Search

Benzodiazepines (BZDs) represent one of the most widely used groups of pharmaceuticals, but if used for long periods of time they are associated with dependence and an increased risk of harmful effects. High-dose (HD) BZD dependence is a specific substance use disorder associated with a poor quality of life. It is especially important to pinpoint differences in HD BZD addict subgroups in order to tailor treatment to the individual's specific needs, also considering possible comorbidities with other substance use disorders. We conducted a study to evaluate HD BZD dependence (converted doses to diazepam equivalents, mg) in an Italian sample of 1,354 participants. We also investigated if and to which extent participants co-used other substances (alcohol, tobacco, cannabis/cannabinoids, cocaine, and heroin). We then performed latent class analysis (LCA) to identify the use patterns of these substances, finding three classes: participants in Class 1 (4.3% of the sample) had the highest probability of also using cocaine and alcohol (Polysubstance BZD users); Class 2 comprised subjects with the highest probability of being former heroin, cocaine, THC, and alcohol users (Former polysubstance BZD users); Class 3 represented mono-dependence BZD users (78.5% of the sample) and was the most prevalent among women, while young men were most prevalent in Class 1.The present study underlines different characteristics in HD BZD users both concerning other addictions and sex, and also highlights the need for a stricter control of BZD use, ranging from prescriptions to sales.

Introduzione. La ritenzione degli infermieri è una sfida per i Dirigenti e i Coordinatori infermieristici e gli infermieri all’inizio della carriera professionale e lavorativa rappresentano un gruppo particolarmente instabile, infatti l'anzianità di servizio è inversamente correlata con la probabilità di turnover. Comprendere le ragioni per cui dichiarano di voler lasciare l’ospedale in cui sono inseriti è essenziale per poterli trattenere. Obiettivo. Esplorare i fattori che influenzano l'intenzione di turnover dall'ospedale degli infermieri con anzianità lavorativa ≤3 anni. In particolare analizzare la relazione tra intenzione a lasciare e soddisfazione lavorativa, senso di appartenenza all’organizzazione, coinvolgimento lavorativo, percezione di competenza professionale e di supporto da parte dell'organizzazione. Metodo. È stato somministrato a tutti gli infermieri di 3 ospedali del Nord Italia un questionario che indagava la loro percezione rispetto alla soddisfazione lavorativa, al senso di appartenenza all’organizzazione, al coinvolgimento lavorativo, alla competenza professionale e al supporto da parte dell'organizzazione secondo una scala di disaccordo/accordo da 1 a 5. Risultati. Il 34.4% degli infermieri con anzianità lavorativa ≤ 3 anni ha intenzione di lasciare l’ospedale entro 1 anno, il 43.8% di questi ha già inoltrato domanda di trasferimento (ad un altro ospedale).Gli infermieri che hanno intenzione di lasciare sono prevalentemente maschi, con un contratto a tempo indeterminato ed abitano ad una distanza maggiore di 30 km dalla sede lavorativa. Inoltre sono meno soddisfatti per il lavoro, il rapporto con i colleghi, il Coordinatore e il personale medico, si percepiscono meno competenti, meno legati al proprio reparto e meno supportati dall’organizzazione. Conclusioni. Lo studio indica il bisogno di migliorare la soddisfazione lavorativa e il senso di attaccamento al reparto dei giovani infermieri per trattenerli nell’ospedale.

The presence of preferential groundwater transport was investigated in the heterogeneous alluvial aquifer of the upper Alento River, located in Campania (southern Italy), in a fluvial sector characterised by braided geomorphology and sedimentary deposition. Groundwater tracing methods were applied by means of two-well tracer tests (natural and forced-gradient tracer tests) and the inflow of a fluorescent dyes detected by a mobile downhole fluorometer. Tracer concentrations monitored over the entire screened interval of the well (8 m long) and the breakthrough curves obtained at different depths highlight that the tracer appears only over a limited length of the screen interval. The results suggest that groundwater flow occurs trough alternative paths according to the complex geometrical and granulometric features of the underlying deposits, so that groundwater flow (direction and specific discharge) varies with depth. These results have been confirmed by using of electrical resistivity tomography (ERT) that indicates, within alluvial deposits, the presence of two distinct electrostratigraphic horizons. The topmost superficial one, characterised by greater resistivity values, can be related to more coarse alluvial sediments with little finegrained matrix and likely to more permeable materials. This evidence supports the thesis of a non-uniform groundwater flow within a high heterogeneous aquifer. The results emphasise the usefulness of tracer tests and ERT as effective tools for the investigation of aquifer heterogeneity in studies concerning the fate of dissolved pollutants.

