Abstract Ungulates in Italy: status, management and scientific research Ungulates in Italy have experienced in the last decade a further increase of their distribution and, possibly, consistence. This trend has been very obvious in the central and northern part of Italy, on the contrary, in south Italy the increase of ungulates populations is quite slow if any. A partial exception is Sardinia where Sardinian red deer (Cervus elaphus corsicanus) has been reintroduced into the four provinces of the island. In this frame the relevance of the increase of ungulates for the increase of wolves (Canis lupus) in Italy must be emphasized. Ungulates management has also experienced a general development in the last decade, even if deep differences between south and central-north Italy still persist. Well conducted reintroductions have allowed to fill many gaps in the species distribution. Ungulates hunting bags size, suggest an increased importance of ungulates in the hunting activities in Italy. Selective hunting with rifles on cervids and bovids was established in wide areas of north and central Italy, mainly as consequence of roe deer (Capreolus capreolus) widespread presence. Wild boar (Sus scrofa) hunting still represents a problem for ungulate management in Italy. Almost 50% of the provinces where wild boar is hunted does not collect hunting bag statistics, and only 35% of them try to roughly estimate the consistence of the populations. The traditional dogs hunting of wild boar has expanded to areas where wild boar was recently and illegally reintroduced, as south Italy and the Alps region, and this is a serious problem for the development of a more rational and correct hunting practices. New possibilities of hunting management of red deer in central Italy, and in the future of alpine ibex (Capra ibex), are to be considered. An increase of the presence of trained wildlife managers in public administrations is suggested, as a further step in the development of a proper management of ungulates and other wildlife. Scientific research on ungulates in Italy was, in the last decade, quite uneven both in the species and in the disciplines chosen. There is a clear opportunistic approach to subjects, that often has no link with the real necessities of wildlife management. The development of long term studies is suggested, together with a more efficient coordination among scientist in the choice of the research subjects. Last but not least a more efficient founding mechanisms is needed in order to avoid money waste and to promote serious research programmes. Riassunto Gli Ungulati nel nostro Paese hanno proseguito, nell'ultimo decennio, l'espansione dei loro areali già iniziata nel decennio precedente e, per quanto i dati disponibili possono testimoniare, della loro consistenza. Tale tendenza è particolarmente chiara nel Centro-Nord, mentre nell'area meridionale il processo di sviluppo di popolamenti di ungulati delle diverse specie è rallentato se non assente, sia pure con notevoli eccezioni come la Sardegna dove, grazie ad un'opportuna politica di reintroduzioni, il Cervo sardo (Cervus elaphus corsicanus) sta tornando nelle quattro province dell'isola. In questo quadro generale deve essere ricordato il ruolo rilevante dell'aumento degli ungulati nel favorire l'espansione dei grandi predatori, in particolare del Lupo (Canis lupus) in ampi settori del paese. La gestione degli ungulati ha anch'essa subito una positiva evoluzione durante l'ultimo decennio sebbene persistano forti differenze fra Centro-Nord e Sud. Reintroduzioni di molte specie, effettuate con procedure nel complesso più corrette di quelle eseguite nel passato, hanno contribuito a colmare le lacune della distribuzione naturale di molte specie. Le statistiche d'abbattimento disponibili hanno dimensioni che suggeriscono un'accresciuta importanza degli ungulati per la caccia in Italia. La caccia di selezione con arma rigata a Cervidi e Bovidi ha conquistato interi settori geografici del Centro-Nord: elemento trainante di tale sviluppo è stato il Capriolo (Capreolus capreolus), la cui diffusione si sta facendo sempre più capillare. La caccia al Cinghiale (Sus scrofa) continua a costituire un problema per la gestione degli ungulati in Italia. Circa il 50% delle province dove il Cinghiale è cacciato non raccolgono statistiche di prelievo, e solo il 35% tentano di effettuare stime di consistenza. La caccia tradizionale in braccata si sta espandendo in aree dove il Cinghiale è stato recentemente ed illegalmente reintrodotto come il sud Italia e l'arco alpino, e ciò rappresenta un serio problema per lo sviluppo di pratiche venatorie più razionali. Vi sono nuove possibilità di gestione venatoria del Cervo, in Italia centrale, e dello Stambecco (Capra ibex), sulle Alpi, nel futuro. Per un ulteriore sviluppo di una appropriata gestione degli Ungulati e della restante fauna selvatica in Italia, si ritiene fondamentale favorire l'ingresso dei tecnici faunistici di ultima generazione all'interno delle pubbliche Amministrazioni. Lo sviluppo della ricerca scientifica su questo gruppo negli ultimi dieci anni ha seguito la stessa tendenza delle specie oggetto di studio, risultando alquanto ineguale sia per lo sforzo dedicato alle diverse specie, sia per l'attenzione dedicata alle diverse discipline. È palese un approccio fortemente opportunistico ai diversi temi di ricerca, che spesso non hanno legami con le reali necessità della gestione faunistica. Lo sviluppo di studi a lungo termine è necessario, congiuntamente ad una maggiore coordinazione fra ricercatori nella scelta dei temi di indagine. Infine sarebbe di grande importanza un'efficiente gestione dei finanziamenti che eviti sprechi di denaro e promuova programmi seri e dai risultati verificabili.