Search

La nota commenta il mutamento d'indirizzo della giurisprudenza di legittimità in materia di risarcibilità del danno differenziale relativo alle patologie da esposizione ad amianto e, in generale, per tutte le patologie professionali c.d. ingravescenti.

Il saggio esamina le origini e lo sviluppo della categoria della responsabilità dell'impresa e la sua versione corrente della sostenibilità, applicata, in particolare, nell'ambito sociale. L'A. analizza il profilo dell'impresa in questa difficile contingenza storica e l'obiettivo del valore sociale dell'iniziativa economica privata, di recente confermato dalla riforma del testo costituzionale (art. 41, co. 2, Cost.) The essay analyzes the origin and development of the category of corporate responsibility and its current version of sustainability, in particular applied in the social field. The author investigates the company profile in this difficult historical contingency and on the purpose of “social valueµ which has been confirmed by the recent constitutional reform relating to economic initiative.

Il contributo esamina i principi cardine della disciplina europea sull’Intelligenza Artificiale e la sua applicazione negli ordinamenti nazionali per lo sviluppo dei rapporti di lavoro. In particolare, si concentra sulle recenti proposte dell’Unione Europea, come la Direttiva sul miglioramento delle condizioni di lavoro sulle piattaforme e il Regolamento dell’Unione Europea sull’Intelligenza Artificiale. El aporte examina los principios clave de la disciplina europea sobra l’Inteligencia Atificial y su aplicaciòn en los ordenamientos jurìdicos nacionales para el desarrollo de las relaciones laborales. En particular, se centra en las propuestas recientes de la Unión Europea, como la Directiva relativa a la mejora de las condiciones en el trabajo en plataformas y el Reglamento de la Unión Europea sobre Inteligencia Artificial.

Il saggio analizza la tipologia dei rischi per la salute e sicurezza che si sono diffusi nell’economia digitale, confrontando l’approccio politico-legislativo dell’ordinamento europeo e gli indirizzi del legislatore nazionale. Una particolare attenzione viene dedicata alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori delle piattaforme digitali, anche in considerazione della proposta di direttiva europea sul lavoro tramite piattaforma. I problemi tecnico-giuridici e interpretativi della nuova disciplina riguardano soprattutto l'ampliamento della tutela della persona che lavora e i limiti di compatibilità della normativa prevenzionistica vigente rispetto all’ambiente tecnologico.

Il saggio affronta l'analisi della categoria giuridica del potere imprenditoriale e ripercorre le tappe della sua evoluzione sul piano teorico e normativo. In particolare, viene evidenziato l'impatto delle tecnologie e dell'intelligenza artificiale sulle modalità di esercizio del potere imprenditoriale. Da questo punto di vista, risulta ormai inadeguata la tradizionale dottrina dei limiti interni ed esterni del potere del datore di lavoro ed emerge l'esigenza di individuare innovative ed appropriate tecniche di tutela del lavoratore. The essay deals with the analysis of the juridical category of the entrepreneur's power and retraces the stages of its theoretical and normative evolution. In particular, the impact of technologies and artificial intelligence on the exercice of entrepreneurial power is emphasized. While the traditional doctrine of internal and external limits of the power is inadequate, there is a need to identify innovative and appropriate techniques for the worker's protection.

The Author deals with the analysis of the juridical category of the entrepreneur's power and retraces the stages of its theoretical and normative evolution. In particular, the impact of technologies and artificial intelligence on the exercise of entrepreneurial power is emphasized. While the traditional doctrine of internal and external limits of the power is inadequate, there is a need to identify innovative and appropriate techniques for the worker's protection.

Technological innovation and digitalization facilitate large and fast deconstruction processes of the regulatory framework relating to employment relationship and make the social identity at workplace more vulnerable. Many ambivalences also are revealed between freedom and control in advanced technological application. Probably the most difficult and complex challenge that the job regulation must face concerns the fight against social insecurity and existential precariousness, as well as in the employment relationship.

