Search

Many Italian women writers have written from cells, prisons and insane asylums. The mystic Maddalena de’ Pazzi, Goliarda Sapienza’sL’università di Rebibbia, Luce d’Eramo’sDeviazione, Fabrizia Ramondino’sPassaggio a Trieste,describe imprisoned bodies that reach freedom thanks to other women. In this context Gramsci’sLettere dal carcereis an important model., Molte scrittrici italiane hanno scritto da spazi chiusi come le celle dei conventi, delle carceri e dei manicomi, elaborando strategie narrative che hanno loro permesso di farne motivo di libertà anche scandalosa. La mistica Maddalena de’ Pazzi, Goliarda Sapienza de L’università di Rebibbia, Luce D’Eramo di Deviazione, fino ad arrivare a Fabrizia Ramondino di Passaggio a Trieste, descrivono reclusioni in cui gli spazi di libertà sono sovente spazi conquistati grazie alle altre coprotagoniste delle loro narrazioni: le consorelle di Maddalena de’ Pazzi, le altre recluse di Goliarda Sapienza, le coautrici della narrazione di Ramondino. L’interlocuzione con la tradizione precedente, in cui il modello delle Lettere dal carcere di Gramsci svolge un ruolo preminente, permette di evidenziare anche il distacco originale da essa.

Il volume ha origine da un convegno della Società Italiana delle Letterate che ha avuto luogo a Genova nel 2011 e dedicato alle figure femminili protagoniste della letteratura e di altre forme della narrazione culturale, per le quali si è voluto coniare il neologismo "personagge". Il saggio è dedicato alla protagonista del romanzo di Goliarda Sapienza, L'arte della gioia, che ha nome Modesta, e al rapporto che intrattiene con la tradizione letteraria a firma di scrittrici del Novecento italiano. In particolare si riattraversano le opere di Sibilla Aleramo, Alba de Céspedes, Paola Masino, per arrivare fino a Alice Ceresa e Carla Lonzi, tutte antecedenti a Goliarda Sapienza.

Il contributo è dedicato alla scrittrice Goliarda Sapienza e al suo rapporto con il canone della letteratura italiana, in relazione al quale il contributo dato dalla scrittrice al letteratura del Novecento si evidenzia in virtù della critica letteraria femminista che posiziona le sue opere in un contesto di innovazione e indubbia originalità espressiva

Il contributo esamina lettere e liriche della poeta Veronica Gambara individuando ricorsività e dialogicità letteraria e più ampiamente culturale con poete e scrittori del suo tempo tra i quali Aretino e in particolar modo Pietro Bembo, del quale Gambara risulta interlocutrice autorevole e inventrice originale di stilemi che saranno poi ripresi da Bembo stesso.

Il contributo è dedicato alle Rime di Ariosto e alla sua collocazione storico culturale tra Ferrara, Venezia e Roma, in relazione al Vat. Ross. 639 (a suo tempo individuato da Cesare Bozzetti) e a un progetto libro di rime che presenta caratteri di contiguità con Benedetto da Cingoli e Serafino Aquilano.

Il saggio è dedicato a indagare forme di narrazione epica in alcune opere di scrittrici del Novecento italiano. Dopo aver ripercorso i tratti delle definizione aristotelica di epos si è affrontata la "stramba epopea" di Elsa Morante, l'epica invettiva di Paola Masino, l'epica levantiva di Fausta Cialente, l'epica della gioia di Goliarda Sapienza.

International audience

L’intervento dialoga con i contributi dei volumi a cura di Francesco Fiorentino e Domenico Fiormonte e con il libro di Massimo Riva a partire dall’esperienza della critica letteraria femminista italiana. Il suo diverso posizionamento rispetto alle opere delle scrittrici ha permesso l’articolarsi di un percorso che ha decostruito il canone della tradizione letteraria italiana e l’affermarsi di posizioni critiche non più astratte e monologiche, ma situate a partire dal soggetto e dalla sua componente relazionale. Le opere delle scrittrici italiane si rappresentano infatti come un corpo testuale dall’alta densità materica, che sposta sul soggetto e sul suo stile dell’enunciazione le questioni di mobilità del testo, sia esso virtuale o cartaceo. This paper dialogues with the contributions included in Francesco Fiorentino and Domenico Firomonte’s edited volumes and Massimo Riva’s book from the point of view of feminist literary criticism. This diverse positioning in relation to the work of women writers has allowed feminist criticism to develop a path that has deconstructed the Italian literary canon and the promotion of critical stances that are no longer abstract or monologic, but rather situated in the point of view of the subject and its relational component. Works by Italian women writers present themselves as a body of texts of high material density that transfer questions of textual mobility both within digital and print culture onto the subject and its style of enunciation.

