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Nell'Africa subsahariana, i governi hanno dichiarato che lo sviluppo del pensiero critico è una delle principali priorità educative al fine di aumentare la competitività economica globale e promuovere l'indipendenza economica, politica e culturale. La revisione della letteratura ha mostrato che nella regione mancano approcci contestualizzati per coltivare e valutare il pensiero critico. I pochi tentativi di studi empirici per migliorare il pensiero critico in contesti a basso reddito si sono basati esclusivamente su approcci pedagogici e strumenti di valutazione importati da altri contesti culturali, generando problemi di comparabilità e mancanza di familiarità con i processi di adattamento e validazione. Questo solleva questioni di rilevanza culturale. Questa ricerca aveva l'obiettivo a lungo termine di promuovere metodi per l'insegnamento e la valutazione del pensiero critico nell’ambito scolastico che fossero rilevanti per il contesto. La ricerca è stata realizzata in tre fasi. Nella prima fase la revisione della letteratura ha esplorato il concetto di pensiero critico e le strategie implementate a livello globale e regionale per migliorarlo e valutarlo. La seconda fase, propedeutica alla terza, mirava a colmare il divario di conoscenza rispetto al pensiero critico nelle regioni più svantaggiate, e in particolare a indagare la concettualizzazione del pensiero critico in Uganda. L'ultima fase dello studio mirava a generare un apprendimento trasformativo negli insegnanti su come progettare e implementare piani didattici in grado di attivare le capacità critiche degli studenti all’interno della disciplina. La seconda fase della ricerca ha adottato un disegno qualitativo nella tradizione della grounded theory costruzionista. Per la raccolta dei dati, è stato utilizzato un campionamento teorico per selezionare 54 informatori chiave che hanno partecipato a interviste etnografiche per generare una definizione teorica e operativa contestualizzata del pensiero critico tra i vari stakeholder in Uganda. I risultati di tale studio sono stati strumentali allo sviluppo, nella terza fase della ricerca, di una tassonomia contestualizzata del pensiero critico che fosse rilevante per l'implementazione di metodologie di insegnamento-apprendimento che favoriscano il pensiero critico e offrano agli insegnanti strumenti per valutarne l'acquisizione. La terza fase dello studio ha adottato un disegno di ricerca azione formazione. Lo studio è stato implementato in Uganda con 16 insegnanti di matematica, inglese e storia delle scuole secondarie. I risultati hanno mostrato come in un periodo di 7 mesi, gli insegnanti hanno acquisito conoscenze sul pensiero critico e hanno migliorato la loro competenza nella progettazione didattica per promuovere strategie di insegnamento che favoriscano lo sviluppo del pensiero critico. Gli insegnanti hanno migliorato la capacità di riflettere sui risultati del loro, hanno mostrato maggiore apertura mentale e una maggiore disponibilità a essere corretti e a dare suggerimenti ai loro colleghi. Inoltre, hanno migliorato la capacità di riflettere sulle loro strategie di insegnamento per verificare l'efficacia del loro lavoro in relazione alle competenze e ai risultati degli studenti. L'intervento ha promosso un cambiamento nelle credenze e negli approcci pedagogici degli insegnanti e ha cambiato la loro prospettiva sul significato dell’educazione scolastica. Gli studenti che hanno partecipato alle lezioni hanno evidenziato che il modo in cui gli insegnanti hanno implementato le attività in classe li ha tenuti impegnati per tutta la lezione e che queste strategie didattiche hanno migliorato il loro pensiero critico. Questo studio fornisce la prova che uno sviluppo professionale contestualizzato basato sulla ricerca che è sostenuto, partecipativo e adeguatamente supportato può