In the present work, the role played by vegetation parameters, necessary to the hydrological distributed modeling, is investigated focusing on the correct use of remote sensing products for the evaluation of hydrological losses in the soil water balance. The research was carried out over a medium-sized river basin in Southern Italy, where the vegetation status is characterised through a data-set of multi-temporal NDVI images. The model adopted uses one layer of vegetation whose status is defined by the Leaf Area Index (LAI), which is often obtained from NDVI images. The inherent problem is that the vegetation heterogeneity - including soil disturbances - has a large influence on the spectral bands and so the relation between LAI and NDVI is not unambiguous. We present a rationale for the basin scale calibration of a non-linear NDVI-LAI regression, based on the comparison between NDVI values and literature LAI estimations of the vegetation cover in recognized landscape elements of the study catchment. Adopting a process-based model (DREAM) with a distributed parameterisation, the influence of different NDVI-LAI regression models on main features of water balance predictions is investigated. The results show a significant sensitivity of the hydrological losses and soil water regime to the alternative LAI estimations. These crucially affects the model performances especially in lowflows simulation and in the identification of the intermittent regime.

Il presente capitolo descrive sinteticamente lo sta to della situazione, della quantità e della qualità , delle risorse idriche in Italia e fornisce una valu tazione dei maggiori impatti cui saranno soggette tali risorse. Si sofferma sulle principali fonti d' incertezza legate alle valutazioni di scenario, descrive i sistemi di approvvigionamento e gli indi catori utili a valutarli e fornisce un quadro delle principali criticità dei settori idroesigenti. Dopo aver descritto il sistema legislativo, istituziona le e di governance, pone attenzione su un elemento chiav e delle politiche di adattamento: la strategia cosiddetta del mainstreaming, ossia del veicolare l e misure di adattamento in modo integrato nelle politiche settoriali più pertinenti e già esistenti ; questo vale, ovviamente per quelle sulle risorse idriche, ma anche per quelle relative al rischio id rogeologico, e per quelle energetiche e agricole. D'altro canto, le misure di adattamento riguardanti le risorse idriche sono, in effetti, di volta in volta mirate a ridurre la vulnerabilità e/o la sens ibilità dell'apparato socio-economico, l'esposizione del sistema idrologico e/o incrementa rne la capacità adattativa. Nel capitolo sono poi illustrati alcuni esempi di g estione delle risorse idriche considerando possibili cambiamenti climatici e tipologie di misu re di adattamento, ed è descritta a scopo esemplificativo una proposta operativa di sistema d i supporto alle decisioni per l'adattamento ai cambiamenti climatici, utilizzabile via Web e basat a su un'analisi multi-criteri. Il capitolo si focalizza inoltre sulle complesse in terazioni esistenti tra i cambiamenti climatici e i fattori non direttamente dipendenti dal clima, in p articolare quelli socio-economici, che fanno sì che la valutazione degli impatti sia affetta da un' incertezza la cui entità può essere in alcuni casi molto elevata. Si evidenzia quindi il fatto che le strategie e le misure di adattamento non potranno che ispirarsi al principio precauzionale, nei limit i delle conoscenze disponibili, in un'ottica di minimizzazione dei rischi di un "cattivo adattament o" (maladaptation) e dei possibili effetti collaterali negativi, anche grazie all'adozione di accurate procedure di previsione del clima futuro. Allo stesso modo, è necessario che anche le politic he legate direttamente o indirettamente a quelle idriche siano valutate per la loro validità (o per lo meno neutralità) rispetto alle necessità di adattamento (climate proofing). Infine, si rileva, che anche se fino a oggi l'adatt amento ai cambiamenti climatici ha avuto una scarsa rilevanza e di conseguenza la ricerca specif ica è ancora poco sviluppata, esistono tuttavia una vastissima letteratura e un'adeguata dotazione di mezzi applicativi che possono essere utilizzati quale riferimento per l'identificazione di misure di adattamento, rifacendosi ai principi della gestione integrata delle risorse idriche, che richiedono solamente di essere rivisti in un'ottic a dinamica, basata su analisi di scenario e con una p articolare attenzione alla gestione dell'incertezza.

