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La malattia nodulare branchiale (NGD) rappresenta uno dei maggiori problemi sanitari negli allevamenti italiani di trota iridea (Oncorhynchus mykiss). Episodi di NGD sono stati descritti in passato in salmerini alpini (Salvelinus alpinus) e salmoni reali (Oncorhynchus tshawytscha) allevati in acqua dolce. A marzo 2017, durante un monitoraggio di NGD in trote iridee nella Provincia di Trento, sono stati osservati i primi casi di malattia nodulare branchiale nella trota fario. Le trote fario infette provenivano da due allevamenti dove erano contemporaneamente presenti episodi di NGD nelle trote iridee. I pesci, di taglia compresa tra i 20-25 g (vasca 1) e 40-45 g (vasca 2), venivano allevati in vasche a fondo naturale alimentate con acqua di pozzo e sorgente. La temperatura dell’acqua variava da 5,5 a 7,2°C nella vasca 1 e da 8,9 a 11,2°C nella vasca 2. Da ogni vasca sono stati prelevati mensilmente 25 pesci a marzo, aprile e maggio 2017 per un totale di 150 soggetti. Le trote sono state sottoposte ad esami necroscopici ed analisi microscopiche. Le branchie sono state sezionate e fissate in formalina tamponata al 10% per l’esame istologico. In seguito i campioni sono stati processati, inclusi in paraffina, sezionati a 4 μm e colorati con soluzione di Giemsa. Le trote fario osservate in vasca non mostravano né grave sintomatologia respiratoria né alte mortalità tipiche di NGD nelle trote iridee. In 53 pesci su 150 sono state osservate branchie dall’aspetto rigonfio e pallido con presenza di noduli biancastri lungo gli apici dei filamenti. Microscopicamente le branchie colpite mostravano reazioni proliferative a carico dei filamenti con fusione delle lamelle, specialmente nelle porzioni distali. Le lesioni descritte, sia a livello macroscopico che microscopico, erano tipiche delle infezioni da NGD. L’esame microscopico ha permesso di osservare trofozoiti di amebe (di diametro di circa 15 x 20 μm) lungo la superficie dei filamenti iperplastici. Le analisi istologiche hanno evidenziato iperplasia ed ipertrofia dell’epitelio branchiale e delle cellule mucipare, necrosi e presenza di amebe lungo la superficie dei filamenti in 32 trote su 150 campionate. Nonostante l’assenza di gravi sintomatologie respiratorie e di alte mortalità, le alterazioni proliferative delle branchie associate alla presenza di amebe hanno mostrato come anche la trota fario possa essere interessata dalla malattia nodulare branchiale. Ulteriori studi appaiono necessari per chiarire gli aspetti eziopatogenetici della NGD in questa specie ed il suo coinvolgimento nella diffusione della patologia nelle troticolture italiane.

