I rapporti diplomatici tra il ducato di Milano e la repubblica di Venezia furono particolarmente vivaci nella seconda metà del Quattrocento. Viste vicinanza geografica e rilevanza politica della Serenissima, il duca milanese Galeazzo Maria Sforza decise di inviare nel 1473 un ambasciatore ufficiale in Laguna, Leonardo Botta. Questa ambasceria, durata 7 anni, si distinse per essere stata una delle più lunghe e fruttuose, sia per Milano che per la scomoda, ma potente vicina Venezia. Durante questi anni presso la Serenissima, l’oratore inviò numerosissime lettere al suo signore, con l’intento di informarlo riguardo tutto quello che avveniva a Venezia, allora la porta verso l’Oriente. Il mio lavoro, partito dalla trascrizione di 121 missive inedite, inviate da Botta al duca, e conservate nell’Archivio di Stato di Milano, vuole fornire uno spaccato della realtà e della vita veneziana viste con gli occhi e descritte con le parole di un perspicace ambasciatore lombardo del tempo. Oltre ai contenuti, estremamente vari, lo studio si sofferma anche sulla cifra, sulla grafia e sulla lingua usate da Botta, con lo scopo di presentare un quadro completo della fonte esaminata. Gli argomenti trattati sono, si diceva, molti: ecco comparire nelle lettere i Turchi, pericolosi invasori da est che assediano la cittadella di Scutari, l’Ungheria e la Persia, potenziali alleate per Venezia, ma anche le altre realtà italiane, Firenze, Roma, Napoli, Ferrara, con le quali la Serenissima e Milano volevano, ognuna per ragioni distinte, giungere ad un accordo generale, e infine i dissidi personali dello Sforza col celeberrimo condottiero Bartolomeo Colleoni, suddito di San Marco. Le lettere studiate coprono un arco temporale da aprile a giugno 1474.