Il degrado del territorio e la desertificazione sono dovuti principalmente a modalità non corrette di gestione degli ecosistemi naturali ed antropici, alla variazione delle condizioni climatiche, nonché alle interazioni tra le due classi di fattori. I cambiamenti climatici influiscono direttamente sull'intensità dei processi fisici, chimici e biologici che regolano il complesso equilibrio degli ecosistemi terrestri e del suolo soprattutto nelle aree climaticamente caratterizzate da condizioni secche, attraverso le variazioni dell'aridità. Le variazioni delle temperature e delle precipitazioni nel periodo compreso fra il 1961 e il 2000 hanno determinato un'estensione delle aree semi aride e sub-umide secche nelle regioni meridionali ed insulari, arrivando ad interessare circa il 20% del territorio nazionale.

Water, a precious and valuable natural resource in the Middle East, is a limiting factor for its development. The possible climate alterations likely to impact the Region with increasing global air temperatures and changing in precipitation patterns would lead to a sensible modification of hydrological processes at regional and local scales. Analyzing the potential impacts of climatic changes is an important step toward adaptation and mitigation especially for countries with vulnerable water resources. The objective of this study is to develop basin scale climate change scenarios (CCS) for a coastal watershed in Lebanon, Nahr Ibrahim watershed (NIW), which is representative of the snow-melt dominated watersheds located in Mount Lebanon (the so called water tower of the Middle East). This is the main objective of the biennial research programme 2012-2013 for "Modelling Water Balance Using Remotely Sensed Data" funded under the Scientific Cooperation between the National Research Council of Italy (CNR) and the National Council for Scientific Research of Lebanon (CNRS-L). To this end the regional climate model PRECIS (Providing Regional Climates for Impact Studies) developed by Hadley Centre of U.K. was adopted as a dynamic downscaling of a global climate model (GCM) thus providing spatially detailed projections and scenarios of future climate over the area of interest at a resolution of about 25x25 km. Daily simulations for precipitation (P), maximum and minimum temperature (Tmax, Tmin) from PRECIS were adopted to evaluate the impact of climate change on the water balance of the NIW by taking into account the time series for the recent past (1980-2000), the present (2001-2011), the near future (2012-2032) and the distant future (2080-2098) and comparing them with the available climate observations in order to assess the possible future variation in precipitation and temperature. The available stations' observations were also used to derive monthly regressions between climate and topographic elevations to be adopted as a simple interpolation tool to estimate the spatial distribution of T and P in NIW. Changes in climate variables resulted significant for the near future only for T while in the distant future, both P and T showed respectively remarkable decrease and increase. These alterations will correspond to a decrease in snow-covered area and anticipated snow-melt thus altering the water balance of NIW both in terms of mean values and variability. To simulate the impacts on stream flow regimes, basin scale CCS were coupled with a conceptual water balance model named NIWaB that was previously developed and calibrated. A consistent module of the model was developed to capture the space-time dynamics of the snow cover and snowmelt contribution. Such computations allowed to assess the possible climate change impacts on the hydrological signature of NIW which resulted strongly influenced by a shorter snowy period and a consequent enhanced seasonality of the river flows. The results may be helpful in assessing the opportunity of a new artificial reservoir as a strategy for climate change adaptation by enabling the storage of winter and spring flows as well as the regulation of flood peaks.

In this chapter briefly describes available water resources, water demand, and main climate conditions in Mediterranean area; then it refers of the pathways to create a reliable chain from GCMs to hydrological model and what are the bottlenecks and the sourrces of uncertainty for the chain. The comparison of downscaling aproaches reportts that no general rule can be drawn, but these approaches must be tuned to the particular catchment and application.

