Search

È dato acquisito che van Dyck, durante il soggiorno palermitano tra 1624 e 1625, abbia collaborato alla costruzione dell¿iconografia della nuova Santa, Rosalia, le cui reliquie vennero ritrovate sul Monte Pellegrino proprio nel luglio 1624, durante una grave epidemia di peste che aveva colpito la città. Tuttavia, non è mai spiegato con sufficiente chiarezza come, e attraverso quali canali, il pittore abbia potuto collaborare ad un evento tanto importante: il ritorno, con grande pompa, sugli altari di una anacoreta il cui culto era pressoché ormai dimenticato. Diversi studiosi hanno, anche recentemente, affrontato il tema proponendo ipotesi del tutto ragionevoli, ma non pienamente soddisfacenti. Proponiamo in questo intervento un¿ipotesi che si fonda su un documento, recentemente ritrovato e pubblicato, che indica relazioni molto strette con il mondo gesuita internazionale da parte del pittore, relazioni che in Sicilia potrebbero essersi concretizzate con colui che condusse, su delega del Cardinale (e Viceré) Giannettino Doria, in porto fino alla registrazione nel Martirologio Romano, tutta la vicenda della ¿nuova Santa¿, cioè P. Giordano Cascini S.J. Prospettiamo, inoltre, sempre in via ipotetica, una precedenza dell¿invenzione della più nota delle immagini di S. Rosalia protettrice di Palermo seguida parte di van Dyck rispetto all¿opera di Vincenzo La Barbera, considerata il prototipo., Área de Historia del Arte, UPO

È dato acquisito che van Dyck, durante il soggiorno palermitano tra 1624 e 1625, abbia collaborato alla costruzione dell’iconografia della nuova Santa, Rosalia, le cui reliquie vennero ritrovate sul Monte Pellegrino proprio nel luglio 1624, durante una grave epidemia di peste che aveva colpito la città. Tuttavia, non è mai spiegato con sufficiente chiarezza come, e attraverso quali canali, il pittore abbia potuto collaborare ad un evento tanto importante: il ritorno, con grande pompa, sugli altari di una anacoreta il cui culto era pressoché ormai dimenticato. Diversi studiosi hanno, anche recentemente, affrontato il tema proponendo ipotesi del tutto ragionevoli, ma non pienamente soddisfacenti. Proponiamo in questo intervento un’ipotesi che si fonda su un documento, recentemente ritrovato e pubblicato, che indica relazioni molto strette con il mondo gesuita internazionale da parte del pittore, relazioni che in Sicilia potrebbero essersi concretizzate con colui che condusse, su delega del Cardinale (e Viceré) Giannettino Doria, in porto fino alla registrazione nel Martirologio Romano, tutta la vicenda della “nuova Santa”, cioè P. Giordano Cascini S.J. Prospettiamo, inoltre, sempre in via ipotetica, una precedenza dell’invenzione della più nota delle immagini di S. Rosalia protettrice di Palermo seguida parte di van Dyck rispetto all’opera di Vincenzo La Barbera, considerata il prototipo. È dato acquisito che van Dyck, durante il soggiorno palermitano tra 1624 e 1625, abbia collaborato alla costruzione dell’iconografia della nuova Santa, Rosalia, le cui reliquie vennero ritrovate sul Monte Pellegrino proprio nel luglio 1624, durante una grave epidemia di peste che aveva colpito la città. Tuttavia, non è mai spiegato con sufficiente chiarezza come, e attraverso quali canali, il pittore abbia potuto collaborare ad un evento tanto importante: il ritorno, con grande pompa, sugli altari di una anacoreta il cui culto era pressoché ormai dimenticato. Diversi studiosi hanno, anche recentemente, affrontato il tema proponendo ipotesi del tutto ragionevoli, ma non pienamente soddisfacenti. Proponiamo in questo intervento un’ipotesi che si fonda su un documento, recentemente ritrovato e pubblicato, che indica relazioni molto strette con il mondo gesuita internazionale da parte del pittore, relazioni che in Sicilia potrebbero essersi concretizzate con colui che condusse, su delega del Cardinale (e Viceré) Giannettino Doria, in porto fino alla registrazione nel Martirologio Romano, tutta la vicenda della “nuova Santa”, cioè P. Giordano Cascini S.J. Prospettiamo, inoltre, sempre in via ipotetica, una precedenza dell’invenzione della più nota delle immagini di S. Rosalia protettrice di Palermo da parte di van Dyck rispetto all’opera di Vincenzo La Barbera, considerata il prototipo., A la luz de Roma. Santos y santidad en el barroco iberoamericano