Le microsporidiosi ittiche rappresentano problematiche di rilievo sanitario e commerciale nel settore ittico e sono sostenute da parassiti endocellulari obbligati a trasmissione diretta. Alcuni generi di microsporidi si caratterizzano per la formazione di una struttura denominata xenoma, che rappresenta uno stato di iperbiosi della cellula parassitata abnormemente ipertrofica e spesso visibile anche macroscopicamente. Con il presente lavoro si intende riportare l’attenzione sulla microsporidiosi da Loma salmonae (Microsporidia) nella trota iridea (Oncorhynchus mykiss), malattia che in Italia è probabilmente sottostimata per il suo decorso apparentemente sub-clinico. In una troticoltura intensiva del nord Italia nel corso del 2016-2017, durante alcuni campionamenti eseguiti a scopo diagnostico in corso di episodi di mortalità, sono stati osservati numerosi esemplari di trota iridea che all’esame anatomo-patologico mostravano anemia branchiale e, all’apertura della cavità corporea, un esteso emopericardio. All’esame microscopico a fresco delle branchie si evidenziavano formazioni cistiche a carico dei filamenti e delle lamelle che, ad elevato ingrandimento, presentavano ammassi di piccole spore riferibili a microsporidi. Porzioni di branchie e di organi viscerali sono state quindi fissate in formalina tamponata al 10% e sottoposte ad esame istologico. Il quadro istopatologico ha permesso di confermare nelle branchie la presenza diffusa di formazioni cistiche morfologicamente riferibili a xenomi e contenenti all’interno spore di microsporidi, presumibilmente riferibili alla specie Loma salmonae. Nei filamenti branchiali gli xenomi apparivano all’interno delle arteriole a carico dell’endotelio; a livello delle lamelle i capillari risultavano dilatati per la presenza degli xenomi, che presentavano una sottile parete. Nel cuore si rilevavano, fra gli eritrociti presenti nella cavità atriale e ventricolare, spore libere aggregate o singole e talvolta circondate da una sostanza eosinofila fibrillare. Rare spore sono state riscontrate nell’epicardio del ventricolo in presenza di estesa reazione flogistica con infiltrazione linfocitaria e macrofagica. Si osservavano alcuni xenomi anche nel parenchima splenico circondati da linfociti e con presenza di cellule giganti multinucleate. Il rene non presentava lesioni di rilievo correlate alla presenza di rari microsporidi. Dalle numerose descrizioni presenti in letteratura i parassiti reperiti nelle branchie e a livello cardio-circolatorio rappresenterebbero rispettivamente spore e stadi merogonici morfologicamente riferibili a Loma salmonae. In base alle nostre conoscenze non risultano descritti attualmente in Italia casi di microsporidiosi da L. salmonae nelle trote, sebbene diversi colleghi ne testimonino la presenza in numerosi allevamenti sul territorio nazionale. Alla luce dell’importanza di L. salmonae in salmonicoltura, in particolare nei salmoni del genere Oncorhynchus, quale causa primaria di mortalità e di marcato peggioramento degli indici produttivi, ulteriori indagini si rendono necessarie per chiarire il ruolo di questi microrganismi come agenti primari di malattia nella trota iridea oppure in grado di esacerbare/predisporre ad altre patologie.

Introduction: Nodular gill disease (NGD) represents one of the most serious pathology affecting freshwater farmed rainbow trout (Oncorhynchus mykiss) in Italy. This disease has also been observed in arctic char (Salvelinus alpinus) and Chinook salmon (Oncorhynchus tshawytscha) cultured in freshwater environment. The first case of branchitis associated with amoebic infection is detected in farmed brown trout (Salmo trutta L.) in March 2017, during an investigation of NGD in rainbow trout in the province of Trento (Northern Italy). Methodology: In a NGD affected rainbow trout farming an outbreak of low mortality occurred in brown trout in one earth tank supplied by spring water with temperature of 6°C. The average weight of the fish was 20-25g. Twenty five fish from the affected tank were collected for necropsy, microscopical and parasitological analysis. Gills were dissected and fixed in 10% neutral buffered formalin solution for histological examination. The samples were dehydrated, embedded in paraffin wax, sectioned (4 μm) and stained with Hematoxylin Eosin and Giemsa solution. Results: The fish did not exhibit the typical respiratory symptoms described in NGD of the rainbow trout. The gill tissue appeared pale and swollen at the necropsy with whitish nodules in 9 out of 25 sampled trout. Microscopically numerous Gyrodactylus spp. were observed on the skin. The affected gills showed a proliferative reaction of some filaments, especially in the distal part. These lesions were typical of NGD infection. The microscopic examination of gill tissue revealed the presence of amoebic organisms (approximately 15 x 20 μm). The histology showed multi-focal epithelial hyperplasia of the gills causing lamellar fusion, mucous cells hypertrophy, cellular necrosis and presence of limited number of amoebae along the surface of the affected filaments in 6 out of 25 collected gills. Conclusions: Despite absence of respiratory symptoms and high mortality rate, gill proliferative lesions associated with amoebae shows that brown trout may be affected by nodular gill disease. Studies are in progress to clarify pathogenesis, biological and environmental determinants of NGD in brown trout and to define the involvement of this species in the spread of the disease in Italian trout farms.

