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The introduction of transradial access for percutaneous coronary diagnostic and interventional procedures has led to a decrease in access site complications. The aim of this paper is to propose a combined stepwise technical approach where real time ultrasound ("echo-first" approach) can be used to select the best vascular access and, together with angiography, to manage the potential obstacles that may occur during transradial procedures. In each section, we summarize some tips and tricks based on both our experience and current literature that can be easily implemented in daily practice to increase the success of transradial procedures.

Background: Routine thrombus aspiration (TA) does not improve clinical outcomes in patients with ST-segment-elevation myocardial infarction (STEMI), although data from meta-analyses suggest that patients with high thrombus burden may benefit from it. The impact of TA on left ventricular (LV) functional recovery and remodeling after STEMI remains controversial. We aimed to pool data from randomized controlled trials (RCTs) on the impact of TA on LV function and remodeling after primary percutaneous coronary intervention (pPCI). Methods: PubMed and CENTRAL databases were scanned for eligible studies. Primary outcome measures were: LV ejection fraction (LVEF), LV end diastolic volume (LVEDV), LV end systolic volume (LVESV) and wall motion score index (WMSI). A primary pre-specified subgroup analysis was performed comparing manual TA with mechanical TA. Results: A total of 28 studies enrolling 4990 patients were included. WMSI was lower in TA group than in control (mean difference [MD] -0.11, 95% confidence interval [CI] -0.19 to -0.03). A greater LVEF (MD 1.91, 95% CI 0.76 to 3) and a smaller LVESV (MD -6.19, 95% CI -8.7 to -3.6) were observed in manual TA group compared to control. Meta regressions including patients with left anterior descending artery (LAD) involvement showed an association between TA use and the reduction of both LVEDV and LVESV (z = -2.13, p = 0.03; z = -3.7, p < 0.01) and the improvement in myocardial salvage index (z = 2.04, p = 0.04). Conclusion: TA is associated with improved LV function. TA technique, total ischemic time and LAD involvement appears to influence TA benefit on post-infarction LV remodeling.

L'articolo, scritto per celebrare il centenario dell'Arma, argomenta sull'impatto che le nuove tecnologie hanno per l'Aeronautica, con particolare riferimento al metaverso.

Il paper affronta il tema dell'infowar che caratterizza il conflitto russo ucraino, sottolineando l'evoluzione da Guerra Ibrida a Guerra Cognitiva

Il compito dell’intelligence è informativo, di supporto alla presa di decisione per la governance di un Paese, focalizzandosi sugli obiettivi identificati, utilizzando una pluralità di strumenti e metodi adeguati agli scenari in cui opera, per raccogliere i dati e le informazioni significative: l’intelligence serve a comprendere la realtà. il volume riflette sui possibili scenari futuri in cui si troverebbe impegnata l’intelligence, assumendo un ruolo ben specifico e una finalità anticipatoria proattiva rispetto alla gestione delle minacce. Si introduce, pertanto, il concetto di Guerra Cognitiva, quale superamento della Guerra Ibrida, soffermandosi soprattutto sulla riconsiderazione del ciberspazio, declinato come luogo centrale della guerra delle informazioni, che porta a rileggere alcuni strumenti quali la OSInt e la SocMInt, promuove una nuova Digital Humint, introduce il nuovo scenario del Metaverso e la cosiddetta intelligence di comunità. A questa prima parte metodologica, seguono una serie di approfondimenti specifici che riguardano le criptovalute e l’intelligence economica, gli scenari del terrorismo cyber e urbano, gli strumenti di travel e cultural intelligence.

Il paper affronta la molteplicità degli attori coinvolti nel conflitto Russo - Ucraino, soffermandosi soprattutto sulle diverse milizie presenti.

