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Il saggio contiene alcune suggestioni giusletterarie sul tema del ruolo della donna nella perpetuazione della gerarchia di genere. A partire da alcuni esempi offerti dalla letteratura vengono sviluppate riflessioni sulle radici culturali della violenza contro le donne in quanto donne, sulle c.d. preferenze adattive, sul fenomeno del victim-blaming e, da ultimo, sulla necessità di una strategia politico-criminale di ampio respiro che miri, anzitutto, a superare ogni disparità di genere.

Il Manuale vuole offrire uno sguardo sulla questione penitenziaria particolarmente penetrante, sia per l’angolatura multidisciplinare proveniente da studiosi di diverse sensibilità e competenze scientifiche e professionali, sia per l’analisi critico-prospettica della materia, alla luce delle notevoli innovazioni introdotte dalla c.d. riforma Cartabia (D.Lgs. 10 ottobre 2022, n. 150) che, investendo l’intero sistema sanzionatorio, ha avuto significative ricadute anche su vari piani della disciplina penitenziaria.

Ogni ordinamento giuridico, se vuole essere davvero a misura d’uomo, deve comprendere la natura intrinsecamente narrativa dell’umano, del nostro essere per vocazione narratori e ascoltatori di storie: solo attraverso questa riconciliazione con la mutevolezza dell’esistenza è possibile mantenere la stabilità e coerenza delle regole ma al contempo venire incontro pienamente alla richiesta di giustizia della società umana. È qui che nasce il bisogno di un dialogo sempre aperto tra diritto e letteratura, essenziale per tutti coloro che concorrono a vario titolo all’amministrazione della giustizia: magistrati, avvocati, ma anche semplici cittadini. Questo volume sintetizza la grande avventura scaturita da una tale consapevolezza e attraversata nell’arco di quasi quindici anni dall’Alta Scuola “Federico Stella” sulla Giustizia Penale con il progetto ‘Giustizia e letteratura’. Gli agili saggi di taglio divulgativo che lo compongono illustrano alcune delle opere e degli ambiti letterari esplorati nel corso di questo lungo cammino, da Manzoni a Sciascia, da Shakespeare a Steinbeck, dal grande canone letterario a qualificate opere di genere, con incursioni nel giallo e nella fantascienza. [Seconda di copertina]

In un mondo in rapida evoluzione che sempre più chiama l’uomo a compiere scelte morali, filosofiche, sociali, l’esteso universo narrativo della fantascienza e della distopia può costituire un’inattesa ma seria occasione di «confronto con, e riflessione su, questioni “di giustizia”». La narrativa fantascientifica comprende, invero, plurime declinazioni, unificate dalla presenza rilevante di elementi di natura tecnico-scientifica più o meno remoti e futuribili. Importanti implicazioni giuridiche, oltre che etiche, sono sottese, tra l’altro, all’emergente incidenza esercitata dall’algoritmo e dai big data sull’esistenza del singolo. Se la fallibilità del giudizio umano produce conseguenze devastanti quando travolge l’attività giurisdizionale, all’incertezza suscitata dalla parzialità dei magistrati può sembrare preferibile un modello di giustizia, anche nella forma della justice by lottery, in cui i giudici siano sostituiti da macchine automatiche e indifferenti, che sottomettano l’esito dei procedimenti a meccanismi puramente aritmetici. Questa disillusa considerazione, che induce a focalizzare l’attenzione sulla possibilità di automatizzare i processi decisionali, anche in ambito giudiziario, fa da sfondo allo scenario distopico presentato in Justice Machines. Racconto di fantascienza giudiziaria.