Meagre (Argyrosomus regius) represents a promising fish species for the diversification in European aquaculture, on the basis of its rapid growth performances. Nevertheless, there are still several bottlenecks for optimization of meagre production, among which the Systemic Granulomatous Syndrome (SGS) is considered a widespread emerging threat. In order to evaluate the impact of SGS on the health of farmed meagre in Croatia, a histopathological investigation has been carried out. A total of 98 meagres were monthly sampled during the period July 2015-May 2016 from three cages with different feeding protocols: commercial pellet, hydrated commercial pellet and frozen sardines. From each sampled fish, portions of gills, stomach and intestine, liver, kidney, spleen and heart were fixed in 10% neutral buffered formalin and processed for histology. The SGS has been observed in the meagre from the 3 cages throughout the period under study. Few days after introduction of 6 g fish from a foreign hatchery, the SGS was already evident, with a disseminated granulomatosis in the kidney, mild granulomatosis in the liver and macrovacuolar hepatic steatosis. No significative differences in the fish from the three different cages have been observed, as well as a worsening of granulomatosis throughout the study period. In general, in all the examined fish the kidney and, to a lesser extent, the liver were the organs principally affected by SGS, with mild to severe granulomatosis, usually disseminated, in some case with coalescent granulomas. In the liver, the observation of macrovacuolar steatosis was constant. Based on histological observation and the few data from literature, SGS in meagre seems to be a pathological condition caused by concurrent factors, such as the presence of a Calcium/ Phosphorus imbalance (high CO2), worsened by the co-occurrence of a particularly susceptible life stage (0+ juvenile) and influenced by cold-water temperatures during winter period.When the ongrowing phase starts with fish showing an already established SGS during the nursery/hatchery phase, it greatly hampers health and productivity of meagre during the following production cycle. An improvement of knowledge on the optimization of diet in farmed meagre and related health issues is necessary to overtake one of the main bottlenecks that still limit the productivity of meagre.

Introduction: In the latest years the nodular gill disease (NGD) is one of the most serious health problem in rainbow trout cultured in Northern Italy. This disease caused by amoebae has been reported to affect salmonids farmed in freshwater environment of Northern Europe and North America. Relatively little is known about epidemiology and pathogenesis of NGD. Methodology: To clarify the possible risk factors related to the occurrence of NGD, a study area (province of Trento - Northern Italy) was identified where an epidemiological investigation at farm level was planned. Data required were collected during onsite visits by a veterinarian. A standardized questionnaire, implemented and tested during the first steps of the project, is being used for data collection. Information on disease status, species stocked, farm activities undertaken, risk factors related to NGD introduction and spread are included in the questionnaire together with data on management practices and biosecurity measures applied at farm level. Anamnestic and clinical information related to the health status of each farm are reported in the questionnaire. To assess distances from case farms identified as hazards and upstream-downstream proximity to other farms, data on the location of farms, stored in a regional web GIS, will be available. A database will be implemented in order to validate, store and analyze the data collected during the project. Data collection started in November 2017 and is still in progress. To understand the pathogenesis of NGD three tanks, respectively from three trout farms located in the province of Trento, were monitored every fifteen days from September 2016 to March 2017. Ten fish from each tank (five samples at the inlet and five at the outlet) were taken during each monitoring phase and subjected to necropsy and to microscopic and histological examination of the gills. Expected results: The epidemiological investigation provides information about the real diffusion of NGD in the province of Trento and identify the factors that may favor the development of disease. The study of pathogenesis could reveal the timing and mode of NGD development.