The ‘sharing economy’ and the collaborative economy are shaping new forms of employment in which digital platforms enable multilateral work relationships. This article discusses some initiatives aimed at the collective protection of crowdworkers. The first section investigates whether it is possible to extend EU labour protection – in particular, collective rights – to independent digital contractors. The second section looks at whether the national level may offer more effective measures for economically dependent digital workers or for distance workers, by comparing three selected countries: Italy, France and Spain. The article then explores the possibility of extending to crowdworkers the protections offered by collective bargaining and addresses how trade unions could have a role in implementing guarantees for crowdworkers. Comparative analysis is used to show how different constitutional systems recognise freedom of association, especially in relation to ‘subordinated’ workers. A strategy of viewing collective rights as human rights could be applied in order to reduce the contractual weakness of self-employed workers on digital platforms – and might even form the basis of a bill of rights.

According to the classical analytic categories (continuity/discontinuity; complementary/substitutive) and putting aside the polarizing public and scientific debates, the powerful impact of the digitalization of individual/collective dimensions of work on the protection of workers' rights is undeniable. This paper will examine the juridical implications arising from these digital platforms, their effect on labour market and the distortional phenomena that are currently emerging: a "race to the bottom" for competition, social dumping, digital "giging", accumulation of sensitive personal data, to name a few. Finally, this paper will examine the question of the juridical status applicable to the workers engaging in this digital labour market and the new digital rights that are emerging in the legislative and comparative jurisprudential scope.

L'Autrice propone una riflessione sull'effettività dei diritti fondamentali del lavoratore, partendo dalla crisi di tale principio nel discorso giuridico tanto a livello nazionale quanto europeo. I piani d'indagine sono due e chiamano in causa protagonisti distinti: il piano relativo alla tutela giurisdizionale dei diritti inviolabili e quello che riguarda l'attuazione degli stessi diritti da parte del legislatore. Da quest'ultimo punto di vista, il principio di effettività ha acceso un faro potente sulla legislazione della crisi, animando un ampio dibattito sul nucleo intangibile dei diritti fondamentali dei lavoratori e sui livelli di attuazione dei diritti sociali che devono essere comunque garantiti. Nella prospettiva del controllo giurisdizionale, il saggio analizza i diversi strumenti della tutela rimediale (in particolare, risarcimento e indennizzo) per valutare la loro coerenza rispetto al principio di effettività. In conclusione l'A. invita a considerare le opportunità offerte dalle regole del diritto privato e soprattutto dalla categoria della nullità c.d. di protezione, elaborata dalla giurisprudenza in base al diritto europeo dei consumatori, che può forse aprire una nuova via verso l'effettività dei diritti fondamentali del lavoratore.

Il d.lgs. n. 81/2008 ha valorizzato i sistemi di gestione della salute e sicurezza sul lavoro, prevedendo una pluralitŕ di modelli e sollevando problemi di coordinamento con i modelli organizzativi previsti dal d.lgs. n. 231/2001, ai fini dell'esonero dalla responsabilitŕ amministrativa da reato per le persone giuridiche. Il saggio affronta, in particolare, il tema dell'efficacia dei sistemi gestionali nella prospettiva dell'adempimento dell'obbligo di sicurezza e della responsabilitŕ civile del datore di lavoro.

All'interno del quadro complesso di trasformazione del mondo del lavoro, che si orienta verso forme sempre più votate all'utilizzo della tecnologia quale strumento strategico, le professionalità del lavoro digitale si manifestano in una molteplicità di forme e varianti. Tali manifestazioni si inseriscono in una articolata rete di campi di applicazione, in cui la richiesta di competenze specialistiche si scontra con i confini incerti delle professioni stesse. Da un lato si ha una esplicita richiesta da parte del mondo del lavoro di una integrazione di conoscenze informatiche in profili riconosciuti e già inquadrati – ovvero un bagaglio conoscitivo, tecnico e gestionale, applicato ad un contesto lavorativo noto. Dall'altro, nuove tecnologie e un diverso impiego delle stesse, portano a delineare nuove specificità professionali che si pongono al di fuori dell'alveo dei “mestieri” consolidati. Nei profili emergenti la richiesta di competenze trasversali diviene allora un aspetto caratterizzante tale da comportare una rivisitazione nella classificazione stessa delle figure professionali.

