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Cet article consacré au De hortis Hesperidum (encomiastique dans sa préface, géorgique à propos de la culture des agrumes, mythopoïétique en forme d’epyllion à l’occasion) soutient que Pontano y reprit un poème inachevé sur la culture arbustive et trouve dans le mythe pontanien du cédrat né d’Adonis le cœur idéologique d’un poème fortement métapoétique, où l’imitation de Virgile s’accorde à l’éloge de Naples, vouée à la sapience., This study focuses on Pontano’s De hortis Hesperidum (encomiastic towards its dedicatory, didascalic with the cultivation of citrus, epyllic in its mythopoiesis), contends that he reelaborated a former unfinished work on the cultivation of shrubs and thus identifies in the pontanian myth of the citrus born from Adonis the ideological core of a poem with consistent metapoetical connotations, in which the imitation of Virgil is in keeping with the dignification of a sapience-fated Naples.

Il saggio si focalizza sulla produzione poetica di Porcelio de' Pandoni, con particolare attenzione per il poemetto Triumphus Alfonsi regis composto tra il 1443 ed il 1444 in onore di Alfonso il Magnanimo per celebrarne l'entrata trionfale in Napoli; e per un ancora inedito poemetto composto per Niccolò Piccinino, tramandato da due manoscritti:Firenze, Biblioteca Centrale Nazionale, Conv. soppr. J IX 10 (240), cc. 65v-68r; Berlin, Staatsbibliothek, lat. qu. 390, cc. 52v-54r. Una prima sezione del saggio è dedicata all'esame degli aspetti intertestuali della trama metrica e compositiva del poemetto in onore del sovrano aragonese; la seconda sezione illustra fenomeni di recupero e di auto-citazione tipici della prassi versificatoria del Pandoni presenti nel poemetto dedicato al condottiero Piccinino.

Il volume colma un vuoto particolarmente sentito nel panorama degli studi dedicati all'Umanesimo in latino, dal momento che fornisce una serie di saggi e di materiali finora inediti sulla produzione epico-celebrativa del Pandoni, insieme all'edizione critica del finora inedito poema 'De proelio apud Troiam'. Gli studi e i materiali raccolti in questo volume illuminano una parte cospicua della produzione del Pandoni,e aggiungono tessere alla conoscenza della sua biografia e della sua tecnica compositiva.

[English]: The book focuses on the particular historical-political context of the Kingdom of Naples in the Aragonese period (1442-1503), and explores the variety of languages related to political practice: juridical, literary, artistic, political languages are analyzed in their specificities, but also in their reciprocal osmotic relations. This volume offers a conclusive reflection after a conference organized in Naples, and integrates interdisciplinary perspectives. It tests and refines the hypothesis concerning the gradual development of a complex organism that – through literature, oratory, political treatises, artistic representations and administrative practices – goes in the direction of a “state system”, which still operates under the guidance of sovereignty / [Italiano]: Puntando l’attenzione sul particolare contesto storico-politico del Regno di Napoli in età aragonese (1442-1503), il volume esplora la varietà dei linguaggi connessi con la prassi politica (linguaggi giuridici, letterari, artistici, politici), analizzati nelle loro specificità, ma anche nelle reciproche osmotiche relazioni. Punto di riflessione conclusivo dopo un convegno organizzato a Napoli, integra prospettive e competenze interdisciplinari, mettendo alla prova e affinando l’idea di un graduale sviluppo di un organismo complesso che – attraverso la letteratura, l’oratoria, la trattatistica politica, le rappresentazioni artistiche e le pratiche amministrative – va nella direzione della creazione di un “sistema statuale”, che pure opera ancora sotto la guida della sovranità

L'inedito poema di Lorenzo Valla intitolato Novencarmen è un prezioso e significativo documento della letteratura che si sviluppò alla corte di Alfonso il Magnanimo già in epoca precedente la conquista del Regno di Napoli. Si tratta di un poema in nove canti, in cui la voce dell'autore si alterna con quella di personaggi storici e inventati, con specifiche funzioni celebrative del sovrano. Il saggio presenta struttura e contenuti dell'opera, ne illumina l'audace sperimentalismo metrico e ne sottolinea la connotante Gattungsmischung; infine analizza le topiche della rappresentazione e della celebrazione del sovrano contenute nella Oratio del conte Angelo di Monforte.

Il saggio focalizza l'attenzione sulla produzione poetica del Pontano (con particolare attenzione per Pruritus,Parthenopeus sive Amorum libri, Hendecasyllabi, Iambici, Lyra e De hortis Hesperidum) analizzando l'apporto non solo dei modelli classici, ma anche di quelli contemporanei (come l'Hermaphroditus di Antonio Panormita) e calandola nel contesto del network culturale legato alla corte napoletana . Particolare attenzione è dedicata ai nuovi sviluppi del mito di Napoli e del Regno come territorio edenico connotato di profonde implicazioni ideologiche.

