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This article illustrates the development of Italian politics on emigration up to the end of the First World War (and even later), focusing on the operation and activity of the Commissariato generale dell’emigrazione (Commissioner-General of Emigration, 1901–27), a government agency that enjoyed considerable autonomy. The research is based on archival materials and the study of publications of the time, and proposes an unconventional view on the phenomenon of migration, as seen through the relationship between the evolution of the regulatory system and the political orientations of the ruling classes. Indeed, Italy progressively increased the freedom of expatriation, to the point of creating social legislation for the protection of emigrants, with the ambition of extending Italy’s influence over the countries of destination. This policy of migration interfered with foreign policy, and was at times influenced by the nationalism emerging in Italy at the time, even to the extent of provoking diplomatic disputes. For these reasons, the activity of the Commissariato generale dell’emigrazione created friction with the traditional consular network; these conflicts and the insufficient margin of autonomy given to the Commission in practice prevented the concrete completion of its more advanced projects.

I quotidiani hanno sicuramente avuto un ruolo centrale nella formazione del clima di opinione che volta per volta è prevalso nella storia della politica di Napoli. Questo ha funzionato fino alla prima esperienza del governo Bassolino. Fu il contesto delle opinioni politiche che circolarono sui giornali che crearono un quadro di riferimento. La loro azione, in fondo, determinò un insieme di influenze tra i comuni cittadini come tra tutti i protagonisti della politica locale e nazionale. Non meno importante fu, quindi, anche un clima di opinione sviluppatosi con il faccia a faccia, che nacque dalle interazioni a livello di vita quotidiana e che fu molto attivo e influente nei piccoli spazi come quartieri, rioni. La realtà costruita ha finito così per risultare il prodotto dell'attenzione e dell'elaborazione da parte dei media della realtà oggettiva, definendo persone, eventi, situazioni. Lauro è stato raccontato, allora, come l'uomo che si era fatto da solo, Antonio Gava come un vero “uomo di potere”, Valenzi come il “sindaco diverso” per una Napoli “cambiata”.

Il potere della politica, spesso ritenuto tra i più influenti, deve essere sempre contestualizzato nell'equilibrio dei poteri dello Stato. Il caso italiano dimostra come nel corso degli anni repubblicani, partendo da un momento di massima forza, esso abbia finito per influire sempre meno. È sempre più aumentato, invece, il ruolo dell'alta burocrazia o di altri corpi dello Stato. In questo processo quanto abbia influito poi il generale mutamento della forma-Stato occidentale è evidente.

L'articolo caratterizza il notabile in età liberale per la regione Campania. In particolare, per la presenza della città di Napoli, si esamina il modello comunitario di notabile e quello societario. A Napoli, infatti, i rapporti e le relazioni notabilari sembrano profondamente differenziarsi da quelli prevalenti nelle province interne e nel Salernitano. L'arco cronologico permette anche di caratterizzare il notabile di estrazione rurale rispetto a quello di estrazione professionale. Le fonti utilizzate sono relative ai percorsi biografici riscontrabili soprattutto attraverso i carteggi privati.

L’action de la justice, à partir de 1992, a certainement permis de reconsidérer la légitimité du système politique tel qu’il s’était constitué depuis l’après-guerre en Italie. Cette reconsidération a été portée par la magistrature, mais aussi par des « milieux publics » assez restreints. C’est en effet à l’intérieur de circuits composés d’un nombre peu élevé d’acteurs que la question de la légitimité des élites a été posée. Les magistrats ont joué un rôle fondamental dans la critique de la cl...

Financement illégal des partis politiques, usages privés de fonds publics, collusion entre hommes politiques et intérêts « mafieux », dénonciation des « affaires » et autres scandales, soupçons de corruption nourrissent sans cesse l'humeur anti-institutionnelle de nos concitoyens. Quelles sont les conditions qui rendent possible l'action de juger la politique ? Quels sont les effets de telles entreprises ?

La scuola come forma di coinvolgimento dei ceti rurali al processo di formazione nazionale.

Il tema della libertà fu particolarmente caro a tutti coloro che nella prima ora si ribellarono al Fascismo. Nitti fu tra questi. Il testo cerca di analizzare la comprensione che del fenomeno nascente del Fascismo ebbe Nitti in contatto soprattutto con Croce e Gobetti.

