BALDONI, FRANCO, BENASSI, MARIAGRAZIA, BALDARO, BRUNO, E. Facondini, M. Minghetti, L. Ceccarelli, ASSOCIAZIONE ITALIANA DI PSICOLOGIA (AIP), F. Baldoni, M. Benassi, E. Facondini, M. Minghetti, L. Ceccarelli, and B. Baldaro
Nel periodo perinatale i disturbi affettivi materni sono molto frequenti, ma per molto tempo la letteratura si è limitata a considerare quasi esclusivamente la madre. Ricerche recenti, invece, hanno evidenziato che la presenza di un padre preoccupato, troppo emotivo o depresso costituisce uno svantaggio per l’equilibrio psicologico della propria compagna e per il buon andamento del rapporto tra madre e bambino. Per studiare la correlazione tra alcuni aspetti psicologici e comportamentali di madri e padri durante il periodo perinatale, è stato considerato un campione di 45 coppie valutate dal secondo trimestre di gravidanza al primo trimestre dopo il parto. In quattro occasioni (al V mese e VIII mese di gravidanza, a 3-6 giorni dal parto e al III mese dopo il parto) a tutti i soggetti sono stati somministrati: CES-D, Symptom Questionnaire, Illness Behaviour Questionnaire e Perinatal Couple Questionnaire. Dopo il parto, le madri e i padri sono stati suddivisi in due gruppi in base alla manifestazione nella madre di un’alterazione affettiva nei dieci giorni successivi al parto (Maternity Blues, Depressione Post-Partum). L’analisi statistica, confermando dati emersi da ricerche recenti, ha evidenziato che in questo periodo i padri manifestano alterazioni emotive con oscillazioni correlate alla sofferenza materna. I padri le cui compagne hanno sofferto di disturbi affettivi durante il post-partum, inoltre, sono risultati significativamente più depressi, ansiosi e irritabili, con la tendenza a manifestare la sofferenza sotto forma di sintomatologia somatica e a essere preoccupati per la propria salute e per il ruolo paterno. Nel periodo che va dalla gravidanza all’anno successivo alla nascita del bambino, quindi, gli interventi psicologici dovrebbero riguardare non solo la madre, ma entrambi i genitori e, nelle situazioni maggiormente a rischio, considerare un aiuto psicoterapeutico di coppia o individuale finalizzato a ridurre la sintomatologia depressiva e ansiosa, le preoccupazioni ipocondriache e le difficoltà genitoriali.