The essay focuses on a poem of Pontano's Lyra. It presents the complex editorial genesis of Lyra and relations wint other works of Pontano; then shifts the focus about Lyra VI and analyzes it under the rhetorical aspect of Laus urbis, highlighting the originality compared to the classic precepts, but also defining its role in building the Myth of Naples. The dating of poem in the age following the recapture of Otranto by Aragonese army also allows to grasp the ideological aspects related to the celebration of Alfonso duke of Calabria, the leader who led the campaign against Turks. The comparison with Literature developed near the historical event (especially wint Marco Probo da Sulmona's Triumphus Hydruntinus, Giovanni Albino Lucano's De bello Hydruntino, and Pontano's De fortitudine) allows to outline the propaganda in favor of the Prince that are renewed in some verses of Lyra VI (especially vv. 18-19).

Il saggio presenta l'opera poetica del Pontano composta durante un cinquantennio, dai nugatoria dei primi suoi scritti alla tarda produzione erudita di testi come il "De hortis Hesperidum", mettendone in luce la sperimentazione poetica in relazione sia agli «auctores» classici che all'opera di poeti contemporanei quali Antonio Panormita, il più noto fra gli esponenti della generazione precedente, e il coetaneo Elisio Calenzio (1430-1503), sia il contesto ideologico legato all'accademia pontaniana e alla corte aragonese di Napoli.

The essay reconstructs the historical and cultural context in which the Pontano designed and composed the De Hortis hesperidum, in the light of an innovative dating, which loses the genesis of the poem from its traditional place in the last years of Pontano’s life: this will It allows an appraisal as a central work of Pontano’s production, also conditioned by celebratory intent of Trastamara’s dynasty and the desire to ennoble the territory of the Kingdom of Naples. It emphasises the structural and metapoietic aspects of the poem through the analysis of beginning and epilogue of the first book (1 1-100; 526-579).

Il contributo intende mettere a fuoco le caratteristiche strutturali e intertestuali delle Elegiae ad Aurimpiam di Elisio Calenzio, un Canzoniere d???amore ancora poco studiato, ma certamente non marginale nella produzione elegiaca ed erotica in latino del Quattrocento. A tal fine dopo averne delineato la struttura, i modelli e le strategie imitative si cerca di ricostruire la poetica che ne anima la composizione alla luce delle dichiarazioni programmatiche fornite dall???autore ed in relazione al panorama culturale e contestuale rappresentato dalla corte dei Trastamara di Napoli.

The Pontano's "Hendecasyllaborum libri seu Baiae" transposes poetically a glimpse of wordly life, the holiday in Baia, in a dimension strongly marked in erotic sense, but also buy a process of transfiguration of historical places in landscapes of Arcadian escapism. Pontano tooks the idea of representing the frame of Baia himself and his circle of friends, herniolosi, ranciduli, ventriculosi, chasing beautiful ladies of the Neapolitan aristocracy, caught in poses of sensual eroticism, by literary tradition already consolidated, in which a primary role have Martial and Propertius.

Il saggio raccoglie per la prima volta i codici autografi dell'umanista Porcelio de' Pandoni

Questo articolo considera la atipica produzione letteraria dell’umanista Tristano Caracciolo (Napoli, 1437-1522) e analizza la sua controversa collocazione nel contesto politico e culturale napoletano tra la fine del secolo XV e l’inizio del XVI. Nel De vitae auctoris actae notitia, le sue memorie, e in altri lavori di taglio autobiografico e storico, Caracciolo, membro della nobiltà napoletana, indirizza la propria attenzione su eventi di grande importanza per la storia di Napoli e del suo regno. L’articolo mostra il ritratto di un intellettuale che non si sentiva completamente schierato con la dinastia regnante e restava fedele al mos maiorum, antico e austero, della nobiltà cittadina., Reti Medievali Rivista, Vol 13, N° 2 (2012)

Presentazioni dei contenuti e delle valenze ideologiche della digressione a contenuto archeologico-antiquario con cui si conclude il VI libro del De bello Neapolitano di Giovanni Gioviano Pontano. In appendice il testo critico

Il saggio analizza struttura e contenuto degli Hendecasyllaborum libri di Giovanni Pontano, alla luce dei modelli classici prediletti (in particolare Catullo e Marziale), in relazione all'ambientazione prevalente, Baia, località mondana della Campania, nota fin dall'antichità come luogo di cacce amorose e di perdizione; affronta la problematica definizione di poesia epigrammatica per i carmi che costituiscono la raccolta, dal carattere piuttosto eterogeneo; e ne propone una lettura in relazione a quegli ideali di comitas, sodalitas, convivalitas, che il Pontano in una serie di trattati indicava come virtù connotative dell'uomo di rango, dell'aristocratico e del Principe.

