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Questo libro mette a disposizione del lettore comune e dello studioso sei esempi di History telling, una nuova modalità con la quale Paolo Colombo, grazie alla lunga esperienza con il laboratorio “Storiaenarrazione”, trasmette il sapere storico al di fuori delle aule universitarie, in teatri che sono andati riempendosi di un pubblico sempre crescente conquistato da un appassionante mix di ricerca scientifica e affabulazione narrativa. L’introduzione approfondisce il metodo di “Storiaenarrazione”, dando vita a una riflessione sul senso della Storia, del suo insegnamento e della sua conservazione nella memoria collettiva., This book provides both common readers and scholars with six examples of History Telling, a new project of historical knowledge transmission outside the university classrooms, which exploits the full potentials of artistic and theatrical communication without giving up the rigorous method of the historical reserach. The book is also the outcome of a long experience in the field of storytelling that Paolo Colombo have built up in the past fifteen years, thanks to his "Storiaenarrazione" laboratory. Over years, this project has filled up theaters with an ever-growing audience conquered by an exciting mix of scientific research and involving narrative. The introduction explores the "Storytelling" method, giving rise to a reflection on the meaning of History, its teaching and its conservation in collective memory.

Sono passati più di cento anni dal 13 maggio 1909 quando 127 ciclisti partirono per il primo Giro d'Italia organizzato dalla "Gazzetta dello Sport". 108 anni nei quali l'Italia e il mondo intero sono profondamente cambiati. E di quei mutamenti nell'economia, nella politica, nella cultura, nella società e nel costume la corsa in rosa è stata specchio e testimone. Ecco perché raccontare il Giro significa anche raccontare la storia dell'ultimo secolo del nostro Paese. Lo fanno in questo libro due studiosi che, partendo dalle fonti più disparate, raccontano i protagonisti dell'epopea del Giro e le vicende del nostro Paese, da Binda a Girardengo, da Giolitti a Mussolini, dai mitici Coppi e Bartali a Eddy Merckx, da De Gasperi e Togliatti fino a Pantani e Nibali, Berlusconi e Renzi.

La condivisione del sapere storico. Proposte per una didattica innovativa

cesare de vecchi maestro orafo milanese

Emmanuel Sieyes è una figura gigantesca nell’avvio della storia costituzionale. Grande teorico dell’elaborazione istituzionale rivoluzionaria francese, è anche uomo politico fondamentale di tutto quel decisivo decennio (1789-1799). Eppure, per molto tempo è stato trascurato. In effetti, non ha lasciato tracce documentarie proporzionate alla sua centralità. Meno rilevante, Antoine Boulay gioca comunque un ruolo di rilievo nella fase finale della Révolution. E lascia un testo preziosissimo: dopo il colpo di Stato del 1799 si fa dettare da Sieyes le idee sulla nuova costituzione e aggiunge appunti sulle vicende che porteranno Bonaparte a concentrare, di fatto, tutto il potere su di sé. Il suo scritto è qui tradotto per la prima volta in Italia e rappresenta un documento storico di straordinaria importanza. Un ampio saggio di Paolo Colombo ripercorre snodi essenziali del pensiero e dell’azione di Sieyes, vera e propria "chiave della rivoluzione".

Emmanuel Sieyes è una figura gigantesca nell’avvio della storia costituzionale. Grande teorico dell’elaborazione istituzionale rivoluzionaria francese, è anche uomo politico fondamentale di tutto quel decisivo decennio (1789-1799). Eppure, per molto tempo è stato trascurato. In effetti, non ha lasciato tracce documentarie proporzionate alla sua centralità. Meno rilevante, Antoine Boulay gioca comunque un ruolo di rilievo nella fase finale della Révolution. E lascia un testo preziosissimo: dopo il colpo di Stato del 1799 si fa dettare da Sieyes le idee sulla nuova costituzione e aggiunge appunti sulle vicende che porteranno Bonaparte a concentrare, di fatto, tutto il potere su di sé. Il suo scritto è qui tradotto per la prima volta in Italia e rappresenta un documento storico di straordinaria importanza. Un ampio saggio di Paolo Colombo ripercorre snodi essenziali del pensiero e dell’azione di Sieyes, vera e propria "chiave della rivoluzione".

Il contributo analizza l'evoluzione della produzione italiana di qualità all'interno della vetrina offerta dalle Esposizioni Universali.

Un primo passo verso la ricostruzione del ruolo svolto da Milano nel decisivo momento del boom economico. Il testo pone l’accento su uno dei soggetti più trascurati non solo dell’universo meneghino in particolare ma anche di quello italiano in generale: la miriade di modesti artigiani che, caricandosi sulle spalle le pesantissime conseguenze di una guerra mondiale, avviarono o rilanciarono le proprie attività nella Milano degli anni Cinquanta.