Il compito dell’intelligence è informativo, di supporto alla presa di decisione per la governance di un Paese, focalizzandosi sugli obiettivi identificati, utilizzando una pluralità di strumenti e metodi adeguati agli scenari in cui opera, per raccogliere i dati e le informazioni significative: l’intelligence serve a comprendere la realtà. il volume riflette sui possibili scenari futuri in cui si troverebbe impegnata l’intelligence, assumendo un ruolo ben specifico e una finalità anticipatoria proattiva rispetto alla gestione delle minacce. Si introduce, pertanto, il concetto di Guerra Cognitiva, quale superamento della Guerra Ibrida, soffermandosi soprattutto sulla riconsiderazione del ciberspazio, declinato come luogo centrale della guerra delle informazioni, che porta a rileggere alcuni strumenti quali la OSInt e la SocMInt, promuove una nuova Digital Humint, introduce il nuovo scenario del Metaverso e la cosiddetta intelligence di comunità. A questa prima parte metodologica, seguono una serie di approfondimenti specifici che riguardano le criptovalute e l’intelligence economica, gli scenari del terrorismo cyber e urbano, gli strumenti di travel e cultural intelligence.

This explorative and qualitative research examines the pro-IS digital community on the Telegram platform through a digital ethnography approach. The process to gather information is used mainly as a covert participant observation as fieldwork to gain knowledge about beliefs, activities, relationships, and social beliefs of the world of this community. Then it has been possible to learn more about how IS supporters organize their daily activities within the digital caliphate. For that reason, the author has spent an extended time on the pro-IS Telegram network, more than two years, mainly from 2017 to 2019, intending to observe, move inside the community and document experiences whenever possible.

Nella sua analisi, Marco Lombardi condivide le sue riflessioni su alcuni aspetti emergenti del warfare, dell’intelligence e del ruolo del terrorismo. Lo scenario della guerra futura sembra sottolineare il mantenimento, anzi il rafforzamento delle modalità operative del terrorismo di questi ultimi anni, che ha trovato il suo successo proprio per la capacità di penetrazione comunicativa e per l’utilizzo innovativo (cioè sorprendente) delle tecnologie. Sembra quasi che il terrorismo del primo ventennio del nuovo secolo abbia sperimentato le nuove opportunità del warfare, che poi si sono consolidate in pratiche diffuse tra tutti gli attori in conflitto.

Author shares his reflections on some emerging aspects of warfare, intelligence and the role of terrorism. The scenario of the future war seems to underline the maintenance, indeed the strengthening of the operating methods of terrorism in recent years, which has found its success for the ability to penetrate media communication and for the innovative use of technologies.

Il contributo propone una lettura interpretativa degli avvenimenti che hanno portato alla caduta di Kabul nell'agosto 2021

Rischio è la voce del dizionario di sociologia che esplora le diverse declinazioni che il concetto ha assunto nelle recenti teorie sociologiche.

Il volume descrive lo stato delle professioni della comunicazione alla luce della evoluzione organizzativa e tecnologica dei media. Il saggio si concentra sul giornalismo, il cui autore è direttore della Scuola.

Il volume affronta e discute le modalità con cui gli italiani hanno consumato informazione durante la pandemia Covid-19.

In the last decade, radicalization has been assumed to be a heterogeneous phenomenon, often overcoming ideological barriers. Moving from a set of premises, emphasizing the crucial role of current societal changes and contexts where radicalization processes take place, the added vision discussed here is an innovative paradigm focusing on the importance of emotions, feelings, and sentiments within the communication strategy adopted to prevent and reveal radicalization, defined accordingly as a “mood strategy”. What emerges from this analysis is methodologically threefold: a new model of communication strategies; a promising format tool to assess the radical milieu where the radicalization attitudes incubate, fostering radical processes; a comprehensive FEAR Model, leading to a new emotional dimension of communication strategy. Moreover, from a theoretical perspective, the prominent finding is that terrorism has to be identified as a violent and cultural act, going beyond the motivational reasons for the terrorist actions.