The humphead wrasse, Cheilinus undulatus, also known as Napoleon wrasse or Maori, is one of the giant coral reef fish of the Indo-Pacific Area. In public aquaria C. undulatus is frequently exhibited for its huge body size, longevity and as a conservation ambassador of reef ecosystems. The knowledge about diseases of this precious and rare fish species is very limited and only a few disorders have been reported in literature. In May 2008 one humphead wrasse was introduced to the Cattolica Aquarium, Italy and exhibited in a 56,000 l tank together with a mixed population of teleosts, sharks and rays. In February 2017 the fish, weighing 15 kg, died and no clinical signs were observed in the days before its death. The fish was immediately necropsied and standard parasitological, bacteriological and histological exams were carried out in order to investigate causes of death. At necropsy, fish showed slightly pale gill and the presence of a severe fibrinous peritonitis. In the posterior part of the kidney, a diffuse area of necrosis with suppurative-like aspect was also observed. No gross lesions were noticed in other organs and no parasites have been found both macro and microscopically. After 24 h of incubation at 25±1°C, from all the inoculated organs (kidney, spleen, liver and brain) a number of morphologically similar colonies grew on TSA+1.5% NaCl and TCBS plates respectively. The isolates were identified as Vibrio harveyi and antibiotic sensitivity test was performed by Kirby-Bauer disk diffusion method. Histological exams showed the presence of bacterial aggregatesassociated to necrosis in most of the internal organs, especially in the kidney. Macrovacuolar liver steatosis was also observed. Furthermore several elongated fungal hyphae were found only in liver blood vessels. This case is to our knowledge the first report of systemic infection by Vibrio harveyi in a humphead wrasse and highlights the potential pathogenic role of these microorganisms in fish kept under confined condition.

from the proceedingsof the XXIV National Congress SIPI Italian Society of Fish Pathology.

La Malattia Proliferativa Renale (MPR) o Proliferative Kidney Disease (PKD) è un’importante malattia parassitaria dei salmonidi sostenuta da Tetracapsuloides bryosalmonae (Myxozoa, Malacosporea) che viene trasmessa ai pesci mediante spore rilasciate in acqua da briozoi dulciacquicoli. Al momento si ritiene che solo Salmo trutta, Salvelinus spp. e ceppi nord-americani di trota iridea (Oncorhynchus mykiss) rientrino attivamente nel ciclo biologico di T. bryosalmonae, sviluppando ed eliminando spore infettanti per i briozoi, mentre le trote iridee di ceppo europeo ed altri salmonidi del genere Salmo e Oncorhynchus non sarebbero idonei a produrre spore infettanti e rappresenterebbero ospiti a fondo cieco nei quali la malattia si sviluppa in modo molto più grave. Alcuni studi recenti hanno però posto in relazione l’infezione da T. bryosalmonae con il declino delle popolazioni selvatiche di salmone atlantico (Salmo salar) in Norvegia e di trota fario in Svizzera ed in Danimarca. In seguito all’osservazione di una forte diminuzione delle popolazioni di salmonidi selvatici nei fiumi dell’Alto -Adige si è deciso quindi di intraprendere un monitoraggio volto a comprendere l’eventuale ruolo della MPR nel determinismo di tale fenomeno. Le ricerche sono state condotte da aprile a novembre 2013 e sono stati effettuati 4 campionamenti mediante elettrostorditore nei mesi di aprile, giugno, luglio e settembre per ognuno dei fiumi Adige, Passirio, Isarco e Rienza. Sono stati inoltre sottoposti a campionamento tre allevamenti di trote situati in bacini idrografici siti nella Provincia di Bolzano. Nel corso della ricerca sono state esaminate in totale 238 trote selvatiche, di cui 65 S. trutta fario, 70 S. trutta marmorata, 102 soggetti ibridi ed un unico esemplare di trota iridea pescato nel fiume Passirio. Per quanto riguarda gli allevamenti sono stati esaminati 154 pesci, di cui 140 trote marmorate e 14 trote fario. Ogni esemplare campionato veniva sottoposto ad esame anatomo-patologico e da ogni soggetto venivano eseguite sul