Il saggio esamina il tema del dominio sul corpo della donna attraverso il filtro giusletterario. La funzionalizzazione del corpo della donna a finalità imposte dai dettami o dai retaggi del patriarcato accumuna modelli letterari di sopraffazione sulla donna, come quelli contenuti in “Tess dei D’Urberville” e nel “Racconto dell'ancella” (da cui è stata tratta l'omonima fortunata serie televisiva), a fenomeni di violenza attualmente al centro del dibattito penalistico, come il c.d. image-based sexual abuse e la violenza ostetrica. Dalle riflessioni sviluppate discende la conclusione che qualunque risposta giuridica alle varie forme di dominio sul corpo della donna è destinata a rivelarsi inefficace, sul piano preventivo, se non è accompagnata da una profonda trasformazione culturale.

La profezia di 1984 di Orwell nelle versioni/manipolazioni cinematografiche e televisive.

La prima pandemia del terzo millennio ci costringe ad affrontare una situazione senza precedenti che ci interroga profondamente, ponendoci dilemmi etici, sociali e giuridici. Come giudicare ciò che sta accadendo? Come tentare di non compiere ingiustizie nel frangente drammatico che stiamo attraversando? Muovendo dalle riflessioni di Hannah Arendt e dall’esempio dei Giusti tra le Nazioni e dell’Umanità, si cerca di offrire qualche spunto di riflessione a partire dall’esempio di chi, testimone del male, ha saputo esercitare correttamente la facoltà di giudizio quando tutti, intorno, sembravano averla persa.

Nell’ambito di un Dizionarietto che si propone di offrire chiavi interpretative per la comprensione dei principali e attuali temi della politica, il contributo definisce il termine ‘giustizialismo’. La voce ricostruisce anzitutto la genesi del concetto, soffermandosi sulla originaria accezione evocativa dell’ideologia peronista e concentrandosi poi sul significato italiano di tendenza ad «assumere in campo giudiziario posizioni improntate a colpevolismo». La seconda parte dell’analisi è dedicata alla storia della parola de qua, divenuta ‘etichetta’ stigmatizzante il cui bersaglio si è progressivamente esteso dall’ambito della magistratura a quello giornalistico, politico-istituzionale, latamente culturale. La polarizzazione favorita dal ‘giustizialismo’, soprattutto nella sua meccanica contrapposizione al ‘garantismo’, rivela oggi una stretta correlazione con il populismo penale e si presenta quale epifenomeno di un intreccio di patologie sociali, istituzionali e culturali, contro le quali la possibile ‘cura’ richiede un’azione su vari piani, in primis quello educativo.

In contesti sociali di disorientamento e di dissesto, in cui si acuisce l’affannoso tentativo di individuare soluzioni congrue alle contraddizioni sistemiche, si manifesta con singolare intensità la tendenza, immanente alla natura dell’uomo, a proiettare il malessere individuale e collettivo su un capro espiatorio. Le democrazie tardo-moderne, in cui «il sistema sociale tende a isolare gli individui, approfondendo la solitudine della loro lotta per la sopravvivenza», rappresentano una sede tristemente privilegiata per il sorgere e per il consolidarsi di queste pratiche, che la letteratura spiega essere connaturate alle relazioni umane. Mai come oggi siffatti meccanismi conoscono peraltro una traslazione nell’ambito del diritto penale, il quale viene a tratteggiare il contesto in cui i cittadini, sia in maniera diretta sia per il tramite della comunicazione mediatica, esprimono la propria ansietà e la propria ricerca di giustizia.

Starting from the notion of human dignity and recognizing violence as the "quintessential offence against human dignity", this essay aims to investigate digital violence in the different forms it may take. On the one hand, the term pertains to the offenses to dignity perpetrated online, included the so-called hate speech, on the other hand, it refers to those features of the network that amplify such offenses by favouring their viralization and hindering the pluralism as condition of freedom of thought. In conclusion, to counter digital violence in its various forms, the essay proposes some possible remedies that operate at the educational level and involve the internet service providers.