il 2° Rapporto sul Radicalismo e il Contrasto al Terrorismo (www.osservatorioreact.it). Il rapporto, che offre una sintetica analisi sull’evoluzione delle ideologie radicali e della minaccia terroristica in linea con la direttiva dell’Unione Europea 2017/541 sul contrasto al terrorismo, si inserisce nel dibattito generale come utile contributo all’armonizzazione delle divergenze presenti tra gli Stati membri dell'UE in merito a ciò che debba essere riconosciuto e gestito come un “atto di terrorismo”. L’Osservatorio ReaCT, prevalentemente concentrato sul fenomeno di matrice jihadista, non manca di studiare e analizzare le altre forme di terrorismo, di radicalizzazione ideologica e di devianza sociale violenta, così come le nuove “teorie cospirazioniste” che potrebbero sfociare in forme di opposizione violenta. #ReaCT2021 raccoglie i contributi degli Autori che hanno sviluppato le loro valutazioni tenendo conto dei riflessi delle dinamiche sociali e conflittuali legate alla pandemia da Covid-19. E proprio la pandemia sembrava aver messo il terrorismo in secondo piano quando, improvvisamente, l’ottobre del 2020 ha riproposto una minaccia che “sembrava” essere superata: tra i primi giorni di settembre e l’inizio di novembre si è dipanata una catena di eventi che ha evidenziato con chiarezza uno scenario drammatico e articolato. Sessanta giorni di paura che ci dicono che il terrorismo è ormai un fenomeno “normale” piuttosto che “eccezionale”, quale strumento del conflitto in corso e perdurante., This report offers a concise analysis on the evolution of radical ideologies and terrorist threats in accordance with the European Union directive 2017/541 on the fight against terrorism and is meant as a useful contribution, within the wider public debate, to the harmonisation of member States’ discrepancies around what should be defined and treated as terrorism. The Observatory mainly focuses on jihadism; however, we make sure to afford enough room and support for studies on other forms of terrorism, ideological radicalisation and social deviance, as well as "conspiracy theories" leading to violent outcomes. In their assessments, the authors who submitted their work for this issue of #ReaCT2021 took into account the repercussions of new social and conflict dynamics brought about by COVID-19. Due to other priorities, the pandemic seemed to have sidelined terrorism when, all of a sudden, October 2020 revived the threat which had apparently been overcome. From early September to early November, a successive chain of events clearly highlighted a dramatic and articulated scenario. Those sixty days of fear tell us that terrorism is now a “normal” rather than an 'exceptional' phenomenon, as an instrument of the ongoing conflict.

Il volume illustra le attività di cooperazione internazionale dell'Università Cattolica in Afghanistan e propone una riflessione sulle strategie della cooperazione civile e militare.

National intelligence cultures are shaped by their country’s history and environment. Featuring 32 countries (such as Albania, Belgium, Croatia, Norway, Latvia, Montenegro), the work provides insight into a number of rarely discussed national intelligence agencies to allow for comparative study, offering hard to find information into one volume. In their chapters, the contributors, who are all experts from the countries discussed, address the intelligence community rather than focus on a single agency. They examine the environment in which an organization operates, its actors, and cultural and ideological climate, to cover both the external and internal factors that influence a nation’s intelligence community. The result is an exhaustive, unique survey of European intelligence communities rarely discussed.

Il volume illustra le attività di cooperazione internazionale dell'Università Cattolica in Afghanistan e propone una riflessione sulle strategie della cooperazione civile e militare.

La forza del terrorismo sta, soprattutto, nelle parole: il suo nome già evoca la paura che è l’obiettivo di ogni forma di terrorismo. Il questo avvio di Millennio, poi, il terrorismo dello Stato Islamico, di Daesh, ha fin dall’inizio saputo usare magistralmente la comunicazione come strumento di combattimento nella nuova forma di conflitto che trova la sua definizione in Guerra Ibrida. Quella terza Guerra Mondiale, combattuta a “spizzichi e bocconi”, come efficacemente descritta per primo da Papa Francesco: mai come oggi il mondo è travagliato da una quantità di conflitti, che trovano nei civili il maggio numero di vittime, geograficamente indipendenti ma tutti tra loro correlati. Si può affermare che questo è anche il sentire comune, che spinge a cercare risposte a domande quali: cos’è il terrorismo del nuovo Millennio? Come è cambiato il terrorismo e come può avere tanti proseliti? Come si combatte il terrorismo? Si può vivere con queste minacce quotidiane? Le domande sono naturali e legittime. Ma le risposte sono, almeno, complicate. Eppure la nostra capacità di rispondere e continuare a vivere dipende dalle risposte che sapremo dare. Il breve volume qui proposto affronta queste domande cercando di fornire gli elementi che favoriscano la consapevolezza necessaria per affrontare una minaccia che è parte della modernità e che è destinata a continuare nel prossimo futuro. Le argomentazioni riguardano la definizione di terrorismo, sottolineando che non esiste una definizione condivisa del fenomeno e, pertanto, una risposta coesa al terrorismo è difficile perché mancano i conseguenti strumenti normativi per combatterlo. Si continua sottolineando la discontinuità degli obiettivi e delle pratiche di questo terrorismo, rispetto a quello delle passate stagioni, da cui l’incertezza nel comprenderlo e nell’elaborare le risposte operative, che si riflettono nell’scarsa efficacia delle politiche di contrasto. Si affronta la specificità dello Stato Islamico, la minaccia del pr

