Search

Contents: Content and Language Integrated Learning E-Learning Solutions for Language Teaching and Learning ICT Based Language Teaching and Learning approaches Language Learning to Support International Mobility Language for Specific Purposes Monitoring and Evaluation of Language Teaching and Learning Multilingualism Quality and Innovation in Language Teaching and Learning Recognition and Validation of Language Skills Studies in Second Language Acquisition PIXEL was established in Florence in 1999 by a team of professionals with over 10 years of experience in the education and training sector, developed mainly in the framework of transnational cooperation. PIXEL’s mission is to promote an innovative approach to education, training and culture, based on the best experiences developed at European level.

Lo studio delle consonanti scempie e geminate rappresenta un’ottima opportunità per confrontare il comportamento di soggetti colpiti da Morbo di Parkinson e soggetti di controllo rispetto ad un compito linguistico che può fornire dati interessanti di per sé, circa la resistenza del contrasto linguistico nel parlato patologico, e anche in relazione ai modelli teorici per la coordinazione inter-gestuale. L’obiettivo principale di questo lavoro è verificare se i gesti articolatori di soggetti affetti da Morbo di Parkinson mostrino alterazioni rispetto ai gesti di soggetti non affetti dal Morbo, sia in termini spaziali che temporali, prendendo in considerazione in modo particolare: 1) la realizzazione del contrasto tra consonanti scempie e geminate; 2) la sonorità e il modo di articolazione delle consonanti; 3) il fatto che l’età dei soggetti vari e possa influire sia sulla durata che sull’ampiezza dei gesti (con ovvie ricadute sul piano acustico). In generale, i risultati sulle consonati scempie e geminate sono in linea con i precedenti (Gili Fivela e Zmarich 2005, Zmarich e Gili Fivela 2005) e aggiungono informazioni circa i gesti linguali. Inoltre, circa l’effetto della patologia, è stato confermato che i soggetti patologici presentano spesso valori ridotti per le misure considerate, fatto salvo ciò che riguarda l’articolatore linguale e lo spostamento sull’asse antero-posteriore. Anche in questo caso, i risultati sono quindi in linea con la letteratura precedente (per l’italiano, Gili Fivela et al. 2014, Iraci et al. in stampa). L’influenza della sonorità e del modo di articolazione, risulta abbastanza chiara e in linea con le attese almeno per quanto riguarda il primo fattore, in relazione alla presenza di consonanti bilabiali sonore rafforzate (Romano, 2003, Gaillard-Corvaglia & Kamiyama 2006). Per quanto riguarda il modo di articolazione, la maggior complessità articolatoria prevista per le nasali non si esprime per mezzo di incremento generalizzato dei valori delle misure considerate o, almeno, l’eventuale incremento è minore di quello osservato per le occlusive nel loro complesso (quindi incluse le sonore). Circa l’effetto del fattore età, nel complesso abbiamo riscontrato dati coerenti con quelli descritti da Xue e Hao (2003) e in parte ritrovati in Gili Fivela et al. (2014), per cui i parlanti più anziani tendono a differire dagli altri (Xue e Hao 2003). Benché nel nostro caso anche i parlanti più giovani siano in realtà dei sessantacinquenni, le modificazioni osservate sono comunque coerenti con l’incremento dei valori nelle produzioni di coloro che hanno un’età più avanzata, ossia anche per i parlanti di età intermedia che di fatto hanno 74-75 anni. Tuttavia, dal momento che il raggruppamento per età accorpa soggetti patologici e di controllo nei tre livelli di età considerati, è ipotizzabile un’influenza della patologia sull’andamento di questi risultati (per una discussione, cfr. Iraci et al., in stampa). Infine, per quanto riguarda il phasing, i risultati ottenuti confermano quanto osservato da Gili Fivela et al. 2007 e Zmarich et al. 2007, 2009, 2011, ossia che la coordinazione inter-gestuale per scempie e geminate è coerente con un modello ibrido tra quello di Ӧhman e quello di Browman e Goldstein. A questo riguardo, la patologia sembra modificare in vario modo le significatività osservate nella popolazione di soggetti di controllo, ad indicare il fatto che sono necessarie altre analisi per comprendere appieno quali siano le differenze cruciali che interessano il parlato nel Morbo di Parkinson rispetto al parlato non patologico. In ogni caso, l’indagine descritta è preliminare e i risultati dovranno quindi essere verificati tramite ulteriori analisi.