The essay focuses on the criminal law provisions introduced with the so-called Gelli-Bianco reform, according to a perspective that is called "lateral" or "oblique", in the sense of inspired by that line of studies and experiences that goes under the name of "narrative medicine "or" interpersonal medicine ". In contrast to a certain reading of the guidelines resulting from the reform and towards which some jurisprudential rulings also seem oriented, the text believes that they should not be confused with the precautionary rules whose violation integrates criminal negligence. The observance of the guidelines, for criminal purposes, rather than the expression of evidence based medicine in a purely technical-scientific sense, should undergo a broader, aptly "narrative" and interpersonal reading and thus be read as signal of a medical act (but it would be better to say of the overall relational path) having the main projection to "cure" (in the broadest sense)not sheerly of harm prevention. Hence the starting point for a particular recognition of the medical act, to be classified in the sphere of the permitted risk (erlaubtes Risiko) and therefore subjected to criteria for ascertaining liability within the limits of gross negligence. In the last part of the essay some remarks are spent on the important relationship between individual guilt and organizational responsibility and some proposals de iure condendo are advanced.

Background: In early 2020, the Italian Society of Anesthesia Analgesia Resuscitation and Intensive Care (SIAARTI) published clinical ethics recommendations for the allocation of intensive care during COVID-19 pandemic emergency. Later the Italian National Institute of Health (ISS) invited SIAARTI and the Italian Society of Legal and Insurance Medicine to prepare a draft document for the definition of triage criteria for intensive care during the emergency, to be implemented in case of complete saturation of care resources. Methods: Following formal methods, including two Delphi rounds, a multidisciplinary group with expertise in intensive care, legal medicine and law developed 12 statements addressing: (1) principles and responsibilities; (2) triage; (3) previously expressed wishes; (4) reassessment and shifting to palliative care; (5) collegiality and transparency of decisions. The draft of the statements, with their explanatory comments, underwent a public consultation opened to Italian scientific or technical-professional societies and other stakeholders (i.e., associations of citizens, patients and caregivers; religious communities; industry; public institutions; universities and research institutes). Individual healthcare providers, lay people, or other associations could address their comments by e-mail. Results: Eight stakeholders (including scientific societies, ethics organizations, and a religious community), and 8 individuals (including medical experts, ethicists and an association) participated to the public consultation. The stakeholders’ agreement with statements was on average very high (ranging from 4.1 to 4.9, on a scale from 1—full disagreement to 5—full agreement). The 4 statements concerning triage stated that in case of saturation of care resources, the intensive care triage had to be oriented to ensuring life-sustaining treatments to as many patients as possible who could benefit from them. The decision should follow full assessment of each pat

The encounter of forensic medicine and law scholars and practitioners within a textbook conceived for university courses in the faculties of medicine can contribute to the improvement of skills and languages required to effect a real interdisciplinary work between the two fields. Especially if they see as a common ground the strong and rich idea of “care”, which, apart from the obvious meaning patient care, conveys the need of providing to all medical practitioners a legal environment where they don’t feel compelled to defensive acts

The contents of the book are introduced, focusing on the aim therein of highliting, through literature and stories, the destinies of the many forgotten victims of the conflict (e.g. civil populations killed, deported or compelled to flee; women; POW and deserters, etc.) and how their misery largely depended upon the attitude to label as hostile or simply "other" all people living beyond a physical or, more often than not, a mental border.

