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Nella sua breve carriera artistica, Aubrey Beardsley è stato sempre affascinato e ispirato dall'arte giapponese, che contribuirà ad allontanarlo dalla sua prima maniera preraffaelita, introducendo elementi grotteschi e prospettive anomale nei suoi disegni. Inserendo il rapporto fra Beardsley e l'arte giapponese nel fenomeno più ampio del giapponismo che invase la cultura europea nella seconda metà dell'Ottocento e riesaminando i rappori politici fra l'Inghilterra e il Giappone che portò la nazione europea a osservare con curiosità mista a condiscendenza usi e costumi nipponici, si osserva come Beardsley si avvicini invece alla cultura orientale in maniera molto più attenta, riprendendo dalle stampe giapponesi l'idea di un'arte che sia popolare e raffinata insieme.

Ricerca sulla scena bohémien londinese e sui suoi rapporti con quella francese, a partire dalla metà del XIX secolo per giungere fino alla metà del secolo successivo. L'approccio è di tipo cronologico ma anche geografico, soffermandosi in particolare su quelle aree di Londra maggiormente frequentate dalla comunità bohémien, artistica e letteraria, in particolare sul quartiere di Fitzrovia che a partire dalla fine del XIX secolo si identifica con la vita dei bohémiem. Il volume si conclude con le biografie di cinque personaggi rappresentativi degli ideali bohémien, tre uomini e tre donne, artisti, scrittori, scrittrici e modelle che in vari modi hanno intrecciato la loro esistenza a quella del quartiere londinese.

All'interno del volume sugli scrittori che compaiono attraverso una maschera in un testo da loro scritto, si analizza il caso di James Joyce e della sua presunta proiezione autobiografica nel personaggio di Stephen Dedalus. Si è cercato di mostrare come sia impossibile stabilire se e in quale misura questo si sia verificato come con il passare degli anni e con la stesura dei diversi testi il rapporto fra Joyce e il suo personaggio cambi. La stessa incertezza si manifesta al momento di stabilir e se e in quale misura le idee espresse da Dedalus coincidano con quelle di Joyce.

In un numero dedicato alle rivoluzioni, il breve saggio si occupa dell'Easter Rising a Dublino nel 1916 e tratta, oltre al fatto storico in sé e alle sue conseguenze, il modo in cui scrittori contemporanei agli eventi e successivi hanno rappresentato questo evento centrale nella storia del paese.

Testo introduttivo sul tema dell'antisemitismo, parte della collana della Oxford University Press delle Short Introductions.

Since the end of the Sixties, the so-called Irish Troubles have inspired in Ireland many literary works and films that have been studied at length. Less well known and often analyzed together with the Irish production are those English novels and action movies that exploit a Northern Irish setting, with scarce or no interest for the political facts of the conflict or, according to some critics, with a focused and deliberate use of stereotypes. However, Irish Troubles have recently brought forth in England a series of film and novels showing at the core of the events a conspiracy by the British intelligence. Therefore a fictional genre that in the past has been basically escapist, and often with a reactionary bent, like the thriller and the spy story, may also be seen and used now to denounce the false statements and undermine the official truths of the establishment., In Irlanda, i cosiddetti Troubles hanno creato fin dalla fine degli anni Sessanta del secolo scorso una produzione letteraria e cinematografica che è stata studiata ampiamente. Meno nota e meno studiata se non insieme alla produzione irlandese è quella inglese, che ha spesso utilizzato lo scenario nord-irlandese come sfondo per romanzi o film d’azione, con scarso interesse per la realtà politica o secondo alcuni con un uso mirato e deliberato di stereotipi. Di recente, però, i Troubles hanno creato in Inghilterra una produzione letteraria e cinematografica che mostra al centro della trama una cospirazione dei servizi segreti inglesi e, implicitamente, indica come generi d’evasione e spesso reazionari, come sono stati a lungo il thriller e la spy story, si possano trasformare in uno strumento di critica delle verità ufficiali.

