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Il legislatore ha recentemente introdotto alcune novità in tema di selezione del personale. A tale proposito, sembra opportuno verificare, da un lato, se vi siano profili di contrasto con il principio del concorso pubblico ex art. 97 della Costituzione e, dall’altro, se tali innovazioni siano efficaci per raggiungere gli obiettivi di un buon reclutamento.

Il Consiglio di Stato, in riforma della sentenza in primo grado, si è pronunciato sulla legittimità della sanzione inflitta dal Rettore, sulla base del parere offerto dal Collegio di disciplina, a un ricercatore a tempodefinito per violazione dei doveri di didatticaedi ricerca sanciti dagli artt. 32, d.P.R. n. 382/1980, 7, L. n. 28/1980 e 6, comma3, L. n. 240/2010 e puntualizzati conRegolamento didattico dall’Ateneo. Nell’accogliere l’appello proposto dall’Università, il Consiglio di Stato ha offerto una ricostruzione del quadro giuridico di riferimento dei doveri di didattica e di ricerca scientifica dei docenti universitari, giungendo alla conferma del provvedimento sanzionatorio che contestava l’abituale mancanza ai doveri d’ufficio e irregolarità della condotta del docente ai sensi dell’art. 89, R.D. n. 1592/1933., TheCouncil of State, overturningthe first instance ruling, declared thelegality andproportionality of the sanction imposed by a University Dean, supported by theDisciplinary Board’s opinion,onan assistant professor for theviolationof teachingandresearchdutiesstatedbyArt.32,d.P.R. n.382/1980,Art.7, L. n. 28/1980 and Art. 6, paragraph 3, L. n. 240/2010 and specified by the University. Within the ruling, the Council of State offers a reconstruction of the legal framework of university professors’ teaching and scientific research duties, confirming the sanction issued for the habitual failureto thedutiesof officeandirregularityof theprofessor’s conductunderArt.89, R.D. n.1592/1933.

Recalling the origins and evolution of implied powers, the author aims to test the current acquisitions through a critical analysis of the case law. The purpose is to bring out the contradictions in the theory and practice of implied powers.

This essay explores the topic of phytoremediation, a remediation technology for contaminated sites achieved through the planting of trees and plants, providing an alternative to more traditional methods. After highlighting the advantages and disadvantages of this technique, the paper proceeds to reconstruct the legal framework, progressing from international and European law to national, regional, and local regulation). The twofold aim is to underscore the legal preference for this environmentally and economically sustainable technology and scrutinize rules, especially those found in the Environmental Code, that may im- pact the remediation process itself. Finally, the theme will be examined from an urban perspective. Indeed, it is crucial for phytoremediation to be gradually applied not only in the current practice of marginal and peripheral areas, but also within urban contexts. This transformation positions phytoremediation as an essential tool for the sustainable development and urban regeneration of cities.

Il T.A.R. Lazio è chiamato a pronunciarsi circa la coerenza delle pubblicazioni scientifiche, presentate da una candidata per l’ottenimento dell’abilitazione scientifica nazionale, con le tematiche del settore concorsuale o con tematiche interdisciplinari ad esso pertinenti. La vicenda è di particolare interesse, in quanto offre l’occasione per tornare a riflettere su alcune questioni rilevanti per il mondo della ricerca scientifica, quali l’interdisciplinarietà della ricerca, la discrezionalità delle commissioni giudicatrici ai fini dell’ottenimento dell’abilitazione scientifica nazionale e il ruolo della giurisprudenza in tale ambito.

Il presente contributo è dedicato allo studio dei rapporti tra il diritto della crisi d’impresa e la contrattualistica pubblica. In ragione della complessità del tema, l’analisi procede attraverso un breve esame diacronico della stratificata disciplina normativa con l’obiettivo di evidenziare le ragioni sottese all’evoluzione delle relazioni tra i due settori dell’ordinamento giuridico. Un approfondimento specifico è dedicato all’istituto dell’avvalimento c.d. obbligatorio e ‘rinforzato’, che nel vigente Codice dei contratti pubblici (d.lgs. n. 50/2016) avrebbe dovuto rappresentare il punto di equilibrio rispetto alla pluralità degli interessi pubblici e privati coinvolti nelle fattispecie di partecipazione di operatori economici in stato di crisi alle procedure a evidenza pubblica. Si evidenziano, tuttavia, le plurime criticità che connotano il suddetto istituto e che, pertanto, ne suggeriscono l’eliminazione in occasione dell’attuale processo di riforma del diritto dei contratti pubblici.

