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Obesity is a chronic multifactorial pathology determined by many factors, including incorrect eating habits and a low level of physical activity. There is an urgent need to promote a persistent change in lifestyle in obese subjects, but very few individuals maintain long-term results achieved after diet therapies. Therapeutic Education (TE) has taken over an important role as a multidisciplinary intervention aimed at improving lifestyle and at acquiring new skills for the management of the disease. However, only a small portion of patients can maintain participation in such programs and fully benefit from them. Assistive technologies, and in particular assistive social robots, are powerful tools to boost independence and improve participation in educational activities. The aim of the research work described in this article is to evaluate the effect of employing a social robot as a therapeutic educational robot helping the expert therapist in the education activity. This article describes the implementation, deployment, and evaluation of a social educational robot used as a TE assistant. Although we cannot provide statistically significant results due to the limited number of people involved in the experimental protocol, all experimental results show a positive trend, indicating that the robot can enhance the social interactions between the patients and the therapist and among the patients, thus bringing to better overall results of the TE sessions, measured with standard tests for obesity management.

Background Cardiometabolic disorders may worsen Covid-19 outcomes. We investigated features and Covid-19 outcomes for patients with or without diabetes, and with or without cardiometabolic multimorbidity. Methods We collected and compared data retrospectively from patients hospitalized for Covid-19 with and without diabetes, and with and without cardiometabolic multimorbidity (defined as ≥ two of three risk factors of diabetes, hypertension or dyslipidaemia). Multivariate logistic regression was used to assess the risk of the primary composite outcome (any of mechanical ventilation, admission to an intensive care unit [ICU] or death) in patients with diabetes and in those with cardiometabolic multimorbidity, adjusting for confounders. Results Of 354 patients enrolled, those with diabetes (n = 81), compared with those without diabetes (n = 273), had characteristics associated with the primary composite outcome that included older age, higher prevalence of hypertension and chronic obstructive pulmonary disease (COPD), higher levels of inflammatory markers and a lower PaO2/FIO2 ratio. The risk of the primary composite outcome in the 277 patients who completed the study as of May 15th, 2020, was higher in those with diabetes (Adjusted Odds Ratio (adjOR) 2.04, 95%CI 1.12–3.73, p = 0.020), hypertension (adjOR 2.31, 95%CI: 1.37–3.92, p = 0.002) and COPD (adjOR 2.67, 95%CI 1.23–5.80, p = 0.013). Patients with cardiometabolic multimorbidity were at higher risk compared to patients with no cardiometabolic conditions (adjOR 3.19 95%CI 1.61–6.34, p = 0.001). The risk for patients with a single cardiometabolic risk factor did not differ with that for patients with no cardiometabolic risk factors (adjOR 1.66, 0.90–3.06, adjp = 0.10). Conclusions Patients with diabetes hospitalized for Covid-19 present with high-risk features. They are at increased risk of adverse outcomes, likely because diabetes clusters with other cardiometabolic conditions.

