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Solving real-life data-driven multiobjective optimization problems involves many complicated challenges. These challenges include preprocessing the data, modelling the objective functions, getting a meaningful formulation of the problem, and supporting decision makers to find preferred solutions in the existence of conflicting objective functions. In this paper, we tackle the problem of optimizing the composition of microalloyed steels to get good mechanical properties such as yield strength, percentage elongation, and Charpy energy. We formulate a problem with six objective functions based on data available and support two decision makers in finding a solution that satisfies them both. To enable two decision makers to make meaningful decisions for a problem with many objectives, we create the so-called MultiDM/IOPIS algorithm, which combines multiobjective evolutionary algorithms and scalarization functions from interactive multiobjective optimization methods in novel ways. We use the software framework called DESDEO, an open-source Python framework for interactively solving multiobjective optimization problems, to create the MultiDM/IOPIS algorithm. We provide a detailed account of all the challenges faced while formulating and solving the problem. We discuss and use many strategies to overcome those challenges. Overall, we propose a methodology to solve real-life data-driven problems with multiple objective functions and decision makers. With this methodology, we successfully obtained microalloyed steel compositions with mechanical properties that satisfied both decision makers. peerReviewed

Valloitettuaan Keski- ja Etelä-Amerikan 1500-luvun alkupuolella espanjalaiset alkoivat hyödyntää tarmokkaasti valloitettujen alueiden hopeamalmiesiintymiä. Hopean tuotanto ajautui kuitenkin muutamassa vuosikymmenessä kriisiin, kun rikkaat, runsaasti hopeaa sisältävät pintamalmit oli louhittu loppuun. Käytetyt hopean erottamismenetelmät malmista eivät olleet taloudellisesti kovinkaan kannattavia syvemmällä sijaitsevien heikkolaatuisten, vähemmän hopeaa sisältävien malmien hyödyntämisessä. Pelastukseksi koitui Bartolomé de Medinan kehittämä patio-menetelmä (beneficio de patio), joka otettiin käyttöön Meksikossa 1550-luvulla ja Perussa 1570-luvulla. Patio-menetelmä mullisti Espanjan Amerikan siirtomaiden hopeatuotannon. Se mahdollisti heikompilaatuisten hopeamalmien käsittelyn taloudellisesti kannattavalla tavalla.

