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Review of Mireille Berton's 2021 essay on the genealogical relationship between spirit mediums and technical media.

The essay analyses from an epistemological point of view the functions of an imaginary medium, the feelies, namely some stereoscopic, tactile, and especially olfactory movies imagined by Aldous Huxley in the futuristic dystopia Brave New World (1932). Its main goal is to comprehend the identity, functions, and objectives of yesterday’s and today’s multisensory media. In this perspective, the essay reconstructs the cultural-historical horizon which produced Huxley’s imaginary entertainment, considering the three polarities which constitute a media dispositive in the perspective of media epistemology, i.e. machinery, representation, and spectator. With regard to the mechanical function of the fictional dispositive, its ability to catch sensory spheres such as smell and touch reflects the contemporary debate on media specificity, a discussion in which Huxley himself participated with a famous 1929 article. In the same way, the fictional feely Three Weeks in a Helicopter appears as a parodic pastiche which bears the marks of various cinematic paradigms of the time: especially early “cinema of attractions”, as well as film genres which communicate directly to the spectator’s unconscious. Finally, focusing on the imaginary spectator’s experience, the essay reconnects feelies to the cultural history of olfaction, a repressed sense whose media conquest coincides with a precise form of colonization of human subjectivity.

Dream images, anticipations of the future, memories of the past, perceptual distortions, delusional hallucinations, cognitions intoxicated by alcohol and drugs have always inhabited the visual representations of paintings, comics, films, television series, videogames and, more recently, virtual reality installations. We call them “altered states of consciousness”, meaning any perceptual state other than ordinary human perception.

Traduzione del secondo capitolo di Le médium (au) cinéma di Mireille Berton dedicato alla genesi incrociata di medium e media, all'interno dell'antologia di saggi Mediarcheologia. I testi fondamentali (Raffaello Cortina 2023).

Prefazione alla sezione "Fantasmi mediali", curata da Giancarlo Grossi, dell'antologia Mediarcheologia. I testi fondamentali (a cura di Anna Caterina Dalmasso e Barbara Grespi) che raccoglie alcuni tra i più significativi studi di archeologia dei media (S. Andriopoulos, M. Berton, J. Sconce) dedicati alla genesi dei media a partire dalla figura archetipica del medium e dalle comunicazioni con l'aldilà.

Toolkit didattico a corredo del progetto ANIMACTION, iniziativa realizzata nell’ambito del Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola promosso da MiC – Ministero della Cultura e MIM – Ministero dell’Istruzione e del Merito. Pensato al contempo come sintesi delle attività del progetto e come possibilità di apertura verso ulteriori applicazioni laboratoriali, il toolkit didattico di Animaction – L’animazione delle immagini a scuola fra senso critico e nuove competenze è uno strumento agile e aggiornato, che si propone di offrire a figure a vario titolo operanti nel settore educativo un efficace framework di lavoro. Il volume sistematizza la riflessione sull’animazione dell’inanimato nell’ambito della media education guardando però agli apporti dei più aggiornati approcci teorici sul cinema e le immagini in movimento (dall’archeologia dei media alla cultura visuale), mantenendosi però aderente alle indicazioni nazionali per il curricolo del primo ciclo di istruzione e i programmi ministeriali per la scuola secondaria di secondo grado. Il nucleo dell’e-book è costituito dalle schede delle attività laboratoriali di Animaction, di cui viene restituita tanto la struttura quanto i risultati e le potenzialità criticità.

