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Le voci delle intersezioni: Postcolonialismo e femminismo. Quando la subalterna può parlare

Authors :
Duraccio, Caterina
Source :
RIO. Repositorio Institucional Olavide, instname
Publication Year :
2022
Publisher :
Universidad Pablo de Olavide, 2022.

Abstract

All’inizio degli anni ’80 nell’Università di Delhi, un gruppo di studiosi si riunisce per riflettere sulle relazioni tra Occidente ed Oriente. Il collettivo nato dallo storico Ranajit Guha, prende il nome di Subaltern Studies, richiamando le teorie gramsciane sulla subalternità. L’analisi dei rapporti di dominio e soggezione tra coloni e colonizzati è centrale nello sviluppo di queste nuove teorie postcoloniali. I protagonisti di questo fervente dibattito non circoscrivono il postcolonialismo dentro precisi confini geografici: la condizione postcoloniale è principalmente ideologica, poiché nasce come prodotto delle relazioni e dei processi storici di colonizzazione. All’interno dei Subaltern Studies, la studiosa Gayatry Chakravorty Spivak (1985) si interroga sull’assenza del soggetto femminile nel discorso dei suoi colleghi, ponendo una domanda fondamentale per la teoria postcoloniale e per la teoria femminista: “La subalterna può parlare?” (1988). La donna appare un soggetto ventriloquizzato e costantemente rappresentato e definito dallo sguardo dell’altro. Spivak centra l’attenzione sul bisogno di autodeterminazione del soggetto femminile. Alla voce della filosofa indiana fanno eco le femministe chicanas e afroamericane, che dagli Stati Uniti reclamano un femminismo che tenga conto di tutte le subalternità che agiscono sul corpo femminile, prima fra tutte la razza. La declinazione dell’intersezione tra sesso, razza e classe assume un ruolo fondamentale sia nella teoria postcoloniale che in quella femminista. Nel presente lavoro si analizzano le principali rivendicazioni e le strategie di resistenza usate dalle voci delle subalterne, che marcano alcuni momenti di incontro/confronto tra femminismo e postcolonialismo<br />At the beginning of the 1980s, a group of scholars met at the University of Delhi to reflect on the relationship between the West and the East. The collective created by the historian Ranajit Guha takes the name of Subaltern Studies, recalling the Gramscian theories on subordination. The analysis of the relationships of domination and subjection between settlers and colonized people is central to the development of new postcolonial theories. The protagonists of this fervent debate do not circumscribe postcolonialism within precise geographical boundaries: the postcolonial condition is mainly ideological since it arises as a product of the historical relations and processes of colonization. Within Subaltern Studies, the scholar Gayatry Chakravorty Spivak questions the absence of the female subject in the discourse of her colleagues, asking a fundamental question for postcolonial theory and for feminist theory: “Can the subaltern speak?” (1988). The woman appears to be a ventriloquized subject and constantly represented and defined by the gaze of the other. Spivak focuses on the female subject’s need for self-determination. The voice of the Indian philosopher is echoed by the Chicanas and African American feminists who from the United States demand a feminism that takes into account all the subalternities that act on the female body, first of all the race. The declination of the intersection between sex, race and class plays a central role in both postcolonial and feminist theory. In the present work we observe some moments of confrontation and encounter between feminism and postcolonialism, the main demands and the strategies of resistance used by the voices of the subalterns

Details

Database :
OpenAIRE
Journal :
RIO. Repositorio Institucional Olavide, instname
Accession number :
edsair.doi.dedup.....1f92c50d00fc9dfdbbd2957bd8d2b0ec