La conservazione, protezione e trasmissione alle generazioni future del patrimonio culturale ereditato dal passato ha conosciuto una crescente regolamentazione, a livello sia nazionale sia internazionale, a partire almeno dall’inizio del ventesimo secolo. Oggi temi quali il contrasto al traffico di beni culturali e la restituzione di oggetti illecitamente (o ‘ingiustamente’) esportati dai Paesi di origine presentano una rilevanza sempre maggiore nell’agenda politica e legislativa di molti Stati e organismi internazionali. Questo saggio vuole indagare come un approccio ‘giusletterario’ (con un’enfasi sul concetto di Giustizia) al diritto del patrimonio culturale possa giovare al dibattito attualmente in corso, il quale tocca, oltre a questioni giuridiche assai complesse, anche implicazioni simboliche, profondamente radicate e assai sfaccettate, di natura storica, politica e socio-economica, di estrema attualità. Attraverso l’analisi di alcuni rilevanti esempi di letteratura di viaggio e di narrativa del diciottesimo e diciannovesimo secolo, il presente contributo si propone di evidenziare l’importanza di una corretta ‘contestualizzazione’ per il raggiungimento di ‘giuste’ soluzioni ai conflitti che sorgono in esito a ‘crimini’ contro il patrimonio culturale, e di suggerire come un approccio più ‘narrativo’ a tali conflitti potrebbe favorire un’efficace applicazione di modelli di alternative dispute resolution e, più specificamente, di programmi di giustizia riparativa, ai sempre più numerosi casi di richieste di ‘rimpatrio’ di beni culturali., The conservation, protection and passing to future generations of the cultural heritage received from the past has known a huge increase in both national and international regulation since at least the beginning of the Twentieth Century. Currently, issues such as cultural property trafficking and the return and restitution of cultural objects illegally (or ‘unjustly’) taken away from their places of origin are of ever increasing relevance in the political and legislative agenda of many countries and international organizations. In this essay, we explore how a ‘Law and Literature’ – or, better, a ‘Justice and Literature’ – approach to cultural heritage law could benefit the ongoing debate, which involves, besides very complex legal issues, also deeply rooted and multifaceted symbolic implications of historical, political and socio-economical import and topicality. By discussing some relevant examples of Eighteenth and Nineteenth Century travel literature and narrative, this article suggests the importance of ‘contextualization’ for a ‘just’ solution of conflicts arising from ‘crimes’ against cultural heritage, and how a more ‘narrative’ approach to said conflicts could pave the way for a successful application of alternative dispute resolution techniques and, more specifically, restorative justice programmes, to questions of repatriation of cultural objects.

L’emergenza sanitaria ha ravvivato il dibattito sull’opportunità di ricorrere alla sanzione penale per contrastare le cd. “fake news”. Se è indubbio che la disinformazione in ambito sanitario, soprattutto nell’attuale contesto social-mediatico, possa avere conseguenze serie, è tuttavia necessario chiedersi se un eventuale intervento di incriminazione si concilierebbe con i principi di extrema ratio, offensività, determinatezza e precisione.

Muovendo da alcuni riferimenti letterari, si ribadisce l’esigenza di contrastare l’approccio sanzionatorio che traspare da talune opinioni o letture delle norme eccezionalmente introdotte, oltre che – più in generale – dal ricorso al diritto penale in termini schiettamente afflittivi e sanzionatori. Ciò si rende possibile attraverso la valorizzazione delle componenti precettive, che gli sono proprie, e del principio di solidarietà (inteso innanzi tutto come responsabilità verso gli altri). L’allontanamento sociale esige, infatti, l’avvicinamento morale: attraverso l’impegno, la responsabilità e la libertà – che sempre e comunque rimane – di rispettare le regole per intima adesione da parte di ciascuno (così come l’arco non esisterebbe senza ciascuna delle pietre di cui esso si compone) si avvierebbe un contagio virtuoso, volto al rinforzo del precetto anche attraverso l’esempio delle scelte individuali.

The movie Judgement at Nuremberg (1961) is deeply analyzed, not only to describe the real trial and case (the Case Feldenstein-Katzenberger) it depicts, namely the one involving prominent lawyers (judges, prosecutors and ministry of justice officials) of the Nazi era, but also for some paramount features which help to illustrate the psychological forces allowing educated people not to perceive inhumanity, thanks to the distance between themselves and the victims. The movie is thus offers a vivid representation of what Stanley Milgram in his well-known experiment tried to prove just in 1961, namely that inhumanity is function of distance: physical but above all social and psychological. The responsibility of highly educated men is increased if, as it is believed, culture should allow to overcome distances between people and situations and also understand what is beyond one's own immediate line of sight.

