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L’imitation de la langue parlée que laissent entrevoir certains romans représente une ressource intéressante pour l’apprentissage de la langue voisine. De ce constat l’objectif du travail d’une partie de notre thèse de doctorat a cherché à mettre en place un dispositif pédagogique auprès d’élèves de lycée en France permettant d’utiliser des extraits littéraires comme support pour l’apprentissage de la langue italienne dans sa diversité. Cet article présentera le travail d’une séance effectuée sur le thème du lexique à travers un extrait du roman de Giuliano Pavone, L’eroe dei due mari (2010). L’analyse de fragments d’interactions récoltés en classe permettra de présenter le potentiel didactique d’un tel matériel pour l’apprentissage de la langue voisine, mais également en tant que potentiel réflexif sur la langue première. L’imitazione della lingua parlata in alcuni romanzi rappresenta un’interessante risorsa per l’apprendimento della lingua vicina. A partire da questa constatazione l’obiettivo di una parte del lavoro della nostra tesi di dottorato è stato quello di creare un dispositivo pedagogico per alunni della scuola superiore in Francia usando questi estratti come materiale didattico per il loro apprendimento della lingua italiana nella sua diversità. Questo articolo presenterà il lavoro in classe durante un corso sul tema del lessico attraverso un estratto del romanzo di Giuliano Pavone, L’eroe dei due mari (2010). L’analisi dei frammenti di interazioni raccolti in classe illustrerà il potenziale didattico di tale materiale per l’apprendimento della lingua vicina, ma anche come potenziale reflessivo sulla lingua prima.

L’article se propose d’envisager l’utilisation des dialectes en poésie pendant la deuxième moitié du XXe siècle, au moment où ceux-ci vont passer au second plan par rapport à l’italien, langue institutionnelle. En effet, en poésie, au contraire, les dialectes deviennent un instrument très utilisé selon différentes fonctions. Par la prise en considération d’un corpus d’auteurs majeurs et mineurs de la scène poétique (Pasolini, Zanzotto, Anedda, Loi, Noventa, Scataglini), nous mettons en évidence la fonction métalinguistique du dialecte, liée d’une part à sa dimension maternelle et originelle, et, d’autre part à sa dimension populaire. Dans le premier cas, le dialecte vise à s’éloigner de la dimension corrompue de la société contemporaine et de l’italien, langue officielle. Dans le deuxième cas, il représente une voix polémique, utilisée dans une perspective anti-institutionnelle et idéologique. Dans les deux cas nous montrons que l’on constate chez ces auteurs une volonté d’écrire en dialecte pour, grâce à sa potentialité métaphorique, exprimer une opposition explicite au présent. L’articolo intende prendere in esame come, nel momento in cui l’italiano si afferma come lingua nazionale a discapito dei dialetti, questi trovino invece grande spazio in poesia, utilizzati con molteplici funzioni. In particolare, a partire da alcuni esempi tra autori maggiori e minori della seconda metà del Novecento (Pasolini, Zanzotto, Anedda, Loi, Noventa, Scataglini), si vorrà mettere in evidenza un particolare uso metalinguistico del dialetto, che prevede da un lato il recupero di una lingua originaria e materna, dall’altro di una lingua che viene dal basso. Nel primo caso lo scopo è quello di cercare in poesia uno spazio incontaminato lontano dalla corruzione della società e dell’italiano, lingua istituzionale. Nel secondo caso, il dialetto viene utilizzato con una vis polemica e di lotta politico-ideologica. In entrambi i casi si riscontra l’esplicita volontà di impiegare il dialetto in funzione antistituzionale e metaforicamente comunicativa.