Le récit lucrétien des étapes du développement humain, depuis la condition primitive des premiers hommes jusqu’à notre ère, occupe une part substantielle du chant V du DRN (925-1457). L’essentiel de ce récit est constitué par les étapes successives de la trajectoire qui va de l’aube de l’ère préhistorique à l’homo technicus. Cependant, savoir si Lucrèce présente cette transition de façon entièrement positive fait débat. Certains interprètes considèrent qu’il défend une forme de primitivisme, tandis que d’autres voient en lui un défenseur du progrès qui approuve les conforts que l’humanité a obtenus des arts et des sciences. Ce problème est particulièrement important tant historiquement que philosophiquement, car on peut non seulement interroger la cohérence du récit lucrétien par rapport à la position canonique du Jardin sur la science et les arts, mais également se demander si Lucrèce apporte des innovations philosophiques significatives à cette position canonique. Cette étude a pour but principal de jeter une nouvelle lumière sur l’analyse lucrétienne du développement humain, et notamment sur son analyse des origines et de l’évolution des arts et des sciences parallèlement à celles du langage et de la religion. Les trois premières parties examinent les étapes successives du développement humain et soutiennent que l’analyse que Lucrèce propose de chacune est délibérément ambiguë, afin de servir l’objectif principal du poème. La quatrième partie se concentre sur la question de la relation entre le progrès technique et le bonheur humain, et souligne l’importance cardinale de la philosophie épicurienne pour que les progrès de la civilisation humaine soient toujours utilisés à l’avantage de l’homme moderne. Lucretius’ story of the stages of human development from the primitive condition of the first men to our own era occupies a substantial part of the fifth chant of DRN (925-1457). The core of that story consists of the successive phases of the trajectory from the dawn of the prehistoric era to the homo technicus. However, it is controversial whether Lucretius presents this transition in an entirely positive light. Some interpreters take him to advocate a kind of primitivism, whereas others consider him a progressivist who approves of the comforts attained through the arts and sciences. This issue is especially important both historically and philosophically. For the question arises whether Lucretius’ story is consistent with the canonical stance of his school, and also whether Lucretius adds anything philosophically significant to the position of the Founders. The main purpose of the present study is to reassess Lucretius’ account of human development, and notably of the origins and evolution of the arts and sciences in parallel with language and religion. Parts One, Two, and Three examine in turn the successive stages of human development and argue that Lucretius’ account of each of these stages is deliberately ambiguous, and this ambiguity is intended to serve the main goal of Lucretius’ poem. Part Four focuses on the relation between technological progress and human happiness and highlights the cardinal importance of Epicurean philosophy so that the achievements of human civilisation be used invariably to the benefit of the modern man. Il racconto lucreziano delle fasi dello sviluppo umano, dalla condizione primitiva dei primi esseri umani fino alla nostra era, occupa una parte sostanziale del canto V del DRN (925-1457). La parte principale di questo racconto è costituita dalle fasi successive della traiettoria che va dagli albori della preistoria all’homo technicus. Tuttavia, è dibattuto se Lucrezio presenti questa transizione in modo del tutto positivo. Alcuni interpreti ritengono che egli difenda una forma di primitivismo, mentre altri lo vedono come un sostenitore del progresso che approva i conforts che l’umanità ha ottenuto attraverso le arti e le scienze. Questo problema è particolarmente importante sia dal punto di vista storico che filosofico. Infatti, non solo ci si può interrogare in merito alla coerenza della narrazione lucreziana con la posizione canonica del Giardino sulla scienza e le arti, ma ci si può anche chiedere se Lucrezio apporti innovazioni filosofiche significative a questa posizione canonica. Lo scopo principale di questo studio è quello di gettare nuova luce sull’analisi lucreziana dello sviluppo umano, e soprattutto delle origini e dell’evoluzione delle arti e delle scienze parallelamente a quelle del linguaggio e della religione. Nelle prime tre parti vengono esaminate le fasi successive dello sviluppo umano e in esse si sostiene che l’analisi proposta da Lucrezio per ogni fase è volutamente ambigua, al fine di perseguire l’obiettivo principale del poema. La quarta parte si concentra sulla questione del rapporto tra progresso tecnologico e felicità umana e mette in risalto l’importanza fondamentale della filosofia epicurea affinché conquiste della civiltà umana siano sempre utilizzate a beneficio dell’uomo moderno.

È riportata la presentazione fatta dal Dr Angella sui risultati scientifici ottenuti nell'ambito della collaborazione scientifica fra CNR-ICMATE Milano e Zanardi Fonderie SpA all'European Cast Iron (ECI) meeting tenutosi a Porto (PL) dal 12 al 13 aprile 2018.