La Social Media Intelligence e la Humint nel nuovo approccio di Digital Humint

“La novità che distingue Daesh risiede nella possibilità di controllare un territorio in una forma organizzata para-statale, proponendosi come attore centrale nel contesto ampio di riferimento della cosiddetta “guerra ibrida”. Oggi la guerra non è più confinata su un territorio geografico, si estende con micro azioni interconnesse che la esportano ovunque, i cui attori non sono solo gli uomini in uniforme, ma anche gruppi associati al terrorismo ed alla criminalità organizzata”.

Il terrorismo è cambiato radicalmente in questi anni. La dimensione tecnologica ha avuto un peso rilevante nel mutamento, in particolare quella della comunicazione collegata all’uso dei cosiddetti Social Media. L’articolo affronta, e critica, l’approccio della Social media intelligence ricomponendo, nella nuova proposta della Digital Humint, la tensione emersa tra l’approccio “Human” e “Social” (intelligence). La Digital Humint costituisce un approccio metodologico che, sulla base di specifiche competenze settoriali fondate sul connubio fra quelle “human” e “social”, ossia declinate in ambito reale o virtuale, processa le informazioni provenienti dalla HUMINT e della SOCMINT in una prospettiva unitaria e concorrente.

Il volume illustra le attività di cooperazione internazionale dell'Università Cattolica in Afghanistan e propone una riflessione sulle strategie della cooperazione civile e militare.

Analisi della comunicazione di Daesh e strategie di propaganda.

Since the establishment of its Caliphate in June 2014, Da’esh (ISIS or the Islamic State, IS) has additionally drawn attention to itself due to the specific communications methods it has utilized. In actual fact, terrorism has always, by its very nature, used communications as a means for conveying threats. Al-Qaeda was no exception: Al-Qaedism used communications as a tool in the fight, knowing exactly how best to make use of new media technology to its advantage. Since it began, Al-Qaeda has been structured with members dedicated to the production and dissemination of media products, enlisting specific competences that enabled it to progress from the first dissemination of raw videos filmed on the field by "embedded Jihadists" to videos enhanced with effects, chroma key, girth, fade-outs, and everything else technology had to offer, through to the use of the first social platforms. Daesh is on the same path, but better in the new framework of Hybrid Warfare.

Il saggio affronta il tema della violenza nella quotidianità

Analisi della minaccia del terrorismo e della sua evoluzione nel corso del 2015 in Europa, Asia e Africa

Analisi degli attacchi di Parigi e Bruxelles condotti da Daesh (novembre 2015 e marzo 2016)

A seguito del'attentato a Charlie Hebdo, gennaio 2015, emerge una nuova forma flessibile di organizzazione del terrorismo: cellule e lone wolf sono superati dagli zombie.

L'articolo affronta il tema dei percorsi educativi promossi dallo Stato Islamico per creare giovani terroristi.

L'articolo affronta gli scenari evolutivi dello Stato Islamico

L'articolo affronta il tema del reclutamento e del ruolo assunto dalle donne nello Stato Islamico alla luce dei documenti pubblicati dalCaliffato

I cosiddetti Black Flags Books pubblicati da IS offrono l'opportunità per analizzare la consistenza delle minacce del Califfato e le strategie di propaganda messe in atto.

