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Quali logiche e pratiche adottate dai pastori possono insegnarci ad affrontare l’incertezza causata dalla pandemia del Coronavirus? Per i pastori l’incertezza non è iniziata con il Covid-19, fa parte della vita quotidiana. Forti siccità, inondazioni, malattie animali, l’improvviso crollo dei prezzi, un aumento del prezzo di mangimi o gasolio. Il pastoralismo, l’allevamento semi-estensivo del bestiame, è un sistema di produzione costretto ad adattarsi tutti i giorni alle variabili di ecosistemi difficili. Vari esempi di pratiche da sempre utilizzate come meccanismi di resilienza includono strategie come l’autoproduzione, la vendita tramite reti locali e regionali, la collaborazione nel lavoro, investimenti in un futuro contingente etc. Ma con la modernizzazione e la razionalizzazione del comparto, queste pratiche sono state disincentivate o addirittura diventate illegali, incrementando i costi per le aziende e sfavorendo soprattutto la piccola produzione in favore di un sistema alimentare tarato prevalentemente sull’export internazionale. È proprio la piccola produzione che ha pagato i costi più alti durante la pandemia globale che ha raggiunto il suo apice a Marzo del 2020. In questo articolo le autrici ripercorrono alcune cronache dei pastori sardi durante il Covid-19, sottolineando come essi, già abituati a vivere nell’incertezza, abbiano affrontato questa nuova sfida globale ed evidenziando cosa si può imparare dai pastori, esperti nella gestione dell’incertezza.