Avvolti dalle spire della notte, tutti noi abitiamo spazi in cui i suoni, le immagini e le persone che ci circondano sembrano vividi e tangibili. Ma una volta aperti gli occhi, l’incantesimo si spezza e queste apparizioni tinte di follia o di stupore si rivelano soltanto un sogno. A pensarci bene, è ciò che accade anche durante una simulazione di realtà virtuale, un’esperienza multisensoriale in cui il flusso degli eventi può essere interrotto semplicemente sollevando il visore, proprio come in un brusco risveglio. Mondo onirico e virtuale condividono infatti molto più di quanto si creda: entrambi fanno del punto di vista soggettivo il centro assoluto, e soprattutto entrambi configurano una relazione estetica con l’immagine che comincia a essere indagata a partire dall’Ottocento – il secolo che più ha insistito nel portare alla luce i meccanismi del sogno – e trova con l’avvento delle tecnologie digitali la sua piena e compiuta realizzazione. Nel mezzo, a fare da ponte mediale, il cinema, che nel Novecento ha dato forma a fantasie e incubi traghettando l’esperienza immersiva fuori dalla rigida bidimensionalità dello schermo, “bucandone” la superficie proprio come Buster Keaton in uno dei suoi più celebri film. Scopriremo quindi che cosa i primi sensazionali panorami e ciclorami hanno in comune con la new media art di Zoe Beloff e Char Davies, come Topolino vada a braccetto con Cocteau e Kurosawa e in che modo i moderni dispositivi VR possono essere considerati un’evoluzione delle mascherine per dormire: una ricognizione archeologica nella storia dei media e nel concetto di immersività che apre la strada alla comprensione di un nuovo tipo di orizzonte artistico, proiettato oltre il puro dato visivo.

Voce dedicata al problema estetico della qualificazione e alle categorie che ne sono storicamente derivate.

La voce introduce la questione estetica dell'espressione, storicamente intesa come manifestazione dell'invisibile e quindi connessa alla sfera delle emozioni e alla loro materializzazione.

La voce affronta il problema estetico del performativo, intesa come arte dell'agire che ha valore in se stessa, che si riflette tanto nell'imprevedibilità del risultato quanto nella permeabilità dello spazio artistico da parte di uno spettatore definitivamente interattivo.

La voce affronta il problema estetico della medialità, intesa come dimensione storica e materiale dell'esperienza estetica.

This article examines the narrative identity of a new emerging medium, the virtual reality installation. In order to do so, the representation of dream states often presented in virtual art will be considered as a metareflexive model to be analysed in order to comprehend the distinctive characteristics of this experience. From this point of view, the study distinguishes virtual from physical art installations, the experience of which has been compared by Claire Bishop to the process of de-codification of dreams, focusing on the concept of incorporation. Accordingly, this incorporated experience of immersive images will be considered in relation to contemporary dream theory, formulated in the fields of neuroscience and philosophy of mind. At the same time, a second focus will be devoted to the use of the dream metaphor in new media art dealing with media archaeology and in particular in the interactive artwork Beyond (1997). In conclusion, the analysis of two contemporary virtual reality installations metariflexively dealing with dream experience, Somnai (2018) and The Key (2019) will lead to the individuation of a common experiential model: storyliving instead of storytelling.

Voce dedicata allo storico dell'arte e studioso di cultura visuale James Elkins.

Voce dedicata al filosofo e semiologo Charles Sanders Peirce.

Voce dedicata al filosofo austriaco Otto Weininger.

Par monument, nous entendons dans ce texte un artefact narratif et spatialisé qui permet la réactivation du passé. À cet égard, nous considérerons comme des monuments les expérimentations rendues possibles par les nouvelles technologies numériques interactives telles que les jeux vidéo et les réalités virtuelle et augmentée (RV et RA). En suivant la perspective ouverte par les études les plus récentes sur la mémoire, nous questionnerons les processus contemporains de compréhension des événements historiques qui passent aujourd’hui nécessairement par un repositionnement médiatisé du point de vue et des émotions personnels.

Prefazione alla nuova edizione italiana riveduta e aggiornata (2021) del classico di Nicholas Mirzoeff sulla cultura visuale.