Il contributo ricostruisce la storia dell'utilizzo delle sorgenti di acque termali dell'isola d'Ischia, con particolare attenzione per l'epoca rinascimentale e alla luce di testimonianze letterarie tratte dalle opere di umanisti frequentatori e conoscitori dell'isola, come Giovanni Pontano, Scipione Capece, Camillo Eucherio de' Quintiis.

Il saggio documenta la fortuna della coltura di agrumi nel territorio della Campania, soprattutto alla luce di testimonianze letterarie di epoca umanistica, tra cui si segnala, ad esempio, il De hortis Hesperidum di Giovanni pontano.

Il breve contributo presenta il De balneis Puteolanis di Pietro da Eboli e la sua traduzioni in volgare come documento prezioso sull'utilizzo e la storia delle terme di Pozzuoli.

Il saggio presenta l’elegia con la quale il poeta Porcelio de’ Pandoni dedicò il suo poemetto De proelio apud Troiam ad Antonello Petrucci, primo ministro di Ferrante d’Aragona, re di Napoli. Al rifiuto del modulo classico dell’esordio del canto epico il Pandoni affianca qui il vistoso spostamento della dedica dell’opera, affidata ad una sorta di epistola postfatoria in versi, significativamente posta in appendice del poema. Dell’elegia, tradita da due codici (Biblioteca Apostolica Vaticana, Ottob. Lat. 1999, cc. 23v-24v; e Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. Lat. 2856, cc. 21r-22r) è pubblicato, per la prima volta, il testo critico, con un apparato di fontes e note esegetiche. In appendice al saggio si legge una piccola silloge di carmi composti dal Pandoni ed indirizzati a funzionari ed intellettuali attivi presso la corte aragonese di Napoli.

Il saggio ricostruisce attraverso un ricco repertorio di fonti coeve, talora inedite, il trionfo celebrato da Alfonso il Magnanimo il 26 febbraio 1443 in occasione dell'avvenuta conquista di Napoli. Esso fa emergere l'apporto delle competenze antiquarie degli intellettuali di corte (Antonio Beccadelli detto il Panormita, Lorenzo Valla) nella regìa dell'evento; e analizza la ricchezza di motivi topici attinti dalla storia antica e dalla letteratura classica per fini encomiastici e celebrativi della figura del sovrano aragonese.

Il saggio propone un esame analitico della "Laudatio urbis Neapolis" con cui G. Pontano conclude la sua unica opera storica, intitolata "De Bello Neapolitano". L'a. si sofferma su struttura e fonti della "laudatio", sottolineando l'utilizzo di Dionigi d'Alicarnasso e di Strabone e l'apporto della cultura antiquaria dell'umanista, noto per i suoi interessi nel campo dell'epigrafia antica; e analizza l'uso ideologico del mito della "ktisis" della città, nata sul sepolcro della sirena Partenope, come simbolo della vocazione sapienziale di Napoli in relazioni alle fonti classiche (con particolare attenzione per Cic. De finibus V 18, 49), ma anche alla rielaborazione di tale mito all'interno dell'entourage pontaniano.

Il saggio si articola in due sezioni: la prima presenta la vita di Jacopo Sannazaro in relazione agli ambienti della corte napoletana e dell'Accademia Pontaniana; la seconda si focalizza sul rapporto tra la produzione letteraria del Sannazaro e la città di Napoli, e mette in rilievo la rielaborazione di un senso di appartenenza da parte del poeta ad un territorio e ad una tradizione sapienziale rappresentata da Napoli e dal suo golfo.

Il saggio esamina l'edizione del "De dictis et factis Alfonsi regis" di Antonio Panormita, pubblicata a Pisa nel 1485 per le cure dell'umanista Felino Sandei; e si sofferma sull'epistola prefatoria, di cui fornisce il testo critico in appendice, facendone emergere il valore documentario sulla circolazione e la ricezione dell'opera.

L'a. indaga la storia redazione del "Triumphus Alfonsi regis" di Antonio Panormita e ne individua una redazione antiquior sconosciuta, che circolò in forma autonoma, avulsa dal "De dicitis et factis Alfonsi regis", cui l'operetta generalmente si accompagnò come appendice anche nelle edizioni a stampa. Tale redazione si sofferma, in una sezione poi espunta, sui festeggiamenti in onore di Alfonso avvenuti nella notte successiva la sua entrata trionfale in Napoli, e sull'assemblea tenuta dal re alla presenza dei Baroni del regno nella sala del Capitolo di San Lorenzo. Nel saggio sono presentati i testimoni manoscritti (Genova, Biblioteca Civica Berio, cod. Arm. 26, cc. 237-244; Legnano, Istituto Barbara Melzi, ms. 2 D VI/a VI 48, cc. 54-60; Palermo, Biblioteca Comunale, ms. 2 Qq C 79, cc. 354r-365v), e sono chiarite le ragioni politiche che determinarono la riscrittura dell'operetta. In appendice è presentata una trascrizione critica dell'inedito brano di chiusura di tale redazione del "Triumphus".