Defining the specific role of the factors that affect metaphor processing is a fundamental step for fully understanding figurative language comprehension, either in discourse and conversation or in reading poems and novels. This study extends the currently available materials on everyday metaphorical expressions by providing the first dataset of metaphors extracted from literary texts and scored for the major psycholinguistic variables, considering also the effect of context. A set of 115 Italian literary metaphors presented in isolation (Experiment 1) and a subset of 65 literary metaphors embedded in their original texts (Experiment 2) were rated on several dimensions (word and phrase frequency, readability, cloze probability, familiarity, concreteness, difficulty and meaningfulness). Overall, literary metaphors scored around medium-low values on all dimensions in both experiments. Collected data were subjected to correlation analysis, which showed the presence of a strong cluster of variables—mainly familiarity, difficulty, and meaningfulness—when literary metaphor were presented in isolation. A weaker cluster was observed when literary metaphors were presented in the original contexts, with familiarity no longer correlating with meaningfulness. Context manipulation influenced familiarity, concreteness and difficulty ratings, which were lower in context than out of context, while meaningfulness increased. Throughout the different dimensions, the literary context seems to promote a global interpretative activity that enhances the open- endedness of the metaphor as a semantic structure constantly open to all possible interpretations intended by the author and driven by the text. This dataset will be useful for the design of future experimental studies both on literary metaphor and on the role of context in figurative meaning, combining ecological validity and aesthetic aspects of language.

Questo articolo presenta una sintesi sulla fonetica forense, focalizzando l'attenzione sul problema della comparazione di registrazioni vocali, nella quale un campione intercettato della voce del reo (anonimo) viene comparato con il campione registrato della voce del sospettato o dei sospettati (saggio). Dopo aver discusso i principi fondamentali della fonetica acustica, il presente lavoro pone l'accento sul perché metodi non scientifici, come quello dell'impronta vocale, non siano più accettati dalla comunità scientifica, che si sta invece orientando verso metodi tecnico-scientifici, implementati da software specializzati: nell'ambito di tali metodi, viene infine illustrato quello basato sull'approccio bayesiano e sul calcolo del rapporto di verosimiglianza (Likelihood ratio) per il confronto delle distribuzioni statistiche delle frequenze formantiche e della frequenza fondamentale.

In the present study, cortical responses of two sustained Italian vowels, /a/ and /i/, were analyzed in perception and production tasks by using the event-related potential (ERP) technique. First, we showed that the earlier auditory waveform complex, N1/P2, was elicited in both experimental tasks by acoustically presented vowels. More interestingly, the cortical activity of auditory cortex seems to reflect different spectro-acoustical items of Italian vowels in the production task. Specifically, the vowel /a/ generated a weaker activity than /i/ as revealed by different neuronal modulations; moreover, during speech production, the auditory cortex showed a dampening and delaying of its activity in the left hemisphere.

Cochlear implants partially restore auditory sensation in individuals affected by severe to profound hearing loss. We investigated vowel detection, identification, and discrimination in a group of congenitally-deafened, unilaterally-implanted, Italian children and in a group of age-matched controls, by combining behavioral and neurophysiologic measures. Comparable vowel identification and discrimination performance emerged for cochlear-implant and normal- hearing ch ildren at the behavioral level. At the neurophysiologic level, on the other hand, cochlear-implant children appeared to lag behind their age-matched normal- hearing peers for vowel detection and identification, but not for vowel discrimination. Length of cochlear implant use sign ificantly affected vowel processing at the neurophysiologic level, although not systematically.

In questo lavoro viene indagato l’utilizzo di italiano e dialetto in chat e Instant Messeger (IM) nell’area salentina. Dai risultati emerge che il dialetto rappresenta una lingua-risorsa, in grado di sopperire alla mancanza dei tratti paralinguistici e soprasegmentali presenti nelle interazioni dialogiche faccia a faccia. Ciò avviene nonostante la tecnologia si sia evoluta a tal punto da migliorare il livello della comunicazione, soprattutto in funzione di una sempre più verosimile simulazione dell’oralità. Tuttavia le possibilità offerte dal sistema digitale non hanno impedito che il dialetto venisse percepito da chi sfrutta il mezzo come lo strumento più idoneo a riprodurre in alcune circostante la mimesi del parlato reale, a dimostrazione forse che sulla terraferma il dialetto la fa ancora da padrone.

Le neuroscience cognitive del linguaggio rappresentano uno stimolante settore di ricerca che soffre di problemi epistemologici e metodologici irrisolti. I risultati ottenuti sino ad ora sono frammentati, ed è difficile raggiungere un’unità di analisi intorno all’oggetto di studio. Questa situazione sta portando a un pericoloso riduzionismo che consiste nell’associare direttamente computazioni linguistiche ipotizzate teoreticamente a computazioni neurobiologiche. Purtroppo queste due entità sono al momento ontologicamente incommensurabili. Il problema consiste nella manca di una teoria linguistica verificabile tramite tecniche neurofisiologiche o di neuroimaging. In questo lavoro si cerca di individuare i principali problemi che impediscono lo studio integrato di linguaggio e cervello e si propone un possibile programma interdisciplinare al fine di sviluppare una teoria in grado di fare predizioni sui processi neurali che caratterizzano le basi biologiche del linguaggio.

This study tests the ability of a group of Salento Italian undergraduate students that have been exposed to L2 in a scholastic context to perceive British English second language (L2) vowel phonemes. The aim is to verify if the Perceptual Assimilation Model could be applied to them. In order to test their ability to perceive L2 phonemes, subjects have executed an identification and an oddity discrimination test. The results indicated that the L2 discrimination processes are in line with those predicted by the PAM, supporting the idea that students with a formal L2 background are still naïve listeners to the L2.