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10 pazienti con infarto subendocardico la cui diagnosi è stata posta sulla base di modificazioni enzimatiche e di alterazioni ecografiche (depressione del segmento ST e inversione dell’onda T in 3o più derivazioni percordiali a carattere evolutivo), sono stati sottoposti a scintigrafia cardiaca con Tc 99m PP, a distanza di 2 giorni dall’esordio della malattia, per verificare l’attendibilità di tale indagine nella identificazione dell’infarto subendocardico. 8 casi (80%) hanno presentato scintigrafia positiva, considerando tali gli scintigrammi con intensità di emissione uguale o superiore a 2. Il quadro scintigrafico è stato di tipo diffuso in 6 casi (60%) e focale in 2 (20%) con area di captazione in sede parietale libera e inferiore. In due casi non si è registrata radioattività miocardica (falsi negativi). A conclusione di questa ricerca gli AA. sono portati a considerare utile l’indagine scintigrafica cardiaca con Tc 99m PP, per identificare la presenza di inf arto subendocardico anche se l’esatta frequenza con cui gli scintigrammi miocardici sono positivi in questi pazienti potrà essere stabilita solo con ricerche più estese.

Una stima dell’area infartuale può essere ottenuta con la scintigrafia miocardica; dalle esperienze finora riferite in letteratura risulta che l’isotopo più indicato nella fase acuta dell’infarto è il Tc. In questo studio ci siamo proposti di ricercare eventuali correlazioni tra estensione scintigrafica dell’infarto ed incidenza di complicazioni intraospedaliere. Sono stati studiati 71 pazienti con segni clinici e/o elettrocardiogradici e/o enzimatici certi di necrosi; tali pazienti sono stati sottoposti in 2° o 3° giornata a scintigrafia miocardica con Tc 99m PP, eseguita nelle proiezioni antero-posteriore, laterale sinistra ed obliqua anteriore sinistra. Sono stati così ottenuti 13 scintigrammi negativi, 8 diffusi e 50 focali. Sono state ricercate correlazioni tra gli eventi clinici ed il tipo di scintigramma (normale, focale e diffuso), la intensità della radioemissione (0-1, 2, 3, 4) e l’area planimetrica (<16 cm2, 16-40, 40), Una ulteriore analisi è stata condotta utilizzando il prodotto della superficie planimetrica dell’area scinti» grafica per l’intensità della radioemissione. I dati ottenuti hanno dimostrato che le complicazioni in traospedaliere presentano un certo grado di correlazione con l’area scintigrafica dell’infarto, anche se non vengono raggiunti i livelli di significatività statistica. Se la correlazione è ricercata tra gli eventi cimici ed il prodotto area per intensità, nei casi con scintigramma focale si ottengono valori statisticamente significativi che dimostrano l’assenza di complicazioni di ogni tipo nei pazienti, il cui scintigramma presenta un prodotto superficie per intensità 40 ed un tasso elevato di incidenza nei pazienti la cui scintigrafia presenta lo stesso prodotto> 80.

Lo studio comprende 80 pazienti, 66 maschi e 14 femmine, di età compresa tra 19 e 81 anni sottoposti a gastroduodenoscopia per le abituali indicazioni di questa indagine. L’esame è stato eseguito con gastroscopi Olympus GIF-K previa medicazione con diazepam 10mg e.v. e atropina 0,5 mg e.v. e anestesia locale con una compressa di tetracaina. Il monitoraggio eco- grafico è stato effettuato impiegando una derivazione toracica bipolare. Degli 80 pazienti 5(15,15%) erano affetti da ipertensione arteriosa di varia entità, 23 (69,69%) da cardiopatia ischemica, 5(15,15%) da valvulopatia mitralica o aortica. In 18 di questi soggetti (54,54%) è stata osservata tachicardia sinusale con F.C. superiore a 120/m; 3 casi hanno anche presentato extrasistolia politopa a salve con breve periodo di bigeminismo. Un soggetto con cardiopatia ischemica ha presentato tachicardia sinusale a P.C. 130/m con ripetute fasi di arresto sinusale e ritmo dl scappamento giunzionale. Tali aritmie sono completamente regredite con Il ritiro del gastroscopio. Del 47 soggetti non cardiopatici (58,75%) 14(29,78%) hanno presentato tachicardia sinusale, 3 extrasistoli ventricolari monomorfe. Nel corso dell’endoscopia digestiva aritmie maggiori sono risultate rare, benigne e di breve durata. L’incidenza è più alta nei soggetti con cardiopatia.

