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Questo articolo intende esaminare l’importanza dell’abbigliamento e dei vestiti in Balzac, in particolare le diverse tenute del personaggio Vautrin fin dalla sua prima apparizione nel “Père Goriot” (1834), passando per le “Illusions perdues” (1835-1843) e fino a “Splendeurs et misères des courtisanes” (1838-1847); frattanto, Vautrin ha preso anche a calcare le scene in una pièce omonima rappresentata nel 1840. Attraverso uno studio che tiene conto dell’analisi della descrizione e delle sue implicazioni psicoanalitiche, si mostra come l’uso del vestito serva da tramite alle “dé-robades” della diegesi. This article aims to examine the importance of clothing in Balzac, especially the different accoutrements of the character of Vautrin from his first appearance in the " Père Goriot " (1834), through the "Illusions perdues" (1835) -1843) and up to " Splendeurs et misères des courtisanes" (1838-1847); meanwhile Vautrin became the character of a homonymous pièce represented in 1840. Through a study that takes into account the analysis of the description and its psychoanalytic implications, it is shown how the use of clothing serves the diegetic "dé-robade". Cet article se propose d’examiner l’importance de la tenue vestimentaire chez Balzac, en particulier les différents accoutrements du personnage de Vautrin dès sa première apparition dans le “Père Goriot” (1834), en passant par les “Illusions perdues” (1835-1843) et jusqu’à “Splendeurs et misères des courtisanes” (1838-1847); entre-temps Vautrin est aussi monté sur les planches dans une pièce homonyme représentée en 1840. A travers une étude qui tient compte de l’analyse de la description et de ses enjeux psychanalytiques, l’on montre comment l'emploi du vetement sert de truchement à la "dé-robade" diégétique.

G. de La Landelle, è stato marinaio, ha pubblicato numerosi romanzi e poesie su argomenti marittimi, ma è stato anche filologo avveduto e precursore nel campo del linguaggio dell'aviazione. Nell' opera "Le Langage des marins" vuole dimostrare che la lingua della marina non è un 'argot' nè un linguaggio volgare o anche solo per specialisti, ma piuttosto una lingua di specialità che armoniosamente si esprime secondo i canoni della lingua generale in un fecondo interscambio tra le parole che vanno dalla terra verso il mare e viceversa.