Il 23 Novembre 1980 alle ore 19:34, un forte terremoto colpì un'ampia area al confine tra la Campania e la Basilicata. Il terremoto fu caratterizzato da una Magnitudo Mw 6.9 e da un'Intensità epicentrale Io del X grado MCS, risultando essere l'evento a più elevata energia avvenuto in Italia negli ultimi cento anni. Si ebbero danni in 800 località, furono distrutte complessivamente 75.000 abitazioni e 275.000 furono gravemente danneggiate, le vittime furono circa 3.000 e i feriti 10.000. L'Irpinia, particolarmente colpita dal sisma, è situata nell'Appennino meridionale, catena che è il risultato di complessi movimenti tettonici, che a partire dal Miocene Inferiore (25 - 20 Ma) hanno portato alla collisione tra una propaggine della placca Africana, Adria, contro la placca Euro-asiatica e quindi alla sua orogenesi. A livello geodinamico la catena appenninica presenta comportamenti differenziati, infatti a Ovest la tettonica è distensiva, caratterizzata da faglie normali, dando luogo a un Bacino di Retroarco (il Tirreno), mentre a Est, sul fronte della catena, caratterizzato da movimenti compressivi, si è formato un profondo Bacino di Avanfossa (l'Adriatico). I movimenti tettonici distensivi risultano tuttora attivi e sono la principale causa dei terremoti registrati in quest'area, a cui non fa eccezione quello del 1980. L'Irpinia è caratterizzata da una elevata sismicità, tra le più forti in Italia, particolarmente distruttivi risultano i terremoti storici che si verificarono nel 1456, 1466, 1694, 1732, 1930, 1962 e naturalmente l'evento del 1980. La presente ricerca ha avuto come obiettivo lo studio dettagliato di quattro Comuni della Provincia di Avellino, situati nell'Alta valle del Fiume Calore Irpino: Bagnoli Irpino, Cassano Irpino, Castelfranci e Montella, posti a una ventina di km dall'area epicentrale del sisma del 1980. Sisma che indusse numerosi effetti sull'ambiente naturale anche nell'area oggetto di studio: sono stati osservati fratturazioni del suolo, movimenti gravitativi, liquefazioni e anomalie idrologiche. Fratturazioni sono state osservate lungo il lineamento tettonico Calaggio-Bagnoli-Croci di Acerno, di cui una beante particolarmente significativa, con scalino di pochi cm e a sviluppo esteso per oltre 1 km. Le frane sismoindotte comprendono sia fenomeni gravitativi di modesta entità (crollo/rotolio di massi) sia fenomeni a più larga scala, come gli scorrimenti rotazionali osservati nei pressi dell'abitato di Castelfranci (con estensione compresa tra i 10 e i 20 ettari). Sono stati censiti alcuni fenomeni di liquefazioni, osservati presso il Lago Laceno, nel territorio comunale di Bagnoli Irpino, e variazioni idrologiche. In relazione al terremoto del 1980, è stato riscontrato un significativo aumento di portata delle sorgenti di Cassano Irpino, così come in quelle della vicina Caposele, difficilmente correlabili con le piogge cadute nel periodo immediatamente precedente l'evento sismico. La sorgente Sanità di Caposele, ha visto passare la sua portata, da 4.250 l/s a 5.200 l/s appena una settimana dopo il sisma, per raggiungere la portata massima di 7.300 l/s il 20 gennaio 1981. In seguito la portata è lentamente rientrata nei normali canoni stagionali. Il gruppo sorgentizio di Cassano Irpino, presentava all'inizio di Novembre 1980 una portata media di circa 3.000 l/s, tuttavia nel corso di quel mese, fu osservato un aumento di circa 2.000 l/s. Il periodo di portata "eccezionale" innescato dal terremoto si protrasse fino al mese di Marzo 1981, per poi rientrare nei parametri medi. Si osservò inoltre l'intorbidamento delle acque, fenomeno temporaneo di breve durata. La ricerca ha avuto come obiettivo principale anche l'analisi del livello di danneggiamento dell'ambiente urbanizzato. I paesi oggetto di studio hanno subito un danneggiamento intermedio, valutato con un'intensità compresa tra il VII e l'VIII grado MCS, vale a dire un livello di danneggiamento molto diffuso con qualche crollo parziale o totale delle abitazioni. Le unità edilizie dei quattro Comuni distrutte o danneggiate più o meno gravemente furono 4.755, le persone rimaste senzatetto furono 1.951 (11,9%), 16 le vittime (0,1%) e 320 (2%) feriti su un totale di 16.370 abitanti. Grande risalto è stato dato alla tematica della "Resilienza", dal latino "resilire" ossia tornare alle origini. La resilienza può essere definita come: "la capacità di una persona di raggiungere un adattamento positivo a fronte di eventi