Una stima dell’area infartuale può essere ottenuta con la scintigrafia miocardica; dalle esperienze finora riferite in letteratura risulta che l’isotopo più indicato nella fase acuta dell’infarto è il Tc. In questo studio ci siamo proposti di ricercare eventuali correlazioni tra estensione scintigrafica dell’infarto ed incidenza di complicazioni intraospedaliere. Sono stati studiati 71 pazienti con segni clinici e/o elettrocardiogradici e/o enzimatici certi di necrosi; tali pazienti sono stati sottoposti in 2° o 3° giornata a scintigrafia miocardica con Tc 99m PP, eseguita nelle proiezioni antero-posteriore, laterale sinistra ed obliqua anteriore sinistra. Sono stati così ottenuti 13 scintigrammi negativi, 8 diffusi e 50 focali. Sono state ricercate correlazioni tra gli eventi clinici ed il tipo di scintigramma (normale, focale e diffuso), la intensità della radioemissione (0-1, 2, 3, 4) e l’area planimetrica (<16 cm2, 16-40, 40), Una ulteriore analisi è stata condotta utilizzando il prodotto della superficie planimetrica dell’area scinti» grafica per l’intensità della radioemissione. I dati ottenuti hanno dimostrato che le complicazioni in traospedaliere presentano un certo grado di correlazione con l’area scintigrafica dell’infarto, anche se non vengono raggiunti i livelli di significatività statistica. Se la correlazione è ricercata tra gli eventi cimici ed il prodotto area per intensità, nei casi con scintigramma focale si ottengono valori statisticamente significativi che dimostrano l’assenza di complicazioni di ogni tipo nei pazienti, il cui scintigramma presenta un prodotto superficie per intensità 40 ed un tasso elevato di incidenza nei pazienti la cui scintigrafia presenta lo stesso prodotto> 80.

Lo studio comprende 80 pazienti, 66 maschi e 14 femmine, di età compresa tra 19 e 81 anni sottoposti a gastroduodenoscopia per le abituali indicazioni di questa indagine. L’esame è stato eseguito con gastroscopi Olympus GIF-K previa medicazione con diazepam 10mg e.v. e atropina 0,5 mg e.v. e anestesia locale con una compressa di tetracaina. Il monitoraggio eco- grafico è stato effettuato impiegando una derivazione toracica bipolare. Degli 80 pazienti 5(15,15%) erano affetti da ipertensione arteriosa di varia entità, 23 (69,69%) da cardiopatia ischemica, 5(15,15%) da valvulopatia mitralica o aortica. In 18 di questi soggetti (54,54%) è stata osservata tachicardia sinusale con F.C. superiore a 120/m; 3 casi hanno anche presentato extrasistolia politopa a salve con breve periodo di bigeminismo. Un soggetto con cardiopatia ischemica ha presentato tachicardia sinusale a P.C. 130/m con ripetute fasi di arresto sinusale e ritmo dl scappamento giunzionale. Tali aritmie sono completamente regredite con Il ritiro del gastroscopio. Del 47 soggetti non cardiopatici (58,75%) 14(29,78%) hanno presentato tachicardia sinusale, 3 extrasistoli ventricolari monomorfe. Nel corso dell’endoscopia digestiva aritmie maggiori sono risultate rare, benigne e di breve durata. L’incidenza è più alta nei soggetti con cardiopatia.

10 pazienti con infarto subendocardico la cui diagnosi è stata posta sulla base di modificazioni enzimatiche e di alterazioni ecografiche (depressione del segmento ST e inversione dell’onda T in 3o più derivazioni percordiali a carattere evolutivo), sono stati sottoposti a scintigrafia cardiaca con Tc 99m PP, a distanza di 2 giorni dall’esordio della malattia, per verificare l’attendibilità di tale indagine nella identificazione dell’infarto subendocardico. 8 casi (80%) hanno presentato scintigrafia positiva, considerando tali gli scintigrammi con intensità di emissione uguale o superiore a 2. Il quadro scintigrafico è stato di tipo diffuso in 6 casi (60%) e focale in 2 (20%) con area di captazione in sede parietale libera e inferiore. In due casi non si è registrata radioattività miocardica (falsi negativi). A conclusione di questa ricerca gli AA. sono portati a considerare utile l’indagine scintigrafica cardiaca con Tc 99m PP, per identificare la presenza di inf arto subendocardico anche se l’esatta frequenza con cui gli scintigrammi miocardici sono positivi in questi pazienti potrà essere stabilita solo con ricerche più estese.