Introduzione a Flann O'Brien e al suo umorismo irlandese attraverso una delle sue opere meno conosciute ma estremamente significative

Recensione del volume di Matthew Sperling sul poeta inglese Geoffrey Hill

Traduzione di una raccolta di conferenze tenute in lingua inglese per un pubblico di occidentali dal filosofo giapponese Suzuki che ha diffuso la conoscenza dello zen nel mondo occidentale.

Partendo dal dramma The Plough and the Stars di Sean O'Casey si analizza l'atteggiamento dell'autore rispetto al nazionalismo irlandese e si osserva come lo stesso testo nell'adattamento cinematografico di Ford vada ad assumere significati molto diversi da quelli di O'Casey.

Una chiave di lettura dell'opera di Dickens potrebbe essere quella che unisce la sua passione per la scrittura con la sua abitudine a camminare, che in alcuni periodi della sua vita diventa quasi un'ossessione. Attraverso personaggi dickensiani e brani più o meno velatamente autobiografici si cerca di tracciare un legame fra questi due elementi che segnarono la vita dell'autore.

Un'analisi dei modelli familiari nell'età vittoriana presenti nei racconti e nei romanzi di Dickens

In the second collection of his poems published in 1919, Eliot added a group of lyrics he had written in French some years before. These poems are his only attempt to write poems in a language different from English. He would never translate his French poems in English but was going to reuse almost literally the last lines of “Dans le restaurant”, the longest of the group, translating them into English in his poem The Waste Land, published in 1922. In a poem characterized by multilingualism, it is odd that Eliot choose not to use the original form of the lines but to translate them. Eliot had written those poems in a period of his life in which he was still fascinated by French symbolist and post-symbolist poetry but had already decided to move to London in order to live there. When he wrote The Waste Land, his choice of England and of English language, but also the overcoming of his juvenile literary passions, were clearly asserted and Eliot choose to recuperate a portion of these French lines (as well as of other poems written in English) in The Waste Land. The reuse of those lines inside a later poem, therefore, could be an attempt by Eliot to regain possession of some of his previous production, whatever language it was written in, disseminating it in his new poem and putting it in a different context. However, there could be something more in his choice.

Rilettura di Charles Dickens nel secondo centenario della nascita. Analisi delle pubblicazioni uscite durante l'anno.

Il termine “Londropoli” è un neologismo che, mescolando Londra e Paperopoli, vorrebbe indicare una città derivante dall’incrocio fra la Londra reale e quella presente in alcune opere letterarie in cui la metropoli inglese presenta sottili o plateali cambiamenti che la rendono diversa dalla Londra oggettiva e reale, dalla città condivisa. Dopo aver tentato alcune parziali distinzioni fra luoghi oggettivi e luoghi mentali, immagini private e rappresentazioni collettive della città o di suoi singoli luoghi, si vedrà attraverso esempi tratti da Shakespeare, da Wilde e da un saggio di Virginia Woolf (oltre che da attrazioni culturali e turistiche quali il nuovo Globe e le London Walks su Jack the Ripper), come sia difficile e sostanzialmente inutile separare le due città e di come Londra e Londropoli tendano sempre più a fondersi e ad acquisire una fluidità che impedisce di tracciare netti confini fra i loro territori.

Selezioni e analisi di una scelta di passi dicklensiani relativi ai cimiteri, collocati nel contesto delle leggi del periodo e del contributo dato da Dickens al dibattito sul problema delle condizioni di vita urbane.

Studio sul quartiere londinese di Fitzrovia, esaminato alla luce dei cambiamenti legati alla presenza di artisti e letterati, in particolare nei primi decenni del XX secolo.

Esiste evidentemente un legame fra gli angeli caduti e gli angeli neutrali che non presero posizione nella guerra nei cieli, ma qual è il rapporto degli uni e degli altri con il popolo fatato? Seguendo una linea che si snoda dalle leggende ebraiche a Dante e la Navigatio Sancti Brandani, fino alle storie sulle fate nelle isole britanniche, si vedrà come sia stata spiegata l’anomala condizione delle fate, identificate di volta in volta con gli angeli caduti o con quelli neutrali.

