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Nella storiografia in lingua italiana dedicata al Medio Oriente, una crescente e importante produzione e traduzione di manuali, indirizzati a un pubblico specialistico e non, si è andata affermando negli ultimi anni. Napoleone e Muhammad ʿAlī. Medio Oriente e Nord Africa in epoca tardo moderna e contemporanea di Lorenzo Kamel arricchisce ulteriormente questo panorama, con un saggio di sintesi di fenomeni di storia globale che hanno avuto origine in Medio Oriente dalla fine del XVIII secolo alla più vicina contemporaneità. Per la struttura e il taglio adottati, il volume non si configura come un manuale di studi di area, ma combina, riuscendo nel proprio intento, obiettivi di ricerca e didattici, aprendosi a studiosi, studenti e a un vasto pubblicato interessato.

8 febbraio 1945: Ferruccio Dell’Orto muore colpito dal fuoco fascista durante un disarmo. Il giovanissimo caduto diviene sin da subito uno di quegli eroi della Resistenza bergamasca i cui nomi spesso si inscrivono nei luoghi del martirio o nelle strade a loro intitolate (Rizzi, 2015). È infatti proprio dell’odonomastica delle città italiane rispecchiare una marcata tendenza ad uno “storicismo diffuso”: le nostre sono città di eroi (Piasere, 2000). La targa dedicata a Ferruccio in via Pignolo non è però soltanto una traccia del passato, bensì un attivo “luogo di memoria” (Nora, 1984-1992). Pratiche di antifascismo e Resistenza si attivano a partire dalle commemorazioni nel giorno della morte del giovane partigiano, e significativa è la scelta di circoli antifascisti, centri sociali e collettivi studenteschi di staccarsi dal corteo ufficiale del 25 aprile per riunirsi proprio davanti alla targa che ricorda Ferruccio, caduto per la Libertà. Ferruccio è vivo, e vive sono le sue idee. Di lui ha raccontato per molti anni la sua compagna d’azione Cocca Casile. Di questa memoria si è fatta carico la collettività dei giovani antifascisti, vera e propria “comunità mnestica” (Cappelletto, 2010) erede di pratiche resistenti da portare avanti contro vecchi e nuovi fascismi. Infatti, «esercitare l’atto della memoria sul passato si lega a una urgente questione morale che riguarda il male nel presente» (Cappelletto, 2010: 153). Il mio lavoro vuole essere un contributo antropologico agli studi sulla memoria, da intendersi come «analisi critica delle modalità di utilizzare il passato nel presente» (Fabietti e Matera, 2018: 180). Una memoria che è arma politica dell’oggi: siamo chiamati a esaminarne le forme proprio per comprendere questo nostro presente e, sulla base di tale comprensione, indirizzare le nostre modalità di azione per costruire scenari futuri (Appadurai, 2014).

I tragici eventi che caratterizzarono gli anni della 1a Guerra Mondiale, lasciarono segni indelebili nella storia italiana ed europea, che ancora oggi - a poco più di un secolo di distanza - appaiono tangibili nei numerosissimi monumenti ai caduti presenti nelle piazze di piccole e grandi città. Il centenario della Guerra del 1915-1918, celebrato in Italia con varie iniziative di carattere commemorativo e culturale, è stata l'occasione per accendere una nuova luce sulle dinamiche storiche di un periodo - in parte adombrato dal successivo evento bellico mondiale - che ebbe pesantissime ripercussioni sociali. In occasione dei 100 anni dall'inaugurazione del monumento ai caduti di Alezio, che si compì il 1° luglio 1922, si è voluto affrontare una ricerca storica che andasse a ripercorrere, esaminandole nel dettaglio, le tappe che scandirono quel processo di elaborazione della memoria e del lutto della comunità aletina, in cui venne per la prima volta a realizzarsi un cerimoniale di ricordo collettivo. Esso viene analizzato non solo nelle sue peculiarità, ma anche all'interno di un contesto più ampio, confrontando e definendo le forme con le quali le varie cittadinanze giunsero a codificare metodi e retoriche funzionali all'elaborazione condivisa del lutto.

The article describes Italian emigration in the 1960s and 1970s. In this phase Italian emigration is characterized by a process of progressive professional specialization, by the prevalence of European destinations, by the effects of free circulation among EEC countries, and by the consequences of the 1973 oil crisis. In the 1960s there were still some elements common to the previous period, that of the immediate post-war period, such as temporary emigration and the presence of many unskilled workers. In the 1970s, new phenomena emerged, such as the large number of people returning home, the emergence of new professional figures, and the role of the regions in migration policies. The 60s and 70s represent a crucial period for Italian emigration, as they foreshadow some of the trends of the current scenario.