avere un impatto significativo sulla promozione del pensiero critico in classe. In sub-Saharan Africa, governments have declared critical thinking skills to be a major educational priority in order to increase global economic competitiveness and to promote economic, political, and cultural independence. The review of the literature showed that in the region, there is a dearth of contextualised approaches to nurturing and assessing critical thinking. The few attempts at empirical studies to enhance critical thinking in low-income contexts have relied solely on pedagogical approaches and assessment instruments imported from other cultural contexts, generating problems with comparability, and lack of familiarity with adaptation and validation processes. This raises questions of cultural relevance. This research had the long-term goal of developing methods for teaching and assessing critical thinking at the classroom level that are relevant to the context. The research was implemented in three phases. The first phase was the literature review to investigate the critical thinking concept and the strategies implemented at global and regional level to enhance and assess critical thinking. The second phase, necessary for the third, aimed to address the knowledge gap surrounding critical thinking in less-resourced regions, and specifically to investigate the conceptualisation of critical thinking in Uganda. The last phase of the study aimed to generate transformative learning in teachers on how to design and implement instructional plans that are capable of activating learners’ critical thinking skills as specific to the various subject domains. The second phase of the research adopted a qualitative design within the tradition of constructionist grounded theory. For the data collection, theoretical sampling was used to select 54 key informants who participated in ethnographic interviews to generate ideas for a contextualised theoretical and operational definition of critical thinking among various stakeholders in Uganda. The findings from that study were instrumental in the development, in the second phase of the research, of a contextualised taxonomy of critical thinking that was relevant for implementing teaching–learning methodologies that foster critical thinking skills and offer teachers tools for assessing learners’ acquisition of these competences. The third phase of the study adopted a professional development action research design; it was implemented in Uganda with 16 secondary school teachers of mathematics, English and history. The results showed how over a period of 7 months, the teachers acquired knowledge of critical thinking skills and enhanced their competence in developing coherent lesson plans that presented teaching strategies that fostered critical thinking skills. The teachers also showed improved ability to reflect on the output of their work in terms of instructional design and lesson delivery, greater levels of mind-openness, and greater readiness to be corrected and to give suggestions to their colleagues. Moreover, they exhibited improved ability to reflect on their teaching strategies to verify the effectiveness of their work in relation to the learners’ competencies and outcomes. The intervention promoted a shift in the teachers’ beliefs and approaches to education, and changed their perspective on what should be taught in class and how. The students participating in the lessons that teachers had designed highlighted that the way teachers implemented the classroom activities kept them engaged throughout the lesson and that teachers’ instructional strategies improved their thinking skills. This study provides evidence that contextualised research-based professional development that is sustained, participatory, and adequately supported can have a significant impact on fostering critical thinking in the classroom.

