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Si tratta della voce Philodème nel Dictionnaire

Un nuovo frammento sugli epicurei Temista e Leonteo in un frammento del PHerc. 1589

This paper validates the use of a harmonic analysis algorithm on a microcontroller to perform measurements of non-stationary signals in the context of smart grids. The increasing presence of electronic devices such as inverters of distributed generators (DG), power converters of charging stations for electric vehicles, etc. can drain non-stationary currents during their operation. A classical fast Fourier transform (FFT) algorithm may not have sufficient spectral resolution for the evaluation of harmonics and inter-harmonics. Thus, in this paper, the implementation of a chirp-Z transform (CZT) algorithm is suggested, which has a spectral resolution independent from the observation window. The CZT is implemented on a low-cost commercial microcontroller, and the absolute error is evaluated with respect to the same algorithm implemented in the LabVIEW environment. The results of the tests show that the CZT implementation on a low-cost microcontroller allows for accurate measurement results, demonstrating the feasibility of reliable harmonic analysis measurements even in non-stationary conditions on smart grids.

In the Lysistrata Aristophanes mentions the name of the Spartan envoy, Pericleidas, who in the sixties of the 5th century B.C. went to the Athenians and requested their help against the Messenian rebels. The onomastic relationship between this Pericleidas and the Athenian leader Pericles has not yet received the consideration it deserves. This paper draws attention to a cup of the Ambrosios painter datable to the last years of the 6th century, in which a socially prominent young Athenian man, named Pericleides, is represented: he could be the missing link that connects the Spartan Pericleidas with Pericles.

Viene offerta una rilettura del fr. 24 Orazi del PHerc. 986, in cui viene individuata una possibile citazione di Epicuro sulla poesia comica, con un'allusione plausibile a Menandro. Sono presentate alcune ipotesi sul carattere di questo libro incerto, di paternità forse filodemea.

La centuriazione romana contraddistingue numerosi paesaggi rurali in Italia, oggi spesso ambiti territoriali caratterizzati da forte dinamicità in cui si assiste a processi di diffusione urbana determinati dalla contiguità con aree ad elevata densità abitativa. Non ne è esente la Piana Campana, dove è rivelante la pressione della adiacente area metropolitana di Napoli. Nel presente contributo si prende in esame, nello specifico, l’area compresa tra Santa Maria Capua Vetere, Caserta e Marcianise in cui l’antica centuriazione sembra approssimativamente delimitare un ‘quadrilatero’, una maglia centuriale disposta secundum caelum. Mediante la comparazione tra la cartografia IGM di inizio del XX secolo e la recente cartografia digitale dell’attuale uso del suolo, si mette in evidenza quali siano state le perdite di ruralità in questo territorio a scala centuriale. Le analisi socioeconomiche confermano le trasformazioni in atto, in un territorio in cui ancora rimane leggibile la maglia centuriale di un secolo fa. In un paesaggio ricco di beni culturali, ma in cui non mancano frequenti fenomeni di degrado, l’antica centuriazione è un elemento da considerarsi a tutti gli effetti un patrimonio da preservare e riscoprire.

In this paper, starting from two contributes by Franco Serpa on Elsa Morante’s classical culture, I will tackle three minor – but not marginal – works by Morante as rewritings of classical stories and characters. The first is an early unpublished work devoted to the mythical origins of Capri, civilised by a Siren with her chant. The other two works were published in 1950 and they both include references to classical characters: the former to Catullus and Lesbia, the latter to Achilles. I will show how such references are respectively concerned with Morante’s view on the relationship between tragic and melodramatic and with her own system of characters

Osservazioni critiche su un contributo relativo alla papirologia ercolanese

Alle Silvae di Stazio Poliziano dedicò i primi quattro corsi (1480-1484) dell’insegnamento di eloquenza latina e greca che tenne nello Studio fiorentino fino alla sua morte (nel 1494). Nel monumentale commento all’opera del poeta latino propose sistematiche e anticipatrici riflessioni sui generi poetici e prosastici della silva, dell’epistola e del dialogo. Poliziano, quindi, intravvide nei suoi contorni essenziali una nuova modalità espressiva in prosa (breve, di argomento vario e di registro colloquiale) che egli stesso adottò, in latino, nelle due centuriae dei suoi Miscellanea. Questa nuova modalità espressiva avrebbe preso la sua forma compiuta nel moderno discorso saggistico dapprima nel francese degli Essais (1580-1588) di Michel de Montaigne poi nell’inglese degli Essays, or Counsels, civill and morall (1597-1625) di Francis Bacon, lingue pienamente riconosciute come strumento anche ufficiale di comunicazione e segno identitario di entità nazionali ormai stabilmente definite.

