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Dalla scoperta di Pompei alla storia delle botteghe lungo via dell’Abbondanza
- Publication Year :
- 2007
- Publisher :
- Skira, 2007.
-
Abstract
- Dal 1763, anno della sua scoperta, ad oggi, Pompei è stata oggetto di campagne di scavo che hanno interessato oltre quaranta ettari, corrispondenti a circa due terzi dell’intera città; quasi duecentocinquant’anni di scavi consentono lo studio dell’evoluzione delle tecniche di ricerca archeologica e dei metodi di conservazione e restauro. Inizialmente l’interesse degli scavi era indirizzato unicamente al ritrovamento di oggetti di valore e di pitture parietali, da trasportare al museo di Napoli; di seguito l’attenzione si spostò sugli edifici e, quindi, sull’intera città, al fine di comprenderne la storia, lo sviluppo e le trasformazioni. L’esplorazione dell’antica città cominciò il 30 marzo 1748, data ufficiale di inzio agli scavi sulla collina che, solo nel 1763, sarà riconosciuta come Pompei grazie ad una iscrizione fuori Porta Ercolano. Nelle prime fasi di scavo le esplorazioni furono disorganiche e distribuite in vari punti dell’area, mentre dal 1759 al 1799 gli scavi proseguirono rapidamente anche grazie alla loro pianificazione voluta da Francesco La Vega. Inoltre, la pratica delle demolizioni, che, insieme allo spolio dei tesori, caratterizzò la prima fase degli scavi, ebbe fine nel 1763 per volere di Carlo III, e si limitarono al massimo le asportazioni di reperti e pitture. Dal 1808, con la salita al potere di Gioacchino Murat, si cercò di scavare con tecniche innovative di suddivisione del lavoro per aree topografiche organiche per raggiungere i cantieri di scavo posti a sud nell’area dei teatri con la zona di Porta Ercolano a nord e delle insulae adiacenti, esplorando quindi anche l’area del Foro. Carlo Bonucci, architetto direttore degli scavi di Ercolano e Pompei, in una lettera del 13 gennaio 1828, scrive come “nello scavo della casa ci si trovasse sul piano più elevato e pure nonostante tutto si è d’una conservazione e d’una solidità affatto straordinaria. Ogni cosa è ancora al suo posto. Le travi spezzate e incarbonite”. In questo momento la cura degli scavi viene suddivisa tra i soprintendenti e gli architetti. I primi svolgono un ruolo di controllo, coordinamento e direzione dei musei, mentre gli architetti sono impegnati direttamente nell’attività di scavo, catalogazione, rilevamento dei reperti e restauro delle vestigia architettoniche. Dal 1863 la direzione degli scavi fu di Giuseppe Fiorelli, che intraprese scavi sistematici. Con Fiorelli si afferma inoltre una nuova concezione del restauro che non solo tende a lasciare sul luogo le pitture scoperte ma si preoccupa di rispettare rigorosamente l’aspetto originario degli edifici scavati (evitando ogni ricostruzione). Dopo Fiorelli, dal 1875 la direzione degli scavi venne assunta dall’architetto Michele Ruggiero, con il quale la ricerca pompeiana vide uno dei suoi periodi più attivi. Il problema della conservazione in situ e del restauro delle strutture si pose con Ruggiero in maniera sistematica, lasciando integre le decorazioni delle case dopo aver attuato un restauro conservativo su pitture, mosaici e stucchi e aver provveduto a consolidare le strutture murarie e ad operare la ricostruzione delle coperture a protezione di edifici e arredi in essi contenuti. Soltanto con la nomina dello Spinazzola alla carica di direttore degli scavi, dal 1911 fino al 1923, iniziarono a essere applicati i più moderni metodi di intervento, in particolare nel disseppellimento del decumano massimo, in seguito battezzato via dell’Abbondanza. Il decumano inferiore di Pompei, che dal Foro attraversa la città fino a Porta di Sarno, detto via dell’Abbondanza, era la via principale, quella in cui si trovavano le più importanti attività commerciali e artigianali e su cui si aprivano alcune tra le più ricche case. Nel 1924 venne chiamato a dirigere gli scavi Amedeo Maiuri. La sua attività si protrasse per trentasette anni, fino al 1961. Continuò lo scavo isolato per isolato, sul lato meridionale di via dell’Abbondanza scavando inoltre le insulae delle regiones I e V in modo sistematico. Case e botteghe si affacciano con le porte sfondate, con le finestre divelte, con gli intonaci laceri o caduti, ma fuori e dentro è ancora il segno di una vita interrotta e che potrebbe riprendere. Con la fondazione della Scuola Superiore di Architettura, a opera di Camillo Boito prima e Gustavo Giovannoni poi, vennero confermati in forma ufficiale gli stretti rapporti già esistenti tra architetti e archeologi, che portano a interventi sistematici di restauro scientifico. Dal 1912 ad oggi sono stati eseguiti diversi interventi di manutenzione e restauro. La particolare situazione ambientale dei fronti, addossati al muro di contenimento dell’area non scavata, sottopone continuamente le murature e le pitture a fenomeni di degrado, causati soprattutto dall’umidità proveniente dal terrapieno composto da strati di lapillo e polveri vulcaniche. Pitture e iscrizioni elettorali presenti sui fronti, come pure gli stucchi che decorano l’officina infectoria, rappresentano i valori più alti dei fronti.
Details
- Language :
- English
- Database :
- OpenAIRE
- Accession number :
- edsair.dedup.wf.001..91b701e3c699a19374fd09609ba4263d