Il contributo fornito dal Design nel Mezzogiorno, tenuto conto della peculiarità del contesto territoriale, risiede principalmente nel forte interesse per i territori, le comunità, lo sviluppo locale ed il mutamento sociale, nella vocazione pedagogica del progetto che possa aiutare a ricomporre con!itti irrisolti, e nell’esplorazione di modelli alternativi di innovazione e modernità. Questo lavoro vuole far emergere tale contributo speci#co partendo dalle concettualizzazioni espresse nei diversi approcci del rapporto tra design e territori formalizzate a partire dalla ricerca SDI Sistema Design Italia. A sostegno di tale interpretazione sono proposte alcune esemplificazioni, sono valutate e rilette le ricerche condotte negli anni Cinquanta e Settanta da parte di alcuni significativi esponenti della disciplina nel sud d’Italia, precursori delle acquisizioni più recenti, sono descritte le metodologie di ricerca-azione adottate nei processi di design coevi e successivi alla ricerca SDI e sperimentate nel territorio campano, ed infine, come esito di questo lungo processo, sono presentati alcuni recenti contributi del design in percorsi di inclusione sociale territoriale nella città di Napoli, caratterizzati da una continuità con i primi casi fondativi.

In Italia le attività scolastiche curricolari sono sempre di più affiancate da attività extracurricolari in cui la scuola, come spazio fisico, istituzionale e simbolico, collabora con soggetti esterni. La scuola, può quindi essere osservata come un punto di convergenza delle dinamiche sociali delle città. La ricerca azione può rappresentare uno strumento utile sia per conoscere tali contesti − coniugando diversi punti di vista − sia per attivare o indirizzare i processi trasformativi in modo partecipato. Il contributo presenta una riflessione sul legame tra ricerca azione e processi educativi per approfondire criticamente il concetto di ‘comunità educante’, dispositivo sempre più utilizzato nel dibattito sul rapporto tra scuola e città. La ricerca azione può contribuire al rafforzamento della comunità educante, se intesa come prodotto di un contesto specifico e in continuo cambiamento. In questo senso sarebbe più pertinente parlare di 'comunità di pratiche educanti'. In Italy, curricular school activities are accompanied by more and more extra- curricular ones, through which the school collaborates with external subjects. The school can therefore be observed as a physical, institutional and symbolic space, where the social dynamics of cities converge. Action research can represent a useful tool not only to know these contexts − combining different points of view – but also to activate or direct transformative processes in a participatory fashion. The contribution begins by presenting a reflection about the link between action research and educational processes and then critically deepens the concept of ‘educating community’, a device increasingly used in the debate on the relationship between school and city. Action research can contribute to the strengthening of the educating community, if it is seen as a product of a specific and constantly changing context, giving rise to what can be called a 'community of educating practices'., Tracce Urbane. Rivista Italiana Transdisciplinare di Studi Urbani, N. 8 (2020): FARE E CONOSCERE, INSIEME: SUPERARE GLI OSTACOLI E LE SFIDE DELLA RICERCA-AZIONE PER RENDERE IL MONDO UN POSTO MIGLIORE / TO DO AND KNOW SOMETHING TOGETHER: OVERCOMING THE CHALLENGES OF ACTION-RESEARCH IN MAKING BETTER URBAN WORLDS

Questo contributo intende dare una idea di cosa si intenda oggi per innovazione nei contesti organizzativi, e delle criticità correlate. Indaga gli assunti alle base delle criticità identificate proponendo un cambio di prospettiva e un approccio adeguato per realizzare l'innovazione: essa richiede infatti un approccio sistemico e di ricerca azione, in cui la complessità venga vista a partire dalle epistemologie implicite delle persone e venga connessa alla complessità del sistema organizzativo e al suo senso e divenire. La persona è vista come un sistema nel sistema organizzativo con il quale è in evoluzione sinergica e che può quindi diventare un contesto interessante per la presa di consapevolezza delle proprie aree di sviluppo. In tal senso le organizzazioni si possono considerare quali moderne comunità.

L’articolo descrive il processo di costituzione del laboratorio italo-brasiliano di ricerca formazione e pratiche in salute collettiva, focalizzando sul processo partecipativo Inter-istituzionale e focalizzato alla costruzione di una rete di lavoro, ricerca, formazione, inter-nazionale, multi locale e multi situata. Il laboratorio come soggetto informale di relazione tra soggetti di ricerca, formazione, produzione assistenziale e di governance/gestione rappresenta una modalità innovativa di costruzione di reti internazionali con un ampia rappresentazione di settori nel contesto locale.

The education in prisons is an extremely contentious issue, which reflects the ambivalence and the contradictions of this institution in contemporary society. The Pedagogy, therefore, is called to reflect on this challenge, to propose possibilities for change and proposals different models of rehabilitation of the prisoner. In this direction, the contribution aims to explain the purposes and results of the research-action project based on the cooperation between the University of Chieti-Pescara and the Chieti Prison, and on the essential features of the Charter of children and their parents in prison.