Cet article, dont le titre fait référence à un album du groupe de raggamuffin marseillais Massilia Sound System a comme but d’analyser l’usage du dialecte dans la chanson italienne contemporaine. Les dialectes, bien qu’ils soient souvent associés, de façon réductrice, aux chants folkloriques traditionnels, ont subi une évolution significative au fil des ans. En effet, ils ont tout d’abord pu s’affranchir de la dimension culturelle rurale et populaire dans laquelle la langue officielle les avait relégués, pour se configurer comme une ressource linguistique supplémentaire face à la langue officielle qui est encore perçue par beaucoup d’Italiens comme inventée, élitiste et imposée. Bien sûr cet article n’a pas prétention d’exhaustivité : le sujet est trop vaste. Il doit être donc lu comme un point de départ pour d’autres réflexions. Après une brève reconstitution historique des processus de formation des langues officielles européennes, nous proposerons une réflexion sur la différence entre langue et dialecte en mettant l’accent sur l’Italie et de sa spécificité en tant que terre de dialectes. Nous nous concentrerons ensuite sur le dialecte napolitain, son évolution, sa « renaissance » et son utilisation dans les chansons contemporaines. Questo articolo, il cui titolo è preso in prestito da un album del gruppo raggamuffin marsigliese Massilia sound System ha come obiettivo di interrogare l’uso del dialetto nella canzone contemporanea italiana. Sebbene spesso associati – in modo riduttivo – ai canti folkloristici tradizionali, i dialetti hanno subito un’evoluzione significativa nel corso degli anni arrivando ad affrancarsi dalla dimensione rurale e popolaresca in cui la lingua ufficiale li aveva relegati. I dialetti sono oggi in una risorsa linguistica supplementare rispetto alla lingua nazionale, percepita ancora da molti italiani come inventata, elitista, imposta. Dopo una breve ricostruzione storica dei processi di formazione delle lingue ufficiali europee, proporremo una riflessione sulla differenza tra lingua e dialetto, mettendo l’accento sullo Stivale e sulla sua specificità in quanto terra di dialetti. Ci concentreremo in seguito sul dialetto napoletano, sulla sua evoluzione, il suo “rinascimento” e il suo utilizzo nella canzone contemporanea. Consci tuttavia che si tratti di un argomento ampio e complesso per poter essere riassunto in poche pagine, questo articolo non si propone come esaustivo o esauriente quanto come un punto di partenza per ulteriori riflessioni.

«L’Alfabeto e senza dubbio il componimento piu alto e compiuto della produzione pavana del ’500»: con queste parole Marisa Milani introduce il testo dell’Alfabeto dei villani pavano pubblicato all’interno del suo volume di Antiche rime venete. Trascorsi piu di vent’anni da questo giudizio – ripreso piu recentemente anche da Ivano Paccagnella nell’introduzione al Vocabolario del pavano – non si e piu tornati sull’Alfabeto; tuttavia, l’altissima qualita del pezzo e i vari problemi ancora aperti...

Oggi, la situazione delle lingue regionali solleva molti interrogativi, in particolare per quanto riguarda le zone linguistiche cardine e di transizione, come il dipartimento delle Alpi Marittime. Zona di contatto linguistico tra il francese, l'italiano e pi� precisamente il ligure - presente fino a Mentone, dove � in transizione con il provenzale - la valle della Roia � un territorio plurilingue e pluriculturale complesso : al di l� dei conflitti di identit� e dell'urgenza di salvaguardare le lingue attraverso la loro trasmissione in associazione, uno dei problemi pi� spinosi resta la classificazione linguistica delle lingue locali. Infatti, anche se il territorio della valle � ufficialmente considerato come una zona occitana, i linguisti si oppongono fermamente a un'appartenenza ligure-alpina. Da un punto di vista sociolinguistico, il nostro obiettivo sar� quello di andare oltre le considerazioni puramente linguistiche per far emergere le rappresentazioni dei parlanti della loro cultura e del parlare con loro.