Nel saggio viene analizzata la disciplina vigente del contratto di apprendistato.

The Author underlines the impact of Ict and knowledge society on the creation of new forms of job and the necessity of a radical afterthought of the traditional analytical-descriptive paradigms of the reality. Such considerations are the premise for the analysis of the phenomenon of the digital work as new form of employment, characterized by contractual and economic weakness, undertaken in a labour market crippled and unrewarding. The investigation specifically focuses on the possibility of an interpretative extension of trade union freedom of association of digital workers and on the possible associative mechanisms able to create representations and rights for new collective interests. Analysis ends with a reflection on the future of unions, on the protection of the person of worker and on the necessity to create new trade unions to bargain rights of the digital workers in the labour market.

Il combinato disposto tra l'art.4 e l'art. 38 St.Lav.; il formante giurisprudenziale penale pre-riforma del 2015; Post Jobs Act . Una possibile prospettiva de iure condendo

L'Autore analizza l'impatto dei social network sia nell'accesso al lavoro sia nel rapporto di lavoro. La riflessione è attuata alla luce della giurisprudenza più recente in materia di obbligo di fedeltà e protezione della riservatezza del lavoratore

L'A. si sofferma sulla tutela collettiva della salute dei lavoratori. L'attenzione è rivolta, in particolare, al ruolo della contrattazione collettiva a livello d'azienda e ad alcuni esempi significativi di relazioni sindacali racchiusi in accordi di grandi gruppi industriali come quello Volkswagen. Le riflessioni concernono, inoltre, il profilo del valore giuridico delle misure introdotte dalla fonte collettiva.

Il saggio è incentrato sui profili problematici sottesi alla riforma dell'art. 4, legge n. 300/1970, che si è resa necessaria nel tentativo di superare le forzature e le ambiguità interpretative in materia di controlli a distanza. L'attenzione è in particolare rivolta alle novità più rilevanti contenute nel secondo comma dell'art. 4 e attinenti all'’espressa esclusione dell'obbligo di autorizzazione sindacale o amministrativa per l’impiego degli «strumenti utilizzati dal lavoratore per rendere la prestazione lavorativa» e degli «strumenti di registrazione degli accessi e delle presenze».

Alcuni obblighi sull’utilizzo della segnaletica al fine di integrare le informazioni sulle misure di sicurezza erano già presenti sin dagli anni ’50 nel DPR n.547/1955 (Art. 13 Vie e uscite di emergenza e Art. 14 Porte e portoni e tabella A ad esso allegata), nel DPR n.303/1956 e nel DPR n.164/1956. La prima normativa che affrontava in modo sistematico l’argomento della segnaletica di sicurezza sul posto di lavoro è il DPR 8 giugno 1982, n. 524 che recepiva una Direttiva comunitaria sull’argomento oggi abrogata. Il D.Lgs 493 del 14 agosto 1996 “Attuazione della Direttiva 92/58/CEE concernente le prescrizioni minime per la segnaletica di sicurezza e/o di salute sul luogo di lavoro” che ha appunto recepito la direttiva 92/58/CEE, nona direttiva particolare della direttiva 89/391/CEE, ha quindi abrogato il DPR degli anni ’80. Il D.Lgs 493/96 è stato ripreso in toto dal Titolo V del D.Lgs. 81/2008 s.m. e i. ed oggi regolamenta ogni forma di trasmissione di informazioni sulla sicurezza mediante segnaletica negli ambienti di lavoro. Il titolo si compone di due capi di cui il primo tratta le disposizioni generali ed è formato da quattro articoli (dal 161 al 164); il secondo consta di due articoli (165 e 166) di cui l’art. 166 è stato abrogato dall’art.92 del D.Lgs. 106/2009. Molto opportunamente e riproponendo la stessa struttura del D.Lgs 493/96 le specifiche relative alle diverse tipologie di segnaletica sono raccolte separatamente in una serie di allegati di cui risulta rapida la consultazione e la valutazione delle prescrizioni di specifico interesse. Accanto alle prescrizioni di legge riportate nel Titolo V e negli Allegati del TUS è importante segnalare la serie di norme UNI sull’argomento, che pur non essendo cogenti, sono da considerarsi norme di buona tecnica riconosciute e quindi forniscono un valido supporto al lavoro di tecnici, progettisti, dirigenti e datori di lavoro. La loro applicazione risulta opportuna ogniqualvolta risulti possibile.

