Sin dal World Summit di Johannesburg del 2002 la comunità internazionale si è posta l'ambizioso obiettivo di cambiare i modelli di consumo ed i sistemi di produzione nella direzione della sostenibilità ambientale, attraverso un programma di attività e di progetti volti a promuovere iniziative regionali e nazionali, a sostegno di modelli di produzione e consumo sostenibili. La transizione verso una 'Green Economy' e verso una 'Blue Economy' è diventata da tempo oggetto di tutta una serie di strategie nazionali ed internazionali finalizzate all'obiettivo dello sviluppo economico sostenibile del territorio. Tali strategie focalizzano l'attenzione verso una crescita intelligente basata sull'implementazione di sistemi eco-innovativi legati alla produzione e al consumo. A livello europeo, più in particolare, la Commissione Europea, con la Comunicazione del 22 gennaio del 2014, ha provveduto a realizzare un quadro strategico per il 2030 che mira a creare un'economia sostenibile basata sull'innovazione dei processi-prodotti e dei servizi al fine di incrementare la competitività dei settori attraverso la minimizzazione dei costi, la sostenibilità ambientale e l'efficienza energetica. Dal 2010 la strategia decennale dell'Unione Europea intitolata "Europa 2020: una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva", fissa come obiettivi prioritari una crescita economica basata sull'innovazione che utilizzi in maniera più efficiente le risorse per essere più verde e competitiva, e che incrementi attraverso la coesione territoriale e sociale il tasso di occupazione, creando contemporaneamente i presupposti per rendere più competitive le PMI su scala mondiale. Ancora la Comunicazione 394/2008 della Commissione Europea al Parlamento, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, anche nota come "Small Business Act", disegna le strategie per le PMI al fine di favorirne la crescita e creare occupazione attraverso politiche aziendali sostenibili. A livello nazionale il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM), ha adottato nel 2013 una Strategia Nazionale per il Consumo e la Produzione Sostenibile. Minimo comune denominatore di tali strategie risiede nell'idea della necessità dell'applicazione di processi di governance in cui siano coinvolti anche gli enti locali allo scopo di creare "sistema" e promuovere le sinergie che possono attivarsi sia fra gruppi di imprese, ad es. reti di imprese, e sia tra settore pubblico e settore privato, ad es. partenariati pubblico-privati. Il punto centrale di tale governance risiede nella circostanza che l'applicazione di modelli di produzione e consumo sostenibile, conduce per il territorio interessato a risparmi economici, ad un minore impatto e al mantenimento delle funzioni eco-sistemiche. Nel breve, e a maggior ragione nel lungo periodo, dunque, è possibile ottenere una maggiore attrattività del territorio e una maggiore competitività delle imprese in esso insediate. Quanto detto vale anche e soprattutto per le zone costiere che, in quanto caratterizzate da un'elevata densità demografica e dalla concentrazione di diverse tipologie di attività, rappresentano delle aree particolarmente fragili dal punto di vista fisico e biologico. Non solo, in queste zone sono soprattutto le Aree Marine Protette (AMP) - specchi d'acqua sottoposti a tutela per il particolare valore ambientale - a rappresentare il maggior terreno di sfida per queste strategie di governance volte a coniugare in una prospettiva di sostenibilità la tutela delle risorse ambientali con l'esercizio di attività produttive. L'istituzione di AMP, infatti, non è sempre indolore dal punto di vista dell'impatto sulle attività produttive, in quanto porzioni più o meno vaste della superficie del mare restano sottratte allo sfruttamento da parte degli operatori del settore della pesca. L'individuazione di attività alternative alla pesca in grado di consentire agli operatori della pesca di continuare ad esercitare la loro professione e mantenere accettabili livelli di remunerazione, coniugandoli però con il rispetto delle regole particolarmente stringenti esistenti all'interno delle AMP può rappresentare un volano economico dell'intera area interessata. Il pescaturismo può senz'altro rientrare tra queste tipologie di attività produttive caratterizzate da dinamiche di eco-compatibilità. A tal fine, però, occorre che siano attivati un quadro normativo ed un assetto istituzionale funzionali alla promozione e alla valorizzazione della vasta congerie di interessi che si confrontano in tali situazioni. È proprio in questa prospettiva che si colloca il progetto di ricerca: partire dall'analisi di uno studio pilota sugli operatori del pescaturismo esistenti nell'Area Marina Protetta "Regno di Nettuno" (AMP), AMP istituita tra le isole di Ischia e Procida, per procedere in primo luogo alla caratterizzazione della flotta peschereccia impiegata tra le isole di Ischia e Procida, e, in secondo luogo, alla ricostruzione del quadro normativo multilivello applicabile in materia di Aree Marine Protette e di disciplina del Pescaturismo, analizzandone l'efficacia nella prospettiva della valorizzazione delle attività di pescaturismo. La ricerca, quindi, dopo aver ricostruito le criticità e le best practices emerse dall'indagine in relazione al quadro normativo e a quello istituzionale, ha poi consentito di mettere a punto un modello metodologico (rappresentato da un insieme di raccomandazioni) da utilizzare per valorizzare le risorse produttive, soprattutto quelle di tipo tradizionale e artigianale, in contesti ambientali dove coesistono delicate esigenze di tutela dell'ambiente ed opportunità di sviluppo di attività produttive tradizionali collegate alla risorsa mare.