Traduzione, introduzione, note e cura generale di un'opera in prosa del poeta irlandese W.B. Yeats

Si prendono in esame alcune opere recenti dello scrittore inglese James Ballard (Millenium People, Super-Cannes e Kingdom Come) in cui il tema del conflitto è centrale nella trama dei romanzi. Si tratta di conflitti non pacificati, che ruotano intorno a problematiche di classe e di razza (nel romanzo più recente) e pongono quesiti sulla questione del terrorismo, del ruolo dei media e dei non-luoghi della società contemporanea.

Analisi delle versioni shakesperiane di Hamlet, The Tempest e Romeo and Juliet eseguite dall'artista Gianni De Luca nel corso degli anni Settanta. Riflessione sugli adattamenti shakespeariani.

Si esamina la visione dell'Italia fornita da due autori irlandesi contemporanei, Toibin e O'Connor, sottolineando i punti in comune con la tradizione del viaggio in Italia e le divergenze da esso.

Analisi comparata di vari romanzi dello scrittore inglese James Ballard, alla luce del tema apocalittico che ricorre in forme diverse dalle sue prime opere di genere fantascientifico a quelle più recenti.

L'idea che l'Irlanda fosse un terra di mostri o una terra mostruosa fa parte della strategia colonizzatrice con cui l'Inghilterra si appropria della vicina isola. Il saggio analizza in che misura l'immagine fornita dal colonizzatore viene interiorizzata dall'immaginario dei colonizzati e quanto si guadagna o quanto si perde nel momento in cui si rifiuta l'immagine di una propria mostruosità interiore.

Fin dai primi scritti di autori inglesi sull’Irlanda, gli abitanti dell’isola vengono descritti come una razza selvaggia e barbarica, incapace di governarsi da sola e quindi destinata a essere dominata dalla cultura superiore e civilizzata dei vicini normanni. Il modello descrittivo tratteggiato dai primi scritti che risalgono al XII secolo si mantiene costante per secoli e diviene ancor più evidente nelle opere di Spenser e degli storici elisabettiani. Dopo un periodo di relativa tranquillità nelle controverse vicende che legano inglesi e irlandesi, la rappresentazione dell’irlandese come selvaggio riappare nel periodo vittoriano, in una versione negativa (come quella presentata nelle vignette del “Punch”) o positiva (come quella del celta sognatore presentata da Matthew Arnold e su cui si innesterà il revival celtico di Yeats e degli intellettuali protestanti a lui contemporanei), in coincidenza con una recrudescenza delle richieste di indipendenza da parte dei nazionalisti irlandesi. Con la nascita dello stato libero d’Irlanda, la rappresentazione che gli autori irlandesi danno di se stessi è caratterizzata invece dal tentativo di allontanarsi dallo stereotipo dell’irlandese come selvaggio per adeguarsi a un modello positivo, più aderente alle esigenze del nuovo stato. Se questo fenomeno è giustificabile in una prospettiva politica, esso tuttavia limita fortemente gli autori irlandesi che tendono a rimuovere nella caratterizzazione dei loro personaggi ogni aspetto perturbante e a rifiutare quell’analisi della complessità dell’animo umano che nello stesso periodo era patrimonio comune di gran parte della letteratura europea e mondiale. Solo negli ultimi trenta anni, e in particolare nell’opera letteraria di Neil Jordan, si assisterà a un recupero degli aspetti oscuri della psiche umana, reso spesso in toni fantastici, e a una riappropriazione di quegli stereotipi che avevano caratterizzato il punto di vista del colonizzatore sulla cultura del colonizzato.

In questa sua graphic novel, Bryan Talbot ricostruisce la storia della città in cui vive, Sunderland, e del territorio circostante attraverso una cornice narrativa fornita da uno spettacolo teatrale. Intrecciata con la storia di Sunderland, viene fornita inoltre una lunga e dettagliata interpretazione dei rapporti intercorsi fra Lewis Carroll e la regione in questione, sulla base di elementi biografici e di brani dell'opera di Carroll.