Razionale EXPO 2015 affronta un bisogno primario per l’essere umano: “nutrire il pianeta; energia per la vita”. Per le ripercussioni globali a breve-medio termine è una importante occasione di confronto nazionale e internazionale. La problematica dovrebbe essere affrontata in modo razionale, chiaro e, soprattutto, ampiamente compartecipato dall’opinione pubblica. Dato per scontato che il primo nutrimento è l’ossigeno, l’assunto è che la composizione e non solo la qualità del cibo ingerito siano indispensabili per stabilire la porzione e la frequenza di consumo. Il primo aspetto da fare emergere dovrebbe pertanto riguardare le caratteristiche della corretta nutrizione e le modalità per ottenerla, considerando che il comportamento alimentare è la risultante di una complessa interazione tra fattori biologici, psicologici e l’ambiente in cui si vive. Cibo in quantità suf#ciente, sicuro e in grado di fornire il giusto apporto nutrizionale sono le condizioni per mantenere la salute e avere una vita attiva (World Food Summit del 1996). Mentre la Commissione Europea propone un aggiornamento dei Regolamenti a garanzia della sicurezza alimentare con una rinnovata attenzione alla prevenzione e alle ricadute ecologiche dell’alimentazione, le Agenzie Internazionali (OMS, FAO, UE) sottolineano la necessità di porre la giusta attenzione agli aspetti nutrizionali dell’alimentazione e alle sue conseguenze in termini di salute. Sulla scelta al consumo le tre priorità emergenti sono: 1. ricerca del benessere e salute. L’equazione “mangiare bene-stare bene”, sempre più percepita dalla popolazione, necessita di chiarimenti sui rapporti tra sano e naturale, sano e industriale, sano e biologico (più di 700 milioni di euro in Italia nel 2014 per prodotti bio), sano ed eco-friendly; 2. attenzione all’ambiente e alla sostenibilità; 3. criteri etici nella scelta dei prodotti. La visione globale della problematica risulta estremamente complessa, richiedendo una pianificazione a 360° che va oltre il mero ambito sanitario. Imprescindibile alla sua realizzazione, specie a livello nazionale, l’esistenza di un “Sistema Paese” di fatto coeso. Se nutrire l’individuo è lo scopo principale del cibo, dovrebbero risultare de#nite le priorità/emergenze nutrizionali da affrontare su scala nazionale e internazionale per poter rendere efficaci i modelli d’intervento sia di tipo preventivo sia terapeutico e di piani#cazione agro-alimentare per le popolazioni. Purtroppo, le politiche d’intervento attivate nei vari Paesi dimostrano ancora impostazioni fortemente settoriali e in parte condizionate da interessi economico-finanziari. Una constatazione risulta evidente: l’incomprensibile inadeguato investimento strategico in nutrizione clinica e preventiva nell’ambito della politica sanitaria nazionale. E a maggior ragione, alla luce dei grandi cambiamenti demografici avvenuti in tutti i Paesi del mondo: invecchiamento della popolazione, aumento degli adolescenti, specie nei Paesi in via di sviluppo, migrazioni. Ciò ha modificato prevalenza e incidenza delle patologie cronico degenerative, che richiedono un numero crescente d’interventi riabilitativi, specie in relazione alla malnutrizione per eccesso e difetto (calorico-proteica e/o in micronutrienti). Una evidenziazione delle criticità condivisa dai tecnici del settore, nel rispetto della necessaria multidisciplinarietà, risulta pertanto quanto mai necessaria per un serio raffronto, anche a livello internazionale, su problematiche comuni. La “pesatura” delle stesse, sulla base di criteri quantitativi assoluti, rende oggettiva e trasparente all’opinione pubblica e ai policy maker la possibile e ottimale allocazione delle risorse necessarie per contrastarle. Il manifesto delle criticità in nutrizione clinica e preventiva: • faciliterà la riflessione dei cittadini italiani, sottoposti a una eccessiva e costante pressione mediatica – prevalentemente a fini commerciali – su tali argomenti, fonte di crescente confusione e insicurezza circa i comportamenti da seguire. Non bisognerebbe lasciarsi sfuggire l’opportunità di un’ampia ri*essione di carattere scientifico, che possa portare all’attenzione di un pubblico globale temi che sono centrali per l’intera Comunità Internazionale non solo per la durata di Expo 2015; • potrà fungere da strumento operativo d’indirizzo istituzionale per un intervallo temporale di almeno quattro anni, necessario per una ef#cace pianificazione degli interventi. Il documento non è una linea-guida o un decalogo di nobili propositi, ma una analisi oggettiva corredata di azioni strategiche fattibili e auspichiamo vincolanti. Deve aumentare il convincimento che le problematiche nutrizionali (per lo più connesse alla patologia cronica), non sono risolvibili con soli interventi sanitari, ma richiede un cambio di orientamento culturale a livello produttivo, distributivo e di consumo. In questa operazione risulta evidente la centralità del Ministero della Salute e in particolare della Direzione Generale della Igiene e Sicurezza degli Alimenti e della Nutrizione, per un’eventuale revisione delle politiche in materia (tramite strumenti quali linee-guida, LEA, PSN, ecc.) e ricadute in ambito nazionale (politiche regionali in materia sanitaria dedicate alla nutrizione) e internazionale.

The anaplastic thyroid cancer (ATC) is among the most aggressive human tumors which fail to respond to all the currently available therapeutic approaches. As a consequence most patients die within a few months from diagnosis. In the present preclinical study, the effects of the ZM447439, a functional inhibitor of Aurora kinases, on the growth and tumorigenicity of a panel of ATC derived cell lines (CAL-62, 8305C, 8505C and BHT-101) were evaluated. The treatment of the different ATC cells with ZM447439 inhibited proliferation in a time- and dose-dependent manner, with IC50 comprised between 0.5 mM and 5 mM. Moreover, the drug remarkably impaired the formation of colonies in soft agar of all the cell lines. Consistently with Aurora inhibition, immunofluorescence and immunoblotting experiments demonstrated that Aurora auto-phosphorylation following drug treatment was completely abrogated, and treated cells were characterized by the presence of multiple spindles with short microtubules. In the same experiments we observed the loss of histone H3 phosphorylation on Ser10, specifically due to Aurora-B, after ZM447439 treatment. Time-lapse videomicroscopy and flow cytometric analysis demonstrated that in presence of ZM447439 the cells were able to enter mitosis but not to complete it, becoming polyploid. Almost all the ATC cell lines studied showed increased apoptosis after only 48 h of treatment. In conclusion, our data demonstrate that ZM447439 is effective in reducing cell growth and tumorigenicity of different ATC derived cell lines, and further investigations are needed to exploit its potential therapeutic value for ATC treatment.

Genetic instability, a hallmark of solid tumors including thyroid cancers, is thought to represent the mean by which premalignant cells acquire novel functional capabilities responsible for cancer cell growth and tumour progression. Over the last few years, the knowledge of the molecular processes controlling the mitotic phase of the cell cycle has increased considerably, and different mitotic proteins, whose expression or function has been found altered in human cancer tissues, have been associated to tumour genetic instability and aneuploidy. These include the three members of the Aurora kinase family (Aurora-A, -B and -C), serine/threonine kinases that regulate multiple aspects of chromosome segregation and cytokinesis. The genes encoding the Aurora kinases have been shown to induce cell malignant transformation, and their overexpression has been detected in several tumor derived cell lines and tissues, being often associated with a poor prognosis. Over the last decade, specific inhibitors of Aurora kinases exhibited in preclinical and early phase clinical studies a good therapeutic efficacy against several tumour types, including the highly aggressive anaplastic thyroid cancer and the medullary thyroid cancer. In the present review we'll first focus on the Aurora mitotic functions in normal cells; then we shall describe the main implications of their overexpression in the onset of genetic instability and consequent aneuploidy. We shall finally discuss on the effects of the functional inhibition of Aurora kinases on thyroid cancer cells growth and tumorigenicity.