This essay examines a politically engaged research genre, which follows the biography of the author who founded two journals: one on mathematical models published in English (Quality and Quantity) and one on politically committed social and economic research published in Italian (Inchiesta). The research considered focuses on Italy in the 1950s, the research by Lazarsfeld in Vienna in the 1920s and in the United States in the 1950s and 1960s, and post-1968 politically committed research in Italy. The analysis of such politically committed types of research (all very different from one another in terms of the interpretative model of reality, the methods used and the relations with the tendering party and the people observed) allows one to understand how this kind of research can be performed with very different methods—all of which do, however, seek to modify reality on the grounds of the research results. The metaphor of the crystal and the flame presented by Italo Calvino in order to “classify facts and ideas and styles and feelings” can also be used to visualise the polarity (and the difficulty/impossibility of contact) that has always been present in sociology between two different tendencies: towards a discipline that offers the most abstract and objective interpretative model of reality possible with the use of mathematical models (the crystal), and, instead, towards a discipline in which an interpretative model of reality is central, one that produces a social change and in which the qualitative and quantitative methods utilised are at the service of this change (the flame). This polarity thus allows us to separate first and foremost all the politically committed research performed by others for different purposes (market research, research to verify some theoretical hypotheses, etc.) but the same polarity also lies within the politically committed research. We can, indeed, identify a type of politically committed research in an area that has, at one extreme, research tending towards the utmost “objectivity” and “scientific quality” of the results and where the co-ordinators try to have all the information on the subjects maintaining the greatest possible distance (the subjects must not know they are being observed); at the other extreme, there is a type of research in which the coordinator completely involves the subjects in the gathering of information that will serve to realise a piece of research whose political aims are explicitly shared. For the identification of a sufficiently articulated typology it has been important to consider five dimensions of politically committed research: (a) the characteristics of the research coordinator (his/her belonging to the type and the academic/non-academic professional status) and his/her interpretative model of reality (b) some general characteristics of the research (the tender and funding, the topic choice, the aims, the contributions to the sociological theory, the duration); (c) the research coordinator’s relations with the political actors (the intensity of the relations, the political use of the research); (d) the relations of the research co-ordinator with the research subjects; (e) the methodological choices (the basic strategies, the methods used, the use of mathematical procedures). The research that exemplifies this typology is all politically committed to the left and was realised in different times and contexts. I start by considering a kind of politically engaged research (co-research) that appeared in Italy in the 1950s; I then analyse two types of politically engaged research realised in Austria at the end of the 1920s and one in the United States in the 1950s; there then follow two kinds of research realised in the 1960s and 1970s in the United States and a further two kinds realised in Italy in the 1970s and early 1980s. In order to have other kinds of research please refer to the two Journals of which I am the editor: one is an English language journal of mathematical models (Quality and Quantity, International Journal of Methodology, founded in 1966 and published today by Kluwer of Amsterdam), and a politically engaged review (Inchiesta, founded in 1971 and still published today by Dedalo of Bari).

L’indagine rappresenta uno studio sistemico-fenomenologico e transdisciplinare delle inter-azioni fra bambini-genitori-professionnels2 alla Crèche, condotta attraverso le fil rouge teorico della Musicalità comunicativa dei comportamenti, il cui potenziale euristico offre uno straordinario impulso pedagogico nell'individuare e favorire buone prassi di accordages nelle fasi di accoglienza-separazione-ricongiungimento, nell’ambientamento, nello scambio interculturale, nella co-costruzione di alleanze fra i protagonisti coinvolti nello scambio.

Esperienze di formazione blended in cui le attività online sono progettate e realizzate in coerenza con il modello dell'I-learning. La metodologia di ricerca è quella della ricerca-azione.

Il saggio si interroga sul valore di un patrimonio come il complesso dell''ex Ospedale Psichiatrico di Palermo.Ricostruendo la storia della psichiatria italiana e, in particolare, quella palermitana si vuole mettere in luce come l''area in oggetto sia il frutto del contesto di una società in diverse epoche storiche. Avvalendosi di una ricerca sul campo che aveva come obiettivo il seguire il processo di riuso dell''area, il saggio mostra come i risultati di tale area siano il frutto di scelte politiche che tradiscono gli assunti di base e la memoria del luogo. In ultimo ci si chiede quando e come i risultati di una ricerca sul campo possano essere considerati un successo. Se cioè l''obiettivo debba essere quello di soddisfare la committenza o favorire processi che hanno come fine la massima inclusione sociale.

Il capitolo si concentra sulle metafore visive frequentemente utilizzate e diffuse nella ricerca-azione (R-A). Vengono illustrate le ragioni teoriche che giustificano il ricorso a dispositivi figurativi (le immagini) e linguistici (le parole) nell'attuazione di una R-A, così come le principali forme ricorrenti del loro impiego.