Il D.Lgs. 81/2008, il cosiddetto Testo Unico della Sicurezza (TUS), modificato e “corretto” con il D.Lgs. 3 agosto 2009, n.106, nel suddividere le proprie disposizioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, ha individuato nel Titolo IV quello di riferimento per il settore dell’edilizia e delle costruzioni civili in generale. Nel Titolo IV, con poche modifiche, è stato trasferito tutto il quadro normativo precedentemente regolamentato dal D.Lgs. 14 agosto 1996, n. 494 che recepiva la Direttiva 92/57/CEE specifica per le prescrizioni mimine di sicurezza e di salute da attuare nei cantieri temporanei e mobili. Il Titolo IV è suddiviso in tre Capi. Il Capo I (misure per la salute e sicurezza nei cantieri temporanei e mobili artt. 88-104) è costituito da un articolato derivante dal D. Lgs. 494/1996, che rappresenta il recepimento della direttiva 95/57/CEE, e da una serie di allegati derivanti dallo stesso D. Lgs. 494/1996 e dal D.P.R. n. 222/2003 (regolamento sui contenuti minimi dei piani di sicurezza nei cantieri temporanei o mobili, in attuazione dell’art. 31, comma 1, della legge 11 febbraio 1994, n. 109). Il Capo II (norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro nelle costruzioni e nei lavori in quota, artt. 105-156), è costituito da un articolato derivante in parte dal D.P.R. n. 547/1955, dal D.P.R. n. 164/1956, dal D. Lgs. 494/1996 e dal D. Lgs. 626/1994 e dal D. Lgs. 235/2003. Inoltre alle norme è associata una serie di allegati derivanti dai Decreti del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale 2/9/1968 (Riconoscimento di efficacia di alcune misure tecniche di sicurezza per i ponteggi metallici fissi, sostitutive di quelle indicate nel D.P.R. 7/1/1956 n. 164.); 23/3/1990, n. 115 (Riconoscimento di efficacia per ponteggi metallici fissi aventi interasse tra i montanti superiore a metri 1.80); 27/3/1998 (Riconoscimento di conformità alle vigenti norme di un sistema di sicurezza anticaduta montato su una scala fissa metallica ad un montante); 23/3/2000 (Riconoscimento di conformità alle vigenti norme di mezzi e sistemi di sicurezza relativi alla costruzione ed all'impiego di scale portatili.); 6/8/2004 (Autorizzazione ai laboratori di certificazione, ai fini degli accertamenti previsti dalle disposizioni di cui ai decreti adottati ai sensi dell'art. 28 del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni, e dalle disposizioni di cui all'art. 30 del decreto del Presidente della Repubblica 7 gennaio 1956, n. 164); oltre che gli accordi Stato-Regioni del 26 gennaio 2006 (Formazione - lavori in quota) e 16 marzo 2006 (assunzione e somministrazione bevande alcoliche e superalcoliche) e dalle circolari del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale n.46/2000 (Verifiche di sicurezza dei ponteggi metallici fissi di cui all’art. 30 del D.P.R. 7 gennaio 1956, n. 164) e n.25/2006 (Obblighi del datore di lavoro relativiall’impiego dei ponteggi – Contenuti minimi del Piano di montaggio, uso e smontaggio (Pi.M.U.S.)). Nel Capo III (artt. 157-160) sono contenute le disposizioni sanzionatorie penali ed amministrative relative al Titolo IV del Testo Unico, in attuazione dell’art. 1 comma 2 lettera f) della legge delega 123/2007. Molti sono gli allegati al D. Lgs. N. 81/2008 richiamati nel Titolo IV. Il testo della maggior parte di questi deriva, senza che vi siano stati apportati cambiamenti dal testo di altre disposizioni previgenti.