La riflessione critica che a partire dagli anni Settanta del Novecento ha dedicato la propria ricerca alle voci e scritture di donne presenta oggi caratteri maturi per una articolazione del canone letterario, a partire dall'esperienza rinascimentale, altra e diversa, utile al costituirsi di una tradizione culturale europea anche in chiave comparatistica.

I racconti a firma di scrittrici tra Otto e Novecento godono di scarsa fortuna critica per la particolarità della loro strutturazione narrativa: l'intervento attraverso l'analisi di alcune tipologie di racconti a firma di scrittrici italiane propone categorie critiche che permettano la loro valorizzazione e giusta collocazione nella letteratura italiana

Il ruolo delle "femine omicide" nell'Orlando Furioso, a confronto con la mitopoiesi nelle fonti classiche e grazie alla mediazione umanistico-rinascimentale, si dimostra essere momento fondativo di una modernità che Ariosto rappresenta in modo esemplare.

Il saggio colloquia con le riflessioni sull'epistolografia femminile di Giovanna Rabitti e propone alcune ulteriori elementi di intepretazione critica.

Il saggio è dedicato all'Arte della gioia di Goliarda Sapienza e ne indaga il rapporto con la tradizione letteraria del Novecento.

La produzione letteraria della Sardegna presenta i caratteri di un laboratorio di questioni e tematiche che attraversano in vario modo e a vario titolo la letteratura italiana del Novecento, da quella relativa al rapporto con la lingua madre a quella relativa al rapporto con la tradizione. Le varie tipologie di scritture che vengono analizzate in questo volume divengono narrazione di un rapporto con la terra materna sempre complesso e ricco di articolazioni, tanto più se si tratta di un'isola come nel caso della Sardegna, che diviene però emblematica di questioni importanti per l'Italia tutta.

L'opera di Grazia Deledda, unica scrittrice italiana premio Nobel per la letteratura, è al centro di un vasto movimento di rilettura e revisione critica: il saggio indaga la novità della scrittura deleddiana e gli elementi della consapevolezza della scrittrice al proposito, oltre che il suo costituirsi a modello delle scrittrici successive.

Salvatore Mannuzzu è ritenuto il più autorevole scrittore della Sardegna: il saggio rilegge il suo romanzo "Alice" in relazione alla vasta produzione letteraria dello scrittore e mediante categorie interpretative quali quelle dell'ekfrasis, della reiterazione come figura di stile, e quella della Sardegna come Oriente.

Il saggio ripercorre da Aleramo a Banti e Masino i tratti costitutivi del diventare scrittrici in Italia tra Otto e Novecento.

Un’ampia ricognizione nella scrittura di autrici di epoche e culture diverse – dalla letteratura italiana di Ottocento e Novecento a quella Palestinese dei Territori occupati, dai “classici” a romanzi di autrici contemporanee – riformula radicalmente le definizioni di “romanzo di formazione”.

L'introduzione ripercorre le questioni critiche che hanno determinato il percorso del volume e la novità della proposta critica rispetto alla forma del Bilsdungsroman così come la tradizione ce lo consegna.

L'introduzione ripercorre le questioni critiche che hanno determinato il percorso del volume e la novità della proposta critica rispetto alla forma del Bilsdungsroman così come la tradizione ce lo consegna.

Si tratta dell'introduzione ai primi risultati del lavoro di un gruppo di ricerca sul binomio letteratura e scrittura tra scuola e università

Riferendosi alle categorie di "geografia e storia" della letteratura italiana che si devono a Carlo Dionisotti, il saggio connette il gruppo veneziano che fece capo a Pietro Bembo nella svolta tra Quattro e Cinquecento e composto da Trifon Gabriele, Tommaso poi Paolo Giustiniani, Vincenzo (Pietro) Quirini e altri, con Roma e la corte pontificia, rispetto cui il Sacco del 1527 costituì limine e frattura di un sogno composito e sovraregionale.

Dedicato a "Nascita e morte della massaia" di Paola Masino.