Il saggio analizza gli argomenti di laurea assegnati da M.V. Brugnoli durante l’attività di docente universitario. Le tesi discusse durante il suo magistero furono una decina, tutte di alto profilo scientifico, alcune delle quali originarono saggi a stampa ancor oggi citati e che talvolta hanno aperto nuove vie di studi. Le tesi si possono suddividere per quattro classi di argomento: Museologia e Museografia; Storia del collezionismo; Didattica museale; Storia del restauro. Gli argomenti assegnati rispondevano a temi di ricerca di estrema attualità nel dibattito sulla funzione sociale e didattica dell’arte e sul ruolo del museo. In particolare furono intraprese l’analisi sistematica di realtà museali «locali» ovvero quelle (civiche o diocesane) che insistevano in realtà lontane dalla grande città (Orte, Velletri, Viterbo), e di soggetti museali «storici» (Museo Kircheriano). La storia del collezionismo vede un primato nello studio delle «esposizioni di quadri» che si tenevano a Roma nel XVII e XVIII secolo, così come nell’affrontare collezioni e collezionisti di grande impegno (Silvio Valenti Gonzaga, Joseph Fesch). Le tesi sulla didattica museale sono strettamente legate alle riflessioni che elaborava l’ambiente intellettuale storico artistico internazionale e nazionale; in particolare sono state prese in considerazione le esperienze europee e statunitensi., Maria Vittoria Brugnoli. Storica dell’arte, funzionaria dell’amministrazione dei beni culturali e docente universitaria

L'articolo, di taglio prettamente iconografico, percorre la genesi del tema "sposalizio mistico di S. Rosalia" per la prima volta proposto da van Dyck con alcune considerazioni, non allineate alla letteratura sul pittore fiammingo, circa il suo ruolo nella vicenda iconografica della nuova santa e le relazioni intercorse con il gesuita Giordano Cascini ed il cardinale Giannettino Doria.

L'articolo è dedicato a ricostruire le vicende che condussero il dipinto, di rara iconografia nella cappella dedicata a S. Rosalia nella chiesa del S. Salvatore a Vercana (Co).

L'articolo,basato sul ritrovamento ducumentario del contratto di alunnato tra Domenichino ed il giovane pittore bolognese Alessandro Provagli (de' Provalis) nel 1624, aggiunge questo nome - ripercorrendone la carriera a noi nota - alla non numerosa pattuglia di allievi del pittore. Inoltre precisa la data di inizio dell'alunnato presso il maestro del più noto discepolo Antonino Barbalonga. Un ulteriore documento notarile da noi rinvenuto riguarda l'attestazione di buona salute da parte di testimoni del secondogenito del pittore Giovanni Battista Zampieri che morirà di lì a poco. Da ciò si sviluppa una serrata analisi delle vicende, ancora non del tutto chiarite relative alla morte dei due figli maschi. L'autore ritiene ipotesi plausibile che i tre figli del maestro, Rinaldo, Giovanni Battista e Camilla, siano ritratti nella pala per la chiesa romana dei SS. Giovanni Evangelista e Petronio dei Bolognesi.

Il saggio, riconsiderando criticamente la laconica biografia del pittore redatta da Giovanni Baglione, la scarna bibliografia in merito e attraverso una accurata ricerca documentaria, ricostruisce la fisionomia artistica e, per quanto possibile, biografica dell'artista, considerato fino ad oggi semplicemente "copista di Caravaggio"

L'articolo illustra dapprima, con ricco apparato documentario, il dipinto "Martirio di S. Agnese",custodito presso la chiesa di S. Vito a Cremia, copia inedita e ignota dell'omonimo dipinto di Camillo Procaccini. Prende poi in considerazione l'ancona con "Crocefissione" nella stessa chiesa e filologicamente appura che la scritta "Petrus Martyr de Turre Rezonico" che vi appare non indica la firma del presunto autore, bensì l'attestazione del committente

This essay informs about unpublished evidences on Alessandro Rondoni's biography and his family, on his role in restoration of "Dioscuri" on Capidoglio, the sculptor service to Cardinal Alessandro Peretti Montalto and Scipione Borghese, Rondoni's partnership with Antonio Paracca il Valsoldo and whith te painter Giovanni Guerra, and his relationship wuith the great caster Orazio Censore are also considered.

