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Una rassegna ragionata di recenti studi sull'uso dei metodi quantitativi in storia

Al fine di esporre e sottolineare l'esigenza di condurre le indagini storiografiche sulle fonti d'archivio, si ripercorrono le premesse e le tappe della ricerca che ha consentito di rinvenire dopo sei secoli di oblio presso l'Archivio Segreto Vaticano il manoscritto originale della Descriptio Civitatis Bononie eiusque Comitatus, la relazione statistico descrittiva voluta dal cardinale legato Anglic de Grimoard de Grisac nel 1371. Il rinvenimento ha restituito alla storiografia bolognese uno dei documenti più ricchi ed articolati. Nell'occasione si è tradotto anche il testo dei "Praecepta", i consigli e gli ammonimenti che lo stesso cardinale indirizzò al suo successore mentre si accingeva a lasciare il suo incarico.

Al fine di esplorare le relazioni di breve periodo tra variabili demografiche ed economiche in Piemonte, si é utilizzata una specifica tecnica econometrica basata su modelli di regressione con variabili ritardate. Lo scopo di questa analisi è stato quello di mettere in evidenza l’esistenza di freni malthusiani di breve termine e valutarne l'intensità. Direzione, ampiezza e struttura temporale degli effetti dei prezzi dei cereali su mortalità, fecondità e nuzialità sono stati stimati per tre centri situati nell’area subalpina (Carmagnola, Moncalieri e San Damiano) e per il complesso della regione Piemonte tra XVII e XIX secolo. Si é mostrato come l’effetto di un rialzo dei prezzi agisca con un ritardato di un anno sui livelli di mortalità. Inoltre é stata messo in evidenza come anche la fecondità risenta delle fluttuazioni dei prezzi, confermando l’esistenza dei freni “preventivi” teorizzati dal Malthus.

L'articolo affronta i processi storici connessi al borgo franco di Castelfranco Emilia, tra XIII e XIV secolo.

Per il regno di Napoli mancano riferimenti alla consistenza e alla dinamica della popolazione relativamente al periodo della prima metà del Seicento. La lacuna deriva dall’assenza di rilevazioni censuarie (numerazioni dei fuochi) tra il 1595 e il 1648. Il contributo qui presentato utilizza un’ampia documentazione di natura fiscale e attraverso tali fonti indirette, relative ad un campione di 469 comunità distribuite in 8 delle 12 province del regno, fornisce un’ipotesi di ricostruzione della fisionomia demografica per il periodo considerato. Sono esaminati innanzitutto aspetti metodologici relativi al significato da attribuire al termine fuoco e al calo nel loro numero secondo le dimensioni che i documenti testimoniano. Dall’elaborazione dei dati quantitativi (per fasce di fuochi, per fasce altimetriche, per aree territoriali, per insediamenti urbani) si sono tratte indicazioni relative alla datazione dell’avvio della crisi demografica; al fenomeno della mobilità sul territorio; ad un’ipotesi di stima di quantificazione delle perdite, cercando di individuare un probabile indice di correzione da applicare alle dichiarazioni delle comunità locali.

In occasione del trentennale dalla fondazione della SIDES, gli autori hanno ricordato il primo presidente della SIDES tracciandone un profilo umano, scientifico e di pubblico amministratore.

Nel presente lavoro, si delinea una sintesi della dinamica migratoria in provincia di Bologna dal 1861 al 2001. Il tentativo è quello di offrire un quadro riassuntivo della fitta trama di flussi e scambi migratori avvenuti tra le varie zone del territorio provinciale (città capoluogo e comuni satelliti della prima cintura, pianura, zona appenninica collinare e montana). In particolare, si cerca di chiarire il ruolo giocato dalla componente migratoria nella crescita della città capoluogo e nel declino demografico di alcune aree. Fino agli anni Trenta il capoluogo ha assorbito il surplus demografico prodotto dalle campagne circostanti, nutrendosi di sempre più consistenti flussi migratori provenienti dall’esterno dei confini provinciali; dopo gli anni Trenta, la crescita della città subisce una ulteriore accelerazione, per poi sperimentare il definitivo decollo negli anni Cinquanta. Per tutto l’Ottocento e fino ancora agli anni Venti del Novecento, la popolazione rurale delle montagne bolognesi cresce con moderati tassi di incremento, ma è con gli anni Trenta che il passivo migratorio diventa sempre più consistente assumendo poi negli anni Cinquanta le dimensioni di una vera e proprio emorragia di popolazione.

