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Il lavoro affronta il tema della didattica della Demografia attraverso un’approfondita analisi dei manuali utilizzati nelle università, pubblicati in Europa, Nord America e Australia e scritti nelle lingue inglese, francese ed italiana, quelli cioè che si collocano nel solco delle scuole demografiche più celebri. Alcune brevi note, inoltre, fanno il punto sulle opere pubblicate in russo, in tedesco), in spagnolo, in portoghese, in olandese e in giapponese. Il lavoro intende mettere in luce, per quanto possibile, i diversi approcci e le più rilevanti differenze culturali e temporali che si riflettono in alcuni dei più diffusi e significativi testi didattici. La periodizzazione scelta riflette in primo luogo le fasi di “maturazione accademica” della disciplina, ma consente anche una riflessione sulla “maturazione scientifica” della stessa. Si parte dagli anni della “demografia selvaggia”, per poi arrivare al ventennio ‘50-’60 del XX secolo, fase in cui la demografia si presenta come scienza globale. Si analizzano quindi gli anni ’70, quando la demografia conquista la ribalta internazionale, ed infine la fase finale, iniziata negli gli anni ’80, quando si affermano nuove linee di ricerca e nuovi approcci metodologici ed interpretativi; grazie all’accresciuta competenza nell’uso di tecniche e modelli di analisi statistica dei dati, unita alla disponibilità crescente di un apparato documentario ricco e “multivariato” e di mezzi di calcolo sempre più veloci ed accessibili, la demografia si specializza e fa nascere le “demografie”.

Il lavoro presenta i risultati di un complesso sondaggio effettuato nel 2002 tra la quasi totalità delle sedi universitarie italiane nelle quali è presente l’insegnamento della Demografia. Il sondaggio ha fatto riferimento ad entrambe le classi di laurea – triennale e specialistica – alla posizione curricolare e al numero di crediti assegnati all’insegnamento. La relazione offre , inoltre, un’articolata riflessione su esigenze e prospettive della didattica, nonché sui rapporti con altre discipline e con i mondo esterno all’Università, dalla quale scaturiscono proposte di iniziative concrete, tanto per il singolo docente quanto per il Gruppo di Coordinamento per la Demografia della Società Italiana di Statistica (GCD-SIS) nel suo insieme, a favore dello sviluppo della disciplina nell’Università e, più in generale, per una maggiore diffusione degli studi sulla popolazione.

Nel corso del XIX secolo si producono in Europa i maggiori rivolgimenti demografici dell’epoca moderna. Si consolida e si amplia il declino della mortalità, si estende il controllo volontario della fecondità umana, si accelerano i processi di urbanizzazione, si sviluppano i grandi movimenti migratori di massa che creano le nuove Europe d’oltreoceano e allentano la grande pressione demografica provocata dall’aumento di popolazione delle aree rurali Il quadro dell’evoluzione demografica dei singoli Stati europei non è però affatto uniforme. Le differenti modalità evolutive delle popolazioni europee sono connesse a un insieme di elementi di ordine economico-produttivo, sociale, sanitario e culturale che in modo diverso interagirono con i regimi di mortalità e fecondità delle popolazioni e ne condizionarono i livelli e le tendenze durante il sec. XIX. Il fenomeno migratorio, inoltre, intervenne in modo difforme nei diversi Paesi e nelle diverse fasi interagendo, a sua volta, tanto coi regimi demografici, quanto con l’assetto economico-sociale e territoriale delle singole realtà nazionali. Lo studio delle migrazioni europee del sec. XIX trova il suo oggetto più rilevante di indagine e di riflessione nelle grandi correnti di spostamenti transoceanici che si aggiunsero ai movimenti interni al continente. L’emigrazione transoceanica ha dimensioni temporali e spaziali che possono essere considerate come l’espressione di due distinte fasi del fenomeno, quella della «vecchia» e della «nuova» emigrazione, definite sia dal diverso peso esercitato al loro interno dai fattori espulsivi e da quelli attrattivi che dalla differente estrazione sociale degli emigranti.