Social Media, video, riviste digitali, radio locali, pamphlet e manifesti: Isis si è dimostrato capace di adattare la sua strategia di comunicazione per rafforzare il suo potere locale, reclutare nuovi combattenti o influenzare le opinioni pubbliche degli stati occidentali e arabi. Non soltanto immagini di guerra ed esecuzioni sommarie, ma anche una propaganda costante per dimostrare di controllare il territorio ed essere in grado di provvedere ai bisogni dei cittadini. Questo volume è il primo in Italia ad analizzare in maniera scientifica e interdisciplinare la propaganda dello Stato Islamico, grazie al contributo di ricercatori, esperti di comunicazione e giornalisti. Lo scopo è di fornire un quadro esaustivo sul tema, combinando una puntuale disamina dei riferimenti storici e simbolici presenti nei video di Isis a un’attenta analisi delle tecniche di montaggio e post–produzione.

L'attacco a Charlie Hebdo del gennaio 2015 sottolinea come il terrorismo abbia superato l'organizzazione sia in cellule sia in lone wolf, per arrivare ai nuovi zombie.

La violenza nei rapporti umani del mondo globale: una lettura mediale, economica e sociale.

Nell'ambito dell'annuale Rapporto sulle migrazioni pubblicato dalla Fondazione ISMU, il saggio prende in considerazioni le possibili relazioni tra le organizzazioni del terrorismo, la criminalità organizzata e il fenomeno migratorio.

Il contributo definisce le linee guida della comunicazione in caso di disastro naturale.

La Social media intelligence, o SOCMINT come è stata definita (Omand et al., 2012), è la più recente componente del ciclo di intelligence che si concentra sulla raccolta e l’analisi delle informazioni che vengono prodotte e scambiate attraverso i social media. A ogni modo, sebbene il potenziale della SOCMINT si riconosciuto, gli analisti e i professionisti di intelligence spesso criticano l’assenza di una strategia, di una dottrina o di pratiche assodate sull’utilizzo di questo strumento di analisi. Il cambiamento dinamico del panorama che caratterizza l’ambito legato ai social media rende infatti necessario un approccio flessibile, in grado di adattarsi sia ai cambiamenti tecnologici che alla cultura legata all’utilizzo degli stessi. È infatti condivisa la posizione secondo cui non esista un prototipo definito di utilizzo di questa disciplina che deve invece rivolgersi le seguenti domande: su quale piattaforma sta avendo luogo la conversazione? Qual è la natura dell’interazione? Qual è l’oggetto della ricerca? Domande che, attraverso le loro risposte, definiscono la natura strumentale della disciplina che non può prescindere da una visione più ampia, che coniughi il processo di analisi puntale delle informazioni con una contestualizzazione sociologica attraverso un processo sintetico che abbiamo definito DIGITAL HUMINT, connubio fruttuoso tra la pratica della Humint (Human Intelligence), parte costituente a pieno titolo e sin dalla sua origine del ciclo di intelligence, e l’approccio legato alle nuove fonti social., Social media intelligence (SOCMINT, Omand et al., 2012), is the youngest component of the intelligence cycle, that is focused on the collection and analysis of information produced and exchanged through social media. However, despite SOCMINT value is recognised, analysts quite often criticise the lack of a strategy, a doctrine or best practices on the use of this specific instrument. The dynamic change of the environment characterising the social media domain, makes necessary a flexible approach, that is able to adapt to technological changes and their utilisation culture as well. It is in fact shared the position according to which a defined prototype of the use of this discipline does not exist, it needs, instead, to be asked the following questions: Which is the platform supporting the conversation? Which is the nature of the interaction? What is the research object? Demands that, thanks to their answers, define the instrumental nature of the subject, that may not avoid a wider vision, integrating the process of developing a detailed analysis of the information gathered with a sociological framing, through a synthetic effort DALLA SOCMINT ALLA DIGITAL HUMINT 103 that we define as DIGITAL HUMINT, fruitful union between the HUMINT practice, primary constituent, since its very origin, of the intelligence cycle and the approach connected to social media sources. Within this note, some peculiarities related to both of the domains will be discussed, with the aim of underlining the choice’s motivation, and the usefulness of adopting a holistic vision of formerly independent instruments within a new framework, DIGITAL HUMINT again.