The article analyses the Italian debate on immigration in the 1980s and relates it to the progressive Europeanisation of the country. In the 1980s, political debate on foreign immigration evolved in Italy, as indeed it did elsewhere. The nature of this debate was influenced by the international affiliations of whomever happened to be addressing the issue. At the same time, supranational (in particular European) levels of political intervention on migration became ever more evident. During the 1980s Italy's focus on emigration started to be supplanted by immigration. Unlike with emigration, debate and government action in Italy followed an irregular course. Indeed, until 1989, the issue was a low priority on political parties' agendas and government action; it was left to social movements and trade unions, from the early 1980s onwards, to champion the centrality of a European approach.

The paper addresses the “very modern” right to one’s own image, in the unfolding of its dynamics through the kaleidoscopic and crucial Nineteenth-Twentieth century turning. Attention is paid in particular to legal scholarship and case law, which have helped to outline and then define an autonomous subjective right having as its object one’s personal image, and to find for it a systematization within the legal order, from the end of the Nineteenth century to publication of the First Book of the Civil Code. Technical innovation in progress raises the issue, as the reproduction and wide spread of the human physiognomy, facilitated by the potentialities of modern devices and means of communication, sharpens the urgency of protection for what appears to be both strictly inherent to the person and related to the social projection of the individual. From the defense of honor and reputation, to protection from undue intrusions into the personal sphere, the complex issue is at the crossroads of different legal areas and opens in the Twentieth century to unexpected developments and transformations. In fact, it gradually fits into a more complex conception of the person, which emerges from a scientific reflection transversal to the fields of sociology, anthropology, philosophy, biology, and turns in the direction of ‘personal identity’., Lo scritto affronta il «modernissimo» diritto sulla propria immagine, nello svolgersi delle sue dinamiche attraverso il caleidoscopico e cruciale tornante otto-novecentesco. L’attenzione è rivolta agli apporti dottrinali e giurisprudenziali che hanno contribuito a tratteggiare e poi definire un diritto soggettivo autonomo avente ad oggetto la propria immagine personale, e a trovare per esso una collocazione all’interno dell’ordine giuridico, dalla fine dell’Ottocento alla pubblicazione del Libro primo del Codice Civile. Il tema è sollecitato dall’innovazione tecnica in corso nel periodo considerato e dagli stimoli di una società ormai in fase protomediatica, nella quale la riproduzione della fisionomia umana, agevolata dalle potenzialità dei moderni mezzi di comunicazione, acuisce l’urgenza di una tutela per ciò che appare strettamente inerente alla persona e, al contempo, proiezione sociale dell’individuo, interfaccia fra la sua dimensione privata e quella pubblica. Dalla tutela dell’onore e della reputazione, alla protezione dalle incursioni indebite nella sfera personale, il complesso tema è al crocevia fra diversi spazi giuridici e si apre nel Novecento a inattesi sviluppi e trasformazioni. Si inserisce, infatti, gradualmente, entro una più complessa concezione di persona, che emerge da una riflessione scientifica trasversale ai campi della sociologia, antropologia, filosofia, biologia, e volge in direzione della ‘identità personale’.

Il contributo si propone di ricostruire la presenza dell'immigrazione straniera all'interno dei percorsi di ricerca che hanno scelto come oggetto privilegiato lo studio dell'Italia repubblicana, partendo dalla storiografia. L'immigrazione straniera viene ricondotta essenzialmente a tre punti di vista: il tema dell'arrivo di lavoratori e lavoratrici provenienti dall'estero e del loro inserimento all'interno del mercato del lavoro, che comincia a essere discusso già alla fine degli anni sessanta; il tema dell'accoglienza dei rifugiati politici e degli esuli, palpabile già all'indomani della fine della seconda guerra mondiale; il tema delle politiche migratorie, declinato a seconda degli interessi scientifici nel quadro delle relazioni internazionali, della politica economica o delle politiche sociali. Il lavoro si muove alla ricerca della presenza di queste tematiche nella produzione storiografica, passando in rassegna le principali opere di sintesi, i volumi collettanei, gli studi più specifici dedicati a singole aree territoriali o a singole problematiche sociali e politiche. Oltre alla storiografia vengono anche presi in esame gli studi prodotti dalle scienze sociali che si sono misurati con un approccio storico. L'articolo intende problematizzare secondo gli strumenti propri della ricerca storica la profondità dei temi legati all'immigrazione straniera all'interno di una periodizzazione capace di estendere lo sguardo all'intero arco cronologico del periodo repubblicano.