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Puntando a colmare la distanza tra studi letterari e storici, l’autore di questo contributo propone una rilettura dell’itinerario politico di Brunetto Latini a partire dai testi in cui l’autore fiorentino riflette sui bandi subiti da lui stesso e dai suoi amici e nemici politici. In questi testi egli dimostra un atteggiamento che cambia nei differenti contesti, pur mantenendosi all’interno di un quadro ideologico “popolare”. Se all’epoca dell’esecuzione di Tesauro Beccaria (1258) Brunetto Latini e assertore di un’ideologia che vede il Comune come autorita super partes che fonda la propria giustizia proprio su questa superiore equidistanza, due anni dopo, quando e egli stesso a subire probabilmente il bando dal nuovo regime ghibellino, l’esclusione viene letta come un vero e proprio atto di guerra. Questa posizione lo allinea al fuoriuscitismo Guelfo, come mostrano la dedica della Rettorica e alcuni passaggi del Tresor, e gli permette di occupare, in seguito, una posizione di rilievo dopo il rientro in citta. Il pensiero di Brunetto Latini sembra ulteriormente modificarsi quando si precisa il progetto di Gregorio X che punta ad arginare il fronte guelfo: se e vera l’ipotesi di Maffia Scariati di datazione del Tesoretto proprio a questi anni, Brunetto ritorna a un progetto ideologico “popolare”, in forza del quale egli mette in discussione anche l’entusiasmo giustizialista del 1258, auspicando che Carlo d’Angio diventi il rettore di una Firenze finalmente pacificata. Il perseguimento di quel progetto politico, per quanto interrotto da momenti di crisi, era destinato a tenere insieme la repubblica per almeno un altro secolo.

RésuméSur la base d’une nouvelle lecture d’une inscription conservée au Palazzo della Ragione de Mantoue, l’article propose de réinterpréter la peinture au sein de laquelle cette inscription est insérée comme l’un des premiers témoignages de peinture infamante parvenus jusqu’à nous, réalisée pour punir les citoyens qui avaient remis aux ennemis le château communal de Marcaria en 1251. La présence du motif iconographique de la bourse autour du cou conduit à réfléchir à la définition des comportements contraires à la bonne gestion des ressources publiques dans les communes italiennes du Moyen Âge et, plus largement, à l’usage des images pour véhiculer des messages idéologiques.

Giuliano Milani, Prime note su disciplina e pratica del bando a Bologna attorno alla meta del XIII secolo, p. 501-523. Attorno alla meta del XIII secolo il bando costituiva lo strumento normale con cui il comune rispondeva alla mancata esecuzione di un ordine. Lo schema base del bando, composto dalla menzione delle operazioni atte a confermare l'inadempienza, dalla minaccia di sottrarre diritti e infine dalla promessa di reintegrarli qualora il comando fosse stato eseguito, assunse, a seconda del contesto, caratteristiche e funzioni diverse. In particolare, nel campo penale fu usato per continuare il processo anche in caso di contumacia dell'accusato, in quello civile per spronare i debitori inadempienti a soddisfare l'obbligazione. Nel corso del tempo, normativa statutaria e documentazione mettono in rilievo, nella vicenda dei bandi penali, una facilitazione delle procedure per uscire dalla condizione di bandito, in quella dei bandi per debito un processo parallelo di riduzione del ruolo del giudice e di attenuazione degli elementi punitivi., Milani Giuliano. Prime note su disciplina e pratica del vando a Bologna attorno alla metà del XIII secolo. In: Mélanges de l'École française de Rome. Moyen-Age, tome 109, n°2. 1997. pp. 501-523.