significativamente stressanti e traumatici che, diversamente, potrebbero risultare gravemente invalidanti". Per questa specifica tematica è stata proposta un'indagine riguardante la "ricostruzione", ovvero tutte le iniziative e tutti quei processi messi in atto per recuperare e far rinascere le comunità, così drammaticamente segnate dall'evento "invalidante" rappresentato dal terremoto del 1980. Se da una parte sono state raccolte preziose, quanto variegate testimonianze, dando voce alle esperienze personali su un evento che ha fortemente provato e condizionato le comunità di questi paesi dell'Alta valle del Fiume Calore Irpino, dall'altra si è tracciato un percorso che, a partire dall'immediata fase di emergenza, ha cercato di ricostruire l'iter percorso dalla la popolazione: dalle sistemazioni temporanee, fino agli interventi mirati al completo recupero degli abitati, degli spazi comunitari, dei beni storici e architettonici e dell'equilibrio all'interno della comunità stessa. Sono state messe in risalto le scelte fatte dagli Enti preposti, come le amministrazioni comunali, ma anche il contributo economico necessario per portare a termine un processo oggettivamente lungo, complesso e articolato quanto è stato, e marginalmente continua a esserlo, quello della ricostruzione. Secondo la "Commissione Parlamentare di Inchiesta sulla attuazione degli interventi per la ricostruzione e lo sviluppo dei territori della Basilicata e della Campania colpiti dai terremoti del Novembre 1980 e Febbraio 1981", unico documento a discriminare per paese i fondi destinati alla ricostruzione, tra il 1981 e il 1987, nei paesi di Bagnoli Irpino, Cassano Irpino, Castelfranci e Montella sono arrivate complessivamente L. 103.062.400.000 (EUR 53.227.287,5 al valore nominale). La ricostruzione è ormai quasi completa (oltre il 90%), tuttavia il patrimonio edilizio recuperato o ricostruito è superiore alle reali necessità. Infatti, occorre segnalare che la popolazione complessiva dell'area è di 13.288 abitanti (31/05/2021), circa 3.000 in meno rispetto a quelli del 1980, vale a dire una riduzione di circa il 20%. Ai fini della stesura del presente lavoro di ricerca è stata effettuata un'accurata indagine bibliografica, seguita da indagini di campo, a cui è stata affiancata la raccolta di elaborati tecnici, di materiale fotografico e di numerose testimonianze dirette degli abitanti locali. Proprio le testimonianze, resoconto di chi ha vissuto il terremoto, sono state particolarmente utili per l'analisi della fase dell'emergenza e della successiva ricostruzione. A tal proposito sono stati raccolti circa una quarantina di contributi, consistenti in interviste a persone appartenenti a diverse fasce di età, comprese tra i 55 e i 95 anni. Il terremoto del 1980 è stato un evento che ha messo in evidenza come un territorio fortemente sismico come quello italiano, non fosse ancora sufficientemente attrezzato a fronteggiare eventi catastrofici di tale portata. Dopo il sisma diversi paesi sono stati inclusi negli studi di microzonazione sismica preliminare del Progetto Finalizzato Geodinamica (C.N.R.), tuttavia non sempre in sede di recupero e ricostruzione ne sono stati rispettati i risultati, anzi assai pochi comuni ne hanno tenuto conto in fase di redazione dei nuovi strumenti urbanistici. A oltre quaranta anni dal terremoto va comunque detto che molto è cambiato: l'adozione di piani urbanistici, nuove tecniche costruttive degli edifici, nuove attrezzature per fronteggiare le emergenze, maggiori conoscenze per la definizione del rischio sismico e l'istituzione della Protezione Civile. Questa ricerca vuole fornire un contributo agli enti preposti e alla popolazione, i dati raccolti possono essere utili per una migliore comprensione del fenomeno sismico, per una corretta valutazione della pericolosità e quindi una riduzione del rischio sismico locale. Inoltre, vuole anche offrire uno spunto di riflessione per quello che potrebbe essere la programmazione futura per i centri antichi in zona sismica, in considerazione non solo di scenari che prevedono il riscontro nel tessuto urbano ma anche nell'ambiente fisico. L'auspicio è che la memoria storica di quanto accaduto 41 anni fa possa servire ad arricchire e migliorare lo stato delle nostre conoscenze, assumendo maggiore consapevolezza per farne tesoro in futuro. https://www.cnr.it/it/evento/17785/ix-edizione-premio-avus-migliore-tesi-per-la-prevenzione-sismica-dall-insubria-all-irpinia