Diese Arbeit beschäftigt sich mit Mehrsprachigkeit in Südtirol, eine Provinz in Norditalien die aufgrund historischer Entwicklungen drei Sprachgruppen beherbergt. Die deutsche, italienische und ladinische Kultur und Sprache treffen auf dem Gebiet aufeinander, was die Frage der Identitätszugehörigkeit der Bewohner teilweise schwierig macht. Die Arbeit skizziert, welche Formen der Mehrsprachigkeit in Südtirol auftreten und wie sich diese auf das Sprachverhalten und die Spracheinstellung der Südtiroler*innen auswirken. Die Außen- und Innenperspektiven auf Mehrsprachigkeit in der Provinz wird gezeigt, wobei letztere anhand einer empirischen Studie mittels Fragebogen und Interviews einen Einblick in die Sprachbiographien, die Spracheinstellung und den Sprachgebrauch der Befragten bietet. Die Ergebnisse der Studie zeigen, dass die ethnische Identität für viele Menschen einen hohen Stellenwert einnimmt, die Sprache dabei eine zentrale Rolle spielt und die Frage nach Zugehörigkeit sehr individuell und sprachbiographisch zu beantworten ist., This thesis discusses multilingualism in South Tyrol, a province in northern Italy which, due to historical developments, is home to three language groups. The German, Italian and Ladin culture and language meet in the area, which makes the question of the identity of the inhabitants sometimes difficult. The work sketches which forms of multilingualism occur in South Tyrol and how they affect the language behaviour and attitude of South Tyroleans, by showing the external and internal perspectives on multilingualism. The empirical study consists of questionnaires and interviews and focusses an insight into the language biographies, language attitudes and language use of the participants. The results of the study show that ethnic identity is of great importance to many people, that language plays a central role in this, and that the question of belonging can only be answered very individually and language biographically.

In this paper we describe the distribution of propredicative clitics in nominal copular constructions across different Italo-romance varieties. Different lexical items are recruited from the lexicon to cliticize the predicative NP, all of them either lack inflection or show a neuter inflection: the ‘uninflected’ status of propredicatives, in fact, is an available option among the categorical status of different pronouns. The characteristics of propredicatives across Italo-Romance confirms the predictions of the analysis of Moro (1997: 1) copular constructions allow only one agreement projection (agreement with the subject of the copular sentence and not with the predicate), 2) the proforms are generated in N0 rather than a D0. This analysis challenges the ‘definite’ analyses of romance l-clitics (which date back to Postal 1966): such proposals often invoke the parallel between clitics and definite articles as a reason to treat clitics as belonging to the category D. We will also show that apparent counterexamples found in some varieties in which the proforms agree in gender and number with the nominal predicates rely on semantic restrictions and ellipsis. We will finally update the proposal of Moro (1997) in terms of the labelling algorithm (Moro 2009; Chomsky 2013; Rizzi 2016): the N0 cliticization involved in the propredicative items allows a D0 in situ within the small clause which label the small clause, which otherwise will be unlabelled and imply a crash in the derivation., Quaderni di Linguistica e Studi Orientali, Vol. 6 (2020)

Phonological regularities in a given language can be described as a set of formal rules applied on logical expressions (e.g. the value of a distinctive feature) or rather as distributional properties emerging from the phonetic substance. An indirect way to assess how phonology is represented in a speaker’s brain consists in testing how phonological regularities are transferred to non-words. This is this objective of this study, focusing on Coratino, a dialect from southern Italy spoken in the Apulia region. In Coratino, a complex process of vowel reduction operates, characterized by four major properties: (1) /i e ɛ u o ɔ/ are reduced in unstressed position while /a/ is maintained; (2) all initial vowels are maintained, even unstressed; (3) unstressed vowels /i e ɛ u o ɔ/ are protected against reduction when they are adjacent to a consonant that shares articulation (labiality and velarity for /u o ɔ/ and palatality for /i e ɛ/); (4) when they are reduced, high vowels are reduced to /ɨ/ and mid vowels to /ə/. A production experiment was carried out on 19 speakers of Coratino to test whether these properties were displayed with non-words. The production data display a complex pattern, in which each of the four properties do transfer to non-words, though in a different way, which seems to imply both either explicit/formal rules (for maintenance in initial position and the reduction to two targets) and distributional properties transferred in a statistical way to non-words (for consonantal protection and robustness of /a/). Furthermore, the speakers appear as largely variable in this task. Altogether, this suggests that both formal rules and distributional principles participate to the encoding of Coratino phonology in the speakers’ brain.