Il contributo si sofferma sul rapporto intercorrente tra il diritto all’assistenza sociale e quello al lavoro. In prima battuta, vengono passati in rassegna i tradizionali strumenti a garanzia del diritto all’assistenza per l’inabile al lavoro, mentre, in seconda, ci si interroga sulla qualificazione del reddito di cittadinanza, ritenendolo strumento di politica attiva del lavoro solo nella forma, mentre, nella sostanza, prestazione assistenziale generalizzata. Infine, alla luce della rivoluzione tecnologica in atto, ci si interroga sulle possibili vie per favorire l’effettiva inclusione sociale e lavorativa delle persone maggiormente esposte al rischio di espulsione dal tessuto produttivo., The contribution focuses on the relationship between the right to social assistance and the right to work. First, it reviews the traditional instruments guaranteeing the right to assistance for those unable to work, while, secondly, it questions the qualification of citizenship income, considering it an active labour policy tool only in form, while, in substance, a generalised welfare benefit. Finally, with an eye on budgetary constraints, some measures are examined that aim to foster the effective social and labour inclusion of the individual, going beyond economic benefits in the strict sense. Finally, in the light of the ongoing technological revolution, one wonders about the possible ways to foster the effective social and labour inclusion of those most at risk of being expelled from the productive fabric.

A vent’anni dall’entrata in vigore della riforma del Titolo V della Costituzione, il contributo si sofferma sulla ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni in materia di “protezione civile”, che da competenza concorrente si è progressivamente spostata sempre più verso il centro, specialmente nel periodo della pandemia. In questa materia dai confini sempre più sfumati e incerti, oggi le regioni esercitano delle potestà soltanto formalmente legislative, ma sostanzialmente amministrative., Twenty years after the reform of the Title V of the Constitution, this article examines the division of competences between State and Regions for “civil protection”. Formally, this matter was a shared competence, but especially with pandemic it became totally under state jurisdiction. Today, in this matter with permeable and uncertain boundaries, Regions have formally a legislative competence, but essentially they exercise only administrative tasks.

Il contributo prende in esame il ruolo che le pubbliche amministrazioni assumono nei principi e nei criteri direttivi contenuti nella legge n. 227 del 2021, nonché le prospettive – sempre dal punto di vista delle amministrazioni – di attuazione della legge delega, con particolare riguardo all’accertamento della condizione di disabilità, alla valutazione multidimensionale, al miglioramento della qualità dei servizi pubblici e all’istituzione del Garante., The essay examines the role played by public administrations in the guiding principles and criteria contained in Law no. 227 of 2021, as well as the prospects – again from the point of view of administrations – for implementing the enabling act, with particular regard to the assessment of disability conditions, the multidimensional assessment, the improvement of the quality of public services and the establishment of the disability Authority.

Lo studio, partendo dall’analisi della disciplina generale sul termine del procedimento amministrativo, si prefigge di analizzare il rispetto dell’elemento temporale nei procedimenti in materia di ingresso e soggiorno di stranieri o di cittadinanza italiana, nonché le conseguenze negative che l’inerzia dell’amministrazione reca in capo agli stranieri. Si dimostrerà, infatti, come frequenti ritardi nell’agire pubblico, possono precludere l’esercizio di diritti fondamentali che spettano all’individuo in quanto tale, indipendentemente dalla propria cittadinanza. Nondimeno, si evidenzierà come tali ritardi siano dovuti principalmente all’assenza di investimenti, in termini economici e di risorse umane, nelle strutture amministrative preposte, prefigurando, in conclusione, alcune possibili soluzioni di natura amministrativa e giurisdizionale., This study analyses the general discipline of the conclusion of the administrative procedure and it aims to investigate the compliance of the temporal element in the field of migration and the negative consequences that the inertia of the administrative apparatus has on foreigners. In fact, it will be shown how frequent delays in public action can preclude the exercise of fundamental rights that belong to the individual as such, regardless of their citizenship. Nevertheless, it will be evident that these delays are mainly due to the lack of investment, in economic terms and human resources, in the administrative structures set up, and, in conclusion, some possible solutions of an administrative and judicial nature.