The juxtaposition of two very different anniversaries, the 40 years since the foundation of the Italian Review of Legal Medicine and Law in the Healthcare Area e and the 100 years since the so-called "Spanish flu", allows us to reflect on the paths of memory and the cognitive distortions that govern them. In particular, the influence of thinking as “hawks” (rather than doves) ie the tendency to frame reality in a dichotomous and opposing manner, which applies a “warlike” framework to social situations, with the construction of an “enemy” to be criminalized. Such an attitude, towards which pushes the current culture of resentment and complaint, can be a serious hindrance to the correct understanding and treatment of important social, legal and health care problems (as it was in 1919) and in particular to that interdisciplinary approach which, ahead of its time , inspired the foundation of this Review.

The condition of the 'trench', "with its collective isolation, its" defensive and its nervous obsession with what the "other side" is plotting "" which settled in the mentalities with the Great War, transcends its temporal boundaries and it becomes a metaphor, which, as an American historian wrote, "sets a model of modern political, social, artistic and psychological polarization" very close to paranoia. Although far from mud and blood, 'trenches' were also those set up in Versailles in 1919, because on the diplomatic tables nothing but perpetuated the same 'spirit' (already unleashed in the so-called 'August communities') from which the huge conflagration had originated and that would have generated new catastrophes, like the economist JM Keynes had immediately understood. The infinite chain of revenge, the 'defensive and punitive patriotism, the tendency to' dodge the concrete ', the greed and the ideas of racial superiority hidden under the rhetorical blanket of great ideals, continued to cast their shadow on the Europe and the world. The conflicts of our times, with the disruptive pressures of European construction, bear their dark signs. Signs of an original and radical injustice, which is already manifest - as the professional experience of the authors, three criminal lawyers teaches - in the anxiety to return the wrong and reach some 'final solution' by criminalizing and annihilating the elements of disturbance The book explores the 'spiritually typical' of those events, from Sarajevo to our time, gathering both from the memories of the forgotten of the war, and from the great Central European literature (Musil, Canetti, Kraus, Roth, Trakl ...) and Italian (Gadda, D 'Annunzio, De Roberto, Serra, Slataper, Stuparich, Svevo, Lussu, Saba, Marin, Ungaretti ...), expressive words of a justice that comes true, as the Florentine jurist Piero Calamandrei wrote, immersing oneself in the pain of the other (of' enemy 'himself) and the least. This is the way out of the i

The reader of this work can find in the Greek literature (ranging from the archaic one to the new hellenic poetry and to new modern redrafting of the myth) the «reference points drawn by the stars in the vault of the sky» (M. Detienne) to «sail to the archipelago where the great destiny of the Western civilization began» (M. Heidegger) and achieve the justice haven. Not only is the Law expert called upon to strive towards the ideal Itaca of hesykía, where conflicts and disputes are settled and hybris is moved away, but also each of us, everyday, rushed into the issues of everyday life, must seek poros, the way. Indeed, like in the navigation art, everyone must «play cunning with the wind, always catch the moment, foresee the best chance to react». The «smartness endowed with a thousand facets», the gnome polybulos, not only is a navigator virtue, according to Pindaro, but also a virtue of the human being that aims at questing after the “right words”.

Su alcune interpretazioni e riscritture dell'Antigone di Sofocle nel Novecento.