campo impronte di rene e milza successivamente colorate con la metodica di May-Grünwald-Giemsa; porzioni di rene, milza, fegato, branchie, cervello ed intestino venivano fissate in formalina tamponata al 10% per la conduzione dell’esame istologico. Una porzione di rene posteriore veniva inoltre prelevata da ogni pesce per la diagnosi molecolare mediante PCR. Su tutti gli esemplari esaminati non si sono mai evidenziate lesioni anatomo-patologiche riferibili a MPR. L’esame microscopico delle impronte di rene e milza colorate con MGG e l’esame istologico non hanno evidenziato presenza di stadi extrasporogonici o sporogonici di T. bryosalmonae né lesioni riferibili alla malattia. Le analisi molecolari hanno permesso di evidenziare positività per T. bryosalmonae in 11 (4,6%) delle 238 trote selvatiche esaminate, in particolare in 4 esemplari (2 ibridi, una trota fario ed una trota marmorata) prelevati dal Basso Adige (6,8% sul totale di 59 trote campionate da questo fiume) ed in 7 esemplari (3 trote fario, 3 ibridi e 1 trota marmorata) prelevati dal Basso Isarco (11,7% sul totale di 60 trote campionate da questo fiume). Tutti i salmonidi campionati dai fiumi Passirio e Rienza sono risultati negativi. Per quanto riguarda gli allevamenti, in un solo impianto sono risultate positive 6 (42,9%) delle 14 trote fario esaminate nel mese di novembre. Il riscontro di positività solo mediante PCR potrebbe essere correlata a cariche parassitarie molto basse o ad infezioni precoci. Alla luce dei risultati ottenuti, anche in considerazione delle temperature rilevate nel corso dell’indagine, sempre

Comunicación presentada en 17th International Conference on Diseases of Fish and Shellfish, celebrada en Las Palmas, España, del 7 al 11 de septiembre de 2015, Turbot (Psetta maxima) is currently one of the most promising species for European mariculture but although most of the critical aspects threatening production have been optimized, transmissible diseases may still represent a limiting factor. In Autumn 2014 two batches of 5 turbot (mean weight 305g) caged in northern Adriatic Sea and showing melanosis, exophthalmos and skin/fin lesions were subjected to bacteriological and parasitological examination. In addition, visceral organs of twenty fish from the same two cages were fixed directly on the field in 10% buffered formalin. Necropsy showed in all specimens pale-yellow liver and intestinal distension with abundant mucous contents. From the fish owing to one batch ascites was also observed and Vibrio scophthalmi was isolated at the bacteriological exam. Routine parasitological examination did not reveal parasites in any organs except for the intestines, where developmental stages of unidentified parasites were observed. In order to identify the parasite, portions of intestine from all fish were subjected to DNA extraction followed by amplification of 18S rDNA portions. BLAST search of the sequences permitted to ascribe the parasites to the genus Cryptosporidium. In the histopathological study, a mild-to-severe infection by cryptosporidia was detected in the intestine of all fish from both cages. Epicytoplasmic stages of parasites lining the luminal surface of the epithelial cells were observed, generally with the presence of intra-epithelial sporogonic stages located deeply within the enterocytes layer. In some areas, oocysts were present within vacuolated areas in the mucosa, with diffuse necrosis, sloughing off the epithelium and loss of the enterocytes brush border; lamina propria and submucosa were oedematous. Inflammatory response involving mainly lymphocytes and, in heavy infections, rodlet cells was noticed. In some fish also the stomach was affected.Severe pathological changes were mainly observed in relation to the presence of numerous intra-epithelial oocysts. The histopathological findings here described are similar to those already reported in farmed turbot in Spain, due to Cryptosporidium scophthalmi. In our case the source of infection could not be assessed since fish had been introduced into the cages from abroad several months before. The role of wild carrier fish cannot be ruled out.