Il saggio si concentra piuttosto sul contenuto politico e morale di canti e canzoni prodotti da soldati, professionisti e gente comune al fine di indicare, anche se in modo sommario, il contributo portato da quei materiali alla costruzione di una grande narrazione collettiva della Prima Guerra e alla nostra coscienza nazionale d’oggi.

Il saggio analizza il contributo di Emmanuel Sieyes all'elaborazione costituzionale della Francia rivoluzionaria

Il saggio analizza il contributo di Emmanuel Sieyes all'elaborazione costituzionale della Francia rivoluzionaria

Questa indagine delinea una storia della moda italiana vista da una prospettiva insolita, defilata rispetto ai riflettori del fashion system. Una storia scritta dal punto di vista dei maestri d'arte - dai tessitori ai sarti, dai modellisti ai ricamatori - che con il loro silenzioso contributo di manualità artigiana assicurano il primato di qualità dello stile Made in Italy.

Il contributo di Paolo Colombo riassume le principali tematiche e i risultati della ricerca condotta dal Centro di Ricerca Arti e Mestieri dell'Università Cattolica del Sacro Cuore sulla storia dei maestri d'arte che, con il loro silenzioso contributo di manualità artigiana, assicurano il primato di qualità dello stile Made in Italy.

Il contributo di Paolo Colombo riassume le principali tematiche e i risultati della ricerca condotta dal Centro di Ricerca Arti e Mestieri dell'Università Cattolica del Sacro Cuore sulla storia dei maestri d'arte che, con il loro silenzioso contributo di manualità artigiana, assicurano il primato di qualità dello stile Made in Italy.

Questa indagine delinea una storia della moda italiana vista da una prospettiva insolita, defilata rispetto ai riflettori del fashion system. Una storia scritta dal punto di vista dei maestri d'arte - dai tessitori ai sarti, dai modellisti ai ricamatori - che con il loro silenzioso contributo di manualità artigiana assicurano il primato di qualità dello stile Made in Italy.

La voce di dizionaria è dedicata a una ricostruzione biografica e intellettuale di Giuseppe Maranini, politologo e storico

Questo volume si propone di tracciare una storia dei mestieri d’arte attraverso il susseguirsi delle Esposizioni Universali. Queste due storie si intrecciano, ora sovrapponendosi, ora procedendo parallele, prima vicine e poi distanziandosi lungo gli intricati percorsi dettati dalle vicende sociali, politiche e culturali degli ultimi due secoli. La stessa nascita delle Esposizioni Universali coincide, infatti, con un periodo di accesa competizione tra le principali nazioni del mondo che si sviluppa su molti piani e che accoglie al proprio interno un complicato intreccio di fattori. Qui entra imprescindibilmente in gioco l’artigianato, e soprattutto i mestieri d’arte.

Questo volume si propone di tracciare una storia dei mestieri d’arte attraverso il susseguirsi delle Esposizioni Universali. Queste due storie si intrecciano, ora sovrapponendosi, ora procedendo parallele, prima vicine e poi distanziandosi lungo gli intricati percorsi dettati dalle vicende sociali, politiche e culturali degli ultimi due secoli. La stessa nascita delle Esposizioni Universali coincide, infatti, con un periodo di accesa competizione tra le principali nazioni del mondo che si sviluppa su molti piani e che accoglie al proprio interno un complicato intreccio di fattori. Qui entra imprescindibilmente in gioco l’artigianato, e soprattutto i mestieri d’arte.

L'articolo analizza il rapporto tra Made in Italy e mestieri d'arte, evidenziando come l'artigianato artistico fornisca un contributo inestimabile e fondamentale alla costituzione del successo italiano all'estero.

Il contributo ragiona sul ruolo della Monarchia sabauda nel processo di costruzione del Regno di Italia

Il saggio tratta la figura del re sabaudo Vittorio Emanuele II dal punto di vista dell'immagine agiografica e simbolica