The increasing concentration of CO2 and other radiative active trace gases in the atmosphere is causing tropospheric temperatures to rise. Changes in other climatic features such as precipitation, cloudiness, humidity, and windiness are likely to follow changes in temperature. Such changes could have deep implications for hydrologic processes in general and for water availability to sustain both rain-fed and irrigated agriculture, in particular. Evapotranspiration (ET) is the compound term describing the physical processes of water transfer into the atmosphere by evaporation from soil and transpiration through vegetation; ET constitutes an important component of hydrological balance particularly in semi-arid and sub-humid climates. Evapotranspiration is determined by various mathematical models using climatic factors such as temperature, radiation, humidity, and wind speed, while its direct measurement is seldom available in experimental fields. A relatively new technology using on remote sensing to retrieve land surface parameters such as surface temperature, albedo and vegetation indices - which are indispensable to remotely sensed ET models - is adopted here to map regional, meso- and macro-scale patterns of ET at the earth's surface in a globally consistent and economically feasible manner. The aim of our research is to assess a technique to retrieve ET maps from remote sensing images by the combination of two different procedures. The first one, known as triangle method, computes the evapotranspiration fraction (EF) de- fined as the ratio LE/Rn, where Rn is the net radiation at the surface and LE is the latent heat flux. LE is directly proportional to ET. In order to retrieve LE, and consequently the surface evapotranspiration, a second procedure computes the net radiation of the investigated area. Therefore, by inversion, it is possible to obtain an estimate of the ET. The validation of these variables, the net radiation and of the evapotranspiration derived from MODIS data, has been undertaken on the Capitanata area, Southern Italy, by comparison of model results with in-situ measurements provided by the Consorzio per la Bonifica della Capitanata di Foggia.

Sui futuri scenari climatici, definiti in base a valutazioni globali del bilancio energetico terrestre ottenute mediante simulazioni numeriche, la comunità scientifica è concorde nel prevedere, per l'Europa meridionale e la regione mediterranea, un generale cambiamento nella distribuzione e nell'entità dei volumi di precipitazione che alimentano i corpi idrici, a causa di una riduzione degli afflussi ed un incremento delle temperature. Tuttavia, il quadro di conoscenze tecnico-scientifiche sugli impatti a medio e lungo periodo sul ciclo idrologico e le risorse idriche e sui comparti economici idro-esigenti, a seguito dei cambiamenti climatici, non si può considerare robusto. Tra l'altro, le conseguenze dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche sono difficilmente prevedibili, anche a causa delle fondamentali interazioni con le dinamiche della domanda idrica. Risulta infatti piuttosto complicato definire tutte le implicazioni sulla componente terrestre del ciclo idrologico causate dalle modificazioni climatiche previste. Perciò, oltre agli impatti "diretti" sulle risorse idriche disponibili che sono riscontrabili nei regimi idrologici, è opportuno considerare alcuni effetti "indiretti" dei cambiamenti climatici in termini di variazione dei fabbisogni idrici e quindi sulle risorse idriche stesse. Si intende qui principalmente l'impatto dei cambiamenti climatici sull'agricoltura attraverso l'alterazione dei fabbisogni irrigui; ma non solo: tra gli impatti dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche, sarebbero da includere anche tutte le probabili reazioni alle mutate condizioni ambientali ad opera dell'uomo (mutamenti della domanda, ricorso a fonti non convenzionali, etc.), nonché gli eventuali adattamenti dei sistemi biologici interagenti con il ciclo idrologico (risposta della vegetazione alle nuove condizioni, variazione delle fasi fenologiche, modificazioni degli areali, etc.). Clima e idrologia sono, infatti, fortemente legati tra loro e la loro mutua influenza richiede uno studio accurato nell'ambito della simulazione numerica del cambiamento climatico. Quindi, da un lato, una descrizione appropriata dei processi idrologici può contribuire a migliorare le tecniche di simulazione climatica; mentre, i risultati dei modelli climatici a scala globale e regionale possono contribuire, a loro volta, a migliorare le previsioni idrologiche. In quest'ottica, il presente capitolo mira a fornire un quadro della ricerca italiana sui possibili impatti diretti sulle risorse idriche che si propagano nelle diverse fasi del ciclo idrologico. Più dettagliatamente, il capitolo si articola in due sottocapitoli. Il primo affronta le problematiche di ricerca che attengono ai possibili impatti dei cambiamenti climatici sul ciclo idrologico alla scala più vasta dell'intero bacino del Mediterraneo. In esso si individuano le dinamiche globali che determinano il bilancio idrologico del Mediterraneo, includendo gli effetti della componente terrestre del ciclo idrologico. Nel secondo si descrive lo stato della ricerca sui principali impatti dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche (quantità e qualità delle acque superficiali, e di quelle sotterranee), secondo le scale spaziali di maggior dettaglio, adatte a rappresentare la risposta idrologica del bacino idrografico con riferimento anche alle problematiche disponibilità- fabbisogno delle risorse idriche.