Andrea Matteo and Belisario Acquaviva at the beginning of the Sixteenth century distinguished themselves for their lineage and for the production of treaties, the contents of which are affected not only by their Humanistic background, but also by the Historical situation. Both engaged in a production aimed at civility of young aristo crats, a problem that arose following the foreign conquest of the Kingdom of Naples. Their treaties represented an important step through which codes of behavior were spreading that affirmed the social identity of the Neapolitan nobility, perceived as superior in terms of Arms and Culture to the Aristocracy of the Conquerors. Andrea Matteo e Belisario Acquaviva all’inizio del Cinquecento si distinsero per il lignaggio e per produzione di trattati, i cui contenuti risentono, oltre che della loro formazione umanistica, anche della congiuntura storica. En trambi si impegnarono in una produzione volta all’educazione dei giovani aristocratici, problema che si poneva a seguito della conquista straniera del Regno di Napoli. I loro trattati rappresentarono una tappa rilevante attraverso la quale si andarono diffondendo codici di comportamento che affermavano l’identità sociale della nobiltà napole tana, percepita come superiore per armi e cultura all’aristocrazia dei conquistatori.

Il contributo ricostruisce, attraverso la rilettura in chiave topografica di carteggi, diari di viaggio, memorie storicotopografiche e cartografia storica, la presenza di un ponte a più arcate di età romana, oggi perduto, sulla via Appia, nel tratto tra Ad Novas e Caudium, all’ingresso della Valle Caudina, sul fiume Isclero, a circa diciassette miglia romane da Capua.

Nel 1888 veniva pubblicato sulle pagine dell’Archivio Storico per le Province Napoletane un lungo e articolato saggio sul cosiddetto ‘sepolcro di Virgilio’ a firma del filologo Enrico Cocchia, da pochi anni titolare della cattedra di Lingua e Letteratura latina all’Università di Napoli. Attraverso la puntuale analisi dell’antica topografia partenopea e della rete dei collegamenti viari fra la città romana e l’area flegrea, Cocchia si dichiarerà a favore della genuinità di una sepoltura da sempre al centro di accesi dibattiti, schierandosi così fra i pochi studiosi che ancora alla fine dell’Ottocento sostenevano l’originalità di un monumento tanto celebrato quanto, però, oggetto di un secolare e colpevole abbandono. Proprio in quest’ottica il suo contributo darà il via all’immediata e vivace risposta del mondo culturale napoletano, una straordinaria mobilitazione culminata negli anni Venti del secolo successivo nel tanto agognato restauro del sepolcro promosso dall’Alto Commissariato per le opere pubbliche nell’ambito delle celebrazioni per il Bimillenario Virgiliano, e supervisionato dall’architetto Gino Chierici

The figure of Lucius Aelius Seianus, the praefect of the praetorium of Tiberius, is of remarkable importance in Robert Graves' novel I, Claudius. From the Autobiography of Tiberius Claudius, published in1934. The approach between the historical and the fictional by Graves, a great-grandson of Leopold von Ranke, is particularly interesting for a controversial character such as the 'evil' praefect described in the sources. If in some cases the author merely dramatizes the account of ancient historiography, which the novelist knows very well; elsewhere he amplifies the role of Tiberius' right-hand man. Even more interesting are the episodes that, although without documentary basis, are nonetheless entirely plausible. Graves views the knight Sejanus as a parvenu and in a decidedly snobbish manner, perhaps influenced by his knowledge of Oxonian circles. In Claudius' awareness – Lucius Aelius had been no worse a villain than others and darker times with a Caligula 'educated' by Tiberius were approaching – we might perhaps glimpse the awareness of equally dark times that Graves, from his Majorcan retreat, saw looming for Europe in the early 1930s. La figura di Lucio Elio Seiano, il prefetto del pretorio di Tiberio, ha un’importanza notevole nel romanzo di Robert Graves I, Claudius. From the Autobiography of Tiberius Claudius del 1934. L’approccio tra lo storico e il romanzato di Graves, pro-nipote di Leopold von Ranke, è di particolare interesse per un personaggio così controverso come il prefetto ‘cattivo’ descritto nelle fonti. Se in alcuni casi l’autore si limita a drammatizzare il racconto della storiografia antica, che il romanziere mostra di conoscere assai bene, altrove amplifica il ruolo del braccio destro di Tiberio. Ancora più interessanti sono poi gli episodi che, pur senza avere alcuna base documentaria, sono però del tutto verosimili. Graves guarda il cavaliere Seiano come un parvenu e in un modo decisamente snob, forse influenzato dalla sua conoscenza degli ambienti oxoniensi. E nella consapevolezza di Claudio, che riteneva che alla fine Lucio Elio non fosse stato un villain peggiore di altri e che i tempi più bui di un Caligola ‘educato’ da Tiberio si andavano avvicinando, potremmo forse intravedere la consapevolezza di tempi altrettanto bui che Graves, dal suo ritiro maiorchino, vedeva profilarsi per l’Europa all’inizio degli anni ’30.