Attraverso la coltre oscura, tragica e irredimibile della guerra riesce talora a filtrare qualche bagliore di verità e dignità, di ‘tregue pensose’: atti di riconoscimento del ‘volto dell’altro’, azioni giuste, oltre la semplice obbedienza all’ordine ricevuto. È la narrazione letteraria che sa disvelare, nelle ‘tempeste d’acciaio’ del conflitto di massa e della carneficina industrializzata, non meno che nelle vite di ogni giorno, quanto vi è di ‘spiritualmente tipico’: la ‘dimensione spettrale’, come avrebbe detto lo scrittore Robert Musil, in cui si invera l’‘umano’. Si può forse pensare che questa magia di disvelamento, che si rinnova ogni volta nelle grandi narrazioni, non sia destinata a illuminare – ieri, oggi e sempre – chi, per professione o per semplice appartenenza al genere umano, voglia debba confrontarsi con la ‘domanda di giustizia’? E che ad addensare ancor più questa domanda, guidandola verso risposte possibili, non sia proprio lo sguardo di una letteratura che abbia saputo penetrare nell’estremo scempio della guerra, di una guerra che è stata detta Grande? La Grande Guerra. Storie e parole di giustizia è ricerca dolente e partecipe di ‘parole giuste’, ispirate dalle storie di chi o su chi ha attraversato gli abissi di un conflitto mai veramente finito, perché coagulo e anticipazione di molti degli orrori dei nostri recenti passati e di un presente che ancora non riesce a liberarsi dallo spettro di Polemos. ., Through the obscure, tragic and irredeemable clouds of war, sometimes filters out some gleam of truth and dignity: 'thoughtful truces', acts of recognition of the 'face of the other', right actions, beyond the simple obedience to the order received. It is the literary narrative that knows how to distinguish, in the 'steel storms' of mass conflict and industrial carnage, no less than in everyday lives, what is 'spiritually typical', the 'spectral dimension' ', as the Austrian writer Robert Musil would have said, in which the human mettle can show itself. One may perhaps think that this magic of disarmament, which is renewed every time in the great narratives, is destined to enlighten - yesterday, today and always - those who, by profession and by simple belonging to the human race, desire and must confront themselves. with the 'question of justice'. To thicken even more this great issue, guiding it to possible answers, it is really the look of literature that has been able to penetrate the extreme destruction of the war, of a war that has been called ‘Great’. The book - a collection of essays written by lawyers, historians, political scientists, literary and film critics, philosophers and writers - is a painful and participatory search for 'right words', inspired by the stories of those who have crossed the abysses of the conflict. A war that can be named Great also because it really never ended as it epitomized and anticipated many of the horrors of our recent past and of a present that still is not able to free itself from the ghost of “Polemos”, from the hostility towards all those who are or may be deemed as ‘other’, namely as people somewhat looked and treated as adversaries

Il saggio analizza il tema del diritto alla disconnessione, sia con riferimento alla nuova fattispecie del lavoro agile, che prevede espressamente tale diritto sia - più in generale - cercando di verificare la tenuta dell’impianto normativo-garantistico con riferimento ai tempi di lavoro e non lavoro, alla luce delle incessanti trasformazioni tecnologiche che coinvolgono il rapporto di lavoro.

Una recente prospettiva normoteoretica offre lo spunto per esaminare un profilo prodromico alla consueta riflessione penalistica circa la legittimità ed efficacia delle pene comminate. L’attenzione è rivolta al complessivo equilibrio “di sistema” tra norme e sanzioni, sul presupposto che l’“eccedenza” sanzionatoria di un ordinamento (quale quella rilevata in alcuni campioni rappresentativi della legislazione penale italiana recente) ne segnali e approfondisca il difetto di comprensione e reale controllo dei fenomeni sociali, peraltro speculare a un tratto della nostra epoca che vede la conoscenza sostituita dall’informazione e la capacità di “fare esperienza” annullata da una temporalità atomizzata in una successione attimi presenti. La prospettiva gius-letteraria, e in particolare un’interpretazione “interazionistica” dell’Ifigenia in Tauride di Goethe, illumina su quanto una tale “eccedenza” allontani da un modello di diritto (sia pure “diabolicamente”) “umano” e aggravi il più generale « deficit motivazionale » delle moderne democrazie liberali secolarizzate., A recent normoteoretic perspective offers the opportunity to examine a profile that is a prodromal to the usual penalistic reflection on the legitimacy and effectiveness of penaltie. The focus is on the overall "system" balance between rules and sanctions, on the assumption that the "sanctioning" excess of a legal rule (such as that found in some representative samples of recent Italian criminal legislation) signals and deepens the defect of understanding and real control of social phenomena, just mirroting a stretch of our age that sees the knowledge replaced by information and the ability to have real "experiences" canceled by a temporality atomized in a succession of moments. The legal-literary perspective (“law and literature”,”justice and literature”) and in particular an "interactionist" interpretation of Goethe's Iphigenia in Tauris, illuminates how much such "excess" leads away from a "human" (albeit "diabolically") model of law and aggravates the more general "motivational deficit" of modern secularized liberal democracies.