The article focuses on the iconography of the Forty Hours'Devotion Ceremony. Following an initial investigation of the religious festivities in 17th century Rome, for which no immediate connection with the teological controversies of the time was found, the paper addresses an issue yet not analized by scholars: the changes in the iconography of the Forty Hours'Devotion following 1640, the anniversary of the foundation of the Jesuit Order. Th iconography of the ephemeral structures utilized for the event, which initially had its visual fulcrum in the display of the Holy Sacrament set within an apparatus without icons, after 1640 mutated radically, becoming the representation of an "historia". The "Deus absconditus" concept dear to the seventeenth theological culture may be seen as the factor underlying the initial absence of icons. In the latter instance, the depiction of biblical episodes (with David, Samson, Moses, Solomon as protagonists) may be connected to the transposition of rethorical concepts to a figurative context, similar to what occurred with Jesuit art of eloquence at that same time.

Nello scritto si illustra una prima ricerca documentaria volta a far luce sulla famiglia di Tommaso Rondoni da Como scalpellino e scultore (Como 1562 c. - Roma 1634)i cui membri diretti e acquisiti dettero vita ad una intensa attività artistica e di commercio e restauro di antichità in Roma. Nello specifico si affronta una disamina dell'attività di restauratore e di commerciante di amrmi antichi di Tommaso, con ricco apparato documentario relativo agli stati delle anime riguardanti la famiglia.

Il volume ha come oggetto la ricca, quantitativamente e qualitativamente, collezione di dipinti del Cardinale Desiderio Scaglia (Brescia, 26 settembre 1568 – Roma, 21 settembre 1639). Alla articolata biografia del prelato, pressoché ignota fino ad ora, e ricostruita molto dettagliatamente, è dedicata la prima parte del volume. In essa si approfondiscono anche le vicende legate all’attività di inquisitore del prelato, quali il suo ruolo nei processi De Dominis, Galilei e Centini, nonché nelle tribolate vicende di Tommaso Campanella e di don Orazio Morandi. A questa attività “politica” si affianca una attività intellettuale, sulla quale si è fatta luce, in qualità di estensore di versi non spregevoli; di corrispondente del poeta Giovan Battista Marino e oggetto di attenzione da parte di letterati della corte farnesiana di Parma. La seconda parte del volume è dedicata alla cospicua collezione di dipinti, prevalentemente di scuola lombarda, di cui si è indagata la genesi e la dispersione. In base ai referti documentari – in particolare l’inventario ed un documento di vendita, entrambi inediti ed ignoti – si è provveduto ad una parziale ricostruzione della galleria, consultando una vasta messe bibliografica ed ogni fonte inventariale antica disponibile. Molta attenzione è stata dedicata alla ricchissima biblioteca del prelato che ha consentito di percorrere le linee di tendenza della sua cultura artistica. Il volume è corredato da un ampia appendice documentaria che repertoria ogni documento fino ad ora venuto alla luce, tra cui una inedita biografia redatta da Mons. Lazzaro Carafino. Ad essa si aggiungono varie tavole di raffronto atte alla migliore comprensione della raccolta di dipinti.

Testo della conferenza tenuta al convegno “Libertinaggio a Roma e nell’Europa della prima età moderna”, organizzato dall’Istituto Olandese a Roma il 12 dicembre 2003, che non prevedeva la pubblicazione degli atti.

Lo scritto prende in esame la presenza di alcuni dipinti che potrebbero essere entrati a far parte della collezione del cardinale Scaglia negli anni romani della sua carriera; in particolare si riflette sulla presenza in collezione di opere di due artisti caravaggeschi, Bartolomeo Manfredi e Nicolas Tournier.

Il contributo illustra, con approfondimenti iconografici ed iconologici, la festa tenutasi a Cremona per festeggiare il galero cardinalizio di Fra' Desiderio Scaglia

Voce relativa la pittore umbro Bernardino Gagliardi (Città di Castello 1609 c. - Perugia, 18 febbraio 1660)