L’oggetto di studio alla base di questo libro è la cosiddetta “diarchia”, il particolare fenomeno politico-istituzionale creatosi nel corso del Ventennio fascista, costituito dalla compresenza di un Capo di Stato e un vertice esecutivo dal ruolo simbolico e poteri affini. Basato su una ricca documentazione, questo libro approfondisce in particolare il ruolo della Corona rispetto alle istituzioni fasciste – come il Partito Nazionale Fascista, la milizia, il Gran Consiglio , le associazioni corporative e, non ultima, la figura del Duce – e racconta, quindi, di come si attuò la “monarchia fascista”, ricostruendo le schermaglie e gli accordi che ne segnarono il corso proprio nella prospettiva della storia delle istituzioni politiche, e in quella dei simboli, dei riti, dei cerimoniali, delle apparizioni pubbliche. In quanto principalmente concentrato sulla figura del Re e dei suoi rapporti con le istituzioni fasciste, questo lavoro introduce quindi una prospettiva innovativa nell’ambito degli studi contemporanei dedicati al periodo fascista. Ne risulta un delicato gioco di equilibri in cui difficile dire se fu il fascismo a giovarsi della monarchia, o la monarchia del fascismo., This book aims at anylizing the so called “diarchia”, a peculiar political and institutional phenomenon experienced by the italian constitutional monarchy throughout the Fascist period (1922-1943). As it is generally known, the term “diarchia” refers to the contemporary presence of a Head of State and a Chief Executive who, for a certain spare of time, ended up to share both similar symbolic role and powers. Based on numerous primary sources of various kind, this book looks particularly at the Crown’s role toward the fascists institutions – with regard to the National Fascist Party, the militia, the Great Council, the corporations and, las but not least, the Duce itself – and tells the story of the formation of a “fascist monarchy”. On this respect, this work undertakes a different and innovative path from the bulk of the contemporary literature on the fascist period and its institution, in that it is mainly concerned with the King rather than the Duce. For this reason the narrative is mainly concerned with all the institutional skirmishes and agreements between the fascist and the monarchic institutions, and builds not just upon official sources, but also upon the reconstruction of symbols, rituals and public appearances of both the King Vittorio Emanuele III and the Prime Minister Mussolini. The result is a delicate and well balanced analysis in which, at the end, it is really difficult to argue whether was the monarchy to take advantage of the fascist institutions or it was all the other way around.

L’oggetto di studio alla base di questo libro è la cosiddetta “diarchia”, il particolare fenomeno politico-istituzionale creatosi nel corso del Ventennio fascista, costituito dalla compresenza di un Capo di Stato e un vertice esecutivo dal ruolo simbolico e poteri affini. Basato su una ricca documentazione, questo libro approfondisce in particolare il ruolo della Corona rispetto alle istituzioni fasciste – come il Partito Nazionale Fascista, la milizia, il Gran Consiglio , le associazioni corporative e, non ultima, la figura del Duce – e racconta, quindi, di come si attuò la “monarchia fascista”, ricostruendo le schermaglie e gli accordi che ne segnarono il corso proprio nella prospettiva della storia delle istituzioni politiche, e in quella dei simboli, dei riti, dei cerimoniali, delle apparizioni pubbliche. In quanto principalmente concentrato sulla figura del Re e dei suoi rapporti con le istituzioni fasciste, questo lavoro introduce quindi una prospettiva innovativa nell’ambito degli studi contemporanei dedicati al periodo fascista. Ne risulta un delicato gioco di equilibri in cui difficile dire se fu il fascismo a giovarsi della monarchia, o la monarchia del fascismo., This book aims at anylizing the so called “diarchia”, a peculiar political and institutional phenomenon experienced by the italian constitutional monarchy throughout the Fascist period (1922-1943). As it is generally known, the term “diarchia” refers to the contemporary presence of a Head of State and a Chief Executive who, for a certain spare of time, ended up to share both similar symbolic role and powers. Based on numerous primary sources of various kind, this book looks particularly at the Crown’s role toward the fascists institutions – with regard to the National Fascist Party, the militia, the Great Council, the corporations and, las but not least, the Duce itself – and tells the story of the formation of a “fascist monarchy”. On this respect, this work undertakes a different and innovative path from the bulk of the contemporary literature on the fascist period and its institution, in that it is mainly concerned with the King rather than the Duce. For this reason the narrative is mainly concerned with all the institutional skirmishes and agreements between the fascist and the monarchic institutions, and builds not just upon official sources, but also upon the reconstruction of symbols, rituals and public appearances of both the King Vittorio Emanuele III and the Prime Minister Mussolini. The result is a delicate and well balanced analysis in which, at the end, it is really difficult to argue whether was the monarchy to take advantage of the fascist institutions or it was all the other way around.

All’interno della storia politica e istituzionale italiana esiste un problema che si è ancora lontani dal poter dare per risolto: quello della presunta parlamentarizzazione, in forma rapida e compiuta, del sistema statutario. Alla comparsa di una forma di governo parlamentare italiana in fase liberale si torna infatti a far cenno con sorprendente regolarità, sebbene dovrebbe essere ormai evidente che si tratta di una questione che andrebbe trattata con estrema cautela. Questo saggio discute il problema analizzando il ruolo istituzionale e simbolico della Corona in campo militare e diplomatico-internazionale, due settori in cui il Capo dello Stato monarchico seguita ad esercitare prerogative proprie e conseguentemente ad interferire in dinamiche istituzionali che dovrebbero, invece, essere trasparenti e lineari per dar vita al governo parlamentare.