From the very beginning, the Islamic State drew international attention because of its communication skills, especially after the proclamation of a Caliphate on 29th June 2014. The Western interest in Islamists communication has been characterized by an astonishment which for several reasons was not at all justified: – Historical reasons: jihadists, Al-Qaeda in particular, have always used communication as a major instrument in their struggle, making the most of new media technologies. From the beginning, special units focused on creating and spreading media products have became part of Al-Qaeda’s structure. The group has recruited individuals with specific skills to evolve from rough images shot on the field by “embedded jihadists” to videos rich in special effects, chroma key, crawls, fade-outs and other key progress made in the world of new technologies, till the advent of Social Media. – Specific reasons: it is enough to observe the crafty choice of the flexible Islamic State’s name: ISI, when its origins were especially Iraqi (Islamic State of Iraq), ISIL or ISIS when it spread to Syria and the Levant, thus absorbing the mythological and symbolical references to the Sham (Islamic State of Iraq and Syria, or Sham or Levant), and ultimately IS, simply and most efficiently Islamic State, when with the supranational proclamation of the Caliphate any geographical reference became pointless. The name has not just a media interest for its geopolitical connotation. It is also interesting because it reveals an explicit project: the islamists aim at founding a “State”. From its very beginning, IS showed an aspiration to create institutions and to establish the basis of a State among other states. Among other jihadist groups close to Al-Qaeda, its structure envisaging the creation of provinces is unprecedented. Western astonishment in front of the crafty and strategic IS communication procedures is therefore a sign of the incapacity of analysts to examine the jihadi pheno

Social media, videos, online magazines, local radios, pamphlets and posters: ISIS has proven capable of adapting its communication strategy to strengthen its power locally, recruit new fighters or influence public opinion in Western and Arab nations. Not just images of war and summary executions but also constant propaganda to show that it controls its territory and is able to provide for its inhabitants’ needs. This book – edited by Paolo Magri, ISPI director, and Monica Maggioni, RaiNews24 director – analyses the propaganda of the Islamic State, thanks to articles by researchers, communication experts and journalists. The purpose is to paint an exhaustive picture of the subject, combining meticulous examination of the historical and symbolic references in ISIS videos with careful analysis of editing and post–production techniques. In addition, the book contains materials coming from the territories controlled by the so–called caliphate. These documents provide a better understanding of the internal propaganda of the Islamic State and the strategy it uses to create a narrative of the enemy serving its ideological designs.

Nel contesto, plurale, complesso e ben organizzato della comunicazione dello Stato islamico ha avuto particolare riscontro, a gennaio 2015, un e-book intitolato Islamic State 2015 che è iniziato a circolare il 16 gennaio 2015 su alcuni account Twitter conosciuti e spesso “bannati”, con 100 pagine di testo, in un inglese non perfetto e numerose informazioni sull’Is. In realtà, Islamic State 2015 è l’ottavo volume di una collana che rimanda a “Black flags books” di cui c’è ampia pubblicità nell’ambito dei forum jihadisti: ciascun volume esplicita i programmi e gli interessi di Is in aree specifiche “di espansione” del Califfato, dal Khorasan alla Siria, dall’Arabia alla Persia, includendo Roma (quinto volume pubblicato nel novembre 2014), in quanto capitale dell’Europa, la patria di tutti i kuffar (gli infedeli). La minaccia dei missili sull’Italia si ritrova, quasi tale e quale, anche nel volume su Roma di novembre 2014, ancor prima di quello programmatico di gennaio 2015.

L'articolo affronta il tema del reclutamento e del ruolo assunto dalle donne nello Stato Islamico alla luce dei documenti pubblicati dalCaliffato

I contributi raccolti nel testo offrono un approfondimento sui temi della cooperazione internazionale in contesti di conflitto e post-conflitto attraverso le differenti prospettive presentate da soggetti appartenenti a mondi diversi: all’accademia, alle istituzioni, alle associazioni e alle ONG. La riflessione proposta segue quattro assi fondamentali: la questione del decentramento e della good governance negli Stati fragili o in transizione postbellica; i problemi posti dalle partnership sia tra attori internazionali e locali sia all’interno della comunità internazionale tra attori inter e non-governativi; la questione delle «rappresentazioni», ovvero di come concetti quali la lotta alla povertà e la good governance possano essere usati per fini politici e di come la memoria possa essere utilizzata strumentalmente per perpetuare divisioni e stereotipi; infine, le domande sollevate dalla difficile valutazione dell’impatto dell’intervento internazionale, spesso decentrato e privo di significativi meccanismi di coordinamento.