During 2013 two outbreaks of massive infestation by metacercariae in wild chub Squalius cephalus and farmed black bullhead Ictalurus melas were observed. The metacercariae were about 1 mm, whitish and scattered in muscle. The morphological study allowed identifying the parasites as Hysteromorpha triloba, a cosmopolitan Diplostomidae previously reported in Italy only at the adult stage in Ciconiiformes. Histological examination of skeletal muscle of infected chub revealed a massive presence of metacercariae within large elliptical cavities containing amorphous basophilic substance. At opposite ends of the cavities a mild inflammatory reaction with fibroblasts, lymphocytes, macrophages and rodlet cells was observed. Muscular fibres around the metacercariae presented hyaline degeneration and in some sections appeared replaced by granulation tissue. In black bullhead inflammatory reaction toward H. triloba appeared more severe than observed in chub; metacercariae were enclosed in roundish cysts characterized by a thick wall of granulation tissue, fibroblasts, epithelioid cells and macrophages. The differences observed regarding the tissue reactivity and pathogenic effects of H. triloba metacercariae in chub and black bullhead may be related to a different degree of adaptation of the parasite to autochthonous (the former) and allochthonous (the latter) host. The macroscopic evidence of metacercariae of H. triloba in the muscle, even in the absence of zoonotic implications, could adversely affect the marketability of parasitized fish species.

La malattia proliferativa branchiale da amebe risul ta uno dei maggiori problemi sanitari negli allevamenti marini di salmonidi in Tasmania ed Aust ralia ed è segnalata in Scozia, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Canada, Francia, Spagna, Irlanda, Cile e Norvegia. Gravi episodi di mortalità in trote ir idee ( Oncorhynchus mykiss ) allevate in acqua dolce, conseguenti ad infezioni branchiali da amebe, sono descritti in Danimarca, Polonia, Germania, Stati Un iti e Canada. In quest’ultimo paese la malattia è descritta anche nel salmerino alpino ( Salvelinus alpinus ). Negli ultimi tre anni in alcune troticolture del Tr entino si è manifestata una nuova forma di malattia branchiale in esemplari giovanili ed adulti di trot a iridea, con elevati tassi di mortalità durante tu tto l’anno e con particolare incidenza nel periodo inve rnale. A partire da novembre 2013 fino all’estate 2014 sono stati effettuati prelievi in alcuni allev amenti del Comprensorio delle Valli Giudicarie e dell’alto bacino idrografico del fiume Brenta allo scopo di individuare l’eziologia della patologia. Campioni di trote sono stati sottoposti in laborato rio ad esame necroscopico, parassitologico, istologico e batteriologico. I soggetti con sintomatologia clinica all’esame nec roscopico mostravano branchie caratterizzate da un aspetto proliferativo con ipermucosità, alternanza di aree anemiche e congeste, presenza di noduli biancastri, margini dilatati e porzione degli apici dei filamenti ricurvi e collabiti fra loro. Sulla superficie branchiale detriti di sostanza organica venivano talvolta osservati frammisti a muco. Le lesioni riscontrate a livello anatomo-patologico so no state valutate secondo un indice di gravità. In alcuni campioni l’esame microscopico a fresco ha evidenziato nelle branchie di alcuni soggetti la massiva presenza di elementi rotondeggianti riferib ili ad amebe di dimensioni intorno a 20μm. La semina di porzioni di branchie su piastre di Trypti case Soy Agar preventivamente inoculate con un ceppo di Escherichia coli ha permesso di osservare dopo 24-48 ore numerose a mebe, spesso in replicazione, morfologicamente simili agli elementi riscontrati a fresco negli stessi campioni. Il clonaggio delle amebe non ha avuto esito positivo. All’esame istologico le branchie hanno mostrato mar