This book chapter stems from a EU-funded project entitled “Victims and Corporations. Implementation of Directive 2012/29/EU for Victims of Corporate Crimes and Corporate Violence" co-funded by the conjunct programme “Rights, Equality and Citizenship” and “Justice” of the European Union (www.victimsandcorporations.eu). The project’s findings are presented in the collective publication of which this essay is only one among various interdisciplinary contributions. European Union Directive 2012/29/UE introduces a ‘system’ of minimum standards on the rights, support and protection for victims of crimes, and their participation to criminal proceedings, without prejudice to the rights of the offender. Within the scope of the Directive and its definition of ‘victim’, though, there is a relevant group of victims who have not yet received enough consideration, and whose access to justice may be at stake. It is the victims of corporate crimes, and particularly of corporate violence, meaning those criminal offences committed by corporations in the course of their legitimate activities, which result in harms to natural persons’ health, integrity, or life. Within the vast area of corporate crime, the project focuses on three main strands of victimisation: environmental crime, food safety violations and offences in the pharmaceutical industry with the aim to explore intersections and potential synergies between Directive 2012/29/EU and the existing body of EU legal tools in these three sectors. Section 1 of this particular chapter provides an overview of the current ‘state of the art’ with respect to the general issue of victims’ rights, support and protection in light of the EU legal system. Directive 2012/29/UE is analysed in connection with the comprehensive, multi-level, ‘package’ of legal tools and measures concerning the rights and the protection of victims of crime in the EU. The chapter analyses the EU legal instruments devoted to both victims of crime in general and speci

Some reflexions on the definition of victim in international law

The1914 "Christmas Truce" on the Western front of the 1st World War is described and analyzed in its development and especially in its genesis as the epitome of the idea of "truce", namely of all those "truces" which occur in human life and breaks the incessant movent toward fight or vengeance, giving rise to opportunities for thought and for hearing the voice of one's conscience. . Some quotes from Primo Levi's book "The Truce" seem to grasp this almost metaphisical meaning of "truce". Such truces are particularly needed in the parctice of law, and especially criminal law, allowing to listen to the need and the stories of victims and offenders, Restorative justice can be deemed as a way of inserting in the mechanichs of prosecution and as a kind of relenting truce in the rush to find culprits and achieve punishment as its goal.

L’opera rappresenta un indispensabile complemento del volume omonimo e raccoglie una serie di importanti materiali del cammino di giustizia riparativa svolto da alcuni fra vittime e responsabili della lotta armata del periodo noto come “anni di piombo”, insieme ad altre persone della comunità e della cosiddetta società civile. In questo volume sono pubblicate le biografie dei partecipanti, una scheda di presentazione dell’esperienza di giustizia riparativa svolta nell’arco di quasi dieci anni, alcune lettere che i partecipanti si sono scambiati durante il percorso, una testimonianza dei “garanti” dell’itinerario. Accanto ai materiali, documenti e testimonianze, alcuni saggi completano il testo con esplorazioni accurate nelle fonti del diritto e della storia italiana recente, quelli giuridici; nelle fonti dell’esegesi e degli approcci linguistici, testuali e narrativi, quelli biblici. L’opera è disponibile esclusivamente in formato elettronico ed è abbinata al volume principale “Il libro dell’incontro. Vittime e responsabili della lotta armata a confronto” (Milano, il Saggiatore, 2015) da cui non è scindibile. Il codice di accesso per scaricare l’e-book dei “Materiali, documenti, testimonianze e studi” dal sito della casa editrice Il Saggiatore si trova nel colophon del volume principale a stampa.