The article examines the concept of university autonomy, highlighting the wide variety of meanings it has taken on over time, from the Unification of Italy to the present time. The historical analysis shows that in Italy university autonomy has never been truly achieved or, at least, has never been implemented in the strong version that is solemnly enshrined in the Constitution. Nowadays, it must be noted, on the one hand, the obvious compression of university autonomy resulting from the strengthening of controls by the Ministry of the University and its Evaluation Agency, while on the other hand, the substantial misunderstanding that is hidden in the use — often advocated by a part of the non-legal literature — of the term autonomy as a tool of public policy. Finally, the survey allows some basic themes to emerge as a starting point to define the contents of a true autonomy for universities.

Il tema dell’evoluzione tecnologica e digitale della pubblica amministrazione è da anni al centro di pronunce e studi della giurisprudenza e della dottrina, che si interrogano sull’effetto degli strumenti informatici, specialmente quelli riguardanti l’automazione delle scelte pubbliche, sul procedimento e sul provvedimento amministrativo. Nel totale silenzio del legislatore, infatti, è stato compito dei giudici e degli studiosi tentare di ricostruire un “sistema” che prevedesse l’aggiornamento e l’adattamento di regole previste dalla legge sul procedimento e, più in generale, facenti parte dello statuto del diritto amministrativo. L’oggetto della presente tesi è tuttavia diverso. Si è deciso infatti di rivolgere l’attenzione non tanto agli algoritmi più semplici che fino ad ora risultano utilizzati all’interno del procedimento, per ragioni di efficienza e celerità, quanto piuttosto l’uso delle c.d. tecnologie predittive a fini conoscitivi o istruttori da parte dell’amministrazione. Tali tecnologie costituiscono un insieme di metodi e algoritmi che, anche sulla base di intelligenza artificiale e metodi di autoapprendimento, si avvalgono di dati storici e statistiche per estrarre da essi un “valore predittivo”. Così come nel settore privato, dove si assiste alla loro applicazione già in diversi campi quali quello della finanza, della sanità, della logistica e della sicurezza informatica, anche la pubblica amministrazione si avvale di esse in diversi e disparati settori e, in particolare, ogni qual volta sia chiamata ad assumere decisioni che le richiedono una certa capacità previsionale. Il presente studio, quindi, indaga l’impatto di tali tecnologie predittive sul potere pubblico e si interroga su come stia cambiando l’attività conoscitiva e valutativa della pubblica amministrazione, anche qualora essa non si traduca in un provvedimento, ma si concretizzi in un’attività svolta in funzione preparatoria di un procedimento amministrativo o, più in generale, The topic of technological and digital evolution of public administration has for years been at the center of pronouncements and studies by jurisprudence and doctrine, which have been questioning the effect of information technology tools, especially those concerning the automation of public choices, on administrative procedure and public decisions. Indeed, in the lack of legal provisions, it has been on judges and scholars the identification and the adaptation of rules and principles provided for by the Administrative Proceeding Law. The object of this thesis, however, is different. In fact, it was decided to turn attention not so much to the simpler algorithms that so far appear to be used by public bodies for reasons of efficiency and celerity, but rather the use of so-called predictive technologies for cognitive or instructional purposes. Such technologies constitute a set of methods and algorithms that, partly based on artificial intelligence and self-learning methods, make use of historical data and statistics to extract “predictive value”. Just as in the private sector, where we see their application already in various fields such as finance, health care, logistics and cybersecurity, public agencies and government are also making use of them in various and disparate areas and, in particular, whenever it is called upon to make decisions that require it to have a certain predictive capacity. The present study, therefore, investigates the impact of such predictive technologies on public power and questions how the cognitive and evaluative activity of the public administration is changing, even when it does not result in an individual decision, but takes the form of an activity carried out as a preparatory public function or, more generally, in an autonomous cognitive activity. This is because, as emerged from the study of the application cases, public administrations seem to make use of predictive technologies to carry out control, supervisory and planning activ