Opus sectile, a covering technique using polychrome marble inlays, inherited from the classical world, established itself as one of the main types of floors covering in medieval sacred buildings. In Benevento, some fragments of sectilia pavimenta are attested in the crypt of the Benevento cathedral of “Santa Maria de Episcopio” and in the basilica of St. Bartholomeo. The marble tessellated floor can be found in several places of the crypt: in the south nave, in the apsidal area and in the Mater Misericordiae chapel. It is partially lacunar with integrations in white marble. The inlays are cut in a regular pattern and are arranged in geometric motifs. Remains of opus sectile pavements emerged from the excavation in the area of the ancient basilica of St. Bartolomeo in Piazza Orsini, which collapsed in the 1702 earthquake. These sectilia present striking comparisons with pre-Cosmatesque floors from Campania and Southern Lazio. Through an analysis of the various sectilia pavimenta, two chronological phases can be hypothesised: one dating back to the Lombard period; the other to the 12th century. The floors with geometric motifs in the crypt refer to the Lombard phase. The Lombards relied on craftsmen who were acquainted with the classical sectilia technique and who also had experience with Byzantine and Eastern artistic cultures. The sectilia in the Mater Misericordiae chapel in the cathedral crypt and those in the basilica of St. Bartholomeo date back to the 12th century. The floors document the wealth of the Benevento Church which renovated and expanded the cathedral and the various buildings in the insula episcopalis during this period

Il volume tratta tutti gli aspetti di una delle più straordinarie scoperte nel campo dell’antichistica, la Villa di Ercolano sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., con particolare attenzione ai papiri carbonizzati in essa ritrovati.

Negli ultimi anni, le nuove acquisizioni nel campo della ricostruzione dei rotoli carbonizzati hanno permesso di calcolare le misure originarie e la sequenza dei frammenti di molti rotoli ercolanesi. A questi progressi si aggiungano gli sviluppi delle conoscenze paleografiche e lo studio rinnovato della documentazione d’archivio che hanno consentito di accorpare parti di rotoli prima considerati come volumina diversi. Questo lavoro si propone di mostrare l’applicazione pratica di questi nuovi strumenti.

In questo volume sono catalogati e analizzati i titoli di 118 papiri ercolanesi più una serie di casi dubbi. Ogni titolo è trattato in schede corredate da immagini e da una serie di informazioni sul contenuto e sulla bibliologia del rotolo.

Si tratta della pubblicazione di un papiro greco-egizio del I sec. d.C. che conserva una ricevuta per l'avvenuto pagamento di tasse sulla produzione agricola.

L'articolo presenta la nuova lettura del numero del libro e di una colonna di testo del papiro della Retorica filodemea.

Il lavoro parte da una rilettura del capitolo 28 del De indolentia per analizzare la struttura e le misure dei rotoli letterari antichi sulla base delle testimonianze papiracee.

Il lavoro illustra la storia della indicizzazione dei testi dei papiri ercolanesi e la creazione di un nuovo database online. Alla fine vengono illustrati i possibili sviluppi di questo motore di ricerca

L'articolo presenta una lettera di Padre Antonio Piaggio a Gennaro Sisti, il commento di Salvatore Di Giacomo a una lettera di Samuel Sharp e il ritrovamento di un manoscritto del PHerc. 817.

New technologies and recent palaeographical studies on the reconstruction of the ancient scrolls from Herculaneum encouraged new hypotheses on the outline of the ancient library in the «Villa dei Papiri». After a brief overview of the problems involved in the reconstruction of the volumina, this contribution focuses on the work of two scribes –the so-called Anonimo XXI and XXV – who copied many scrolls and collaborated with each other at least in two cases. A passage from Aristophanes’ Clouds, probably from Philodemus’ treatise De vitiis, has been read for the first time. The final part of the article examines shape and structure of the titles of this important treatise.

L'articolo, a partire dalla nuova pubblicazione del Catalogo descrittivo dei papiri ercolanesi, analizza i casi in cui pezzi di papiro provenienti da diversi rotoli si trovano catalogati con numeri diversi e i casi di papiri ercolanesi che si trovano conservati in altre collezioni.

Nel contributo gli autori presentano alcune nuove letture nei papiri che compongono il II libro della Poetica di Filodemo. In particolare, vengono modificati in maniera decisiva alcuni passi dell'edizione di F. Sbordone del 1976.

Si prende in esame la subscriptio del PHerc. 168 in cui sono state lette novità per quanto riguarda il titolo stesso e gli elementi accessori (sticometria e numero delle colonne). In particolare, è stato letto in termine "ypomnematikon" che richiama i titoli di altri testi ercolanesi.

Il contributo propone la ricostruzione e la lettura della subscriptio dell'inedito PHerc. 1399 che contiene il primo libro del De conversatione di Filodemo.

Il lavoro identifica, tra i papiri ercolanesi, in cui uno stesso papiro sia stato copiato da due o più mani.

L'articolo segnala il ritrovamento di nuovi frammenti del II libro De natura di Epicuro.

Il lavoro presenta un'analisi dei resoconti sull'assedio di Napoli da parte dei Bizantini nel 536 d.C. In particolare, viene studiata la versione di Landolfo Sagace, storiografo filopapale, che parla del ripopolamento di Napoli tramite trasferimento coatto di una parte della popolazione di alcune città limitrofe, tra cui Trocla.

L'articolo illustra la nuova e inedita lettura del nome del ditirambografo Filosseno in una pittura parietale in una domus pompeiana.