Il titolo IX –SOSTANZE PERICOLOSE del decreto legislativo 81/2008 recentemente modificato con il Decreto Legislativo 3 agosto 2009, n. 106 disciplina i requisiti minimi per la protezione dei lavoratori contro i rischi per la salute e la sicurezza derivanti dagli effetti di agenti chimici pericolosi, da agenti cancerogeni o mutageni e da amianto presenti sul luogo di lavoro (con esclusione delle radiazioni ionizzanti). Si suddivide infatti in quattro capitoli che trattano rispettivamente la protezione da agenti chimici (CAPO I), da agenti cancerogeni (CAPO II) e da ultimo da amianto (CAPO III). Il CAPO IV infine tratta le sanzioni. Si impone immediatamente un commento: diversamente dalla struttura del precedente D.Lgs. 626/1994 che trattava gli argomenti sopra citati in titoli diversi, l’attuale Testo Unico fa riferimento ad un unico Titolo e inizia la trattazione con la protezione da agenti chimici, implicitamente riconoscendo gli agenti cancerogeni e mutageni, la cui trattazione è a seguire, come elementi specifici del più ampio “gruppo” degli agenti chimici e confermando lo stretto legame sequenziale tra le due categorie di rischio, già presente nel D.Lgs. 626/1994 [1]. L’obiettivo del Titolo IX, lo stesso che permea tutta la normativa, è quello di tutelare sicurezza e salute del lavoratore che può subire danni, anche molto gravi, a causa di esposizione a sostanze pericolose e non vi è dubbio che, per capirne tutti gli aspetti, tecnologici, tecnici e procedurali, legati alle “sostanze pericolose” sono fondamentali alcune importanti definizioni; è a queste che è dedicato il par.1, che contiene tra l’altro approfondimenti sia sulla classificazione delle sostanze e preparati pericolosi sia sulla scheda di sicurezza. Per l’importanza che anche la norma di legge assegna alla valutazione dei rischi e al documento che la contiene, un paragrafo è stato dedicato alle caratteristiche specifiche delle valutazioni considerando agenti chimici, cancerogeni ed amianto e sottolineando i relativi obblighi del datore di lavoro; i par. 2.1, 2.2 e 2.3 trattano perciò specificità e modalità operative per ciascuna tipologia di sostanza. Ad esse fanno seguito i provvedimenti (vedi par.3) utili ai fini della prevenzione, riduzione o eliminazione dei rischi da sostanze pericolose. Si aggiungono elementi di protezione che contribuiscono anch’essi alla riduzione del rischio complessivo. Come è noto l’analisi è rivolta alla tutela del lavoratore considerato quale bersaglio degli eventi, è perciò necessario (vedi par.4), richiamare le diverse tipologie e la gravità dei danni che possono derivare all’uomo sia dalla esposizione acuta tipica degli incidenti sia da quella cronica derivante dalla esposizione continuativa in ambiente di lavoro: l’approccio ingegneristico qui adottato non comporta l’indicazione di dettaglio dei possibili danni ma evidenzia comunque le conseguenze, spesso assai gravi, cui i lavoratori sono soggetti. I danni, e le circostanze di fatto che ne sono causa, sono oggetto del par.5 in cui si presentano alcune statistiche di incidenti e di malattie professionali ottenute utilizzando la banca dati dell’ISPESL assai vasta anche se, come si vedrà nel seguito, l’identificazione delle cause specifiche è a volte dubbia, stante la genericità di alcune delle voci esaminate. La numerosità degli articoli presenti nel Titolo IX oggetto della trattazione non ha reso facile e fruibile un commento dettagliato e sequenziale per ogni articolo, per questa ragione si è preferito includere i riferimenti agli articoli del Testo Unico e i chiarimenti dovuti ai punti che per un tecnico presentano maggiore difficoltà interpretativa, direttamente nello svolgimento dell’esposizione: ne segue perciò un testo in cui si mescolano sia gli aspetti tecnici che quelli a commento della norma, questi ultimi riportati in corsivo; chi scrive si augura che la struttura proposta faciliti la comprensione degli argomenti.