Uncontrolled cell proliferation is a hallmark of cancer as a result of rapid and deregulated progression through the cell cycle. The inhibition of cyclin-dependent kinases (CDKs) activities is a promising therapeutic strategy to block cell cycle of tumor cells. In this work we reported a new example of nanocomposites based on halloysite nanotubes (HNTs)/pyrazolo[3,4-d]pyrimidine derivatives (Si306 and Si113) as anticancer agents and CDK inhibitors. HNTs/Si306 and HNTs/Si113 nanocomposites were synthesized and characterized. The release kinetics were also investigated. Antitumoral activity was evaluated on three cancer cell lines (HeLa, MDA-MB-231 and HCT116) and the effects on cell cycle arrest in HCT116 cells were evaluated. Finally, molecular dynamics simulations were performed of the complexes between Si113 or Si306 and the active site of both CDK 1 and 2.

This article examines the narrative identity of a new emerging medium, the virtual reality installation. In order to do so, the representation of dream states often presented in virtual art will be considered as a metareflexive model to be analysed in order to comprehend the distinctive characteristics of this experience. From this point of view, the study distinguishes virtual from physical art installations, the experience of which has been compared by Claire Bishop to the process of de-codification of dreams, focusing on the concept of incorporation. Accordingly, this incorporated experience of immersive images will be considered in relation to contemporary dream theory, formulated in the fields of neuroscience and philosophy of mind. At the same time, a second focus will be devoted to the use of the dream metaphor in new media art dealing with media archaeology and in particular in the interactive artwork Beyond (1997). In conclusion, the analysis of two contemporary virtual reality installations metariflexively dealing with dream experience, Somnai (2018) and The Key (2019) will lead to the individuation of a common experiential model: storyliving instead of storytelling.

Il contributo analizza i processi di transcodifica mediale e rimediazione del cinema e della performance all'interno degli ambienti virtuali e immersivi.

The fear of technology works as a sort of Leitmotiv in dystopian narratives, with many examples not only in movies, comics, and science fiction novels, but also in literature and philosophy. Among the technologies that feed dystopian visions of the future, a special role is played by virtual reality (VR), which we broadly identify with any set of devices providing immersive, multisensory, and multimodal experiences, by separating the user from “real reality” and absorbing her/him inside the representation. Is it possible, however, to conceive an alternative scenario, in which a different connection can be configured between VR and negative emotions? Leaving aside the imagery and narratives of the new medium, how does the “real” virtual reality concretely works nowadays? Our main goal in this chapter will be to overturn the anxiety of new technologies by taking into account the use of VR devices precisely in the medical treatment of anxiety. In this regard, two main paradigms of intervention will be outlined and discussed: the first one is grounded in the principle of exposure, it exploits the reproductive capacity of VR, and functions in a transitive way; the second one is grounded in the principle of isolation, it exploits the generative capacity of VR, and functions in an intransitive way.

A partire dai risultati di una ricerca d'archivio condotta presso l'Archivio storico dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, il saggio ricostruisce l'identità della Scuola Superiore di Giornalismo e Mezzi Audiovisivi negli anni compresi tra il 1961 e il 1975, prendendo in considerazione aspetti legati alla storia istituzionale, sociale, e delle idee che caratterizza la Scuola.

The essay explores the performative and interactive possibilities introduced by the adoption of real time animation within virtual reality environments.

Alle soglie del Novecento, in Francia, vari studiosi, esponenti dei campi disciplinari più diversi, dall’estetica alla morfologia artistica, dalla psicologia alla neurologia alla psichiatria, convergono nell’elezione di un comune oggetto di studio: il movimento umano. Nascono nuovi saperi sul corpo, frammentato e ricostruito dall’apporto delle tecnologie visive. In quegli stessi anni, nel medesimo contesto culturale, sta emergendo una nuova esperienza di scrittura del movimento, il cinema. È possibile stabilire un nesso tra questi due processi? È quanto fa il libro di Giancarlo Grossi, analizzando istituzioni mediche, pubblicazioni psicologiche e filosofiche, apparati iconografici appartenenti al contesto francese dell’epoca, dove clinici come Charcot, Richer, Gilles de la Tourette, psicologi come Binet e Janet, estetologi come Souriau e Guyau saranno chiamati in causa come insoliti precursori del cinema, sulla scia dei più recenti approcci della cultura visuale e dell’epistemologia dei media.