Riassunto : Durante tutto il Settecento, gli studiosi interessati a questioni linguistiche in Italia provengono da discipline affini come la letteratura e la filosofia, ma anche distanti, come l’economia, la teologia, il diritto. La nascita della linguistica come disciplina autonoma all’inizio del secolo successivo, con l’introduzione, prima di tutto in Germania, del metodo storico-comparativo applicato alle lingue indoeuropee, non produce in Italia un rinnovamento rapido degli indirizzi di studio: fino all’inizio dell’attività di Graziadio Ascoli, negli anni Cinquanta, di linguistica trattano a vario titolo ovviamente letterati alla Monti e Perticari, ma anche intellettuali poliedrici come Cattaneo e Biondelli, storici, archeologi, etnografi appassionati di dialetti, persino medici (come Paolo Marzolo). Tra le diverse concause della lentezza dell’accoglimento del metodo storico-comparativo in Italia, prioritaria è la vocazione italiana allo storicismo, refrattaria ad accettare la riduzione dell’indagine linguistica alla ricostruzione dei processi trasformativi delle forme e incline, al contrario, a rilevare il nesso tra la lingua, la cultura e l’identità di una comunità.||Abstract : Throughout the eighteenth century, scholars interested in Linguistic issues in Italy came from related disciplines such as Literature and Philosophy, but also distant ones, such as Economics, Theology and Law. The birth of Linguistics as an autonomous discipline at the beginning of the following century, with the introduction, in Germany at first, of the historical-comparative method applied to Indo-European languages, did not produce a rapid renewal of study directions in Italy: until the beginning of Graziadio Ascoli’s activity, in the 1950s, Linguistics was dealt with in various capacities, obviously by men of letters such as Monti and Perticari, but also by multifaceted intellectuals such as Cattaneo and Biondelli, historians, archaeologists, ethnographers passionate about dialects