La necessità di verificare il funzionamento ed i relativi requisiti di sicurezza di macchine ed attrezzature di lavoro (art. 70) è sempre stata strettamente collegata, in tutta la normativa vigente dagli anni ’50 in poi, alla necessità di assicurare la sicurezza e la salute dei lavoratori. I requisiti di sicurezza devono essere verificati per le diverse condizioni di impiego delle attrezzature e per le varie attività lavorative. Già prima dell’entrata in vigore del D.Lgs. 81/08 per le attrezzature di lavoro ed in particolare per quelle il cui malfunzionamento poteva mettere in pericolo l’incolumità dei lavoratori e/o l’integrità dell’ambiente circostante, vigeva un sistema che prescriveva una serie di verifiche obbligatorie a scadenza prestabilità ed effettuate da organismi pubblici. Con l’entrata in vigore delle Direttive europee di prodotto e dei relativi decreti di recepimento (DPR N. 459 del 24/07/1996 “Regolamento per l'attuazione delle direttive 89/392/CEE, 91/368, 93/44 e 93/68 concernenti il riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alle macchine” e Decreto Legislativo 25 febbraio 2000, n. 93 "Attuazione della direttiva 97/23/CE in materia di attrezzature a pressione") alcune attività di omologazione statale venivano soppresse e sostituite dalle attività di certificazione della conformità affidate ad Organismi notificati o, in alcuni casi, agli stessi fabbricanti. In questo modo si veniva in qualche modo a recuperare l’impostazione data sin dagli inizi degli anni ’50 dal DPR 547/55. Anch’esso infatti concentrava la propria attenzione sul fabbricante che doveva assicurare che l’attrezzatura o l’impianto fosse il più possibile sicuro, sul datore di lavoro che doveva controllare l’integrità nel tempo delle attrezzature o degli impianti ed infine sul lavoratore che aveva l’obbligo di utilizzare le macchine in modo conforme al manuale d’uso. In estrema sintesi tutte le attrezzature di lavoro devono: - essere conformi alle disposizioni legislative e regolamentari di recepimento delle direttive comunitarie di settore; - nel caso non fossero ancora state emesse specifiche disposizioni o per fabbricazioni avvenute prima del recepimento, essere conformi ai requisiti di sicurezza descritti all’All. V (Requisiti di sicurezza delle attrezzature di lavoro costruite in assenza di disposizioni legislative e regolamentari di recepimento delle Direttive comunitarie di prodotto, o messe a disposizione dei lavoratori antecedentemente alla data della loro emanazione).

