio di malattia. Parecchi prodotti alimentari tradizionali contengono componenti che hanno potenziali effetti benefici sulla salute; possono essere alimenti naturali a cui è stato aggiunto o sottratto un elemento chimico, tramite procedimenti tecnologici o bio-tecnologici, come le patate al selenio, il latte con aggiunta di calcio e vitamine, i cereali con minerali” (Eufic, 2004, pp.16-18). Il concetto di alimenti funzionali è nato in Giappone. Nel 1980 le autorità sanitarie giapponesi riconobbero che, in seguito al miglioramento della qualità della vita, sarebbe aumentata anche l’età media della popolazione e quindi il numero delle persone anziane. A questo avrebbe inevitabilmente fatto seguito un aumento delle spese sanitarie, da cui nacque l’idea di promuovere il miglioramento della salute o di ridurre il rischio di malattie, tramite qualcosa che fosse alla portata di tutti: il cibo (Eufic,cit. p. 17). Fa parte della tradizione giapponese un’impostazione di diversificazione alimentare; un detto popolare vuole che si debbano mangiare almeno trenta diversi elementi ogni giorno. L’alimentazione diviene sempre più un fatto di coscienza, di etica, di responsabilità e, se alla responsabilità di tipo personale si è aggiunta ormai quella sociale, è inevitabile che vi si applichi oggi anche quella ambientale.
- Subjects :
- CIBI FUNZIONALI
ALIMENTAZIONE
TRACCIABILITÀ
BIO-TECNOLOGIE
CERTIFICAZIONE EUROPEA
Subjects
Details
- Language :
- Italian
- Database :
- OpenAIRE
- Accession number :
- edsair.od......4094..5c9a2b5181e2d75ce11090940664909a