cata proliferazione dell’epitelio di tutto o parte del filamento, maggiormente nella porzione distale. Si è osservata ipertrofia cellulare e fusione dell e lamelle. I filamenti nei casi più gravi risultavano totalmente coalescenti, talvolta interessando l’in tero arco branchiale. La porzione apicale del filamento iperplastico presentava marcata spongiosi, spesso accompagnata da sfaldamento cellulare. Organismi ri feribili ad amebe sono stati osservati adesi alla superficie dell’epitelio branchiale, più frequentem ente nella porzione apicale. In alcuni casi le ameb e sembravano essere in profondità nel tessuto epiteli ale con reazioni flogistiche diffuse. Frequentemente, nelle aree in proliferazione, si ri levano cavità interlamellari contenenti amebe. I parassiti venivano maggiormente evidenziati con il metodo di colorazione di Giemsa. L’esame batteriologico delle branchie ha messo in e videnza la scarsa correlazione tra presenza batterica e la sindrome branchiale in studio. A dif ferenza della malattia branchiale da amebe descritt a nei salmoni allevati in mare, le conoscenze su ques ta patologia nella trota iridea sono ancora scarse. Pertanto studi approfonditi appaiono necessari per chiarire gli aspetti ezio-patogenetici della malatt ia e per individuare gli eventuali co-fattori di natura ambientale, gestionale e biologica che favoriscono l’instaurarsi della malattia proliferativa branchiale da amebe.

Vibrio harveyi (sin. V. carchariae ) è un batterio Gram negativo ampiamente riconosciu to in passato quale importante agente patogeno di invertebrati qu ali crostacei e molluschi. Episodi di Vibriosi da V. harveyi sono stati descritti negli ultimi anni anche in ve rtebrati marini selvatici e di allevamento, comprese diverse specie ittiche allevate nel mar Me diterraneo fra cui in particolare la spigola ( Dicentrarchus labrax ). Il quadro delle manifestazioni cliniche e delle les ioni istologiche in corso di Vibriosi da V. harveyi nella spigola è ancora poco caratterizzato e richie de studi di approfondimento anche alla luce della crescente emergenza di episodi di malattia in diver se tipologie di allevamento ed in esemplari di diversa età/taglia. Vengono qui descritte le lesioni istopatologiche os servate in 21 esemplari di avannotti di spigola (ci rca 3 mesi di età) nel corso di un episodio di Vibriosi da V. harveyi verificatosi nel corso del 2013 presso un allevamento intensivo a terra. L’esame istologico permetteva di evidenziare nelle branchie iperplasia dell’epitelio, teleangectasie, emorragie e necrosi con sfaldamento cellulare. La c ute presentava edema nelle tasche dermali con estensione e protrusione delle squame. A carico del sistema nervoso centrale si rilevava congestione meningea e disseminati focolai di necrosi. In tutti i soggetti esaminati si evidenziava grave peritoni te associata a presenza di colonie batteriche. Il mass ivo infiltrato infiammatorio a livello peritoneale, nei soggetti maggiormente colpiti, si presentava in est ensione al tessuto muscolare scheletrico contiguo e d al fegato. L’epatite era accompagnata da necrosi zo nale del parenchima. Foci necrotici erano presenti anche nel rene e più raramente nel miocardio. Aree emorragiche erano inoltre rilevabili nel grasso periviscerale. Questo episodio, associato ad altre recenti segnala zioni, conferma l’importanza della Vibriosi da V. harveyi quale malattia emergente per la spigola d’allevame nto anche nelle prime fasi di produzione. Ulteriori studi su questa malattia dovranno prevede re indagini volte a tipizzare genotipicamente gli isolati di V. harveyi , a definirne i fattori di virulenza per caratteriz zare meglio i diversi quadri clinici ed istopatologici della Vibriosi da V. harveyi nella spigola e ad individuare i possibili fattori condizionanti l’emergenza della malattia al fine di applicare possibili misure di controllo in allevamento.