L’opera rappresenta un indispensabile complemento del volume omonimo e raccoglie una serie di importanti materiali del cammino di giustizia riparativa svolto da alcuni fra vittime e responsabili della lotta armata del periodo noto come “anni di piombo”, insieme ad altre persone della comunità e della cosiddetta società civile. In questo volume sono pubblicate le biografie dei partecipanti, una scheda di presentazione dell’esperienza di giustizia riparativa svolta nell’arco di quasi dieci anni, alcune lettere che i partecipanti si sono scambiati durante il percorso, una testimonianza dei “garanti” dell’itinerario. Accanto ai materiali, documenti e testimonianze, alcuni saggi completano il testo con esplorazioni accurate nelle fonti del diritto e della storia italiana recente, quelli giuridici; nelle fonti dell’esegesi e degli approcci linguistici, testuali e narrativi, quelli biblici. L’opera è disponibile esclusivamente in formato elettronico ed è abbinata al volume principale “Il libro dell’incontro. Vittime e responsabili della lotta armata a confronto” (Milano, il Saggiatore, 2015) da cui non è scindibile. Il codice di accesso per scaricare l’e-book dei “Materiali, documenti, testimonianze e studi” dal sito della casa editrice Il Saggiatore si trova nel colophon del volume principale a stampa.

Commento dottrinale e giurisprudenziale aggiornati agli artt. 120-131 cod. pen. con sintetici approfondimenti dei principali problemi posti dalle disposizioni in commento.

Il contributo offre una sintesi aggiornata della figura della persona offesa dal reato nel sistema penale italiano, con cenni alle principali fonti internazionali ed europee in materia. Il contributo introduce al commento dottrinale e giurisprudenziale degli artt. 120-131 cod. pen. (diritto di querela; richiesta e istanza di procedimento), allargando l'orizzonte per toccare, seppure in forma sintentica, questioni generali di attualità, fra cui: profili di politica criminale; lo 'statuto europeo' della vittima e la Direttiva 2012/29/UE; la persona offesa nel diritto penale sostanziale e processuale penale; la persona offesa in condizioni di particolare vulnerabilità; persona offesa, parte civile e responsabilità da reato degli enti; le vittime 'della' giustizia penale e la protezione degli innocenti.

The chapter summarizes and analyzes the many issues pertaining to the interpretation and application of the misdemeanor of Destroying or Disfiguring an Habitat within a Protected Site (introduced into the Italian Penal Code in 2011), taking into account its complex relationship with relevant EU and Italian law, including, specifically, other national criminal law provisions pertaining to environment protection.

The chapter summarizes and analyzes the many and most up-to-date issues pertaining to the interpretation and application of the misdemeanor of Damage to the Archaeological, Historical or Artistic Heritage of the Nation, taking into account both academic literature and case law. The relation of art. 733 with other relevant provisions of the Penal Code, as well as with the different system of criminal offences set in the Code of Cultural Heritage (d.lgs. 42/2004) and with the definition of ‘cultural property’ provided therein, is also briefly assessed.

The chapter summarizes and analyzes the many and most up-to-date issues pertaining to the interpretation and application of the misdemeanor of Destroying or Disfiguring Natural Beauty, taking into account both academic literature and case law. The relation of art. 734 with other relevant provisions of the Penal Code and of the Code of Cultural and Landscape Heritage (d.lgs. 42/2004), as well as with the definition of ‘landscape assets’ provided therein, is also briefly assessed.

Commento dottrinale e giurisprudenziale aggiornato agli artt. da 414 a 421 del codice penale

In Renzo Renzi's 1950s short novel "L'armata S' agapò" Italian soldiers in Greece in World War II are seen in an unheroic light, being apparently more concerned with love (hence the title, "The Army of Love") than with war. Given the book's outlook and its depiction of Italian soldiers as not exactly "brava gente", according to a diffused stereotype, the book suffered from the ban of censorship and its author was even sentenced to jail.