Il presente studio è stato indirizzato alla definizione di un percorso metodologico per la individuazione di standard e obiettivi per perseguire la salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità ambientale dei bacini idrografici in aree semiaride, nonché l'utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali attraverso la predisposizione di misure ed interventi opportuni, in coerenza con le finalità delle normative di riferimento. A tale scopo, individuato quale bacino idrografico pilota, il torrente Candelaro, è stata fondamentale la conoscenza acquisita circa le caratteristiche idrologiche del bacino stesso, inclusi gli impatti delle attività umane sullo stato delle acque superficiali e delle sue interazioni con le acque sotterranee, e degli habitat che dipendono direttamente dall'ambiente acquatico. Pertanto, sia la definizione degli standard e obiettivi, che la proposta di misure di intervento sono il risultato delle analisi di tipo ecologico, idrologico e di uso del territorio condotte durante il progetto. L'analisi di contesto, riportata inizialmente, fornisce una panoramica sullo stato dei luoghi con particolare rilievo alle caratteristiche idrologiche del bacino. L'obiettivo finale di tale sezione è di fornire una valutazione dello stato ambientale del bacino e dei principali corpi idrici in esso presenti. La caratterizzazione dello stato ambientale ha richiesto la definizione degli elementi di qualità per il monitoraggio dei corpi idrici superficiali e sotterranei ai sensi della Direttiva, nonché l'individuazione degli ecosistemi rilevanti presenti nel bacino e connessi con le dinamiche idrologiche dei corsi d'acqua. In particolare, sono stati individuati gli ecosistemi rilevanti analizzando in modo congiunto gli elementi morfologici attraverso il modello digitale del terreno, e le ortofoto a colori per la classificazione della vegetazione delle zone umide riparie e di foce: tali elementi sono stati validati tramite verifiche a terra. Nell'analisi degli ecosistemi rilevanti, sono risultati di particolare interesse per il contesto considerato gli ecosistemi ripari relativi ai corsi d'acqua, in quanto essi creano veri e propri corridoi ecologici che interrompono l'uniformità assoluta del paesaggio di riferimento (agrario della Capitanata). A tale scopo sono stati presi in considerazione diversi metodi di rilevamento dello stato ecologico dei corpi idrici superficiali, individuando il metodo CARAVAGGIO quale più adatto alle caratteristiche idrologiche e di habitat dei corpi idrici superficiali afferenti al bacino del Mediterraneo. L'elemento principale per la sopravvivenza dell'habitat ripario è certamente la presenza di acqua fluente, per cui uno degli elementi dell'analisi di contesto è stato l'individuazione di un modello concettuale integrato per la rappresentazione dei processi idrologici nel bacino del Candelaro. Nella metodologia di lavoro sviluppata, la sezione successiva all'analisi è dedicata alla diagnosi sullo stato ecologico dei corsi d'acqua e sulle principali pressioni riguardanti i corpi idrici e il territorio. In tale ambito, l'attenzione è stata rivolta ai corsi d'acqua e alle fasce riparali e zone umide disposte in prossimità del reticolo idrografico ed in particolare ai siti di indagine individuati lungo il reticolo idrografico e tali da essere considerati rappresentativi di un ampio gradiente di qualità ecologica. Per lo sviluppo dell'analisi sono stati classificati i tipi fluviali presenti nel bacino campione ed è stato trattato il problema della definizione delle condizioni di riferimento rispetto alle quali misurare lo stato di qualità. Le valutazioni sulla qualità ecologica, in accordo con quanto suggerito dal D.Lgs. 152/06, sono state condotte confrontando la metodica IBE, indicata dal D.Lgs. 152/99, con altre metriche (Intercalibration Common Metrics, ICMs) più aderenti alla Direttiva 2000/60/CE, risultando queste ultime maggiormente efficienti nel descrivere i gradienti