International audience; Il Bronzo antico è un momento di grandi trasformazioni socio-culturali e tecniche. I reperti bronzei già noti (Nocera, Capri, vecchi ritrovamenti campani nei Musei archeologici di Napoli, di Perugia e di Paestum) attribuiti alla facies di Palma Campania (BA1-BA2A) e alla fase tardiva di tale facies (BA2B) hanno visto il loro numero notevolmente aumentato in questi anni, a seguito della scoperta dei ripostigli di Frattaminore e di Lago Patria, di rinvenimenti sporadici (Gricignano, Avella-loc. Vallone Serroncello) e degli scavi in abitati e in necropoli condotti in particolare ad Acerra (loc. Gaudello), a Capua (loc. Strepparo e Cento Moggie), a Gricignano, a Santa Maria a Vico, a Nola-Cimitile ed a Pompei S. Abbondio. Più di recente alcuni manufatti sono stati scoperti nel Salernitano (sepolcreto di Ostaglio-Fuorni e abitato di Oliva-Torricella). Si tratta di pugnali, di alabarde e di asce. I pugnali, di varie dimensioni, sono privi di manici, fatta eccezione di vecchi esemplari musealizzati (Nocera dei Pagani e "Cuma").Ricerca tipologiche e analisi con il radiocarbonio hanno permesso di scandire cronologicamente alcuni tra i principali siti e valutare le differenze di composizione tra i reperti trovati in contesti della fase non avanzata della facies di Palma Campania (Oliva Torricella-BA1), in siti ancora in vita al momento dell'eruzione vesuviana delle "Pomici di Avellino", avvenuta 3550 BP ± 20 (BA2A), e in quelli cronologicamente coevi alla fase post-eruzione (Nola-via Cimitile), ancora legata alla facies avanzata ma non terminale di Palma Campania (BA2B). Vengono presentati nel poster le analisi fatte presso il Dipartimento di Fisica dell’Università “Federico II” con il metodo della Fluorescenza X in riflessione totale (TXRF). Questa tecnica ha il pregio sia di evitare il contributo di un’eventuale patina, in quanto si effettua un prelievo dall’interno del reperto (5 mg), sia di rendere omogeneo il campione in fase di preparazione. Ciò rende la tecnica TXRF più affidabile rispetto alla XRF standard, dove occorre spatinare il campione ed esporne una larga superficie per ridurre gli effetti su menzionati. Qui siamo ricorsi a tale tecnica, benché poco utilizzabile su larga scala per gli elevati tempi di preparazione, causa la limitata quantità dei reperti e per l’impossibilità di spatinare alcuni di essi, sia per le dimensioni sia per la corrosione.L’analisi ha fornito indicazioni sulla metallurgia del periodo, attraverso la determinazione della composizione elementale sia per gli elementi maggiori sia per quelli in traccia.

Our traditional vision of Leonardo da Vinci is based principally on his studies of mechanics, hydraulics, optics, geology, meteorology, and anatomy. However, a perusal of his manuscripts reveals his lifelong interest in chemistry and metallurgy, fields to which he contributed both as an innovator and as a reliable chronicler of the technological inventions of others. He conducted studies on various types of materials (including glass, paper, and le terre di fusione, the clay used in the lost wax process) and sought to develop more efficient alembics and metallurgical furnaces, as well as ingenious devices to study the elements and the dynamics of the transformation of matter. Leonardo’s atelier therefore could be viewed as a veritable ‘technical laboratory’ in which he conducted experiments not only on the techniques and materials required for his art, but also to satisfy his thirst for knowledge by engaging in the heuristic study of natural and artificial phenomena.

In the most recent years, genetic analyses applied to archaeology, sometimes conflicting within each others, have reignited the debate around the origin of the Etruscans. Famous archaeologists have brought back the theory of the migration from the East. According to the Author, between the Bronze Age and the Iron Age in Etruria no data from material culture and social practices could justify unequivocally such a migration. The adoption of the funerary ritual of cremation in terracotta urns appears to be the greatest and most radical rupture in the archaeological record after 1200 B.C.E. In this phenomenon an European-Continental aspect prevails and no ethnical link with the East could be related to it. In the Late Bronze Age, the conclusion of the formation process of the huge urban agglomerations, which was begun in the Middle Bronze Age, occurred with no comparanda outside the Etruscan territory. Levantine and Greeks contributed to this formation process during their expansion towards the West up to the Atlantic coasts, while trading with coastal towns, attracted especially by the mineral richness of the central Tyrrhenian sea. Their contribution consisted of techniques, ideas and even people, remaining always at the margins of the society, and continued constantly in the following centuries Negli ultimi anni le analisi genetiche per lo più in antitesi hanno riacceso il dibattito sulle origini degli Etruschi e archeologi illustri hanno riproposto una migrazione dall’Oriente. Secondo l’A. nella cultura materiale e nelle pratiche sociali riconoscibili fra età del Bronzo ed età del Ferro nel territorio dell’Etruria storica, nulla si incontra che possa inequivocabilmente accreditare un modello migrazionistico ; il più marcato e radicale cambiamento di cui la documentazione dia testimonianza consiste, a partire da circa il 1200, nell’adozione del rito funerario dell’incinerazione in urna di terracotta. C’è un aspetto chiaramente europeo-continentale e non si può certo invocare a conforto degli apporti etnici da Oriente. Alla fine dell’età del Bronzo si conclude il processo formativo, iniziato verosimilmente nella piena età del Bronzo, con l'emergere delle gigantesche agglome­razioni urbane, prive praticamente di confronti fuori del territorio etrusco. Levantini e Greci, nel loro moto espansivo verso Occidente fino alle coste atlantiche, nella frequentazione delle città costiere e delle connesse ricchezze minerarie del medio Tirreno, che di quel moto erano certamente uno dei principali obbiettivi, hanno contribuito a questo processo formativo con l’apporto di tecniche, idee e persone anche socialmente ai margini, apporto che continuerà abbondantemente nei secoli successivi.

