1. Extensive cytoreductive surgery in a Jehovah's Witness patient. A case report
- Author
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Vallicelli, C., Catena, F., Ghermandi, C., Amaduzzi, A., Federico Coccolini, Cipolat, L., Martignani, M., Lazzareschi, D., Cucchi, M., Schiavina, R., Di Pinna, A., Vallicelli C, Catena F, Ghermandi C, Amaduzzi A, Coccolini F, Cipolat L, Martignani M, Lazzareschi D, Cucchi M, Schiavina R, and Di Pinna A
- Subjects
Ovariectomy ,Premedication ,Papillary ,Blood Loss, Surgical ,Hysterectomy ,Neoplasms, Multiple Primary ,Pancreatectomy ,Multiple Primary ,Surgical ,Neoplasms ,Humans ,Anesthesia ,Blood Loss ,Neoplasm Invasiveness ,Extensive cytoreductive surgery ,Colectomy ,Jehovah's Witnesses ,Peritoneal Neoplasms ,Ovarian Neoplasms ,Vecuronium Bromide ,Carcinoma ,Middle Aged ,humanities ,Carcinoma, Papillary ,Pancreatic Neoplasms ,Viscera ,Anesthesia, Intravenous ,Splenectomy ,Lymph Node Excision ,Female ,Intravenous - Abstract
Jehovah's Witnesses are a well-known patient demographic in medicine because of their religious-based refusal of blood transfusion. This case report outlines the treatment of a Jehovah's Witness patient in need of an extensive cytoreductive surgery due to a peritoneal carcinomatosis of ovarian origin. The surgeons carried out all the recommended surgical and anaesthetic measures concluding that extensive cytoreductive surgery on a Jehovah's Witness is possible and that a complete cytoreduction can be safely performed.I Testimoni di Geova rappresentano una minoranza di pazienti che per motivi religiosi non possono accettare trasfusioni di sangue e, a seconda delle scelte individuali, anche di prodotti emoderivati come eritrociti, piastrine, globuli bianchi o plasma. L’articolo illustra il trattamento di citoriduzione condotto su una paziente affetta da carcinomatosi peritoneale di origine ovarica, allo scopo di dimostrare che seguendo correttamente i protocolli e tutte le misure preventive in campo anestesiologico e chirurgico è possibile portare a termine un intervento di questa portata. Paziente di 58 anni con ipertensione e insufficienza mitralica, lamentava dolore di carattere continuo localizzato all’addome superiore e irradiato posteriormente. All’ultrasonografia è stata rilevata una neoformazione di 15 mm di diametro localizzata tra il 7 e l’8 segmento epatico. In seguito a TC dell’addome superiore e MR colangiopancreatografia sono state individuate numerose altre lesioni in sede epatica e nella testa e coda del pancreas compatibili con diagnosi di IPMN. Il planning chirurgico prevedeva una pancreatectomia distale e, successivamente, una resezione epatica a cuneo nella sede della lesione. Durante la procedura sono state identificate delle lesioni maligne sul mesocolon trasverso. Inoltre, l’esplorazione addominale ha permesso di individuare un’ulteriore lesione in corrispondenza del 7 segmento epatico e una neoformazione maligna nell’ovaio sinistro, infiltrante sigma e retto. È stato effettuato l’esame istologico dei tessuti in sede intra-operatoria che ha permesso di porre diagnosi di adenocarcinoma di probabile origine ovarica. Infine, erano presenti lesioni non precedentemente identificate a carico del pancreas e del diaframma. Alla luce di tutto ciò si è proceduto ad una pacreaticosplenectomia con doppia resezione a cuneo del fagato, resezione del diaframma, isterectomia totale con ovariectomia bilaterale, resezione del sigma, della parete anteriore del retto e dei linfonodi aorto-iliaci e otturatori. Nel complesso l’intervento è durato 510 minuti e non è stato necessario ricorrere a trasfusioni di sangue. Dal punto di vista anestesiologico è stato necessario monitorare attentamente la paziente per tutta la durata della procedura, sostenendo lo stato emodinamico e la gittata cardiaca tramite l’infusione di soluzione glocosata al 5% e di efedrina per prevenire fenomeni di insufficienza d’organo secondari all’instaurarsi di stati ipovolemici. I parametri vitali sono stati mantenuti nella norma con pressione arteriosa tra 61 e 110 mmHg e la pressione venosa centrale tra 4 e 10 mmHg, grazie all’infusione di 4000 ml di cristalloidi e terapia fluida. La paziente è rimasta in terapia intensiva per 13 giorni dopo l’intervento. Il decorso post-operatorio è stato complicato a causa della fuoriuscita di materiale pancreatico dal drenaggio in prossimità del moncone pancreatico. In conclusione è stato portato a termine senza complicazioni uno degli interventi più estesi eseguiti su un paziente testimone di geova, dimostrando che è possibile eseguire procedure di questa portata potendo, allo stesso tempo, rispettare il credo religioso. Di fondamentale importanza sono la preparazione e l’esperienza degli operatori in sala operatoria e l’adozione di tutte le misure preventive al fine di minimizzare i rischi di perdite di sangue.
- Published
- 2015