Search

Healthcare-associated infections (HAIs) surveillance is an essential part of any infection prevention and control programme. Repeated point prevalence surveys (PPSs) according to European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) protocol have been implemented in all Friuli Venezia Giulia (FVG) region (Italy) acute hospitals to reduce and control HAIs.Using the repeated PPSs within a regional-healthcare system (RHS) to promote and evaluate infection prevention and control (IPC) programmes.The standard versions of the ECDC PPS protocols were used in all four surveys (2011, 2013, 2015, 2017). All RHS public and private accredited hospitals were involved within the 'safe care network' programme.The numbers of surveyed patients in the four PPSs were 3172, 3253, 2969 and 3036, respectively. Prevalence of HAIs and antimicrobial use (AU) decreased significantly from 2011: HAIs (P0.05) 7.1%, 6.3%, 5.5%, 5.8% and AU (P0.01) 40.4%, 39.2%, 36.0%, 37.2%, respectively. The appropriateness of duration of surgical prophylaxis increased significantly (24 h increased through surveys related to one in 2011: odds ratio (OR), 95% confidence interval (CI) 1.29, 0.92-1.81; 1.95, 1.31-2.91; 1.78, 1.20-2.64, respectively). The most frequently detected HAIs were: bloodstream, urinary tract, pneumonia and surgical site (more than the 70% of HAIs in each PPS).The FVG regional approach to HAIs and AU surveillance was able to contribute to reduce prevalence over a 7-year period. Furthermore, it was able to keep hospital attention on HAIs and AU through the years and to guarantee a standardized and comparable evaluation of HAIs and AU burden in all RHS hospitals, as well as impacting on HAIs and AU regional programmes.

La ricerca analizza lo stato dell'arte della comunicazione di informazioni di carattere non finanziario e di informazioni sulla diversità da parte di talune imprese e di taluni gruppi di grande dimensione, prima che la Direttiva 95/2014 UE diventi obbligatoria in Italia, a partire dall’anno finanziario 2017. Lo studio si riferisce all'area di Forlì e Cesena e riguarda gli enti di interesse pubblico di questa zona, così come indicato dalla Direttiva 95/2014 e dallo schema italiano di recepimento della Direttiva, includendo banche, società quotate e altre società. Si è studiata la diffusione di tale comunicazione nell'area di Forlì-Cesena, i contenuti di tale comunicazione, i mezzi usati per comunicare le informazioni non finanziarie e sulla diversità. Lo studio si propone di osservare se gli enti di interesse pubblico che saranno interessati da questa legislazione (le dichiarazioni di carattere non finanziario saranno sviluppate a partire dal 2018 con riferimento al 2017) hanno iniziato il percorso verso la comunicazione, come previsto a livello UE. Inoltre, questa studio sottolinea le conseguenze dell'introduzione della Direttiva con riferimento alle PMI. Infatti, se il contributo delle PMI è considerato "proporzionato" nella "catena di fornitura e subappalto" (considerando (6) e (8) della Direttiva) della impresa principale che deve sviluppare informazioni non finanziarie e sulla diversità, anch’esse dovranno essere in grado di comunicare le informazioni non finanziarie all’impresa che deve realizzare tale dichiarazione. Pertanto, la comunicazione come richiesta dalla Direttiva avrà anche conseguenze sulle piccole e medie imprese, specialmente quando fanno parte della catena di approvvigionamento degli enti di interesse pubblico, nel qual caso sono tenute a fornire informazioni all’ente di interesse pubblico, in modo tale che quest'ultimo possa soddisfare i requisiti di comunicazione, se il loro contributo è opportuno e proporzionato, per prevenire e attenuare le ripercussioni negative esistenti e potenziali. Pertanto, la comunicazione di informazioni non finanziarie è vista come un'opportunità che dovrebbe essere riconosciuta dalle PMI e sfruttata per essere competitive e poter far parte della catena di subfornitura degli enti di interesse pubblico. Sulla base dei dati disponibili forniti dalla Camera di Commercio di Forlì e Cesena nel 2016 e secondo i criteri specificati dalla Direttiva e dallo schema del decreto legislativo 252 emesso poi nel 2016, solo quattro enti di interesse pubblico, in questa specifica area d'Italia, devono adottare la comunicazione di carattere non finanziario e sulla diversità. A tutte e quattro gli enti di interesse pubblico sarà richiesto di allinearsi. Questo requisito si estende anche alle PMI che si trovano nella loro catena di approvvigionamento laddove sono "pertinenti e proporzionate, le catene di fornitura e di subappalto", considerando (6). Pertanto, anche le PMI saranno tenute a comunicare informazioni non finanziarie e sulla diversità. Solo l’azienda "N" è completamente allineata nella misura in cui ha pubblicato un report di sostenibilità separato di 202 pagine, supportato da un audit specifico. L'impresa "I" non comunica in un rapporto separato, né utilizza linee guida specifiche, né fornisce un social audit. Tuttavia, l’azienda "I" comunica alcune informazioni non finanziarie nel suo sito web. Invece le altre due aziende non sono ancora allineate al requisito della comunicazione di carattere non finanziario e sulla diversità.