STUDIO SULLA CHIMICA E LA METALLURGIA IN ITALIA DAL TARDO MEDIOEVO ALLA FINE DEL SEICENTO. SURVEY OF ITALIAN CHEMISTRY AND METALLURGY FROM THE MIDDLE AGES TO 1700

Nell’ambito della prospezione ed estrazione mineraria, come pure in quello della lavorazione dei metalli maturarono in epoca medievale saperi tecnici molto avanzati, che venivano trasmessi direttamente, attraverso l’addestramento, la pratica e la circolazione delle persone. La mobilità era assai accentuata fra le maestranze che si occupavano dell’estrazione del materiale, sia per l’incidenza dei fattori climatici che condizionavano il lavoro in miniera – spesso ubicate in luoghi impervi – che per le tecniche di estrazione e lavorazione che esaurivano rapidamente i filoni. I lavoratori dei distretti minerari dunque si spostavano frequentemente, portando con sé un prezioso patrimonio di conoscenze nel campo della prospezione e dello scavo minerario o in quello della raffinazione del minerale. La mobilità era più accentuata e a raggio più ampio nel caso di lavoratori specializzati, piuttosto che in quello della manodopera generica. Molte delle conoscenze tecniche furono messe a punto in area tedesca, ricca di bacini minerari, dove precocemente si era avviato il loro sfruttamento. I minatori teuthonici dettero vita ad una ampia a capillare migrazione che portò queste persone e i loro saperi nei distretti minerari della penisola italiana. Di ciò rimane traccia non solo nelle fonti documentarie e letterarie, ma anche nel lessico e negli usi giuridici, come è attestato dagli Statuti delle città direttamente legate allo sfruttamento minerario, in particolare Trento, Massa Marittima e Villa di Chiesa (Iglesias). La migrazione dei teuthonici si mescolò con quella di minatori e tecnici provenienti dall’area alpina meridionale, segnatamente lombarda, a cui pare legata la diffusione dei forni “alla bresciana” per ottenere la ghisa. La fabbricazione di oggetti di metallo avveniva in città ed era regolata dalle corporazioni, da un lato, e dalla normativa comunale dall’altro. L’afflusso di artigiani forestieri fu talvolta favorito dalle magistrature comunali ma venne spesso osteggiato dalle Arti. Tuttavia la diffusione delle conoscenze poteva avvenire anche mediante canali diversi da quelli codificati dalle corporazioni e i manufatti superstiti sono in grado di rivelare molto a proposito delle tecniche utilizzate e dei modelli a cui erano ispirati. In questa prospettiva è stato preso in esame il settore della lavorazione del bronzo, analizzando manufatti come le porte bronzee e le campane, le modalità della loro fabbricazione e diffusione. E’ stata inoltre esaminata un’ampia gamma di oggetti di dimensioni minori, in parte provenienti dal nord Europa o dal mondo arabo, in parte di produzione locale ma fortemente influenzati dai primi nello stile e nelle tecniche. Si ipotizza che le innovazioni tecniche derivassero soprattutto da piccoli miglioramenti, introdotti nel processo produttivo a seguito dei contatti con persone o con manufatti prodotti altrove, più che da singole scoperte. In prospecting and mining equipment, as well as in the machining of metals, ripened in the Middle Ages highly advanced technical skills, which were transmitted directly, through training, practice and the movement of people. The mobility was very pronounced among the workers who took care of the extraction of material, both for the incidence of climatic factors that conditioned the work in the mines - often located in inaccessible places - that the techniques of extraction and processing that ran out quickly strands. Workers in the mining districts moved frequently, bringing with him a wealth of valuable knowledge in the field of exploration and mining excavation or in the refining of the mineral. The mobility was more pronounced and longer range in the case of skilled workers, rather than that of the general workforce. Many of the technical knowledge had been developed in the German area, rich in mining areas where early and had started their exploitation. The miners teuthonici gave rise to a large and capillary migration that brought these people and their knowledge in mining districts of the Italian peninsula. Track of what remains not only in documentary and literary sources, but also in vocabulary and uses legal uses, as is attested by the Statutes of the city directly related to mining, in particular Trento, Massa Marittima and Villa di Chiesa (Iglesias). The migration of teuthonici mingled with that of miners and engineers coming from the southern Alps, notably Lombardy, which seems linked to the spread of the “brescian ovens” to get the cast iron. The manufacture of metal objects occurred in town and was regulated by corporations, on the one hand, and from municipal law. The inflow of foreign craftsmen were sometimes favored by municipal courts but was often opposed by the Arts. However, the dissemination of knowledge could also occur through different channels and the surviving artifacts are able to reveal much about the techniques used and of the models to which they were inspired. In this perspective it has been considered bronze works, analyzing artifacts like the bronze doors and the bells, and the manner of their production and distribution. It was also examined a wide range of smaller objects, partly from northern Europe or the Arab world, partly of local production but strongly influenced by the early in style and techniques. It is assumed that technical innovations were derived mainly from small improvements, introduced in the manufacturing process as a result of contact with people or goods manufactured elsewhere, rather than by individual discoveries.

