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L’evoluzione della politica economica e monetaria europea è un campo d’indagine paradigmatico per chi voglia esplorare tanto le conseguenze di una crisi del diritto quanto il prendere piede di un diritto della crisi. In ogni crisi individuale o collettiva vi è un potenziale ambivalente: può essere l’inizio di una decadenza come l'opportunità di ripensare sé stessi e valutare quanto di sè e delle proprie scelte può essere cambiato, migliorato, riconsiderato. La crisi dell'euro, ad una attenta analisi dei Trattati, si poteva vedere arrivare da lontano: il sistema presenta una tensione immanente tra due modelli normativi - il modello istituzionale della politica monetaria e il modello regolamentare della politica economica. C'è quindi una ragione giuridica, insieme alle ragioni economiche, che spiega perché la crisi finanziaria globale in Europa sia diventata crisi dei debiti sovrani e poi stagnazione dell'economia, in alcuni paesi ben oltre e peggio di quanto sia successo negli stessi Stati Uniti in cui la crisi si è originata e - perché questa sia una crisi di crescita- bisogna che sia affrontata anche sul piano normativo

il lavoro affronta il tema dello scioglimento delle società di capitali partendo dalle cause che lo determinano e proseguendo con l'analisi della disciplina di tutta questa particolare fase della vita della società

Il lavoro che costituisce un contributo per il trattato di Diritto Civile diretto da Nicolò Lipari e Pietro Rescigno, edito da Giuffrè, analizza i profili generali delle obbligazioni pecuniarie. Viene, in primo luogo, sottolineata la peculiarità delle obbligazioni pecuniarie, che ha indotto il legislatore a dettare per esse una specifica regolamentazione. Dopo un cenno alle funzioni della moneta in generale, si è esaminato il concetto di moneta avente corso legale nello Stato, illustrando così il concetto di unità valutaria di un determinato ordinamento. E’ stato poi illustrato il concetto di corso legale della moneta ed analizzato il I e II comma dell’art. 1277 del c.c. E’ stato poi esaminato il principio nominalistico e la complessa problematica da esso nascente, la tradizionale distinzione tra debiti di valuta e debiti di valore e le clausole monetarie. Sono stati poi presi in considerazione i debiti in moneta estera e in moneta avente valore intrinseco.

Analisi della disciplina civilistica applicabile al contratto di consorzio.

La transizione dall’illecito alla responsabilità civile, e quindi alla pluralità dei criteri d’imputazione della responsabilità ed alla clausola generale di risarcibilità del danno ingiusto (con correlativa affermazione dell’atipicità dell’illecito), è stata recepita da qualche lustro prima in dottrina e poi in giurisprudenza. La colpa è passata, così, dal sacrée al civile: da centro e criterio unico - o quanto meno normale - della responsabilità, concepita di regola come soggettiva, la colpa è divenuta soltanto uno dei molteplici criteri di imputazione della responsabilità per danno ingiusto. Ne è conseguita la sempre più estesa possibilità di interpretare i criteri di imputazione contenuti negli artt. 2047 e ss. cod. civ. in chiave di responsabilità oggettiva, o comunque come espressivi di un criterio di colpa presunta oppure di culpa levissima. Ne è conseguita, ancora, una diversa possibilità di concepire il ricorso all’analogia sia per quelle norme codicistiche, sia per altre norme specifiche di responsabilità contenute nella legislazione speciale, soprattutto di matrice comunitaria (si pensi alla responsabilità per danno da prodotto difettoso). Ne è forse derivata persino la possibilità di concepire una pluralità di criteri soggettivi di attribuzione della responsabilità, con riguardo ad esempio alla mala fede o alla buona fede colpevole. Altre volte, poi, lo stesso atto lesivo interviene a generare responsabilità diversamente sanzionate a seconda che rilevi o meno l’elemento soggettivo, come nel caso degli atti di concorrenza sleale. Senza contare, ancora, che la transizione verso una concezione sempre più oggettiva della responsabilità soggettiva (la cd. colpa oggettiva) ha ulteriormente ridotto le distanze tra responsabilità colpevole ed incolpevole. La generale figura della colpa, nella quale confluiscono sia il dolo sia la colpa in senso stretto, risulta contemplata tanto dall’art. 2043 cod. civ. quanto dall’art. 185 cod. pen. e tuttavia l'omogeneità di concetti nei due ambiti, civilistico e penalistico, è solo apparente giacché la figura della colpa in diritto civile tende ad assumere un carattere oggettivo, scevro da problematiche di indagine psicologica e da connotazioni di riprovevolezza, allontanandosi così dall'omologo penalistico; inoltre, la colpa civile ha gradualmente perduto la propria centralità quale unico criterio di imputazione della responsabilità, con ciò discostandosi dalla ricostruzione tradizionale dell'illecito civile quale fatto colposo delineatasi già nell'elaborazione dei giureconsulti romani della Lex Aquilia de damno e giunta sino alle moderne codificazioni. Invero, nel solco tracciato dal code Napoléon, sia il codice civile italiano del 1865 sia quello vigente contemplano l'elemento soggettivo della colpa, lato sensu intesa, quale elemento costitutivo della figura dell'illecito civile. Tuttavia l'assetto del sistema della responsabilità civile è profondamente mutato e non appare più coerente con l'affermazione secondo la quale «la responsabilità per fatto proprio si fonda sulla colpa» (Relazione al Re inerente al Libro delle obbligazioni). L'oggetto di questo contributo consiste proprio nell'analisi della evoluzione compiutasi in materia di responsabilità da fatto illecito.

