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Giulia Fiorini,1 Angelo Zullo,2 Luigi Gatta,3 Valentina Castelli,1 Chiara Ricci,3 Francesca Cassol,4 Dino Vaira11Department of Clinical Medicine, University of Bologna, Italy; 2Gastroenterology and Digestive Endoscopy, 'Nuovo Regina Margherita' Hospital, Rome, Italy; 3Versilia Hospital, Lido di Camaiore, Italy; 4School of Gastroenterology, University of Ferrera, Ferrera, ItalyAbstract: Helicobacter pylori infection remains widespread internationally, with a definite morbidity and mortality. The efficacy of standard 7–14 day triple therapies is decreasing, mainly due to increasing primary bacterial resistance to antibiotics. Currently, the most effective treatments are either the sequential regimen or the concomitant therapy. Different patents have been registered showing high bactericidal effects in vitro, some of which are active against clarithromycin- and metronidazole-resistant strains, even at low pH values. Among these novel molecules, benzimidazole-derivatives, polycyclic compounds, pyloricidin, and arylthiazole analogues seem to be the more promising. The identification of essential genes for either bacterial colonization or growth represents a route for potential target therapies in the near future.Keywords: Helicobacter pylori therapy, new antibiotic agents

Background First-line Helicobacter pylori therapy fails in more than 20% of patients. Quadruple therapy is the suggested second-line therapy, but bismuth salts are not anymore available worldwide. This study aimed to assess the efficacy of a levofloxacin–amoxycillin triple therapy as a second-line treatment, and the role of primary levofloxacin resistance. Methods Forty patients, in whom first treatment with either standard 10-day triple or sequential therapy had failed, received 10-day triple therapy with rabeprazole (20 mg b.d.), levofloxacin (250 mg b.d.), and amoxycillin (1 g b.d.). Cure rates were evaluated by the 13 C-urea breath test. Primary levofloxacin resistance was detected by culture. Results Bacterial culture was available in 33 (82.5%) out 40 patients, and primary levofloxacin resistance was detected in 10 (30.3%) patients. Overall, 33 of 40 patients accepted to participate in this study, and all returned for follow-up after therapy. Compliance to the therapy was safe except 1 patient only who stopped earlier the treatment due to side effects (oral candidiasis). H. pylori infection was eradicated in 24 patients, accounting for a 72.7% (95% CI: 57–88) eradication rate at both intention-to-treat and per protocol analyses. The eradication rate was higher in patients harbouring levofloxacin-susceptible than resistant strains (75% versus 33.3%; P = 0.074). Conclusions The eradication rate achieved by a levofloxacin-based re-treatment seems to be decreasing, and its efficacy is reduced in presence of levofloxacin resistance.

L’infezione da H. pylori è la causa principale della maggior parte delle ulcere peptiche (gastriche e duodenali) e dei MALT-linfomi gastrici a basso grado di malignità. Sebbene l’associazione tra H. pylori e la dispepsia non ulcerosa sia ancora dibattuta, due recenti meta-analisi hanno chiaramente dimostrato un significativo guadagno terapeutico nel curare l’infezione in questi pazienti. Inoltre, un recente studio prospettico e randomizzato, che ha coinvolto 500 pazienti dispeptici seguiti per 6,7 anni, ha dimostrato che l’eradicazione batterica in questi pazienti determina un vantaggio sul piano costo-efficacia a lungo termine. Per quanto concerne il possibile ruolo di H. pylori nella patogenesi di alcune patologie extra-digestive (cardiopatia ischemica, fenomeno di Raynaud, cefalea, orticaria cronica, acne rosacea ed encefalopatia epatica) i dati sono molto controversi e, generalmente, negativi se si eccettuano alcune forme di piastrinopenia autoimmune ed alcune forme di anemia sideropenica. Ad oltre 20 anni dalla sua identificazione, non disponiamo ancora oggi di una terapia in grado di curare l’infezione da H. pylori in tutti i pazienti. Secondo le attuali Linee Guida europee, un trattamento “ideale” dovrebbe essere efficace (eradicazione >90%), ben tollerato, di breve durata e, per quanto possibile, di basso costo. Una triplice terapia di 7 giorni, comprendente un inibitore della pompa protonica, la claritromicina e l’amossicillina o il metronidazolo è stata designata come trattamento “standard” di prima linea. Tale combinazione di farmaci, generalmente ben tollerata, di breve durata e di basso costo, è risultata essere molto efficace in diversi studi effettuati principalmente nella prima metà degli anni ’90. Tuttavia, vi è una crescente evidenza che l’efficacia di questi schemi di trattamento sia in progressiva diminuzione. Infatti, in un’ampia meta-analisi che ha incluso 5.866 pazienti, è stato calcolato che la percentuale di eradicazione batterica con le triplici terapie standard è pari al 79% . In studi più recenti, eseguiti in diversi paesi europei, è stata osservata una probabilità di successo terapeutico notevolmente più bassa, con percentuali di eradicazione talvolta inferiori al 45%. L’efficacia della triplice terapia è risultata altrettanto deludente quando è stata utilizzata al di fuori di studi controllati. Infatti, da un’interessante osservazione italiana è emerso che la percentuale di eradicazione batterica raggiunta dalle triplici terapia standard nella pratica clinica è solo del 6176%. La riduzione dell’efficacia di queste terapie potrebbe dipendere, almeno in parte, dallo sviluppo di resistenza batterica agli antibiotici che sembra essere in aumento, soprattutto nei confronti della claritromicina e del metronidazolo. Questi dati suggeriscono chiaramente quanto sia necessario poter disporre di nuovi schemi di trattamento più efficaci per fronteggiare in maniera adeguata l’infezione batterica cronica più diffusa al mondo.