Il capitolo si propone di analizzare la rilevanza della Direttiva 2014/95/UE e di approfondire se i suoi contenuti possono essere d’aiuto alle aziende nel realizzare un comportamento più trasparente e sostenibile, attento agli aspetti sociali ed ambientali. La domanda di ricerca che è stata oggetto di questo studio è la seguente: i contenuti della Direttiva 2014/95/UE sono sufficienti per garantire una gestione (e quindi una successiva rendicontazione) aziendale, attenta anche al tema della sostenibilità, comprensiva pertanto degli aspetti sociali e ambientali, in maniera tale che le aziende possano contribuire positivamente, o meno negativamente, ad uno sviluppo sostenibile? Per rispondere alla domanda di ricerca si analizzano gli aspetti più rilevanti della Direttiva, che dovrebbero essere espressi nella Dichiarazione non finanziaria introdotta da tale normativa quadro e che è in corso di recepimento in Italia. L’analisi della Direttiva, in chiave critica, è supportata dall’analisi della relativa letteratura inerente la rendicontazione di sostenibilità ed è tesa a indicare aspetti che possono essere considerati durante la fase di recepimento della Direttiva e, in futuro, per riconsiderare alcuni contenuti della Direttiva stessa e/o del Decreto Legislativo relativo al suo recepimento in Italia. Lo studio è articolato come segue. Il secondo paragrafo concerne l’iter di adozione della Direttiva da parte degli Stati membri e alcuni aspetti salienti che la caratterizzano. Il terzo paragrafo individua i contenuti rilevanti della Direttiva e le relative criticità, proponendo alcuni spunti di discussione sulla Direttiva. Il quarto paragrafo conclude riassumendo i risultati principali dell’analisi svolta ed esprimendo alcune riflessioni che potranno essere utili ai policy maker e agli studiosi per sviluppare ricerche future.

Internationally, social and sustainability reporting has been widely debated (Adams and McNicholas 2007), both within the academic literature and at a political and practical level. Within this debate, the accounting and reporting techniques used are also central to discussions about sustainability (Unerman, Guthrie, and Striukova 2007). The various Global Reporting Initiative (GRI) guidelines (GRI 2006) are of particular interest because of their attempts to provide an international framework of reporting for all types of organisations. In Italy, a recent study demonstrated that there is a trend for Italian local governments to produce social reports, with 14 percent of municipalities and 38 percent of provinces producing social reports in 2005 (Siboni 2007). The current study aims to explore the social reporting in a selection of “better practice” Italian local government organisations and, in particular, to observe what has and has not been reported in comparison to the GRI guidelines. It uses an analytical framework developed in a prior study, in which the voluntary sustainability practices of a sample of Australian public sector organisations were examined (Guthrie and Farneti 2008). The specific research questions considered are: 1. What has been reported in Italian local government social reports? 2. What has or has not been reported in terms of the GRI guidelines? This examination of Italian local government organisations establishes that their stand-alone social reports are actually “social reports” in name only. There were relatively few environmental, social, labour, product, or wider societal disclosures when compared to the GRI guidelines.