Although violent extremism is not a new phenomenon, it is increasingly recognized as a major challenge of our times. The recruitment of foreign fighters by extremist organizations, and its potential impact on public safety in the countries from which they come, is also emerging as a complex issue at the forefront of international preoccupations. This book presents the proceedings of the three day NATO Advanced Research Workshop, "Countering Violent Extremism Among Youth to Prevent Terrorism", held in Milan, Italy, in June 2014. The best way to respond to violent extremism in general, and the radicalization of disaffected youth in particular, is far from clear, but the stakes are so high and the potential threat to countries worldwide so great that inaction is not an option. The goal of the workshop was to enhance the capacity of policymakers and practitioners to design strategies that will achieve verifiable human-rights based outcomes to counter violent extremism. Subjects covered in the 19 papers which go to make up this book include: the causes or drivers of violent extremism; the factors which facilitate the recruitment of youth by violent extremist groups; the risk of growing Islamophobia in some Western and Central European countries; and proactive measures to counter the radicalization of youth. The book will be of interest to all those involved in policy development, prevention programs, de-radicalization programs or research aimed at countering violent extremism and the radicalization of young people.

Focus on disasters resilience among the EU countries

Although violent extremism is not a new phenomenon, it is increasingly recognized as a major challenge of our times. The recruitment of foreign fighters by extremist organizations, and its potential impact on public safety in the countries from which they come, is also emerging as a complex issue at the forefront of international preoccupations. This book presents the proceedings of the three day NATO Advanced Research Workshop, "Countering Violent Extremism Among Youth to Prevent Terrorism", held in Milan, Italy, in June 2014. The best way to respond to violent extremism in general, and the radicalization of disaffected youth in particular, is far from clear, but the stakes are so high and the potential threat to countries worldwide so great that inaction is not an option. The goal of the workshop was to enhance the capacity of policymakers and practitioners to design strategies that will achieve verifiable human-rights based outcomes to counter violent extremism. Subjects covered in the 19 papers which go to make up this book include: the causes or drivers of violent extremism; the factors which facilitate the recruitment of youth by violent extremist groups; the risk of growing Islamophobia in some Western and Central European countries; and proactive measures to counter the radicalization of youth. The book will be of interest to all those involved in policy development, prevention programs, de-radicalization programs or research aimed at countering violent extremism and the radicalization of young people. The paper is focused on the dynamics affecting the Med Area

The role of communication via Internet in recruiting, training and promoting Jihad related terrorism.

This study is conducted in the framework of Smart Ciber Project and it aims at developing a risk assessment model on the base of a system of integrated maps to evaluate and support decisions on terrorism threat. This final goal has been achieved through the implementation of a methodological model based on the integration of quantitative and qualitative data, gathered from several sources of different nature. The choice of integrating a wide spectrum of data, is due to the research focuses, characterized for an apparently inhomogeneous context of analysis focused on Big City (BC), Critical Infrastructures (CIs) and Big Events (BE). A deeper valuation from both theoretical and empirical perspectives, in realty, leads to the conclusion that the three contexts are interlinked and influence each other. In fact, the Big City focus can be considered the wider point of view of the present study; while the two further focuses, i.e. Critical Infrastructures and Big Events, can be considered topic aspects of the complex urban context, having a central role in the risk assessment of terrorism, intended to be the “file rouge” that interlinks the three research focuses. As far as the methodological aspect is concerned, the three above-mentioned contexts of analysis, have been intended as three different data sources, able to implement the software with a wide spectrum of data of different nature. In fact, the software is composed of several databases, which gather quantitative data completed with qualitative data that have been collected through interviews to experts and privileged stakeholders. Each datum of both natures, i.e. quali/quantitative, integrates the map and strengths the risk assessment model, for a more detailed and deeper comprehension of the social composition of the urban context first where radicalization processes leading to terrorism could take place, and then this methodological approach helps identifying the vulnerabilities, that can be developed within any