Si analizzano i processi di nazionalizzazione in Italia subito dopo l'Unità. Prevale quello che si può definire "verticale" che pone il ruolo dell'amministrazione come prioritario nel processo di Nation Building

Il lavoro analizza, in una prospettiva di genere, le differenze di sopravvivenza tra donne e uomini. Le chiavi di lettura della supermortalità maschile, che comunque va attenuandosi, sono riconducibili a due filoni: quello prevalentemente genetico-biologico e quello prevalentemente socio-culturale, interpretazioni non in contrapposizione, perché i fattori interagiscono. Obiettivo del lavoro è quello di leggere le differenze nella sopravvivenza alla luce del ruolo giocato dagli stili di vita maschili e femminili in contesti socio-economici e sistemi di genere differenti. L’analisi, condotta su 23 parsi sviluppati tra il 1960 e la fine degli anni ’90, è centrata sulla scomposizione delle differenze di genere nella speranza di vita a 15 anni secondo i contributi forniti dalle classi di età e, per ciascuna di esse, secondo i contributi forniti da 5 grandi gruppi di cause di morte. I risultati danno sostegno all’ipotesi del ravvicinamento del contesto sociale di uomini e donne. Se gli uomini riusciranno a modificare, in senso positivo, i loro comportamenti nei confronti della salute, allora le ridotte differenze di genere nella sopravvivenza saranno determinate pressoché esclusivamente dalla biologia.

Pinnelli (Antonella), Nobile (Annunziata), Lapinch (Andis). - Trends and Factors in Infant Mortality in Developed Countries and the Republics of the Former Soviet Union Following their successful conquest of infectious disease, lower infant mortality in developed countries is now mainly due to improved conditions in childbirth and to a lower death rate for children at risk. Despite greater homogeneity, large differences between different countries continue. Eastern Europe and the former USSR are much less advanced than the West, and in the republics of the former USSR progress during the 1980s was slow and large disparities remain. A factor analysis shows strong correlation between infant mortality and different aspects of economic and health-related development and the status of women. These indices can be used as a measure of progress in the republics of the former Soviet Union, in which socio-economic conditions are much less favourable than in the West., Pinnelli (Antonella), Nobile (Annunziata), Lapinch (Andis). - Tendances et facteurs de la mortalité infantile dans les pays développés et les républiques de l'ancienne Union Soviétique Après les succès dans la lutte contre les maladies infectieuses, le recul de la mortalité infantile dans les pays développés résulte maintenant de l'amélioration des conditions de la naissance et de la baisse de la mortalité pour les enfants « à risque ». Il subsiste de grandes différences entre les pays malgré une homogénéité accrue; en particulier l'Europe de l'Est et Гех-URSS sont beaucoup moins avancées que l'Occident. Dans les Républiques de Гех-URSS les progrès ont été lents pendant les années 1980 et les disparités sont énormes. Une analyse factorielle révèle une forte association entre la mortalité infantile et divers aspects du développement économique et sanitaire et de la condition féminine. Ces indicateurs prennent leur signification de mesure du progrès dans les Républiques de l'ancienne Union Soviétique où la situation socio-économique est beaucoup moins favorable qu'à l'Ouest., Pinelli (Antonella), Nobile (Annunziata), Lapinch (Andis). - Tendencias y factores de la mortalidad infantil en los parses desarrollados y en las republicas de la an- tigua Union Soviética Después del éxito en la lucha contra las enfermedades infecciosas, la disminución de la mortalidad infantil en los países desarrollados es en la actualidad resultado de la mejora en las condiciones en las que se produce el nacimiento y del descenso de la mortalidad en los nifios "a riesgo". A pesar de una creciente homogeneidad entre países, las diferencias persisten; concretamente, la Europa del Este y la ex-Unión Soviética están mucho menos avanzadas que Occidente. En las Republicas de la ex-Unión Soviética los progresos fueron lentos durante los aňos ochenta y las disparidades son énormes. Un análisis factorial révéla una fuerte asociación entre mortalidad infantil y diversos aspectos del desarrollo económico y sanitario, asi como de la condición de la mujer. Estos indicadores son significativos como medidas del progreso realizado en las citadas Republicas, en las que la situación socio-económica es mucho menos favorable que en Occidente., Pinnelli Antonella, Nobile Annunziata, Lapinch Andis. La mortalité infantile dans les pays développés et les Républiques de l'ancienne Union soviétique. Tendances et facteurs. In: Population, 49ᵉ année, n°2, 1994. pp. 369-394.