Il titolo XI del decreto legislativo 81/2008 recentemente modificato con il Decreto Legislativo 3 agosto 2009, n. 106 si occupa della protezione da atmosfere esplosive dei lavoratori. L’obiettivo, lo stesso che permea tutta la normativa, è perciò quello di tutelare sicurezza e salute del lavoratore che, in questo caso specifico, può subire danni anche molto gravi, a causa di incidenti connessi con la presenza in ambiente di una miscela aria-gas/vapori, nebbie (o polveri) infiammabili (la cosiddetta atmosfera esplosiva). La norma all’art. 288 fornisce la definizione di “atmosfera esplosiva”: una miscela con l’aria, a condizioni atmosferiche, di sostanze infiammabili allo stato di gas, vapori, nebbie o polveri in cui, dopo accensione, la combustione si propaga nella miscela incombusta . Per capirne tutti gli aspetti sono certamente opportune alcune precisazioni che permettendo di comprendere meglio il significato fisico dei termini inclusi rendono chiara la fenomenologia a cui ci si riferisce; è a queste che è dedicato il par.1. Avendo chiaro che la miglior tutela è rappresentata dalla prevenzione del rischio - come sempre in materia di sicurezza e ancor più nel caso delle atmosfere esplosive -, per operare al meglio occorre conoscere in quali circostanze può formarsi un’atmosfera esplosiva e quali fonti di accensione possono essere efficaci: ne seguono le considerazioni di cui ai par. 2 e 3 che trattano separatamente gas/vapori e nebbie da polveri, per tener conto e commentarne le loro specificità. Ad esse fanno seguito i provvedimenti (vedi par.4) utili ai fini della prevenzione. Si aggiungono elementi di protezione che contribuiscono anch’essi alla riduzione del rischio complessivo. Poiché l’analisi è rivolta alla tutela del lavoratore e privilegia quindi l’uomo quale bersaglio degli eventi, si richiamano al par.5, le diverse tipologie e la gravità dei danni che possono essere causati all’uomo: la formazione di chi scrive non consente di presentarne i dettagli ma è in ogni caso esplicativa delle conseguenze, spesso assai gravi, che i lavoratori possono subire. I danni, e gli eventi che ne sono causa, sono oggetto del par.6 in cui si presentano alcune statistiche di incidenti ottenute utilizzando la vasta banca dati predisposta dall’ISPESL. L’analisi consente una stima dell’entità del fenomeno, anche se abbastanza grossolana stante alcune incertezze incluse nelle voci esaminate. Conclude il commento (par. 7) una disamina degli articoli di interesse, tendente, quando è il caso, ad evidenziare le difficoltà che un tecnico può incontrare nel rispettarne le indicazioni cogenti.

1. Introduzione. – 1.1 Premessa. – 1.2 Campi elettromagnetici e radiazioni ottiche (Capo IV e V). – 1.2.1 Campi elettromagnetici: 0-300GHz (Capo IV, artt. 206-212). – 1.2.1.1 Effetti sulla salute dei campi elettromagnetici - 1.2.1.2 Identificazione dell’esposizione: misura e calcolo dei livelli di campo elettromagnetico. – 1.2.2 Radiazioni ottiche: 1 mm-10mm (Capo V, artt. 213-218). – 1.2.2.1 Danni alla salute da radiazioni ottiche. – 1.2.2.2 Identificazione dell’esposizione e valutazione dei rischi. – 2. Esame dettagliato degli articolo di interesse. – 2.1 Campi elettromagnetici. – 2.1.1 Disposizioni generali. – 2.2. Radiazioni ottiche. – 2.2.1 Disposizioni generali. – 2.3. Sanzioni.

Uso anomalo di internet nel luogo di lavoro e attività di monitoraggio del datore di lavoro. I limiti rispetto al controllo sulla posta elettronica del lavoratore. I provvedimenti in materia del Garante per la privacy.

Riservatezza e tutele dei lavoratori. Evoluzione dei controlli a distanza e nuove tecnologie. Efficacia e limiti degli interventi regolativi.

Il capitolo in oggetto tratta i profili più problematici relativi al rispetto della privacy nei rapporti di lavoro.