Problematiche concernenti i rapporti tra l'Egeo e l'Italia nel campo delle produzioni metallurgiche nel corso dell'età del bronzo. Contributo delle nuove scoperte a Roca.

Nell’articolata storia della metallurgia italiana il Quattrocento rappresenta l’età dei grandi sviluppi a quel tempo incentivati da un’applicazione sempre più larga del ferro e degli altri metalli nella fabbricazione di utensili a uso domestico, da un importante incremento della produzione delle armi in risposta alle numerose guerre, fino a una produzione artistica sempre più impegnativa e monumentale. Alla gravosa esigenza di materia prima, sempre più raffinata e resistente, e di manodopera, sempre più specializzata, l’uomo rispose con l’introduzione di processi tecnici sempre più avanzati e con uno sfruttamento sempre più rilevante delle sue risorse naturali: le miniere. Contestualmente a quanto appena accennato, nel primo Quattrocento, Brescia, sostenuta nel suo ruolo di capitale dell’avveduta Signoria di Pandolfo Malatesta, riuscì a porsi in forza della sua potenzialità economica, dovuta principalmente alla sua fortunata posizione geografica e all’importante esperienza tecnologica dei suoi artifices, come uno dei centri italiani ed europei di più largo smercio di metallo “ladino” o lavorato, voci divenute presto tra le più rilevanti di ogni bilancio statale. Sulla base di tutti questi elementi, che costituiscono già di per sé il fondamento della specificità bresciana nella metallurgia, e di una stretta analisi dei registri malatestiani, senza perdere di vista le diverse politiche fiscali delle numerose dominazioni che Brescia e le sue vallate tanto importanti, subirono nel primo Quattrocento, si è cercato di delineare un quadro della singolarità bresciana e bergamasca nella lavorazione dei metalli facendo emergere sempre più chiaramente l’equilibrato ruolo centrico dei loro saperi spesso in contrasto nelle nuove economie di mercato dettate dal competitivo porsi di Venezia e Milano