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Fluoride exposure is widespread, with drinking water commonly containing natural and artificially added sources of the ion. Ingested fluoride undergoes absorption across the gastric and intestinal epithelia. Previous studies have reported adverse gastrointestinal effects with high levels of fluoride exposure. Here, we examined the effects of fluoride on the transepithelial ion transport and resistance of three intestinal epithelia. We used the Caco-2 cell line as a model of human intestinal epithelium, and rat and mouse colonic epithelia for purposes of comparison. Fluoride caused a concentration-dependent decline in forskolin-induced Cl- secretion and transepithelial resistance of Caco-2 cell monolayers, with an IC50 for fluoride of about 3 mM for both parameters. In the presence of 5 mM fluoride, transepithelial resistance fell exponentially with time, with a t1/2 of about 7 hours. Subsequent imaging by immunofluorescence and scanning electron microscopy showed structural abnormalities in Caco-2 cell monolayers exposed to fluoride. The Young's modulus of the epithelium was not affected by fluoride, although proteomic analysis revealed changes in expression of a number of proteins, particularly those involved in cell-cell adhesion. In line with its effects on Caco-2 cell monolayers, fluoride, at 5 mM, also had profound effects on Cl- secretion and transepithelial resistance of both rat and mouse colonic epithelia. Our results show that treatment with fluoride has major effects on the structure, function, and proteome of intestinal epithelia, but only at concentrations considerably higher than those likely to be encountered in vivo, when much lower fluoride doses are normally ingested on a chronic basis.

Meningiomas are intracranial tumors originating from arachnoidal cells. Multiple intracranial meningiomas are rare and occur when two or more lesions occur either simultaneously or sequentially in different locations. We described a case of multiple meningothelial meningioma post forensic autopsy.

Partendo dalla definizione di prodotti cosmetici, ex D. Lgs. 50/05, come « le sostanze e le preparazioni diverse dai medicamenti destinate ad essere applicate sulla pelle, sui peli o sui capelli, sulle unghie, sulle labbra, sugli organi genitali esterni, oppure sui denti e sulle mucose della bocca allo scopo, esclusivo o prevalente, di pulirli, profumarli, proteggerli, mantenerli in buono stato, modificarne l'aspetto, correggere gli odori corporei », gli Autori tracciano una breve panoramica sulle normative concernenti produzione, commercio ed utilizzo dei prodotti di cosmesi e soffermano la loro attenzione sugli aspetti deficitari del sistema legislativo comunitario e nazionale. In particolare, affrontano il tema della sicurezza degli ingredienti cosmetici, che nell'attuale quadro normativo comunitario prevede due distinti canali per la sua valutare: il primo fa capo alla Direttiva 761768/EEC ed è limitato al controllo dei singoli agenti chimici; il secondo riguarda l'analisi del prodotto finito come previsto dalla Direttiva 93135/EEC. Tuttavia, pur se uno o più molecole di cui è composto il cosmetico è classificato come pericoloso, non necessariamente il prodotto finale verrà considerato nocivo. Pertanto, gli Autori si soffermano sulle sostanze chimiche impiegate nei prodotti della cosmetica affrontando il problema delle reazioni avverse nei diversi ambiti medico- legali. Riportano, quindi, un caso venuto alla loro osservazione di reazione avversa da cosmetici, discutendo i risvolti in sede civilistica. Propongono, poi, una rivisitazione della scheda per le segnalazioni delle Reazioni Avverse approvata dalla Commissione di Cosmetologia francese nel 2004. In ultimo, soffermano la loro attenzione sulle implicazioni etico-deontologiche dell'impiego dei cosmetici e del ricorso alla Dermatologia cosmetica.

La previsione normativa che individua nel medico competente la figura preposta all’organizzazione e all’espletamento dell’attività di sorveglianza sanitaria finalizzata alla tutela della salute del lavoratore e a garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro, si arricchisce di nuovi obblighi in materi di valutazione dei rischi da abuso di sostanze stupefacenti e psicotrope, che hanno immediati riflessi sul diritto alla riservatezza del lavoratore su cui sono condotti gli accertamenti sanitari. In tale contesto gli Autori conducono un’analisi delle norme che disciplinano il trattamento dei dati personali e di quelle che nell’ambito della sorveglianza sanitaria sottendono la valutazione della sussistenza di uno stato di tossicodipendenza o di assunzione sporadica di sostanze stupefacenti o psicotrope al fine di individuare, in una visione integrata di dette norme, i profili di comportamento dovuti dal medico competente e gli eventuali aspetti di colpa specifica cui lo stesso può incorrere per inosservanza della normativa in merito.