Il saggio prende in esame il ruolo rivestito dalla monarchia italiana in politica estera nella cosiddetta “fase della Triplice Alleanza”, un periodo che intercorre fra il 1882 al 1912, alla luce delle prerogative costituzionali del Re contenute nello Statuto albertino. L’azione attiva della monarchia sabauda in politica estera è infatti indubitabile e costituisce anche una delle prove più concrete dei limiti della tesi storiografica che vuole la Corona progressivamente e sostanzialmente esautorata dai propri poteri in conseguenza dell’avvento del regime statutario e della sua rapida evoluzione in senso parlamentare. L’obiettivo di questo saggio è dunque quello di indagare l’azione monarchica in politica estera nel corso di due regni in particolare: quello di Umberto I e Vittorio Emanuele III, due figure solitamente associate al ridursi degli spazi per una politica estera gestibile in prima persona dal monarca. Questo saggio dimostra, al contrario che, anche nel periodo che corre fra la firma della Triplice Alleanza e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, proprio alcuni aspetti peculiari della monarchia – come le pratiche cerimoniali, il conferimento di prerogative onorifiche, l’azione degli addetti all’estero o l’azione dei funzionari della Real Casa – rimasero, uno strumento concreto di azione monarchica in campo internazionale, difficilmente arginabile dal sistema parlamentare.

Il saggio prende in esame il ruolo rivestito dalla monarchia italiana in politica estera nella cosiddetta “fase della Triplice Alleanza”, un periodo che intercorre fra il 1882 al 1912, alla luce delle prerogative costituzionali del Re contenute nello Statuto albertino. L’azione attiva della monarchia sabauda in politica estera è infatti indubitabile e costituisce anche una delle prove più concrete dei limiti della tesi storiografica che vuole la Corona progressivamente e sostanzialmente esautorata dai propri poteri in conseguenza dell’avvento del regime statutario e della sua rapida evoluzione in senso parlamentare. L’obiettivo di questo saggio è dunque quello di indagare l’azione monarchica in politica estera nel corso di due regni in particolare: quello di Umberto I e Vittorio Emanuele III, due figure solitamente associate al ridursi degli spazi per una politica estera gestibile in prima persona dal monarca. Questo saggio dimostra, al contrario che, anche nel periodo che corre fra la firma della Triplice Alleanza e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, proprio alcuni aspetti peculiari della monarchia – come le pratiche cerimoniali, il conferimento di prerogative onorifiche, l’azione degli addetti all’estero o l’azione dei funzionari della Real Casa – rimasero, uno strumento concreto di azione monarchica in campo internazionale, difficilmente arginabile dal sistema parlamentare.

Il saggio illustra il valore dei mestieri d'arte che costituiscono una caratteristiche per il Paese rilevandone il valore in termini di "eccellenza" italiana

Il saggio considera gli assetti istituzionali dell'area regionale valtellinese

Il saggio tratta delle risorse simboliche - attraverso la distinzione politologica fra 'credenda' e 'miranda' - di cui dispone la monarchia sabauda nella seconda metà del XIX secolo usando una fonte storica alternativa, quella romanzesca

Il saggio tratta la questione della riforma del Senato in epoca fascista, con riferimenti al tema della flessibilità costituzionale della carta albertina.

Il volume tratta della situazione dei mestieri d'arte e dell'artigianato d'eccellenza nei vari paesi europei: con comparazione fra i diversi casi

Il saggio approfondisce lil ruolo e la rilevanza del potere esecutivo in Italia nella fase tra la Crisi di fine secolo e la prima guerra mondiale

Il saggio analizza le forme dei mestieri artigianali d'eccellenza nel contesto lombardo e ticinese

Il volume analizza la situazione dei mestieri d'arte nel contesto lombardo e svizzero (con specifico riferimento al Canton Ticino): la ricerca di base è condotta ad opera del Centro di Ricerca Arti e mestieri dell'Università cattolica

Il saggio approfondisce il ruolo giocato dalla Corona sabauda nel processo di nation-building italiano, in particolare attraverso l'influsso delle risorse simboliche monarchiche in relazione al costituirsi dell'identità italiana

Il volume tratta l'evoluzione dell'idea di governo e delle sue traduzioni istituzionali concrete nel corso dei secoli

Il volume tratta del processo che porta alla concessione dello Statuto Albertino, fondamentale carta costituzionale che nasce piemontese e diventerà costituzione del Regno d'Italia

Il volume tratta della storia costituzionale italiana dal punto di vista del ruolo della Corona, in epoca compresa fra il regno di Carlo Alberto nello Stato piemontese e l'avvento al potere del fascismo

Il saggio tratta del ruolo della Corona nel sistema costituzionale monarchico italiano e in particolare dei meccanismi che assicurano la copertura politica del monarca