Una femmina adulta di pesce rosso presentava una massa oculare monolaterale. All’istologia la neoplasia si mostrava non capsulata, densamente cellulare e infiltrante, parzialmente ricoperta da epitelio corneale integro. Le cellule neoplastiche erano suddivisibili in differenti popolazioni: la maggioranza era di aspetto pleomorfo con bordi cellulari non ben definiti, moderato citoplasma chiaro, nucleo da centrale a paracentrale ipercromatico e nucleoli non evidenti (cellule simil-gliali); al centro della neoplasia vi erano strutture cistiche bordate da neuroepitelio pluristratificato mentre alla periferia si osservavano aree densamente cellulari costituite da cellule rotonde di grandi dimensioni con bordi cellulari non ben definiti, moderato citoplasma eosinofilo e nucleo rotondo grande centrale (elementi neuronali). Le cellule neoplastiche erano immerse in abbondante matrice extracellulare eosinofila Alcian blu positiva (derivante dal corpo vitreo). Erano inoltre presenti vaste aree multifocali di cartilagine ialina (sclera) e cellule muscolari lisce (corpo ciliare e iride) infiltrate dalla neoplasia. Le cellule neoplastiche sono risultate immunoreattive a glial fibrillary acidic protein, human neuronal protein e vimentina. I risultati istologici e immunoistochimici, confrontati con quelli riportati nell’uomo in letteratura, hanno condotto alla diagnosi di glioneuroma originante dalla retina.

I ciclidi africani comprendono numerose specie ittiche di elevato valore commerciale sia da un punto di vista alimentare che ornamentale. Diverse di queste specie, alla luce dell’interesse suscitato nel settore dell’acquariofilia, vengono sottoposte a prelievi poco sostenibili in natura e per tale motivo sono oggetto di sperimentazioni volte ad ottimizzarne la riproduzione in cattività ed a consentirne l’allevamento. In particolare i ciclidi africani appartenenti al genere Petrochromis sono di difficile reperimento in natura e presentano difficoltà di gestione in ambiente confinato in quanto le conoscenze relative alla loro biologia sono ancora molto limitate. Altrettanto scarse sono le informazioni inerenti agli agenti patogeni che possono avere effetti negativi sulla salute di questi pesci sia in ambiente selvatico che in acquario. Negli ultimi anni si sono registrati, presso diversi privati, numerosi episodi morbosi con mortalità elevata a carico di esemplari di Petrochromis sp. appartenenti alla prima generazione ottenuta da riproduttori pescati nel Lago Tanganica (Africa orientale). La conduzione degli esami diagnostici nel corso di uno di questi episodi ha permesso di evidenziare, quale agente eziologico primario della malattia, un protozoo flagellato enterico riferibile alla specie Cryptobia iubilans, che si è dimostrato responsabile dell’insorgenza di gravissimi quadri di granulomatosi a livello dello stomaco. L’esame istopatologico ha confermato un quadro severo di gastrite granulomatosa diffusa a livello di sottomucosa con frequente presenza di flagellati all’interno dei granulomi spesso in posizione endocellulare. L’esame batteriologico ha inoltre permesso di isolare Aeromonas sobria a livello sistemico da tutti i pesci esaminati. Il protocollo terapeutico adottato in base ai risultati degli esami condotti, ovvero terapia antibiotica e somministrazione di metronidazolo per via orale, si è dimostrato efficace permettendo di arrestare completamente la mortalità nei gruppi trattati. Alla luce dell’episodio osservato, l’infezione enterica da C. iubilans può essere ritenuta un possibile fattore limitante il mantenimento e la riproduzione in cattività dei ciclidi africani del genere Petrochromis, anche alla luce dei meccanismi di trasmissione diretta per via oro-fecale e dell’elevata patogenicità di questo flagellato. La quarantena e lo screening diagnostico delle nuove immissioni di questi pesci in sistemi chiusi rappresentano quindi misure di biosicurezza utili alla prevenzione della criptiobiosi gastrica.