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The debate on post-pandemic recovery policies revealed that the distinction between symmetric and asymmetric shocks on economic activity plays a significant role in the conventions governing the dialectics among EU political players. The representatives of individual member countries have indeed introjected a ‘rule’ according to which a member country in economic trouble has the right to receive aid from EU partners only if its trouble is caused by a symmetric disturbance, i.e. a shock simultaneously hitting all member countries. The rationale behind this lies in a sort of ‘responsibility principle’, according to which aid is justified only in the absence of negligence on the part of the recipient. Within this framework, a mere local shock would be evidence of negligence. Grounding on a very influential stream of literature, we argue that this principle conflicts with the peculiar mechanics of an economy integrated on a continental level. Local shocks are a natural consequence of a high degree of sectoral specialization of a country’s economy, and consequently no one can be blamed for them. Counterbalancing the adverse effects of asymmetric shocks is then the primary task of supranational governance institutions, when market adjustments are not enough. Furthermore, this task becomes increasingly important as time goes by, because member countries’ sectoral specialization tends to deepen as economic integration proceeds.

In contrasto con l’opinione prevalente nelle istituzioni di regolazione macroeconomica dell’Eurozona, che attribuiscono la recente esplosione del rapporto debito pubblico/Pil avvenuta in alcuni Stati membri al fatto di aver vissuto " al di sopra delle proprie possibilità" , nel presente contributo suggeriamo un'interpretazione alternativa del fenomeno. Facendo affidamento su alcune evidenze empiriche, sosteniamo invece che il crescente indebitamento di alcuni Stati membri sarebbe l'effetto congiunto di tre diversi fenomeni: (a) la propensione del settore finanziario all’assunzione di elevati rischi (una caratteristica peculiare del modello neoliberista di regolazione macroeconomica), tendenza che mette periodicamente il settore pubblico di fronte alla necessità di intervenire per salvare dalla bancarotta banche e altre istituzioni finanziarie; (b) la peculiarità del modello di regolazione macroeconomica adottato dall’Eurozona, che non prevede alcun meccanismo automatico di aggiustamento degli squilibri commerciali e in cui, quindi, i flussi di capitali compensativi tendono ad innescare bolle speculative nei paesi in deficit; (c) la strategia di contrasto alla crisi scelta dall’UE, caratterizzata dall’inasprimento della già rigida disciplina fiscale prevista dal Trattato istitutivo per effetto dell’entrata in vigore del Fiscal Compact e dei cosiddetti Two Pack e Six Pack. In sintesi, l’indagine suggerisce che l’esplosione del debito sovrano nell’UE sia una spia della crisi della filosofia neo-liberista di regolazione macroeconomica incarnata dal Trattato di Maastricht, basata sul sostanziale esautoramento dei governi dalle funzioni allocative e sul loro trasferimento alle spontanee forze di mercato. I venti anni di vita dell’Eurozona sembrano infatti dimostrare che l’aggiustamento degli squilibri commerciali in un’area a moneta unica sia difficilmente realizzabile attraverso l’operare di mercati deregolamentati senza il supporto di politiche fiscali anticicliche., Diritto Pubblico Europeo - Rassegna online, N. 2 (2018): Diritto pubblico europeo - Rassegna on line

O artigo aborda dimensões da relação democracia burguesa e politica econômica, tendo como referência privilegiada de analise a questao da divida grega esplicitatda no ano de 2015. enfatiza que o problema da divida nao se limita à experiência da Grécia ou aos outros países do sul da Europa, ao contrário, é muito mais abrangente e é da própria naturezada producao capitalista, ainda mai em fase de crise. conclui que o caso grego evidencia que a democracia burguesa, cada vez mais, é reduzida a um ritual substancial sem sentido. Frente à população da Grécia, esmagada entre a adesão às demandas das instituições representativas do bloco de capitais do continente e o respeito à “delegação” atribuida pelo eleitorado, o governo grego vem resolvendo o conflito curvando-se a chantagens e endossando, neste momento, o regime de “suspensão” à soberania democrática.

In questo saggio si declina il concetto di “interesse generale”, fondamento del potere pubblico di realizzare traslazioni coattive dei diritti di proprietà, alla luce della categoria di “efficienza allocativa”. Si sostiene che la definizione paretiana di efficienza implica, sul piano normativo, uno status di assoluta intangibilità per la proprietà privata. L’intervento pubblico trova invece ampia legittimazione nell’ambito dell’approccio di Law & Economics, nell’ipotesi di costi di transazione sufficientemente elevati da ostacolare riallocazioni efficienti della proprietà per via negoziale. Tuttavia, l’utilizzo dello strumento ablatorio deve legittimamente ritenersi funzionale all’interesse generale solo nel caso di holding-out, ossia quando il frazionamento della proprietà del fondo tra un elevato numero di soggetti rende conveniente a costoro l’adozione di strategie negoziali opportunistiche nei confronti dei potenziali acquirenti. Al contrario, quando la proprietà del fondo è concentrata, e la negoziazione è invece ostacolata da un problema di free riding, la strategia ottimale della P.A. consiste in un mix di tassazione (dei potenziali acquirenti) e di contrattazione (con il proprietario del fondo). Pertanto, con riferimento a tali ipotesi, l’assetto normativo dovrebbe escludere la possibilità del ricorso all’istituto dell’esproprio.

