In architettura il termine ambiente è riferito principalmente ad uno spazio fisico con caratteristiche prevalenti di tipo naturale (ambiente naturale) o di tipo artificiale (ambiente costruito). La forma fisica di questo spazio è determinante nel caratterizzare tutte le possibili manifestazioni della vita umana. La nozione generale di ambiente, infatti, è legata al comportamento umano nello spazio, superando la considerazione semplicemente naturalistica, cioè fisica, ma comprendendo anche la dimensione culturale, anch’essa considerata un inscindibile aspetto ambientale. Antropologi, psicologi, sociologi hanno studiato l’ambiente culturale assieme ai progettisti per valutarne le caratteristiche. Nell’accezione culturale si sono sviluppati vari metodi di lettura dell’ambiente fisico ed alcuni di essi si sono costituiti in poetiche progettuali, attraverso la volontà di conferire all’ambiente stesso valori di storicità e di spazio esistenziale attraverso i quali caratterizzare l’architettura. La problematica ambientalista, che ha una propria autonoma tradizione nella storia dell’architettura attraverso il concetto di luogo, ha avuto a partire dagli anni Cinquanta un rilancio su scala internazionale, come tentativo di superare la rigidità dell’edilizia razionalista apparentemente insensibile alla specificità dei diversi contesti ambientali. Essa ha contribuito a sviluppare l’accezione di ambiente antropizzato come habitat, usato come studio e proposizione di modelli insediativi umani. L’ambientismo, inteso come modo di concepire l’architettura incentrandosi sull’aspetto ambientale, si è tradotto in una ricerca attenta ai fattori psicologici, all’uso dei materiali del luogo, alle tradizioni costruttive locali, all’integrazione della nuova edilizia con quella storica esistente. In Italia si è particolarmente sviluppato lo studio relativo all’intervento nei centri storici. Si sono anche approfonditi i concetti di percezione dell’ambiente antropizzato e di paesaggio, influenzati dagli strumenti della rappresentazione e della comunicazione. Tutti questi argomenti, centrali nella progettazione dell’architettura in rapporto all’ambiente, meriterebbero un’ampia trattazione a corollario del tema centrale di questo libro, che riguarda la qualità ambientale in edilizia. Per ragioni di spazio ci siamo limitati ad alcune riflessioni introduttive nel primo capitolo, ponendo il tema del rapporto tra edificio e ambiente in una prospettiva storico-architettonica. Mentre per secoli il modo di costruire gli ambienti avveniva in stretta connessione con i materiali ed il clima del luogo, la rivoluzione industriale e lo sviluppo della tecnologia, rompendo un equilibrio di risorse, hanno determinato un modo nuovo di formare gli spazi. Nuove esigenze di benessere interno ed igiene hanno condotto a soluzioni avulse dall’ambiente esterno e molto dispendiose in termini di energia. Oggi si è preso atto degli errori del passato recente e si sta cercando di ristabilire le condizioni di equilibrio ambientale o, perlomeno, di non peggiorare quelle esistenti, controllando i costi economici per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. La progettazione ambientale interessa varie scale d’intervento, da quella territoriale a quella del singolo oggetto edilizio. Se ci riferiamo alla scala propriamente edilizia, oggetto di questo libro, l’edificio può essere visto come oggetto inserito nell’ambiente fisico che lo comprende. In questo caso l’obiettivo della ricerca progettuale è di indagare i parametri che caratterizzano l’ambiente circostante (dimensione spaziale, l’orografia, il clima, le fonti energetiche, i materiali e le sostanze presenti), valutando da una parte i condizionamenti sull’edificio, dall’altra gli effetti della presenza dell’edificio su questi parametri. L’edificio, in quanto organismo costruttivo, può essere visto come insieme di strutture edilizie che delimitano o racchiudono uno spazio ambientale interno (ambiente confinato) e quindi può essere pensato, in una visione sistemica, come un sistema tecnologico che separa un sistema (o sub-sistema) ambientale interno da un sistema (o sub-sistema) ambientale esterno. Il confine è costituito dall’involucro, che chiude e regola il passaggio di persone, animali, oggetti fisici ed energia. Negli edifici vi è un legame stretto tra la costruzione dell’involucro, l’organizzazione dello spazio interno e lo scambio energetico con lo spazio esterno circostante. La progettazione ambientale (environmental design), come qui viene intesa, ha come oggetto l’interazione tra i due sistemi ambientali interno ed esterno e si svolge attraverso il controllo dei parametri che li caratterizzano in rapporto alle caratteristiche tecnologiche del manufatto. L’importanza di indagare a fondo il rapporto tra edificio e ambiente nasce oggi da nuove esigenze di riduzione dei consumi energetici e delle emissioni inquinanti e come prassi per uno sviluppo ecosostenibile del territorio. Occorre dunque individuare i parametri fisici dell’ambiente interno, o confinato, dell’edificio che portano a raggiungere questi obiettivi, non trascurando le esigenze di salute e benessere fisico degli utenti. Poiché l’obiettivo del presente lavoro è la progettazione ambientale dell’edificio in qualità, una volta individuati i parametri in gioco, occorre ragionare in una logica di tipo prestazionale. La qualità ambientale di un edificio è la misura del grado di soddisfacimento, in termini prestazionali, dei requisiti di carattere ambientale che lo caratterizzano. Dopo aver introdotto il concetto di qualità ambientale nel secondo capitolo, i capitoli successivi affrontano specificamente la qualità relativa ai requisiti che caratterizzano l’ambiente interno, dell’edificio. Essi sono legati all’igiene e alla salute, al benessere visivo, alla protezione dal rumore, al benessere igrotermico, alla ventilazione, all’efficienza energetica. Tale qualità è in parte imposta per legge, in parte il frutto di un’azione volontaria da parte degli operatori del settore edilizio per raggiungere gli obiettivi di riduzione dei consumi di risorse a cui prima si faceva riferimento. Il rapporto tra edificio ed ambiente sta quindi nell’individuare quale tipo di equilibrio instaurare tra ambiente interno e ambiente esterno. Considerato l’organismo edilizio nella sua complessità, durante la vita d’uso vale la metafora della differenza tra la farfalla e l’elefante. La farfalla è un essere vivente che adatta molto rapidamente la propria temperatura interna a quella esterna ed avverte molto i cambiamenti climatici, mentre l’elefante è un animale poco sensibile al clima esterno. Nel caso della farfalla la “pelle” è molto leggera, mentre nel caso dell’elefante è molto pesante. Il comportamento dell’una si traduce in edilizia in un edificio trasparente, leggero, molto “adattivo”; quello dell’altro in un edificio chiuso, pesante, molto inerte ai cambiamenti di clima. Il primo edificio ha valore di resistenza termica necessariamente elevato ma bassa inerzia termica; il secondo ha un’alta inerzia termica e una resistenza derivante dalla quantità di massa presente.