This paper explores the distribution of progressive aspect in some varieties of the Barese (dialect of Apulia). In many of these varieties the progressive is expressed through an aspectual inflected construction (in the terms of Manzini & Savoia 2005): it is formed from an inflected stative verb stɛ (=‘to stay’), a connecting element a (=‘to’) and the present indicative of the lexical verb, which agrees in person and number with the matrix verb. The multiple agreement configuration, as in pseudo-coordinations (Jaeggli & Hyams 1993) is not interpreted as a coordination of two events occurring at the same time, but as a single complex event, with V1 having scope over V2, an interpretation that is usually realized with a non-finite form of V2 to represent an aspectual semantic value. In the same variety, however, we can find a parallel construction to express the progressive in which the embedded lexical verb is not inflected. The 1st and 2nd persons plural are not found in the aspectual inflected constructions, but allow only the infinitival counterpart. Differences in the pattern of the morphological derivation of the 1st and 2nd persons plural are quite common across Romance languages (Manzini & Savoia 2005; 2011): I will argue that they in fact involve a more complex referentiality than other persons (as in Bobaljik 2008).

The article describes the itinerary of a young man from Cameroon, raised by two families, in two cultures and two dialects, who spoke French as of age 3 and learned English in primary school. He then chose to study Italian at the Italian Cultural Center in Yaoundé with the aim of participating in the development of relations between Cameroon and Italy by becoming a translator-interpreter in French and Italian. Itinerario di un giovane Camerunese che, cresciuto in due famiglie, due culture, due dialetti, parla francese fin dalla scuola materna e si trova esposto fin dalla scuola primaria alla lingua inglese, sceglie poi di imparare l’italiano al Centro italiano di cultura della capitale de Camerun e sviluppa l’ambizione di impegnarsi nello sviluppo delle relazioni bilaterali fra il Camerun e l’Italia. Nasce così una vocazione di traduttore-interprete fra francese ed italiano.

L'articolo presenta lo strumento per linguisti VinKo (Varieties in Contact/Varietäten im Kontakt/Varietà in contatto), una piattaforma per la raccolta di dati orali di lingue non standard mediante crowdsourcing.

L’étude d’un corpus de quelques centaines de noms de chien collectés dans le milieu des bergers inscrits sur Facebook, nous permet de déceler des récurrences qui peuvent-être lues comme des « modèles onymiques ». Le choix des noms de chiens révèle une tension entre des « matrices culturelles » qu’on pourrait classer comme traditionnelles, quoiqu’en partie vidée de leur contenu signifiant, et d’autres orientées vers une actualité où différentes composantes s’entrecroisent.

Il lavoro individua e descrive alcune caratteristiche degli zoonimi nei gerghi storici italiani, a partire da un corpus costituito da un migliaio di entrate desunte da fonti edite e inedite. Dopo aver analizzato la composizione del campione e avanzato alcune considerazioni in relazione alle strategie usate dai gerganti, si descrivono alcuni i processi di creazione lessicale che ricorrono all’alterazione formale delle parole o alla reinterpretazione di materiale linguistico preso a prestito dalle varietà linguistiche “ospiti” (italiano o altri dialetti d’Italia), nonché il contributo delle altre lingue (tedesco e romanī)., Rhesis. International Journal of Linguistics, Philology and Literature, V. 9 N. 1 (2018): Linguistics and Philology