The path leading Keynes to the early formulation (in the 1933 draft of the 'General Theory') of the notion of "effective demand" is described and its analytical role in Keynes' view of output fluctuations is clarified. In this reconstruction, the notion of "effective demand" is interpreted as the landing-place of a long and conscious effort to escape from the pitfalls implied by the theory of output fluctuations proposed in the 'Treatise on Money'. Hawtrey's and Robertson's severe criticism persuaded Keynes to shift analytical emphasis from the divergence between saving and investment to the difference between aggregate expenditure and aggregate production costs (taken as proxy of entrepreneurs' expected profitability). Thus, 'effective demand' is just an expositoty device aimed to sinthesize the mode of behaviour of expected profit maximizing firms. The comparative analysis of a 'capitalist' and a 'cooperative' economy, where Keynes used the notion of effective demand for the first time, supporst our beliefs about the explanatory role of such a concept.

La cooperazione sociale in Italia vive un momento di estrema vitalità: conquista spazi sempre maggiori nella fornitura di servizi collettivi, si propone prepotentemente come soggetto centrale delle politiche di welfare, aumenta in maniera sostanziale il suo peso sul PIL e sull'occupazione complessiva. E tuttavia, un'analisi disaggregata su base territoriale della sua performance mostra un quadro controverso, in cui le tante "luci" risultano a volte oscurate da minacciose "ombre". Come al solito, le ombre riguardano soprattutto il Mezzogiorno: in particolare, il successo delle esperienze di cooperazione sociale in quell'area del Paese appare fortemente ostacolato dall'atteggiamento del sistema creditizio, che mette a carico delle unità produttive ivi operanti costi comparativamente più elevati rispetto al resto d'Italia e, soprattutto, non giustificati da considerazioni concernenti differenze nella rischiosità delle relative iniziative imprenditoriali. In questo volume si delinea una "geografia" della performance delle cooperative sociali operanti sl territorio nazionale, si individuano i fattori esplicativi delle differenze territoriali e si indaga la natura del problematico rapporto del comparto meridionale di questo segmento del sistema produttivo con il sistema creditizio. Un percorso conoscitivo indispensabile per la progettazione di strategie di promozione del settore attente alle problematiche specifiche connesse alle diversità territoriali.

Nel contributo si valuta l’esistenza di eventuali differenze territoriali nella performance delle cooperative sociali per poi scomporne i risultati economici tra le diverse “sfere” della gestione, onde individuare punti di forza e di debolezza delle esperienze di imprenditoria sociale nei diversi sub-sistemi produttivi territoriali (Nord, Centro e Mezzogiorno) oggetto di analisi. L’indagine ci consegna una fotografia in parte sorprendente della “geografia” della performance produttiva del comparto in questione, non evidenziando alcuna sostanziale diversità di performance tra le cooperative sociali operanti nelle diverse aree del Paese Tuttavia, l’analisi dell’aspetto finanziario delle gestione non rivela analoga omogeneità tra le tre macro-aree considerate. Al contrario, il dato che con maggiore regolarità emerge è la sostanziale asimmetria tra Centro-Nord e Mezzogiorno relativamente al costo dell’approvvigionamento delle risorse finanziarie, che risulta significativamente più elevato (con la sola eccezione del comparto delle “piccole”) per le unità produttive meridionali Tuttavia, pur soffrendo di questo svantaggio comparato, le cooperative sociali meridionali riescono a conseguire livelli di redditività complessiva sostanzialmente allineati alle loro omologhe centro-settentrionali, soprattutto grazie a strategie di finanziamento orientate ad uso più intensivo della leva finanziaria, che permette loro di mettere a frutto in maniera più efficace lo spread tra rendimento dell’attività produttiva e costo dell’indebitamento.

fornisce un quadro analitico di riferimento per la valutazione comparativa di modalità diverse di erogazione di alcuni servizi alla persona, che, come è noto, a seguito della crisi del modello di welfare-state tradizionale, sono sempre più spesso, delegati dal settore pubblico ad organizzazioni produttive private del “Terzo Settore”.

The paper looks back to the debate between Robertson and Keynes about the role of property rights in business fluctuations. Robertson maintained that instability of investment may lead to fluctuations of economic activity independently on property rights structure. For Keynes, on the contrary, investment fluctuations is a source of instability only in a "capitalist" economy, while in a "cooperative economy" Say's law always holds and effective demand cannot affect the level of economic activity.

Il volume analizza approfonditamente il ruolo che l'impresa non profit riveste all’interno della teoria economica. Dopo aver affrontato criticamente le interpretazioni prevalenti nella letteratura, gli autori si soffermano sulle transazioni gratuite, sul principio di reciprocità e sulle reti associative. Tale tematica è poi inquadrata all’interno della crisi del welfare state e del conseguente sviluppo delle attività non profit. Successivamente, gli autori si soffermano sui meccanismi di finanziamento e sullo sviluppo del non profit e sul suo ruolo nell’affrontare il problema della disoccupazione di massa.

In this work we first model the role of demand- and suply-side factors (labour market adjustment, productive efficiency) in explaining economic growth.Empirically testing the model, we evaluate why different growth regimes may appear in the 20 Italian administrative regions. This exercise uses a two-stage econometric approach. Estimates for the elasticities of manufacturing output to exports are obtained from regional time-series: a significant long-run relationship indicates the existence of a demand-constrained regime. We then ascertain whether the regional dispersion of supply-side factors has an impact on the regional dispersion of growth regimes. The empirical evidence supports our expectations of strong regional differences. Southern regions are less likely to display demand-constrained regimes. In explanations of these differences, second-stage analysis reveals that a strong role is played by such efficiency-enhancing factors as technological innovation, bank diffusion and ‘social capital’. No role is found for labour market rigidities.