di qualità osservati nelle aree mediterranee. La valutazione della qualità ecologica si completa con la diagnosi delle pressioni che determinano il degrado dei corpi idrici, essendo lo stato ecologico la rappresentazione del complesso di interazioni naturali ed antropiche che caratterizzano gli habitat acquatici. Nel caso in questione, le pressioni agenti sono in buona parte ascrivibili all'utilizzo agricolo intensivo del territorio che da una parte contende alla dinamica naturale dei corsi d'acqua gran parte delle aree golenali; dall'altra determina un elevatissimo livello di pressione sullo stato di qualità e di quantità sulle risorse idriche. Le pressioni, in buona parte di origine naturale, derivanti dalla variabilità del regime idrologico naturale sono state trattate mediante l'uso di modelli matematici afflussi-deflussi in grado di stimare l'andamento dei deflussi nel corso dell'anno e quindi di prevedere le condizioni naturali di stress idrico dell'habitat. Analogamente, è stata condotta un'analisi degli elementi chiave in relazione ai fabbisogni idrici dell'agricoltura ed alle condizioni di stress sulle risorse idriche. Infatti, attraverso la conoscenza degli ordinamenti colturali del bacino e la valutazione del bilancio idrico, è stato stimato il fabbisogno irriguo medio, risultando questo, nella maggior parte degli anni, superiore alla disponibilità idrica consortile. Una volta delineato il quadro dello stato ecologico e individuate le principali pressioni che ne sono causa, il passo successivo della metodologia è l'identificazione di standard e obiettivi di qualità specifici per i corpi idrici considerati, dando rilievo alla categoria dei corpi idrici fortemente modificati. L'ultima fase della metodologia è quella che mira a definire le possibili misure di intervento per il territorio di riferimento atte al raggiungimento degli obiettivi di qualità posti dalla Direttiva. L'approccio seguito è stato articolato in due momenti distinti ma complementari. Dapprima sono state definite, mediante la sperimentazione nei siti presi in esame, le proposte di intervento per la mitigazione del degrado della qualità ecologica riscontrato; quindi, in accordo con le normative di riferimento nella logica della gestione integrata delle risorse idriche (IWRM), è stato avviato il processo partecipativo che ha coinvolto i maggiori portatori di interesse operanti sul bacino con l'obiettivo di ampliare il dibattito sulle problematiche ambientali ed economiche, fornendo anche un quadro realistico sulle possibili controversie tra gli interessi contrapposti che potranno verificarsi nella predisposizione ed attuazione del piano di gestione del bacino. In conclusione, la metodologia individuata ed applicata sul bacino del Candelaro si pone come strumento conoscitivo, a prevalente carattere cientifico, utile alla predisposizione del piano di gestione del bacino.

In regioni a clima mediterraneo, la spiccata variabilità interannuale ed intra-annuale delle precipitazioni assieme ad una pianificazione agraria indirizzata verso colture irrigue ha portato ad un massiccio sovrasfruttamento delle risorse idriche sotterranee. L'impatto dei cambiamenti climatici sui bilanci idrologici ed in particolare la non linearità dei processi che controllano la ricarica naturale, rendono la pianificazione dell'utilizzo delle acque sotterranee una sfida ad alto rischio. Attraverso l'uso di un modello numerico distribuito, l'interazione dinamica che connette, da una parte la variabilità climatica e la ricarica naturale, dall'altra la domanda irrigua e l'emungimento da acque sotterranee, è stata simulata per un periodo significativo. Il modello è stato applicato ad un'area dedita ad agricoltura intensiva e dotata di un moderno sistema irriguo. I risultati testimoniano la rilevanza del problema trattato e suggeriscono che attraverso una gestione adeguata della risorsa e delle politiche agrarie è possibile mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.