I sindaci provenienti dall'avvocatura non sono stati pochi a Napoli. La professione, in molti casi, finiva per rafforzare la figura politica e per confondere il consenso professionale con quello politico. I clienti erano sovente i grandi elettori del candidato, che dalla frequentazione dei circuiti amministrativi traeva molti vantaggi per i propri elettori.

El tema que vull afrontar mira de reprendre les nombroses preguntes formulades. Parlaré d'una experiència politica particular viscuda per Francesco De Sanctis, un conegut escriptor i estudiòs alhora de la literatura que es va trobar amb motiu de la seua experència com a parlamentari al bell mig de dues realitats: la dinàmica pròpia local i la nacional.

La storia di Napoli dall'Unità a oggi può essere letta come la lenta, ma profonda transizione da una città che è stata capitale rappresentativa dell'intero Mezzogiorno d'Italia a una città che ha finito per ritrovarsi in una dimensione che non la rendeva né città-Stato né città-municipio. Una transizione ancora incompiuta, dunque, forse alla radice dei tanti problemi in cui Napoli, oggi come ieri, sembra dibattersi, cercando di volta in volta nuove soluzioni alle continue emergenze che la scuotono senza tuttavia giungere a snaturarla. Il lavoro si fonda, secondo i diversi periodi storici, su fonti presenti presso l'Archivio di Stato di Napoli, la Biblioteca Civica di Bergamo, la sezione manoscritti della Biblioteca Nazionale di Napoli, il Museo del Risorgimento di Roma, l'archivio del Tribunale di Napoli.

Il lavoro su Craxi rappresenta la prima e, al momento, l'unica biografia di Bettino Craxi. La storia parte dalla gioventù e finisce con la morte ad Hammamet. Attraverso fonti a stampa (atti parlamentari, fonti documentarie presenti presso l'Archivio Centrale dello Stato, giornali e periodici, documentazione presente presso la Fondazione Craxi e la Fondazione Nenni) e soprattutto attraverso le interviste ai protagonisti (Gennaro Acquaviva, Gaetano Arfè, Antonio Del Pennino, Giulio Di Donato, Rino Formica, Antonio Ghirelli, Giusi La Ganga, Enrico Manca, Claudio Martelli, Luciano Pellicani, Claudio Signorile, Valdo Spini, Carlo Tognoli, Ugo Intini) si sono approfondite le tappe della storia politica del leader. Iscrittosi al Partito Socialista Italiano da giovane, Craxi si è infatti subito legato a Nenni e da autonomista ha percorso prima una carriera a livello locale e poi, divenuto deputato, si è inserito nei giochi politici nazionale. Divenuto segretario del partito nel 1976, ha percorso le tappe che lo hanno visto presidente del consiglio, dal 1983 al 1987, e poi tra i massimi protagonisti della vita politica nazionale e internazionale. L'azione dei magistrati, compiuta tra il 1992 ed il 1996 (anno della prima sentenza definitiva nei suoi confronti), ha posto fine alla sua carriere. Gli ultimi giorni della sua vita li trascorse in Tunisia, ritenendo di non dover rientrare in Italia in quanto, a suo avviso, i processi non rispondevano altro che ad una azione politica camuffata.

Il saggio esamina il pensiero di Salvemini a proposito delle dinamiche politico-clientelari dell'Italia meridionale tra Otto e Novecento.

Il meridionalismo è stato spesso oggetto di analisi ideologicamente forzate. Pregiudizi e stereotipi hanno contribuito non poco alla costruzione di un'idea distorta del Mezzogiorno d'Italia e di coloro che se ne sono occupati. Ma valutazioni più specifiche lasciano emergere aspetti ancora sconosciuti. I saggi che compongono il volume tentano appunto di fornire un primo contributo. Si scopre così che tra i primi e più importanti meridionalisti vi furono molti intellettuali provenienti da regioni centro-settentrionali, con un bagaglio culturale complesso e diversificato strettamente collegato alle tradizioni e alle influenze della storia etico-politica del nostro paese. All'interno della stessa cultura meridionalista si produssero analisi tra loro anche molto diverse, a volte contrapposte. In realtà, tutto ciò compone l'intricato tessuto del meridionalismo dimostra che esso è parte integrante della cultura nazionale e che lo si può comprendere solo in tale contesto. Il lavoro è stato prevalentemente compiuto attraverso l'utilizzo dei materiali archivistici e bibliografici presenti nei fondi della Biblioteca della Facoltà di Agraria di Portici e della Segreteria della stessa Facoltà.