Muovendo dall’analisi di un documento inedito relativo all’assoluzione dalla scomunica di alcuni banchieri fiorentini siglata nel 1263 , l’articolo afferma che il grande accordo politico economico tra Urbano IV e i mercanti toscani volto a organizzare la crociata contro Manfredi fu importante per due sviluppi che avrebbero condizionato pesantemente la vita pubblica nelle città italiane : da un lato, la nascita di una nuova élite economica specializzata nel traffico di danaro ; dall’altro, la diffusione di un nuovo sistema di esclusione dei nemici politici. Drawing upon the analysis of an unpublished document concerning the absolution from excommunication of some Florentine bankers ratified in 1263, the article states that the economic and political agreement between Urban IV and Tuscan merchants aimed at organizing the crusade against Manfred was significant for two developments that would have heavily influenced the public life in the Italian cities : on the one hand, the birth of a new economic elite specialized in traffic of money, and second, the spread of a new system of exclusion of political enemies.

L’intervento, dedicato alla lettura dell’Ep. VI Scelestissimis Florentinis intrinsecis in chiave letteraria, mira ad approfondirne alcuni aspetti topici, retorici e intertestuali, con particolare attenzione al dialogo con i classici e al forte debito contratto da Dante in questo testo con l’espressività scritturale. Propone inoltre di verificare la persistenza di alcune immagini adibite da Dante al genere della reprehensoria nelle opere a carattere politico (invettive, epistole, hortatorie) di alcuni autori delle generazioni successive a Dante, in particolare Petrarca e Salutati. The essay provides a critical reading of Dante’s Ep. VI Scelestissimis Florentinis intrinsecis, and notably of some of its topical, rhetorical and intertextual aspects, by means of focusing on the dialogue with the classics and on the Dante’s strong debt towards scriptural expressiveness. I also verify the persistence of some images used by Dante in this rebuke to the Florentines in the political works (invectives, letters and hortatoriae) of some authors of the following generations, and in particular Petrarch and Salutati.

This article considers the question of the "list of objects" from two typologically similar documents, the famous Liber pontificalis (LP) and the Gestes of the bishops of Auxerre (Gesta pontificum autissiodorensium - GPA), based on the lists of res (movables and immovables) respectively present in the notice of Pope Silvestre (314-335) where are reported, in particular, the Constantinian donations, and in the notice of Didier († 623) where are recorded the donations of this bishop. Inserted into a biographical narrative and listing the things given to the churches (dona, donaria), liturgical objects and antique silverware whose singularities are noted (quantity, type, material, ornament, weight), these lists are a form of registration by the writing of actions performed by bishops or other benefactors, closely linking the listed things to the person who offered them. The analysis of these lists in more than twenty medieval manuscripts of the LP as well as in the unique manuscript of GPA, reveals the different graphic and textual operations of a well-circumscribed component, suitable for the modular and generative manners of new lists by entanglement, fragmentation, abbreviation, separation, addition, generalization or annotation., Cet article envisage la question de la « liste d’objets » à partir de deux documents typologiquement similaires, le célèbre Liber pontificalis (LP) et les Gestes des évêques d’Auxerre (Gesta pontificum autissiodorensium - GPA), en prenant appui sur les listes de res (meubles et immeubles) présentes respectivement dans la notice du pape Silvestre (314-335) où sont rapportées, notamment, les donations constantiniennes, et dans la notice de Didier († 623) où sont consignées les donations de cet évêque. Insérées dans un récit biographique et énumérant les choses données aux églises (dona, donaria), objets liturgiques et argenterie antique dont on note les singularités (quantité, type, matière, ornement, poids), ces listes sont une forme de mise en registre par l’écrit des actions réalisées par les évêques ou autres bienfaiteurs, liant étroitement les choses listées à la personne qui les a offertes. L’analyse de ces listes dans plus d’une vingtaine de manuscrits médiévaux du LP ainsi que dans le manuscrit unique des GPA, révèle les différentes opérations graphiques et textuelles d’une composante bien circonscrite, propre aux maniements modulaires et génératifs de nouvelles listes par enchevêtrement, fragmentation, abréviation, séparation, adjonction, généralisation ou annotation.

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