Recensione di libro

Nel corso del XIX secolo si producono in Europa i maggiori rivolgimenti demografici dell’epoca moderna. Si consolida e si amplia il declino della mortalità, si estende il controllo volontario della fecondità umana, si accelerano i processi di urbanizzazione, si sviluppano i grandi movimenti migratori di massa che creano le nuove Europe d’oltreoceano e allentano la grande pressione demografica provocata dall’aumento di popolazione delle aree rurali Il quadro dell’evoluzione demografica dei singoli Stati europei non è però affatto uniforme. Le differenti modalità evolutive delle popolazioni europee sono connesse a un insieme di elementi di ordine economico-produttivo, sociale, sanitario e culturale che in modo diverso interagirono con i regimi di mortalità e fecondità delle popolazioni e ne condizionarono i livelli e le tendenze durante il sec. XIX. Il fenomeno migratorio, inoltre, intervenne in modo difforme nei diversi Paesi e nelle diverse fasi interagendo, a sua volta, tanto coi regimi demografici, quanto con l’assetto economico-sociale e territoriale delle singole realtà nazionali. Lo studio delle migrazioni europee del sec. XIX trova il suo oggetto più rilevante di indagine e di riflessione nelle grandi correnti di spostamenti transoceanici che si aggiunsero ai movimenti interni al continente. L’emigrazione transoceanica ha dimensioni temporali e spaziali che possono essere considerate come l’espressione di due distinte fasi del fenomeno, quella della «vecchia» e della «nuova» emigrazione, definite sia dal diverso peso esercitato al loro interno dai fattori espulsivi e da quelli attrattivi che dalla differente estrazione sociale degli emigranti.

Cet article étudie le voisinage entre grands-parents et petits-enfants dans un village d'ïle-de-France à travers le recensement quinquennal de 1836

This historiographical évaluation of the history of the family analyzes five major reviews of French history from 1960 to 1995. It focuses on the multiplication of articles published between 1960 and 1970, a reality that highlighted new legitimacy for the history of the family. Each review presents a certain number of chronological specificities, but even moreso, a variety of methodological and thematic choices. Qualitative choices, increasingly present despite the longstanding prevalence of the Henry method, are diversified. Consequently, the theme "matrimonial alliances and Systems of inheritance" becomes particularly attractive : indeed, it translates the influence of the major confrontation between historians and anthropologists since the beginning of the 1970s. The results of this dialogue can also be found in recent restructuring, for example, in the growing interest for the construction of genealogies, family lines, and for the mobilization of family networks, in particular during difficult periods with the patrimonial goal of reproduction and social promotion. Discrete up until now, dialogues with sociology will most probably émerge reinforced by this latest development., Ce bilan historiographique de l'histoire de la famille repose sur l'analyse de cinq grandes revues d'histoire françaises de 1960 à 1995. Il met en évidence la multiplication des articles publiés au cours des années 1960-1970, qui traduit et construit à la fois la nouvelle légitimité de l'histoire de la famille. Chaque revue présente quelques spécificités chronologiques mais plus encore des choix thématiques et méthodologiques différents. Les approches qualitatives, de plus en plus présentes en dépit du poids longtemps important de la méthode Henry, se diversifient. Le thème « alliances matrimoniales et systèmes d'héritage » devient en particulier très attractif ; il traduit l'influence de la confrontation majeure des historiens avec l'anthropologie depuis le début des années 1970. Les effets de ce dialogue se retrouvent aussi en partie dans les déplacements récents : par exemple dans l'intérêt pour la construction des généalogies, des parentèles, et pour la mobilisation des réseaux de parenté, en particulier lors des périodes difficiles, à des fins patrimoniales de reproduction et de promotion sociales. Discret jusqu'à ces dernières années, le dialogue avec la sociologie ne peut que ressortir renforcé de cette nouvelle étape., Bourdelais Patrice, Gourdon Vincent. L'histoire de la famille dans les revues françaises (1960-1995) : la prégnance de l'anthropologie. In: Annales de démographie historique, 2000-2. Famille et parenté. pp. 5-48.