Il lavoro che costituisce un contributo per il trattato di Diritto Civile diretto da Nicolò Lipari e Pietro Rescigno, edito da Giuffrè, analizza i profili generali degli interessi pecuniari. Viene analizzato criticamente il tema degli interessi pecuniari, anche nei più recenti profili e risvolti. In primo luogo vengono esaminate le definizioni ed i caratteri generali degli interessi. Viene poi “rivisitata” criticamente la tripartizione tradizionale degli interessi. In primo luogo vengono considerati gli interessi corrispettivi, disciplinati dall’art. 1282 c.c.. Successivamente vengono presi in considerazione gli interessi moratori e la disciplina prevista dall’art. 1224 c.c., con un cenno alla nuova rilevante disciplina relativa ai ritardati pagamenti nelle transazioni commerciali, di cui al D.lgs. 9 ottobre 2002, n. 231. Vengono, poi, esaminati gli interessi cosiddetti compensativi. Successivamente viene presa in esame la problematica del tasso legale degli interessi. Il lavoro si sofferma sull’autonomia privata e i limiti ad essa posti alla determinazione del tasso degli interessi. In particolare viene esaminata la necessità della forma scritta per la determinazione degli interessi ultralegali. Altro punto delicato esaminato è quello della possibilità di variazioni unilaterali del tasso di interesse. Viene poi presa in considerazione la complessa, articolata problematica dell’anatocismo, anche alla luce degli orientamenti della Corte di Cassazione e delle normativa in tema di contratti bancari. Un paragrafo viene poi dedicato alla problematica degli interessi usurari. Viene fatto infine un cenno alla distinzione fra gli interessi cosiddetti nominali e cosiddetti reali, che trova sempre più “spazio” nel nostro ordinamento, a vari fini.

Capitolo XXI L'obbligo legale a cpontrarre Paragrafo 1. Introduzione: le incongruenze dell'istituto. Seguono sottoparagrafi. Paragrafo 2. I problemi dell'obbligo legale a contrarre nella disciplina interna. Seguono sottoparagrafi.

Si esamina la disciplina, sia a livello legislativo, sia regolamentare e di prassi, della raccolta del risparmio effettuata dalle banche mediante emissione di titoli di credito. L'attenzione è focalizzata, oltre che sugli aspetti della disciplina dell'attività di raccolta del risparmio, anche sui profili cartolari dei diversi titoli di credito emettibili dalle banche e sulla regolamentazione organizzativa ed amministrativa degli stessi.

Questo saggio è inserito nel volume della Collana pubblicata in occasione dei 50 anni di attività della Corte costituzionale dedicato al tema dell’autonomia privata individuale. Il saggio affronta il tema della funzionalizzazione del bene terra e della sua destinazione alla produttività: la funzione giuridica e sociale del bene giustifica i limiti che le sono da sempre stati imposti. La proprietà della terra e la stessa volontà del privato sono vincolati e limitati alla scopo impresso alla cosa, a cui sono collegati doveri di attività. L’art. 44 della Cost. richiama il tema produttivistico dell’art.41 Cost., ed è proprio in virtù di questo combinato disposto che vanno letti i limiti all’autonomia individuale, in particolare relativi ai modi di acquisto della proprietà, alla successione, alla prelazione, al contratto

Lo scritto affronta la tematica della competenza legislativa regionale nella materia del diritto privato dopo la riforma costituzionale del 2001. L'autrice dopo aver posto l'accento sui termini del problema, concentra l'attenzione sulle problematiche interpretative sottese all'espressione "ordinamento civile", oggetto di diverse pronunce della Corte costituzionale. In particolare, l'autrice si chiede se con l'espressione "ordinamento civile" si denoti una materia o piuttosto un limite che attraversa le competenze legislative regionali.