In the wake of the Ripper’s crimes in 1888, one of the rumours that spread over London had it that the sites of the murders, like dots joined on the map of the city, would form a distinctive pattern, a recognizable clue giving important indications about the identity of the murderer and/or his hidden motives. Nobody, of course, knew which was exactly that pattern and why was it so distinctive. As it often the case in unsolved murder cases, the idea of an obscure but recognizable design that marks the map of the crime site(s) is both a way of dealing with the unacceptability of something without reason or meaning and a way of reading a place with new eyes, creating new connections and overlaying an ideal or imaginary city above the real one. Looking for the murderer in places like Whitechapel or Limehouse was quite different than hinting that he was hidden in Buckingham Palace or in the elegant squares of the East End. The canonical question “who was Jack the Ripper?” should therefore be reformulated in a more significant manner as “where was Jack the Ripper?” because imagining his whereabouts could give important clues about the way we try to deal with the complexity of the city, tracing in this particular instance an imaginary London or a London of the imagination. With reference to true and/or literary crimes and the city of London, the Italian scholar Franco Moretti has shown how the London areas where Sherlock Holmes pops up don’t coincide with the real sites of the crimes: the great sleuth doesn’t linger about such areas where real crimes were perpetrated because in doing so his detections would be deprived of any charme since the real crimes were caused by unartistically motives like misery and abuses. And the risk of a casual meeting between Sherlock Holmes and the unidentified Jack the Ripper was too great and too dangerous for the reputation of the detective. Other authors, like Ellery Queen or Michael Dibdin, will later explore this possibility in their Holmesian pastiches. Conan Doyle’s stories are supposed to pass to crime literature a double legacy: an English way to crime detection, based on reason and analyse, versus the American hard-boiled novel in which the urban setting has a relevant role. And a stereotypical aspect of London, with its fog, its gaslight, its crooked streets and a clear division between the mysterious and impenetrable East End and London at large. Both assumptions are questionable: XX century British authors like Gerald Kersh or, more recently, Derek Raymond and Jake Arnott, give us interesting variations on the darker aspects of Doyle’s stories, mixing them with the XVII century tradition of London lowlife and with insights in the deepest recesses of human condition. In their works, London has changed too and the darkness of the poorest urban areas, once confined within the borders of the East End, is slowly eating the whole town up.

Studio sulle relazioni fra utopia e fumetto che si sofferma in particolare sulla produzione di Alan Moore

Il gusto per la maschera e il travestimento, caratteristico della fine del secolo XIX in Inghilterra, viene analizzato nei suoi aspetti letterari e sociali con particolare riferimento alle opere di Frank Harris, di Wilde, Yeats e Beerbhom. Il culto dell'androginia e delle identità multiple, che sembrerebbero andare nella direzione di una revisione dei ruoli sessuali, sono però spesso segno di una appropriazione del femminile.

This thesis examines the religious writings of three seventeenth-century English nuns, Gertrude More (1606-1633), Catherine Gascoigne (1601-1676) and Barbara Constable (1617-1684), from a feminist perspective on agency and mysticism. All three women lived at the Benedictine monastery of “Our Lady of Consolation” in Cambrai (now in France), exiled from Anglican England because of their Catholic faith. It is argued that the texts of More, Gascoigne and Constable show that their agency was expressed not against or in spite of their religion, but rather through it. On the one hand, they rejected blind obedience to dominant superiors, though without violating religious monastic rule. On the other hand, they developed their own spirituality and mysticism based on medieval and contemplative teachings. More, Constable and Gascoigne, each in their own way, had a close spiritual relationship with their male spiritual instructor, David Baker, whose religious name was Augustine (1575-1641). Baker was a Benedictine monk best known for his writings on mystical spiritual contemplation. He played an important role in the lives of the three nuns, both in their personal and spiritual development. This thesis examines the extent to which More, Constable and Gascoigne mixed their own spiritual perspectives with those of Baker and how this affected their 'agentic capacity'. The study shows that Baker and each of the three nuns influenced each other in a positive way, leading to their personal and spiritual empowerment.